lunedì, gennaio 29, 2007

 

Invito


45

Di party da queste parti non se ne parla proprio, però...
non mi capiterà due volte di compiere 45 anni.
Eh sì, roba da vecchioni decrepiti, mica paglia!

Se venerdì 9 febbraio vorrete gradire
se po’ ffa” un after hour
magari al Caffè della Pusterla
in Via De Amicis 24 (zona Ticinese)
dalle ore 19.00 in poi...

Tutto very informal

Fatemi sapere.

Etichette:


 

Apocrifando



Leggendo questo post della mia stimata collega e amica SuperCopy mi è tornato in mente che da qualche parte nell'archivio del client di posta doveva esserci una mail contenente il cosiddetto testamento apocrifo di Gabriel Garcia Marquez.

Si tratta di una bufala che venne ripresa dalla stampa latinoamericana ed europea intorno al 1999 e che suscitò la furibonda smentita dello scrittore colombiano, sdegnato sia per la paternità frettolosamente attribuitagli sia per le notizie sul suo stato di salute (nel testo in questione veniva dato in fin di vita per un tumore al sistema linfatico).
Nonostante la pubblica ricusazione, il falso testamento di Gabò Marquez ha continuato a circolare in rete per alcuni anni, arrivando anche al sottoscritto.
Non è un testo disprezzabile, ma neppure di fattura tale da ambire al Nobel per la Patacca. Prendetelo per quel che è e per il pizzico di saggezza che può ispirare.
Buona settimana.

Se solo per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di pezza e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma in definitiva penserei tutto ciò che dico. Darei valore alle cose, non per ciò che valgono, ma per ciò che significano.
Dormirei poco, sognerei di più. Andrei quando gli altri si fermano, mi sveglierei mentre gli altri dormono. Se Dio mi facesse dono di un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi butterei disteso al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.

Dio mio se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio, e aspetterei che il sole uscisse. Annaffierei con le mie lacrime una rosa, per sentire il dolore delle sue spine, e con le labbra la carnosa sensazione dei suoi petali...

Dio mio, se io avessi un pezzo di vita... Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente a cui voglio bene che le voglio bene. Convincerei ogni uomo e ogni donna che essi sono i miei preferiti, e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano al pensare che smettono d'innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono d'innamorarsi!

Se sapessi che oggi sarà l'ultimo giorno in cui ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore affinché possa essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora. Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.

Sempre c'è un domani e la vita ci da un'altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene e che mai ti dimenticherò. Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio.
Oggi può essere l'ultimo giorno che vedi coloro che ami. Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio.

Mantieni coloro che ami vicini a te, di loro all'orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli "mi dispiace", "perdonami", "per piacere", "grazie", e tutte le parole d'amore che conosci. Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per saperli esprimere; e dimostra ai tuoi amici quanto t'importano.

Etichette: ,


giovedì, gennaio 25, 2007

 

Joe Le Taxi


Mercedes BenzA Milano, alle tre del mattino, ci sono in giro solo personaggi strani. Non mi riferisco ai travestiti, agli ubriachi o agli spacciatori di colore fermi come pali della luce all'inizio di Viale Monza, ma al sottoscritto e a Joe Le Taxi, l'amico tassinaro che stanotte, con licenza parlando, mi ha fatto cacare sotto.
Joe è un bel tipo. Guardandolo in faccia diresti che è la calma impersonificata con quell'aria seriosa da bravo ragazzo e la zazzera scolpita in stile George Michael epoca Wham.
Invece, lo vedo spuntare con il suo Mercedes spaziale e avanzare nella strada deserta con uno scatto felino degno di Fast and Furious.
Riconosco immediatamente il suo stile di guida non convenzionale e, incautamente, me ne compiaccio. Ma appena monto in macchina, Joe deve pensare con orrore che l'abitudine ci stia imborghesendo, per cui hoplà! si sfila gli occhiali da miope e strizzando gli occhi schizza via a razzo.

Alla prima oziosa circumnavigazione dell'isolato gli dico: - "Joe, al prossimo giro mi sdraio sul cofano a mò di trofeo di caccia e tu strombetti con il clacson, così, tanto per fare colore locale".
Lui non coglie il sarcasmo, così come non si scompone imboccando un senso vietato né per i tre rossi pieni che bruciamo uno dietro l'altro volando a 90 all'ora sul pavé grazie alle (benedette) sospensioni autolivellanti. E meno male che abbiamo appena intavolato una discussione sulle fotocamere piazzate sui semafori...

