domenica, ottobre 16, 2016

 

Spezzeremo le reni alla Russia?



king Leonidas - from

Mi domando in cosa fossero occupati i politici nostrani nel luglio scorso, quando al vertice NATO di Varsavia venne deciso il dispiegamento, dal 2017, di un battaglione interforze di 4.000 uomini ai confini tra Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia e la Federazione Russa.
Nessuno - a Destra come a Sinistra - battè ciglio o alzò la voce allorché i ministri Gentiloni e Pinotti ne diedero informazione durante un'audizione in Parlamento, chiarendo che l'Italia aveva accettato di contribuire, a rotazione, con una compagnia di 140 soldati, salvo stracciarsi le vesti e dare fiato alle trombe ora.

La risposta forse, sta nell'inveterato provincialismo straccione della politica italiana, incapace di articolare un pensiero coerente che vada oltre i confini e le beghe di casa nostra, ferocemente attaccato al motto "A 'nu palmo d'o culo mio fa' chello ca vuo'".
Solo così si spiega come la politica italiana si sia svegliata scoprendo improvvisamente che il confronto tra NATO e Federazione Russa è precipitato a livelli da guerra fredda, con un'escalation di accuse reciproche e un mostrare i muscoli che non lasciano presagire niente di buono, ignara che la decisione presa a Varsavia ne è parte integrante come risposta agli incidenti di confine in Lettonia, dove tra la tarda primavera e l'inizio dell'estate scorsa le forze russe hanno ripetutamente sconfinato nel corso di esercitazioni militari.
Errori veniali, si dirà, ma dopo quanto successo in Crimea le Repubbliche Baltiche temono - non senza qualche fondamento - di essere le prossime pedine a essere sacrificate in una partita per la supremazia geopolitica più grande di loro.

Lo schieramento di un contingente NATO non è una buona notizia e sicuramente non aiuta la distensione, benché sia di dimensioni pressoché simboliche data la vastità dei confini interessati.
Sinceramente dubito che i 140 militari italiani partiranno per "spezzare le reni alla Russia" o per emulare le gesta degli spartani alle Termopili: sarebbe già qualcosa se la loro missione fosse utile non tanto a "salvare la faccia" alla NATO, cui le repubbliche baltiche e la Polonia sono associate, quanto come deterrente a ulteriori prove di forza.
Per quanto si possa pensare tutto il peggio possibile dell'espansione a est della NATO e degli interessi di cui è longa manus, è proprio il divampare di un'ulteriore guerra lampo lo scenario che va evitato a ogni costo.
Servirebbe più di qualsiasi altra cosa un'azione diplomatica efficace, quella che sinora né l'Italia, né il tandem Germania-Francia né l'Unione Europea si sono dimostrate in grado di allestire, lasciando così il gioco - e il fiammifero acceso - nelle mani poco delicate e affidabili delle stellette NATO.
Non mi reputo un guerrafondaio: solo ritengo che il tardivo belato bipartisan dei politici di casa nostra non sia una risposta e non contenga alcuna proposta utile.

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