martedì, aprile 28, 2015

 

Muscolar Matt



soft dictatorship
Un tempo non lontanissimo bastava la fronda solo annunciata di un Fioroni (Giuseppe, ex ministro della Pubblica Istruzione), il corrugarsi delle fronti nel manipolo dei teodem o il pollice verso dei leader sindacali perché il PD sussultasse e deviasse, con una sgraziata giravolta, dalle sue già abbondantemente diluite proposte di riforma.
Con Matteo Renzi al timone come segretario del PD e Presidente del Consiglio la situazione si è capovolta, ma non è detto che la svolta sia un bene per la tenuta della democrazia in questo Paese.

In realtà il decisionismo brusco e muscolare di Renzi, le continue prove di forza, la tattica di porre ogni confronto politico non sul merito ma sul piano del “o tutto o niente” e di mettere la minoranza interna al partito con le spalle al muro sta premiando il ragazzo di Firenze più per demeriti altrui, e nello specifico la fragilità, l’incoerenza e l’inconsistenza, tanto progettuale quanto comunicativa, dei competitor, che per meriti propri o per la bontà - tutta da dimostrare - delle proposte dell'attuale governo.

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