venerdì, luglio 28, 2006

 

Un giorno ricorderai



Lontano Lontano

(Luigi Tenco)

Lontano lontano nel tempo
qualche cosa
negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto

E lontano lontano nel mondo
in un sorriso
sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu
mi prendevi un po' in giro

E lontano lontano nel tempo
l'espressione
di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto

E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e a un tratto
chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.

martedì, luglio 25, 2006

 

.Com


testata dotcom La testata .Com ha sospeso le pubblicazioni a tempo indeterminato e rischia seriamente di non fare più ritorno in edicola.
È un peccato, perché questo quotidiano dalla foliazione progressivamente ridottasi all'essenziale ha portato avanti un valido lavoro d'informazione e di riflessione sul mondo della comunicazione.
Potevo non essere d'accordo su singole prese di posizione del giornale, ma quanto meno la lettura di .Com non mi lasciava in bocca il sapore untuoso delle veline e delle marchette. Anzi, spesso gli articoli di .Com mi hanno fornito stimoli importanti per guardare alla professione con maggior consapevolezza e spirito critico.
L'acuta SuperCopy mi ha ricordato che nei suoi 3 anni di vita editoriale .Com si è ritrovato altre volte a navigare in acque burrascose, come se ci fosse una precisa volontà di "stangarlo".

venerdì, luglio 21, 2006

 

Verità indigeste



giovedì, luglio 20, 2006

 

Yesterday...



Non l’avrei mai detto che un giorno mi sarei trovato a intenerirmi come un tonno Rio Mare avendo in testa - piantato come un chiodo e altrettanto molesto - Little Tony che canta la melensa sigla iniziale di The Love Boat.
Sì, proprio Love Boat, la serie TV che tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 veniva trasmessa in seconda serata dalle emittenti locali e che scodellava dosi industriali di buoni sentimenti, gag, romantici turbamenti e rassicuranti happy ending.

Era melassa ben confezionata, ma a quei tempi ero un liceale alle prese con i soliti, enormi problemi esistenziali: brufoli, inesauribili languori romantici, allupamenti da eccesso di testosterone, rosicamenti da 2 di picche, le sfide a basket, le chiacchiere con gli amici al muretto, i logaritmi ecc. ecc. ... per cui ci stava che gradissi un po’ di sano entertainment prima della mezzanotte, orario in cui su GBR andava in onda “Proibito” (titolo che la dice lunga sui contenuti altamente edificanti).
Dai, Tony, continua a gorgheggiare “Mare, profumo di mare/con l'amore io voglio giocare”. Stasera mi sento in vena di nostalgie canaglie e d’indulgenza persino verso quell’esemplare di porco-spino che ero.

mercoledì, luglio 19, 2006

 

The Smoking Pipe:

Cos'è la guerra



The Lebanon
(Human League)

Lei sta sognando il 1969,
prima che arrivassero i soldati.
Ci si poteva permettere pane e vino
e condividerli non era una vergogna.
Viene svegliata dagli ululati
dei katiuscia che volano poco distante da lei
e si aggrappa, terrorizzata, ai suoi sogni
per vincere la paura di poter morire.

E chi avrà vinto
quando i soldati se ne saranno andati
dal Libano,
il Libano.

Prima di lasciare l’accampamento lui si ferma,
fruga con lo sguardo il mondo all’esterno.
Dove un tempo c’erano dei negozi
ora talvolta vanno ad annidarsi i cecchini.
Aveva lasciato casa sua una settimana prima
pensando che sarebbe stato come fare il poliziotto
ma ora si ritrova nel mezzo di una guerra
nel luogo dove supponevamo di dover mantenere la pace.

Deve essere un sogno
non può essere vero
Deve essere un sogno
non può essere vero

E chi avrà vinto
quando i soldati se ne saranno andati
dal Libano,
il Libano

“Si vis pacem para bellum”, “guerra, sola igiene del mondo” e ancora guerre sante o benedette, guerre preventive, guerre giuste o giustificate, conflitti a bassa intensità...
La guerra: maledetta, stupida, sozza guerra. Solo chi ha si avvia per l’ottantina e chi, in questi anni, è stato mandato in missione in divisa nei tanti teatri “caldi” del globo sa davvero cosa significhi convivere con la guerra, respirare l’odore della guerra, essere segnati per sempre dalla guerra.