Dopo aver inveito contro chi ha programmato i semafori di Corso Buenos Aires e aver insultato un automobilastro in Piazzale Loreto, Joe Le Taxi imbocca Viale Monza come fosse alle qualifiche di un Gran Premio.
Dallo specchietto retrovisore, Joe prende nota che il mio sguardo è diventato espressivo quanto quello di un calamaro gigante mentre fisso il tachimetro che sale fino a stabilizzarsi sui 140 kmh.
E' evidente che ha preso sadicamente gusto alla mia strizza perché, invece di concentrarsi sulla guida, estrae il cellulare e si mette a chiacchierare con una collega neanche fosse su una terrazza a Positano.
All'altezza di Gorla, un furgoncino scalcagnato ci taglia la strada a un incrocio. Trattengo il fiato, avverto la decelerazione sotto forma di un brusco rinculamento viscerale e mi trovo a benedire la pignoleria dei tedeschi nel dimensionare l'apparato frenante.
Per fortuna sono ormai giunto a destinazione, così saluto Joe Le Taxi facendomi autografare la ricevuta.

Penso che chiederò espressamente di lui la prossima volta che avrò problemi di stitichezza.

Etichette: ,


mercoledì, gennaio 24, 2007

 

Sorsi di Fluid



Io e AndreaFluid ci conosciamo da anni per via della comune passione per la Mela Mordicchiata senza mai esserci incontrati di persona. Lui risiede e lavora dalle parti di Levico Terme che, se la geografia non è un opinione, è parecchio a nordest rispetto al mio umile cadreghino.

Proprio in virtù delle nostre frequentazioni virtuali ho scelto di sottoporvi senza commenti questa poesia.

Etichette: , , ,


lunedì, gennaio 22, 2007

 

Les feuilles mortes


Lui - "Ciò che ti ho potuto dare è infinitamente poco sulla scala di ciò che un uomo che ama può fare per rendere felice la sua donna"

Lei - “Posso soltanto sperare di averti dato anche solo un decimo di quanto mi hai dato tu. E non voltarmi indietro, per non piangere.

autumn
Queste NON sono le solite frasi che si possono trovare nelle cartine dei Baci Perugina.
Sono l’epitome di una storia d’amore che ho distillato da un carteggio preso in custodia e, congiunte, formano l’epitaffio a due voci più bello e malinconico per un grande sentimento andato in dissolvenza tra quanti mi sia stato dato di leggere.

Anche quando l’happy ending non è incluso, l’amore autentico conserva nel tempo un suo dolente splendore.

Etichette:


 

Scoperte


Un ringraziamento speciale ad Alabina, un'amica autentica cui sono fraternamente legato dai tempi corsari della Chat del Salottino, per avermi saggiamente consigliato l'ascolto della versione dei Radiodervish di "Tu sì 'na cosa grande", un vecchio hit di Domenico Modugno.

Trattandosi di un regalo di Alabina ero sicuro che non sarebbe stata musica scelta a caso, senza significato, tuttavia è quasi imbarazzante per uno come me, che non ha mai gradito il repertorio di Mr. Volare fatta eccezione per Vecchio Frac (si vede che ero predestinato a diventare un animale notturno), ammettere di trovare seducente questa canzone rivisitata e rimessa a nuovo da un'impeccabile contaminazione tra arabo e napoletano.

Etichette: , ,


domenica, gennaio 21, 2007

 

La diversità fa paura


L’assassinio di Hrant Dink, giornalista e direttore del periodico turco-armeno Agos, avvenuto venerdì scorso in una strada di Istambul è l’ennesimo segnale di regressione e di intolleranza in un paese vasto, inquieto e contraddittorio come la Turchia.
Era noto che il giornalista, di origini armene, stesse conducendo un’inchiesta per approfondire una delle più pagine più dolorose e controverse della storia della Turchia moderna: la deportazione e lo sterminio degli Armeni che avvennero mentre l’Europa era scossa dalla Prima Guerra Mondiale.
Malgrado sia passato quasi un secolo dai fatti, l’argomento è ancora un nervo scoperto perché le autorità e l’opinione pubblica turche non hanno alcuna intenzione di fare i conti con un passato che tendono a tacere, negare o minimizzare, né tanto meno accettano che siano messe in discussione le fondamenta delle politiche di omologazione attuate nei confronti di minoranze etniche come gli Armeni o i “Turchi di montagna” (unica definizione ammessa per i Curdi).

