venerdì, marzo 28, 2008

 

Anonima Sequestri



Dina DoreIeri mattina ascoltavo su Radioalt un'intervista a Salvatore Niffoi.
In un passaggio, lo scrittore di Orani citava Fabrizio De Andrè e il rapimento di cui fu vittima dicendo che il cantautore genovese, sardo d'adozione, aveva assaporato il miele e il fiele dell'isola.
Di li a poco avrei appreso del tentato sequestro avvenuto a Gavoi e costato la vita a Dina Dore, brutalmente assassinata per aver cercato di difendere se stessa e la figlioletta.
Non ci sono parole che valgano in casi come questi: nulla restituirà ai suoi affetti una donna di 38 anni, niente può cancellare il senso di sfregio che un sardo prova vedendo riaperta una piaga odiosa che credeva ormai sanata.

Vengo da una zona e da un paese della Sardegna dove l'Anonima Sequestri si è fatta viva diverse volte, e quando un colpo andò male fu strage: cinque persone fatte fuori in una villa la sera di ferragosto del 1972. E' incredibile come, a distanza di tanto tempo, ricordi ancora con precisione che stavo guardando una commedia in TV quando iniziarono a sfrecciare a sirene spiegate le ambulanze e le auto di polizia e carabinieri.
"Quando ti prendono dimentichi in fretta l'orgoglio, la dignità e la ragione. Sei una povera bestia caduta in trappola, cieca, indifesa e tremante. Non esiste più un dopo, il futuro: esiste solo il silenzio e una paura costante, martellante, che ti soffoca. Non sai nulla, non sai cosa sta succedendo fuori e tu preghi, Aldo, preghi in silenzio che non si dimentichino di te e di poter tornare a casa vivo" - questo disse un ex rapito a mio padre, tanti anni fa, nel salotto di casa.

Un crimine tanto spregevole è difficile da perdonare, risveglia un'arcaica sete di vendetta che è altrettanto disumana e inaccettabile.
Mi auguro che quel gruppetto di balordi che si è macchiato del sangue di Dina Dore sia stanato e assicurato presto alla giustizia, perché gente del genere ammorba l'aria che respira.


Postilla: avevo pensato di dedicarmi a un'escursione nel terreno minato del conflitto israelo-palestinese, ma sul blog di Giulia ho trovato ad attendermi questa magistrale recensione che vi invito a leggere.

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mercoledì, marzo 26, 2008

 

Skypewalkers??



Che io sia soggetto di dubbia moralità e dalle frequentazioni discutibili è ... fuori discussione.
Tuttavia, le mie turpi gesta impallidiscono al cospetto della mente malata e visionaria dei miei giovani compari SkypeWalkers: autori, registi e protagonisti di questo delirante filmato, girato praticamente sotto il mio naso.

Io m’ero preparato la mia brava calzamaglia grigio-topo in Movil, la pancera d’ordinanza del Dottor Gibaud e il mantello in finto-lamè da Anomaloman, ma un SuperEroso come me può sperare al massimo in un sequel e in una particina da controfigura di Chewbacca. GRUNT!!

Whatelse? Ah sì... accattatevillo :-)

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venerdì, marzo 21, 2008

 

Buona Pasqua



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giovedì, marzo 20, 2008

 

Need for peace


earthLe notizie che arrivano dal Tibet ripropongono per l'ennesima volta il nodo irrisolto del nostro approccio tiepido, superficiale ed emotivo agli eventi che hanno luogo fuori dei confini di casa nostra.

Diciamocelo pure, dopo aver sfogliato un quotidiano o quando parte la sigla di coda di un telegiornale qualsiasi ci sentiamo tutti un po' come Pasquale Cafiero, il brigadiere del carcere di Poggioreale cantato da Fabrizio De Andrè nella magistrale “Don Raffaé”
Prima pagina, venti notizie,
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa?
Si costerna, s'indigna, s'impegna,
poi getta la spugna con gran dignità.
Mi scervello, m’asciugo la fronte
Per fortuna c'è chi mi risponde...
E se a stento riusciamo a raccapezzarci su quanto accade nostro piccolo orticello, figuriamoci che succede quando ci troviamo a decifrare la complessità di ciò che capita in altre parti del globo.
L'accesso alle informazioni, in questo caso, passa attraverso più filtri che spesso ci restituiscono solo ricostruzioni confuse e parziali dei fatti. Senza che ce ne accorgiamo, perciò, finiamo per basare la nostra visione del mondo su letture ideologicamente orientate che vengono spacciate per verità.