Cos’è la guerra? È un ragazzo che cinquant’anni dopo ti racconta come si fosse ritrovato vivo per miracolo. Salito incautamente sul tetto per godersi lo spettacolo dei fasci di luce della contraerea che frugavano il cielo notturno, doveva la vita al padrone di casa che l’aveva provvidenzialmente scaraventato di lato mentre le tegole saltavano come birilli impazziti sotto una sventagliata di mitragliera.
Cos’è la guerra? È perdere quasi tutto quello che hai, essere evacuato dalla tua città il giorno dopo un bombardamento. È fare zig-zag tra cumuli di macerie respirando la polvere sospesa mentre ancora dai palazzi sbrecciati e pericolanti cascano con un fragore tonante calcinacci, mattoni e tegole.
Cos’è la guerra? È correre a cercare la persona più importante della tua vita, la sola che conti insieme ai tuoi genitori, e non trovare più niente della casa dove lei abita: è sentirsi impazzire dall’angoscia nel non avere notizie.
Cos’è la guerra? È passare a fatica per un’elegante piazzetta del centro, sfregiata sino a diventare irriconoscibile e lunare, e udire nel silenzio il suono più irreale del mondo: una voce di donna che canta da qualche parte in mezzo alle rovine; canta a voce spiegata salendo le ottave sino a trasformare il suo canto in un interminabile urlo disarticolato di dolore e di follia... .
Cos’è la guerra? È non poter dimenticare. È non poter evitare che l’ululato della sirena d’allarme riproposto in qualche film o documentario scateni reazioni nervose: groppo in gola, formicolii che serpeggiano risalendo la spina dorsale, lacrime e soprattutto ricordi, un fiume di ricordi che il tempo e l’età hanno solo in parte addolcito.

Tutto questo non è una partita di Unreal Tournament o di qualche altro Shoot’em all. Questa è la guerra vista attraverso gli occhi, le parole e le emozioni dei miei genitori: una vicina di casa di cui si parla spesso e che non vorremmo mai conoscere da vicino.

domenica, luglio 16, 2006

 

The Smoking Pipe:

Confessions of a shallow mind



Ieri pomeriggio ho ricevuto un regalo inaspettato. Una delle mie “figlioccie“, che da due settimane stava attraversando un pessimo momento, mi ha fatto sapere via SMS che “si sente da dio”. Temo che per festeggiare andrà a cacciarsi in nuovi guai, ma le voglio bene così com’è: vitale, senza mezze misure, sincera in modo imbarazzante e un tantino bad girl.
Non ho meriti speciali nel ritrovato buonumore della mia figlioccia se non quello di essere stato disponibile e presente, tuttavia stanotte mi sento sollevato come se avessi finito l’ultimo turno di guardia prima del congedo.

Nel nome dell'amicizia sono disposto a fare cose impensate, azzardate e non di rado sciocche, senza aspettarmi niente in cambio né oggi né in futuro, e tutto questo mi suona assurdo e incoerente se solo guardo a quanto appaia scontroso, distaccato e inavvicinabile alle persone che mi sono più care a questo mondo. Posso solo immaginare che siano le due facce della stessa moneta: oro da un lato, rame dall’altro.

Proprio la parabola evangelica dei talenti è stata sempre fonte di riflessioni problematiche per il sottoscritto, specialmente nel punto in in cui il Maestro spiega che nel giorno del rendiconto a chi è stato dato molto sarà chiesto molto di più.
Se stanotte dovessi essere convocato al Piano Superiore, sarei mortificato nel dover confessare alla Corte che da vivo non ho mai avuto una percezione molto chiara dei miei talenti, se si esclude il fragilissimo dono della scrittura.
Per tantissime altre faccende catalogate alla voce “vita” mi considero un semplice dilettante, un personaggio in cerca d’autore che calca le scene di un'esistenza in affitto incespicando spesso nelle battute del copione.
Qualche volta ho fatto del bene inconsapevolmente, molte altre volte mi sono accorto in ritardo di aver pasticciato, creando grovigli di dolore e incomprensione, o semplicemente di non essere stato all'altezza di ciò che altri si aspettavano da me.
In generale è proprio vero che le azioni umane possono essere giuste e nobili, mentre i moventi lo sono molto più raramente.