Una pulizia etnica negata
chiesa armena sul lago Van
Quanto accadde tra il 1915 e il 1917 non era il primo caso di pogrom contro le minoranze etniche che risiedevano nei territori dell’impero Ottomano.
Sul finire del diciannovesimo secolo, infatti, proprio gli Armeni erano stati oggetto di una sanguinosa persecuzione che aveva condotto a un primo esodo di massa.
Tuttavia, le testimonianze raccolte tra gli scampati e le ricostruzioni storiche, per quanto ancora incomplete e non considerate super partes, indicano che i due anni di terrore furono molto più di una repressione particolarmente violenta e crudele; fu l’attuazione di un preciso progetto di pulizia etnica finalizzato a estirpare dall’Anatolia una presenza antichissima che, evidentemente, disturbava il disegno di una Turchia di soli Turchi.
In quel preciso momento storico, inoltre, gli Armeni e la loro diversità (di origine, lingua e religione) rappresentavano un comodo nemico interno da additare alle masse, un capro espiatorio da sacrificare per coprire i rovesci militari e le umiliazioni patite sui fronti del conflitto mondiale (l’impero Ottomano si era schierato a fianco dell’Austria-Ungheria e della Germania).

Ancora oggi il balletto di cifre sulla contabilità dello sterminio, le contestazioni sulle responsabilità e sulla reale portata delle azioni allora condotte sui civili armeni da reparti dell’esercito, dalla polizia e da bande di miliziani Curdi (rastrellamenti, spoliazioni, violenze, esecuzioni sommarie, marce forzate in condizioni disumane) inaspriscono il dibattito sull’ammissione della Turchia nell’Unione Europea e armano la mano di un sicario - forse solo l’ennesimo giovane imbevuto di ignoranza e odio intollerante - contro un giornalista scomodo che incarnava una diversità che fa paura.

Etichette:


giovedì, gennaio 18, 2007

 

An evening with...


ICQ screen
Era da un pezzo che non mi capitava di lavorare in compagnia di un ospite di riguardo. L’ospite si è rivelata una persona squisita, paziente al punto di accettare senza alcun imbarazzo di accomodarsi in un angolo del mio iMac.
Abbiamo lavorato su progetti diversi per alcune ore, scambiandoci di tanto in tanto commenti, battute e riflessioni per “tirare il fiato”. Era la prima volta che chiacchieravamo, ma è stato come se ci conoscessimo da tempo.

Non ho potuto fare gli onori di casa né offrire il caffè perché... eravamo collegati attraverso ICQ dai rispettivi uffici. :D

L’ospite che mi ha gratificato della sua presenza è una lady blogger, per l’esattezza è Giuliana, che sentitamente ringrazio. Cose tra blogger, ma anche cose che mi fanno sorridere per la casualità che ha condotto persone come Giuliana ad affacciarsi alla mia finestra con vista Mac.

Etichette:


martedì, gennaio 16, 2007

 

A luci rosse



Index librorum prohibitorum

library"Se in uno spot si dicesse che leggere è una forma di masturbazione mentale, ci sarebbero molti più giovani lettori".

Non c'è che dire: questa provocazione è furbetta e generica quanto basta per sedurre l'immaginazione e sembrare fondata.
Però, a ben vedere, voler contrapporre l'appeal della lettura a quello malandrino della manovalanza autoerotica è un artificio retorico parecchio discutibile. Mettereste a confronto una camicia e un piatto di lasagne?