Però la nostra inconsapevolezza sconfina nella connivenza quando - vuoi perché la rotazione delle notizie è sempre più veloce, vuoi per "scelte editoriali" - una determinata situazione scompare dai mass media, cala cioè una cappa di silenzio che siamo indotti a interpretare come sintomo che tutto vada bene, che la crisi è rientrata e che possiamo dimenticare.
Non è quasi mai così, ma intanto l'ondata emotiva si è spenta e al suo posto è subentrata una sorta di apatia.

La situazione in Tibet presenta molti punti in comune con quella di alcuni mesi fa in Birmania. Tuttavia, se per qualche giorno ci sembrò possibile che la pacifica sollevazione popolare guidata dai monaci birmani potesse mettere all'angolo il dispotico regime militare, per i tibetani questa speranza appare da sempre totalmente fuori portata.
Pechino, infatti, non accetterà mai di trattare con il movimento che ha nel Dalai Lama la sua guida morale, né tanto meno rinuncerà a considerare il Tibet un fatto interno, una provincia acquisita da "uniformare" con ogni mezzo.
Non vorrei fare la Cassandra, ma temo che da qui a qualche settimana il mondo tornerà a girare le spalle al Tibet come in altre occasioni e com'è successo con il Myanmar. Si sa, la dignità e la libertà di un popolo sono "i beni più preziosi", sfortunatamente però non hanno un valore di mercato, al contrario dei contratti da svariati zeri, delle joint-venture e dell'import-export.

Facendo ruotare il mappamondo, potrei citare molti altri esempi di crisi di cui stentiamo ad afferrare cause e senso, che ormai vanno avanti nel silenzio generale o nella quasi totale indifferenza alla cruda contabilità delle mattanze.
C'è l'Iraq, dove sembra impossibile che si sia arrivati al quinto anno dall'inizio delle operazioni anglo-americane. Ma c'è anche il pantano ribollente del Caucaso ex sovietico dove, per una Cecenia in piena "febbre da ricostruzione", altre piccole e semi-sconosciute repubbliche (Inguscezia, Daghestan e Kabardino-Balkaria) stanno scivolando in un caos che sembra fatto apposta per permettere alle forze speciali russe di addestrarsi sul campo senza avere tra i piedi scomodi testimoni internazionali.
E che dire del Libano, dove pure siamo presenti sotto le bandiere dell'ONU? Tutto tace per cui la situazione è sotto controllo? Sì, come chi sta seduto al buio in una santabarbara senza sapere quando - a Damasco o a Teheran - qualcuno deciderà che è tempo di riaccendere le polveri.

tamil tigers' trainingTra sussurri e grida estemporanee si è persa traccia della guerra strisciante che oppone da anni le forze regolari dello Sri Lanka e le Tigri Tamil, di quella altrettanto endemica tra il governo filippino e i separatisti musulmani sull'isola di Mindanao e dell'instabilità del Kashmir, regione divisa tra India e Pakistan.
Mi fermo qui, tralasciando le esplosioni di violenza etnica in Africa, il caso Kosovo e il conflitto tra Israele e palestinesi, che per complessità e delicatezza meriterebbe un capitolo a parte.

Si dirà: "Ma che ci frega? Se si scannano saranno c.... loro!"
Rispondo con un piccolo esempio storico.
Tra il primo secolo D.C e la metà del secondo, l'impero romano viveva il periodo del suo massimo splendore: pace interna, confini consolidati, una prosperità che faceva volare le importazioni di generi di lusso come le spezie, che dall'India arrivavano via mare ai porti romani sul Mar Rosso, e la seta cinese trasportata dalle carovane che attraversavano l'Asia sino al Medio Oriente romanizzato.
Nessuno a Roma sospettava che proprio il flusso d'oro diretto in Cina avrebbe risvegliato l'interesse di un selvaggio popolo nomade di allevatori di cavalli, guerrieri e razziatori appena scacciato oltre i confini del Celeste Impero: gli Hyung-Nu (Unni), che con la loro migrazione verso Occidente misero in moto l'epocale "effetto domino" che conosciamo dai libri di storia come le invasioni barbariche.
Allo stesso modo, nessuno a Roma sospettava che insieme alle merci che viaggiavano via terra e via mare sarebbero arrivati i ratti e le loro pulci, vettori della pandemia di peste bubbonica che dimezzò la popolazione dell'impero alla metà del II secolo D.C.
E poi ditemi che la globalizzazione è nata ieri ...

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giovedì, marzo 13, 2008

 

Il giorno della stagista



Quel copy, ovviamente, non sono io; nemmeno mi somiglia vagamente.