venerdì, luglio 14, 2006

 

Minima immoralia


busto medievale

• La probabilità che qualcuno ti guardi è proporzionale alla stupidità delle tue azioni

• Non esiste disaccordo che non possa peggiorare discutendone

• Cedi alla tentazione, potresti non avere una seconda opportunità

• Combatterò la corruzione finché ne resterò escluso

• Penso che il sesso sia meglio della logica, ma non posso provarlo

• C’è sempre del formaggio gratis in una trappola per topi

mercoledì, luglio 12, 2006

 

Storiella


Leggendo i giornali di questi giorni e ascoltando i commenti che si fanno al bar sembrerebbe che tutti fremano dalla curiosità di sapere cosa effettivamente si siano detti Zinedine Zidane e Marco Materazzi poco prima che il capitano dei Coqs perdesse completamente le staffe facendosi giustizia sommaria come un bulletto di periferia.
Questa vicenda sportiva mi ha fatto ricordare una storiella in dialetto che mi è stata raccontata tanti anni fa da un conoscente.

In un paesino della Sardegna, due signori s’incontrano per strada: “Buongiorno compare! È tanto tempo che non ci si vede. Tutto bene in famiglia?”
“Compare che piacere! Proprio lei stavo cercando. Ho un problema che solo lei può risolvere”
“Mi dica, compare, se posso ben volentieri”
“ Sono preoccupato per il mio asino. Da due settimane è triste e svogliato, praticamente non tocca cibo... se ne sta tutto il giorno immobile e mogio nella stalla...”
“il veterinario che dice?”
“Non sa spiegarselo: per lui il mio asino scoppia di salute. Compare, non so più a che santo votarmi, ho paura che gli abbiano fatto il malocchio e che mi muoia da un giorno all’altro”
“Va bene, andiamo a vedere cosa si può fare”

Recatisi alla stalla, il compare intima al proprietario dell’animale di uscire e di aspettarlo fuori. Dopo qualche minuto si sente chiamare ed entra, trovando la bestia miracolosamente ristabilita che mangia ed è di ottimo umore.
“Compare! È un vero miracolo! Ditemi come avete fatto!!”
“Scusatemi, non posso rivelarvelo. Adesso vi lascio perché ho da sbrigare alcuni affari urgenti in paese”

Dopo qualche tempo, i due compari tornano ad incrociarsi per strada.
“Compare, l’asino che avete curato...”
“Che altro è successo?”
“Non so come dirvelo...da quando l’avete guarito non riesce più a lavorare. Appena entro nella stalla, lui mi guarda e inizia a ragliare forte, a rotolarsi per terra scalciando e battendo gli zoccoli. Se non fosse un somaro direi che sta ridendo a crepapelle. Così non può andare avanti!”
“Ho capito, torniamo alla stalla”

Come la volta precedente, il compare si apparta con l’asino all’interno della stalla, uscendo in capo a qualche minuto. Il proprietario corre a sincerarsi delle condizioni dell’animale e lo trova finalmente tranquillo anche se, stranamente, tiene le orecchie basse.
“Questa volta dovete assolutamente dirmi cosa avete fatto altrimenti guastiamo l’amicizia!”
“Se proprio ci tenete a saperlo ve lo dirò. La prima volta mi sono avvicinato all’asino e gli ho sussurrato all’orecchio che ce l’avevo più lungo di lui”
“E la volta dopo?”
“La seconda volta gliel’ho fatto vedere”

domenica, luglio 09, 2006

 