È tutto da dimostrare, poi, che la presunta allergia dei giovani verso giornali, riviste e libri sia questione di un errore di marketing editoriale, quasi che per instillare l'amore per la lettura bastasse gemellare la prima pagina del Corriere della Sera con quelle dei tabloid britannici oppure moltiplicare i calendari invece d'incaponirsi a offrire Le Garzantine.
A me, invece, pare sia necessaria una chiamata in correo per quei tanti miei coetanei e coetanee - stimati professionisti e genitori - che sostengono di essersi affrancati dal peso (sic!) di aprire un libro il giorno stesso in cui hanno conseguito la maturità o la laurea.
In questa loro ottica leggere non è considerato produttivo, è troppo impegnativo, è un comportamento asociale che affatica la vista... . Se questi sono i messaggi che passano da una generazione all'altra, allora è indubbio che la lettura resterà la forma di onanismo meno praticata dagli italiani.

Absit iniuria verbis

banner 1 Guardate questi banner autoprodotti. Probabilmente li avrete già notati visitando qualche blog, mescolati a counter e a mille altri gadget.
In piccolo, questi banner sono l'esempio di come in Rete sia possibile generare a basso costo contenuti che circolano all'infinito sfruttando un meccanismo di replicazione virale.
In genere per avere seguito & successo è sufficiente disporre di un'idea innovativa, intrigante e magari inverosimile, come ad esempio quella della campagna d'opinione per salvare la trentennale carriera del bimbo degli snack Kinder dall'onta di uno sfratto dal packaging.

banner2
Ma che dire di quest'altra iniziativa?
A prima vista, il banner non lascia spazio a equivoci. L'allusione all'assunzione di Vitamina C è lampante, esibita come uno sberleffo o un guanto di sfida.
Potremmo sbrigativamente liquidare il tutto come una goliardata al femminile o una provocazione di dubbio gusto. Tuttavia, dal punto di vista della comunicazione simbolica non va sottovalutata l'attrazione che esercita un'affermazione eccessiva, dissacrante rispetto alle convenzioni sociali. Non capita spesso di essere sfidati a farla grossa, a prendere pubblicamente posizioni estreme come fare outing per gioco su una pratica erotica che fuori dal contesto del web costerebbe non pochi grattacapi alla privacy.
Non a caso, il bannerillo piccante è stato accolto, copiato e sfoggiato con la dovuta ironia su diversi blog "rosa", ma anche in quelli di alcuni signori blogger.

Etichette:


lunedì, gennaio 15, 2007

 

Casa dolce casa


casa dolce casaSi dice che l'arredamento e la sua disposizione dicano molto della personalità del padrone di casa.
Guardando un po' immalinconito quel che resta della "zona giorno" dopo l'ultimissimo blitz, mi sono chiesto cosa mai abbiano potuto capire gli sporadici ospiti di casa copyman @ l'ex Stalingrado d'Italia. Poche e incerte tracce bastano a far intuire se in quel posto sono stato mediamente felice o infelice, se mi somigliasse almeno un po'?
Mah, non mi sono mai curato troppo di questi dettagli, anche perché gli appartamenti dove ho dimorato in questi anni appartenevano alla categoria "ammobiliati" (accezione vaga, che si traduce spesso in un'accozzaglia di mobili in disarmo ereditati da qualche defunta prozia del munifico locatore).
Certo che, da affittuario, di cosette interessanti ne ho viste e vissute diverse a Milano.

Il monolocale/garçonniere fresco di ristrutturazione in una lugubre casa di ringhiera in zona Corso Lodi, ad esempio.
Stavo per firmare il contratto di locazione, chiudendo gli occhi sull'atmosfera dello stabile (ti aspettavi un maniaco alla Psycho in agguato a ogni rampa di scale), sulla toilette cieca e sul mobilio un po' traballante, allorché ho incautamente curiosato negli scomparti a muro ricavati sopra il romantico (e tanto vantato) caminetto.
E' saltato fuori che, per recuperare centimentri preziosi, la canna fumaria era stata sbrigativamente rimpiazzata da una tubatura in pvc da scarico fognario... .

E che dire, allora, del grazioso simil-chalet tutto rivestito in legno perlinato (anche la facciata esterna), opportunamente celato nel cortile di un'altra casa di ringhiera?
Un'autentica chicca per animi romantici, magari un po' buia. Soltanto che per trovarla vivibile bisognava essere quarti di bue, tanto la temperatura scendeva repentinamente sottozero d'inverno, e non fare caso ai vestiti riposti nell'armadio che prendevano muffa (non odore di muffa, vere e proprie patacche stile gorgonzola).