Tuttavia da ieri mattina mi tocca far voto di temperanza perché è arrivata in stage la copy junior e non sarebbe carino da parte mia terrorizzarla anzitempo.
Per fortuna pare che la mia nuova assistente sia dotata di self control, dato che non si è scomposta neanche un po' quando ho urlacchiato a un account di passaggio che avevo allacciato un rapporto omosessuale con il melone precoce di un suo cliente.


Postilla (seria): i rapporti tra blogger sono spesso effimeri e superficiali perché tanto "la vita vera è altrove".
Poi scopri che dietro quell'iconcina che eri abituato a trovare tra i commenti c'era un venticinquenne che in questi giorni ha perso la sua battaglia contro la leucemia. Eppure sino all'ultimo ha avuto la forza di dialogare con la pacatezza e la cordialità di chi ha tutto il tempo del mondo a disposizione.
Vorresti dire qualcosa, ma la mente continua a ripetere "aveva solo 25 anni, 25 anni, 25 anni": 25 anni e tanto coraggio.

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lunedì, marzo 10, 2008

 

La perdita dell'innocenza


Ci sono momenti della recente storia italiana che sembrano riposare tranquilli negli archivi, tra copie ingiallite dei quotidiani, nastri con le registrazioni sbiadite dei telegiornali e faldoni giudiziari impolverati, salvo poi riemergere inaspettatamente per via di un nuovo fatto di cronaca.
Quasi sempre ci si accorge, a posteriori, che quegli avvenimenti hanno segnato una perdita collettiva dell'innocenza, ma anche un punto di svolta oppure una lezione che nessuno ha saputo o voluto cogliere.

La TanaGrazie a un post di BiancaC ho appreso la notizia della scomparsa di Tina Lagostena Bassi, avvocato di razza e "firma" inserita a pieno titolo nel gotha della professione forense in Italia.

Per alcuni, il nome di Tina Lagostena Bassi è associato solo alla conduzione di una trasmissione televisiva nazional-popolare su una rete Mediaset.
Invece, l'avvocato Tina Lagostena Bassi andrebbe ricordata per il ruolo che ricoprì patrocinando la parte civile nel processo contro Ghira, Izzo e Guido: i tre giovani della Roma bene artefici, nel 1975, del "Massacro del Circeo".
Sfidando l'aperto sarcasmo di un collegio difensivo composto da acclamati principi del foro, Tina Lagostena Bassi diede battaglia in aula smantellando pezzo a pezzo un castello di ricostruzioni addomesticate e di "attenuanti" basate sui peggiori luoghi comuni maschilisti elevati a pratica giuridica. Alla fine, uscì vittoriosa nell'impresa di imporre una ricostruzione dei fatti da cui emergeva inequivocabilmente l'accusa di stupro.

I tre bravi ragazzi, che secondo la difesa meritavano un rabbuffo per aver rimorchiato due ragazze di borgata "che ci stavano" e per aver perso la testa affogandone una nella vasca da bagno e prendendo l'altra a colpi di spranga sino a crederla morta, scoperchiarono la crisi di una borghesia agiata che si credeva sana, morigerata, immune da qualsiasi infezione.

Un altro fatto recente di cronaca ha riportato alla memoria una tragedia rimossa. La scoperta in un pozzo dei poveri resti dei fratellini scomparsi nel 2006 a Gravina di Puglia ha rituffato me e molti altri nell'atmosfera angosciosa di una sera di giugno del 1981, quando il piccolo Alfredo Rampi agonizzò nelle viscere di un pozzo artesiano a Vermicino, nelle campagne a sud di Roma.
La diretta televisiva non-stop a reti unificate, autorizzata dai vertici RAI non senza accese discussioni, incollò per ore davanti ai televisori milioni di italiani agghiacciati, commossi, frustrati dal caos e dall'improvvisazione nelle operazioni di soccorso, ma soprattutto devastati da quella voce senza volto che gemeva, piangeva e, a tratti, urlava tutta la sua paura di bambino invocando disperatamente la mamma.

Secondo alcuni critici a Vermicino c'è stato il battesimo della "TV del dolore". Personalmente credo sia stato un grande dramma collettivo seguito da un'elaborazione del lutto che ha rimosso ed esorcizzato il ricordo di una negligenza e di una mancanza di cure che si ripropongono ancora oggi sin troppo frequentemente.

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venerdì, marzo 07, 2008

 

Gimme some good news, please


Non so voi, ma per me è un periodo davvero grigio.
Sul lavoro sono state settimane di autentico calvario, peggio di trovarsi intrappolati in galleria, e adesso devo vedermela con il fisico, i nervi e i neuroni che minacciacciano lo sciopero generale.
L'unica nota positiva è che dopo anni di inutili raccomandazioni, invocazioni, strepiti e pugni battuti sul tavolo, da metà mese dovrei poter contare nuovamente sull'aiuto di un junior copy.
Uso il condizionale perché non ho ancora scelto il candidato al martirio tra gli aspiranti che si sono presentati per un colloquio e perché temo che il prescelto se la darà a gambe dopo un "assaggino" di ciò che lo aspetta (il carico di lavoro e, peggio ancora, la convivenza con il sottoscritto).