Lo spammator cortese


C’è poco da fare:una volta che lo spam apre una breccia nella fragile riservatezza degli indirizzi di posta elettronica si deve accettare di essere derubati di un po’ del nostro tempo, fosse anche solo quello necessario a controllare che i filtri del client non siano stati esageratamente zelanti.
Che dire di tutto il quotidiano tripudio di sano trash? Trovo involontariamente comico che nello stesso giorno mi si consiglino finanziarie per le mie disastrate finanze e di investire nei titoli di sedicenti aziende pronte a farmi ricco, di sostenere farmacologicamente una virilità in preoccupante declino e di avere appuntamenti galanti con casalinghe annoiate.
Però ultimamente un dettaglio mi ha colpito: nel testo di alcune spam mail si trovano disseminati aforismi, proverbi popolari e persino passi biblici, talvolta abilmente occultati tramite l’assegnazione di un colore molto vicino al bianco dello sfondo. Eccovi la traduzione di alcune “perle”:
le mosche non visitano mai un uovo che non sia rotto”, “una canna può vivere prima che soffi il vento, mentre una possente quercia può morire”, “i cavalli della speranza galoppano, gli asini dell’esperienza, invece, avanzano lentamente”.
Lo spammatore si è fatto cortese? Si vuole forse scusare per averci importunato? È improvvisamente divenuto colto? Niente di tutto questo, ovviamente. Si tratta esclusivamente di una delle tante tecniche escogitate per aggirare i controlli automatici dei filtri anti-spam.
Che fantasia. Che spreco.

mercoledì, luglio 05, 2006

 

Il mio cielo da 9 pollici e mezzo


sys6 ITA
(immagine reperita nel sito http://www.euronet.nl/users/mvdk/system_6_heaven)

Ladies and gentlemen, permettetemi di tributare un sentito omaggio a questa scrivania monocromatica da 9 pollici e mezzo che è stata il mio angolo quotidiano di cielo e il mio scriptorium per tanti anni.
Oggi l’interfaccia grafica del System 6.8 può far sorridere e sembrare goffa, così come appaiono risibili le prestazioni fornite dagli 8 MHz del processore Motorola 68000, dal tetto massimo dei 4 MB di RAM e da un hard disk da 40 MB se non le si confronta con quelle di un PC dello stesso periodo che monti DOS o Windows 3.1.(ammesso di trovarne uno ancora funzionante).
Però l’essenzialità del mio venerabile MACinino mi ha insegnato tante cose: la più importante è che sedersi alla guida della Bentley o della Maserati dei personal computer è elettrizzante, ma serve a poco se non si sa dove andare e, soprattutto, se manca la benzina delle idee.

martedì, luglio 04, 2006

 

The Smoking Pipe:

Non scherzare col fuoco


img stilograficaSe c’è un aspetto della virtualità che molte persone sottostimano o liquidano facendo spallucce è l’effetto combinato del potere immaginifico della parola scritta e del desiderio inconsapevole di essere compresi e accettati fino in fondo, la speranza di trovare qualcuno che sappia fermarsi ad ascoltare la voce dei nostri pensieri e averne cura in un mondo dominato dal brusio di tante solitudini.

Se scrivo queste cose è perché a distanza di anni vedo realizzarsi nel reticolo di rapporti interpersonali che si creano e di disfano tra “vicini di blog” le stesse dinamiche che ho sperimentato nella mia intensa e turbolenta stagione in una splendida chat-community che richiamava utenti Mac da tutta Italia.

Chat del Salottino Ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere di persona molti degli utenti che frequentavano quella chat su Hotline oggi disattivata (nell’ immagine sopra indovinate chi sono tra i chatter “travestiti” da gusti del gelato: facile, eh?). Ho condiviso con loro trasferte impossibili, risate, pranzi luculliani, aiuti tecnici e professionali “volanti”, ma soprattutto ore interminabili di connessione che mi hanno portato a stretto contatto con sentimenti talmente privati che nella vita normale richiedono anni di frequentazioni e di confidenza.
Ho visto anche interludi sentimentali e cocenti delusioni provocati proprio dall’illusoria sensazione di conoscersi da una vita e di aver trovato finalmente un interlocutore affine che la virtualità sa dare tanto bene.

Non mi sognerei di dire a chicchessia di rinunciare a scoprire chi si celi dietro un nickname e a un filo di parole che suonano straordinariamente vicine al suo sentire. Molte volte in questo modo si trovano persone splendide nella loro assoluta normalità e amicizie destinate ad avere un ruolo importante negli anni a venire. Soprattutto penso che certe esperienze di socialità che ci fanno sentire parte di una rete di rapporti e di solidarietà senza confini debbano essere fatte almeno una volta nella vita per crescere umanamente e far respirare l’anima.
Tuttavia, mai come nel virtuale è necessario tenere i piedi saldamente piantati per terra: il dazio per certe disillusioni è alto, maledettamente alto, e si paga per intero nella vita reale.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?