La palma della sistemazione più "creativa" spetta, però, al sottotetto con vista sulla ferrovia, zona Sesto Marelli.
La sua toilette bonsai era a suo modo geniale, ma sconsigliabile a chi superasse taglia 52, pena l'incagliarsi nello spazio tra il muro e la sporgenza del lavabo.
Il micro-WC era la perla della collezione, visto che abbinava una tazza da asilo infantile, recuperata chissà dove, e una cassetta taglia XXL. Ogni tirata della catenella andava, perciò, eseguita stando in piedi e dosando accuratamente il colpo di polso se si voleva evitare che l'erompere delle cascate del Niagara creasse un maestoso vortice che debordava dalla tazza.

Sarà per questo che non sono mai finito sulle pagine patinate delle riviste di arredamento?? ;-)

Etichette: ,


venerdì, gennaio 12, 2007

 

Riservato ai copy


poltrona da barbiere
Di tanto in tanto faccio un salto nella bottega virtuale de Il Barbiere della Sera, un sito che trovo stimolante anche se, a rigore, è una voce di quel mondo del giornalismo che per il copy editoriale rappresenta "l'altro lato della barricata".
A sorpresa, ieri sera la mia attenzione è stata calamitata da questo contributo e dai commenti ad esso collegati, visto che l'argomento è niente meno che (rullino i tamburi) la figura del copy.

Gli anni passano, ma a quanto pare intorno al lavoro del copywriter si continua a fare confusione.
Da un lato certi giudizi sprezzanti che ho letto mi sono sembrati frutto d'ignoranza e di una spocchia sesquipedale, quasi che l'infiocchettare marchette fosse un'esclusiva dei copy e che scrivere di prodotti fosse una forma particolarmente abietta di prostituzione intellettuale.
Dall'altro, i copywriter scontano la loro storica incapacità di spiegare in cosa consista la loro professione e il loro ruolo nella comunicazione senza passare per imbonitori, aggregatori di fuffa o scrivani sopravvalutati.
"Sutor ne ultra crepidam" dicevano i latini per richiamare all'ordine chi elargiva consigli o critiche gratuite su argomenti estranei alle sue competenze. Sarebbe bene che si meditasse su questa massima prima di sputare sentenze su un lavoro che non si conosce "di prima mano".

Etichette:


martedì, gennaio 09, 2007

 

Viali di memoria


viale abruzzi
Chiedo venia ai quattro lettori quattro se in questi giorni d'inizio d'anno che mi vedono relegato in una sorta di limbo tra presente e futuro appaio verboso e impegolato in riflessioni "ombelicali".
Tra le ricapitolazioni di questo periodo agrodolce, nella mia mente s'è insinuata come un chiodo la prima canzone che ho ascoltato in una grigia domenica di gennaio entrando a Milano con la valigia in mano e che da allora ho legato ai lunghi viali di questa città, a una particolarissima sensazione di distacco e di malinconia che per me è un dolcissimo, inebriante veleno.
E pensare che sino a oggi non avevo mai fatto veramente caso al testo di Baglioni, preso com'ero dalla cosa che preferisco di questo pezzo: le note del pianoforte.

Mille giorni di me e di te

Io mi nascosi in te poi ti ho nascosto
da tutto e tutti per non farmi più trovare
e adesso che torniamo ognuno al proprio posto
liberi finalmente e non saper che fare...

Non ti lasciai un motivo né una colpa
ti ho fatto male per non farlo alla tua vita
tu eri in piedi contro il cielo e io così,
dolente, mi levai imputato alzatevi...

Chi ci sarà dopo di te
respirerà il tuo odore
pensando che sia il mio
Io e te che facemmo invidia al mondo
avremmo vinto mai
contro un miliardo di persone
e una storia va a puttane
sapessi andarci io...

Ci separammo un po' come ci unimmo
senza far niente e niente poi c'era da fare
se non che farlo e lentamente noi fuggimmo
lontano dove non ci si può più pensare...

Finimmo prima che lui ci finisse
perché quel nostro amore non avesse fine
Volevo averti e solo allora mi riuscì
quando mi accorsi che ero lì per perderti...

