giovedì, aprile 20, 2006
L'ora del fare e del saper comunicare
Annotazioni strettamente personali per il prossimo Premier
ci siamo ritrovati in tre a pensare la stessa cosa dopo averla ruminata per alcuni giorni: essere fedeli alle amicizie è in genere un valore morale altamente lodevole, per un sardus inside® è addirittura uno dei discrimini tra l'uomo, s'homini, e il disgraziato che non ha fede né onore. Tuttavia, in politica è necessario scegliere accortamente i propri collaboratori, specie nel campo della comunicazione, e saper trarre le dovute conclusioni dai fatti.
Chi ha avuto la disgraziata idea di assistere al programma di Lucia Annunziata su RAI3 il giorno in cui è toccato a Romano Prodi l'onore e l'onere di sedersi sulla graticola mediatica afferrerà al volo il succo del discorso, per tutti gli altri s'impone un veloce riassunto.
Ricorderete che razza di vespaio (senza nei né Porte a Porte) suscitò il teatrale abbandono dello studio televisivo da parte di un fumantino Silvio Berlusconi. Molti insinuarono che l'Annunziata fosse stata prevenuta e poco professionale bistrattando il leader di uno schieramento a lei inviso. Era, perciò, prevedibile che, nella puntata dedicata al faccia a faccia con Prodi, la giornalista avrebbe sistemato sul tavolo l'arsenale completo di Miracle Blade III per sfoggiare la sua imparzialità
Ora, l'ABC di tutti i corsi di comunicazione in caso di crisi (Crisis Communication) e di Lobbying è che i portavoce, il management e i personaggi pubblici coinvolti in una situazione controversa non debbono assolutamente essere colti "in castagna" da domande difficili o cattive sparate a bruciapelo dai giornalisti.
Le interviste vengono, perciò, "preparate" (simulate) per sapere cosa dire e come reagire (anche il body language ha un peso nelle impressioni date al pubblico e al giornalista che - facendo il suo mestiere - non aspetta altro che fiutare odore di carogna per affondare i canini). Ebbene, Romano Prodi ha dato esattamente l'impressione di chi viene mandato allo sbaraglio, di chi ha studiato il copione sbagliato ed è impreparato alle domande scomode.
Siccome simili incidenti di percorso sono capitati anche nel precedente mandato come presidente del Consiglio e durante la lunga trasferta come Commissario UE, sorge spontanea la domanda:
è mai possibile che l'entourage di Prodi, e segnatamente Riccardo Levi (giornalista, ex primo direttore de L'Indipendente), Rodolfo Brancoli (giornalista, ex anchorman del TG1) e Silvio Sircana (portavoce, già direttore relazioni esterne e Spin Doctor di lungo corso), abbia peccato di superficialità o di superbia nel gestire la comunicazione del leader in situazioni che richiedevano l'applicazione scrupolosa di uno dei fondamentali della comunicazione politica??
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