Se sulla mia disastrata scrivania "piovono pietre", non è che fuori le cose vadano tanto meglio, anzi. Trovatemi un solo fatto di attualità, politica o costume che giustifichi un sorriso che non somigli a un rictus.
Siamo messi male, talmente in astinenza da buone notizie che persino una bufala spaziale come l'annuncio che la RAI ha cancellato Porta a Porta dal palinsesto oppure che il Popolo delle Libertà otterrà alle elezioni tanti voti quanti sono gli abitanti della Repubblica di San Marino ci indurrebbe a ballare la macarena sopra i tavoli.

Chiudo con un'informazione di servizio: a titolo sperimentale ho inserito una piccola radio all'interno del blog. Mi auguro che la musica trasmessa, che propone "random" brani presenti nella mia libreria di iTunes, sia sopportabile.

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giovedì, marzo 06, 2008

 

Missing


Io e te Maria
in un cappotto e via
a rubare stelle come i ladri
dietro la ferrovia

(Ron - Si andava via)

Ricordi alla rinfusa, un pizzico di rimpianto per un'amicizia su cui è calato il silenzio e l'eco di una canzone di Ron che, nei primissimi anni '80, aveva per me lo stesso sapore di quelle giornate in cui s'inizia a sentire odore di primavera mi hanno condotto a fare un piccolo consuntivo delle cose che un tempo m'interessavano e che adesso risultano assenti all'appello.


La CB
baracchinoCiBì or not CiBì, this is the question... Sembra passata un'era geologica dal giorno in cui un compagno di classe del ginnasio mi prestò una coppia di walkie-talkie - poco più che un giocattolo evoluto - e per me si aprì un mondo sconosciuto: quello dei radioamatori, dei baracchi(ni) e della Citizen Band (CB).
Sarà che i desideri rimasti irrealizzati non sfioriscono nell'abitudine, però nessuna esperienza interattiva tra forum, chat e blog è riuscita a cancellare la nostalgia per quel piccolo mondo fatto di sigle e di criptico gergo tecnico, ma anche e soprattutto di persone educate, discrete eppure cordiali e disponibili.
Oggi potrei permettermi una stazione trasmittente con i fiocchi, ma le poche volte che ho annusato l'aria in frequenza ho trovato solo molta maleducazione, rumore, gente che straparlava per riempire chissà quale vuoto interiore; un po' come sul web.

I Griglioni
Non vi capita mai di sorridere ripensando al gusto che avevano certe "scoperte", le passioni più assurde condivise con gli amicizie più strette e i compagni di classe?
antenna amplificataI Griglioni del titolo non sono attrezzi per il barbecue, bensì modestissimi antesignani delle attuali padelle per la TV satellitare; in pratica, antenne amplificate per ricevere meglio i canali televisivi sulla banda UHF.
Ebbene, non so come ma sta di fatto che io e la mia combriccola ci "intrippammo" per queste benedette antenne e passammo diverso tempo sui tetti a fissare pali, orientare antenne, svolgere metri di cavo ed eseguire estenuanti prove tecniche.
Il tutto per il "privilegio" di captare (nelle giornate di bel tempo) i segnali delle TV private che trasmettevano nel Lazio, in Toscana e in Campania.
Il segnale andava e veniva, ma noi andavamo orgogliosi di poter smanettare sul televisore di casa quando tutti gli altri dovevano accontentarsi di due soli canali RAI.
Oggi mi basta pensare ai giochini, alle televendite e ai salotti TV e ho la nausea... aridatemi i Griglioni!


L'idealismo
pink floydQuesto è un tasto dolente per quanti, come me, hanno passato gli anta.
La mia è una generazione che non ha avuto la sua rivoluzione: è stata spettatrice delle contestazioni vedendole sfilare come succede nei ristoranti con i piatti destinati ad altri tavoli.
Se guardo alle mie micro-crociate da liceale e universitario engagé mi chiedo quanta segatura avessi al posto del cervello, ma allo stesso tempo provo tenerezza per una generosità ingenua e priva di calcoli che è stata sostituita da un'infinità di "se" e "ma".
Meglio prenderla sul ridere ripensando a iniziative totalmente strampalate come quella di indire una mega colletta tra adolescenti, 2000 Lire a cranio, per portare niente meno che i Pink Floyd a suonare nella piazza del natio borgo selvaggio.
:-)

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