Chi mi vorrà dopo di te
si prenderà il tuo armadio
e quel disordine
che tu hai lasciato nei miei fogli
andando via così
come la nostra prima scena
solo che andavamo via di schiena...
Incontro a chi
insegneremo quello che
noi due imparammo insieme
e non capire mai cos'è
se c'è stato per davvero
quell'attimo di eterno che non c'è...
mille giorni di te e di me...

Ti presento
un vecchio amico mio
il ricordo di me per sempre
per tutto quanto il tempo
in questo addio
io mi innamorerò di te

Etichette: , ,


lunedì, gennaio 08, 2007

 

Gibran



L’Anima
gibran self-portrait
Il grande Dio separò un’anima dalla Sua essenza e creò la bellezza dentro di lei.
Le diede la dolcezza delle brezze serali, la fragranza dei fiori selvatici, la soavità del chiaro di luna.
Le diede anche una coppa di felicità dicendo: “Bevine solamente quando avrai dimenticato il passato e non ti preoccuperai più del futuro”.
Le porse la coppa della tristezza dicendo: “Bevi e apprendi l’essenza della gioia di vivere”.
Seminò in lei un amore pronto ad abbandonarla al primo segno di appagamento e una dolcezza pronta ad abbandonarla alla prima parola di orgoglio.
Dal cielo inviò la conoscenza per guidarla sui sentieri della verità.
Nel suo profondo pose il discernimento per scrutare nell’invisibile.
Creò in lei una brama che fluisce con i sogni e corre con gli spiriti.
La ammantò di un desiderio intessuto dagli angeli con i fili dell’arcobaleno.
Poi, pose in lei l’oscurità dello sconcerto – l’immagine della luce.
Quindi Dio, nella sua grandezza, prese del fuoco dalla fucina dell’ira, vento dal deserto dell’ignoranza, sabbia dalle rive del mare dell’arroganza e polvere dalle orme del tempo.
Così plasmò l’uomo. Lo dotò di un potere cieco che s’infiamma nella pazzia e si smorza nella lascivia. Creò in lui la vita che è immagine della morte.
Dio, nella sua grandezza, sorrise e pianse, e con uno sguardo d’amore eterno e senza confini sposò l’uomo alla sua anima.
Gibran

In un uggioso lunedì mattina milanese, in un luogo in apparenza alieno alla poesia, mi sono giunti all'orecchio versi che sapevano d'altrove, che ho riconosciuto perché in passato li ho letti, assorbiti e (molto) amati. Appartenevano a "Il Profeta" del poeta, filosofo e pittore libanese Gibran Khalil Gibran, un'opera che è stata il breviario mistico per quelli della mia generazione.
D'altra parte, come si poteva non amare un poeta che sapeva riunire ecletticamente la religiosità cristiano-maronita e Nietzsche, il romanticismo francese del XIX secolo e il misticismo arabo? Uno che parlando di sé scriveva:
"Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcun'altro che dica:
«Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu»
"?

Sono andato a cercare su Internet il passo ascoltato, visto che tanti anni fa la mia copia de Il Profeta ha iniziato a passare per tante mani senza più far ritorno, come si usava tra universitari fuorisede perennemente squattrinati.

Poco fa mi è arrivata una mail e - straordinaria coincidenza - conteneva un altro brano di Gibran, quello sull'anima che ho trascritto sopra.
Mi domando che messaggio ci sia in questo ripetuto soffio di poesia.

Etichette:


venerdì, gennaio 05, 2007

 

Meme (test)


Dal blog di Zion traggo questo Meme: un test in apparenza come 100.000 altre "catene" che girano in rete, ma tutto sommato un piacevole passatempo per "raccontarsi".

1. Quando ti sei guardato allo specchio stamattina cosa hai pensato?.
...Ohi Maronn, che chiavica!

2. Mai fatto uso di droghe?
Il mio pusher assicura che mi passa solo Toscani fatti con tabacco kentucky, ma di nome fa Pinocchio...

