mercoledì, luglio 26, 2023

 

Ford Pinto: quando un successo diventa un bagno di sangue



Chiunque abbia una certa età sa perfettamente che molte delle vetture italiane che facevano sognare negli anni ’70 e ’80 erano sì bellissime, divertenti, entusiasmanti ma anche delle potenziali bare che non perdonavano errori di guida né proteggevano in caso di incidente meglio dell’immancabile “santino” applicato sul cruscotto.

Il caso della Ford Pinto è diverso. Per gli standard USA, infatti, la Ford Pinto era una semplice utilitaria di dimensioni compatte, poco costosa, pratica, scattante ma senza alcuna pretesa di prestazioni sportive.
Tuttavia per Ford questa vettura venduta in oltre un milione di esemplari sul mercato nordamericano tra il 1971 e il 1980 si trasformò in un durissimo colpo alla reputazione e in un bagno di sangue in termini di spese legali essendosi guadagnata un posto ai vertici della classifica delle “bare su quattro ruote”.

La spina nel fianco delle auto d’importazione

Nella seconda metà degli anni ’60 la concorrenza delle vetture d’importazione sul mercato statunitense dell’automobile inizia a infastidire seriamente i tre grandi produttori leader: Ford, General Motors e Chrysler.
Le utilitarie compatte giapponesi o europee, commercializzate a prezzi aggressivi e poco assetate di carburante, stanno pericolosamente assottigliando le vendite dei modelli americani di fascia economica.

Ai vertici di Ford la discussione sul come reagire vede contrapporsi il presidente Knudsen, orientato a mantenere la produzione focalizzata sui profittevoli modelli medio-grandi, e il vicepresidente delle attività Ford nel Nordamerica, Lee Iacocca. Vince quest’ultimo, considerato non a torto l’uomo d’oro del marketing.
Iacocca dà ordine di progettare e mandare in produzione un modello compatto che deve pesare meno di una tonnellata e costare non più di 2.000 $, imponendo inoltre che sia pronto per essere lanciato come novità assoluta del 1971. Si tratta di un diktat inusuale perché i tempi di sviluppo di un'autovettura partendo da zero sono di fatto dimezzati (25 mesi contro 43).

Un successo boomerang

Nasce così in tempi record la Ford Pinto, venduta anche come Mercury Bobcat, ed è subito un grande successo: nell’anno d’esordio, infatti, Ford vende oltre 328.000 Pinto e i numeri continueranno a essere più che soddisfacenti fino al 1979.

I tempi di sviluppo compressi e l’imperativo di mantenere il prezzo di vendita entro i 2000 $ nascondono, però, una criticità ad altissimo rischio.
Eseguendo i crash test su vetture di pre-serie, infatti, gli ingegneri Ford scoprono che in caso di tamponamento da dietro il collettore che dal serbatoio va al bocchettone di rifornimento si stacca di netto, irrorando ovunque di benzina.
Peggio ancora, l’urto da dietro manda il serbatoio in plastica del carburante a sbattere contro quattro bulloni sporgenti e appuntiti che fanno parte del differenziale, causandone la foratura.

In caso di tamponamento, perciò, basta un mozzicone di sigaretta, una scintilla o l’attrito con un pezzo di lamiera rovente per trasformare all’istante la Ford Pinto in una palla di fuoco.
Non c’è più tempo per correre ai ripari: il lancio della vettura non ammette ritardi e anche se la Ford ha il brevetto per un serbatoio più sicuro, i costi di una sostituzione porterebbero a sforare il prezzo di listino.

Una lunga scia di esplosioni e vittime

Si stima che dal 1971 al 1979 questo banale difetto di progettazione e di qualità abbia procurato ustioni gravissime, mutilazioni o la morte di almeno 500 persone.

Nel giugno del 1978 Ford inizia a correre ai ripari richiamando 1,5 milioni di Pinto e 30.000 Mercury Bobcat. Il mese successivo salta la testa di Lee Iacocca, che negli anni successivi avrà modo di rifarsi una reputazione andando a risollevare le sorti della Chrysler.
Nel 1979, tuttavia, arriva la mazzata definitiva. Ford, infatti,viene portata a processo dalle autorità dell’Indiana per omicidio colposo e perde la causa. Il danno di immagine è enorme. Ben presto, inoltre, Ford viene investita da oltre 100 azioni legali, tutte chiuse con accordi stragiudiziali di cui non è dato conoscere l’entità economica, mentre le vendite della Pinto e della gemella Bobcat vanno a picco.
La Pinto, infine, esce di produzione nel 1980 per entrare a titolo definitivo nella poco invidiabile categoria delle automobili disastrose.

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