3. Una parola che fa rima con Papera.
Vipera

4. Pianeta preferito?
Urano, non se lo fila nessuno

5. Chi è la quarta persona delle tue chiamate perse nel tuo cellulare?
Toniella

6. Qual è la tua suoneria preferita del cellulare?
Ho scelto una di serie, la più brutta e anonima del mazzo, ma spesso imposto il cellulare sulla sola vibrazione

7. Che maglia stai indossando?
Maglioncino color canna di fucile

8. Cosa stavi facendo venti minuti fa?
Stavo scrivendo una mail privata

9. Che marca di scarpe stai indossando?
Dovrei sfilarmele dai piedi e sperare che si legga ancora qualcosa sul plantare

10. Camera buia o illuminata?
In ufficio oscura, odio il neon

11. Se sei in una stanza su due letti su quale dormi?
Se non nascono contese, in quello vicino alla porta: non per filarmela meglio, ma per un senso di protezione verso l’altra occupante.

12. Cosa indossavi a mezzanotte di ieri sera?
Intimo essenziale...detesto i pigiami

13. Cosa diceva l'ultimo sms che hai ricevuto?
“belin, sai che era quello che si evinceva dal post?”

15. Una parola o una frase che dici spesso?
“Ummmmmh”

16. Chi ti ha detto per ultimo di amarti?
Posso glissare??

17. L'ultima cosa pelosa che hai toccato?
La maxi pantera di peluche che ho regalato a Natale

18. Quante droghe hai assunto negli ultimi tre giorni?
Ci risiamo??? Roba dei Monopoli di Stato...in apparenza

19. Quanti rullini usi per le tue foto?
A parte che ora sono alle prese con una Olympus...ho giusto un rullino da 35 mm che dovrei portare a far sviluppare da quest’estate!!

20. L'età in cui sei stato più felice?
Forse quella prescolare e i primi 2 anni all’università

21. Chi è il tuo peggior nemico?
La pigrizia

22. Cos'hai al momento sul desktop?
Un monello che fa la pipì sul logo Microsoft

23. Qual è l'ultima cosa che hai detto a qualcuno.
”E questo sarebbe un brief? Fammi il piacere, sgomma!!”

24. Tra un milione di euro e la possibilità di volare cosa scegli?
Con un milione di euro potrei benissimo stare con i piedi per terra

25. Ti piace qualcuno?
Direi di sì

26. L'ultima canzone che hai ascoltato?
Via con me di Paolo Conte

27. SE l'ultima persona con cui hai parlato venisse uccisa con un'arma da fuoco cosa faresti?
A mo' di epitaffio direi che come account ha avuto una carriera breve ma intensa

28. SE potessi tirare un pugno in faccia a qualcuno, chi sarebbe?
Penso che mi farei male alla mano a furia di tirare cazzotti

29. Qual è l'oggetto più vicino al tuo piede sinistro?
Il piede della scrivania

30. Dì una cosa profonda
“Se questa è la vita, è un film di serie Z: scritturate i fratelli Vanzina al più presto”.

Etichette: ,


 

My best productions


alberto y Sara

Etichette:


giovedì, gennaio 04, 2007

 

Lo sporco sotto le unghie


unghie sporche
Non è la prima e non sarà l'ultima volta
che la vita s'incarica di impartire la stessa lezione,
che sentiamo in bocca un sapore pessimo
come al mattino dopo una sbornia
come quello dell'olio di fegato di merluzzo
o dell'olio di ricino
come l'incanto che se n'è andato senza farci un saluto.
Tuttavia
sentirsi trattare come sporco sotto le unghie
talvolta è una medicina necessaria, umiliante ma salutare,
per destarci dalle illusioni e scoprire che meritiamo altro,
che un bivio è alle nostre spalle
e la strada ci sta portando altrove.
Forse è vero quello che scriveva (anche) Oscar Wilde:
quando Dio intende punirci esaudisce i nostri desideri,
anche quelli migliori.

Etichette:


 

Back in Milan


McDonnel Douglas MD80
Atterraggio tutto sommato morbido nel nuovo anno e, oggi, in quel di Milano, malgrado qualche turbolenza (non solo atmosferica) alla partenza.
Grazie mille per i saluti che mi avete fatto pervenire sul blog e via e-mail, tanto più apprezzati per le preventivate difficoltà di stabilire una connessione dial up non dico decente ma almeno affidabile.
In ogni caso è stato un periodo di stacco provvidenziale per depurarmi da tante, troppe scorie, per pensare e ritrovare me stesso nel silenzio amico di una campagna remota.
A presto.

Etichette: ,


This page is powered by Blogger. Isn't yours?