domenica, maggio 20, 2012

 

earthquake






Questa domenica cupa e piovosa è iniziata una manciata di minuti dopo le 4 AM. Stavo dormendo come un ciocco quando Monica mi ha destato dicendo che c'era appena stata una scossa di terremoto, lunga e molto forte. Incredibile ma vero, non avevo sentito nulla sebbene il letto avesse sobbalzato come una vettura che passi sopra una serie di dossi.

Per deformazione professionale, il primo impulso è stato quello di alzarmi, accendere il Macbook e andare a caccia di maggiori informazioni. Invece sono rimasto a letto, tenendo per me la sensazione di fastidio per la stupidità di quel riflesso: a che pro drizzare le antenne virtuali quando non puoi renderti utile in alcun modo?
C'è qualcosa di larvatamente cinico e voyeuristico in questa smania di essere "testimoni", o meglio spettatori di qualcosa che sta avvenendo a centinaia di km.
Per questo, pur comprendendo il dovere di cronaca, ho fatto fatica a guardare le dirette dei TG dove era quasi palpabile l'attesa che avvenisse qualcosa di drammatico da riprendere.

Nel primo pomeriggio c'è stata la replica: magnitudo 5.1. Anche questa volta Monica è stata la prima a percepire la scossa e a indicarmi il lampadario del soggiorno che ondeggiava. Solo in quel momento ho avvertito come una vibrazione nel divano su cui ero seduto: qualcosa di simile al passaggio sotto casa di un trasporto speciale, niente di più di una lieve e spiacevole sensazione durata il tempo di un sospiro.
In Emilia è stato un altro momento di terrore, qui no: qui la vita ha continuato a ronzare pigramente sotto la pioggia come se nulla fosse.

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sabato, maggio 12, 2012

 

Italia 2012: amara constatazione



Italia 2012

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sabato, maggio 05, 2012

 

New Rules



Mettiamo che da anni siate clienti del negozio di frutta e verdura sotto casa, forse un po' caro, ma che non vi hai deluso rifilandovi merce scadente.
Un brutto giorno, però, il titolare decide di alzare sensibilmente i prezzi e, allo stesso tempo, la qualità del prodotto inizia a lasciare a desiderare. Non importa quale sia la ragione del comportamento del negoziante: non ha senso continuare a servirvi da lui, no?

Mettiamo che abitiate in un condominio. Da un po' di tempo c'è maretta nei confronti dell'amministratore perché le pulizie e la manutenzione delle parti comuni lascia parecchio a desiderare a fronte di spese condominiali sempre più salate. L'amministratore del condominio si difende addebitando la situazione alla presenza di alcuni inquilini morosi.
Però nel palazzo a fianco, "gemello" del vostro, non c'è traccia di vetri rotti, polvere, lampadine fulminate, ascensori fuori uso per settimane. Oltretutto, informandovi venite a sapere che anche lì ci sono inquilini in arretrato, ma che le spese condominiali sono nettamente inferiori. Salvo accordi sottobanco, perciò, è prevedibile che presto o tardi in assemblea sarà reclamata - e ottenuta - la testa dell'amministratore inefficiente.

Tutto logico fin qui?
TaxesPeccato che questa logica elementare non possa trovare applicazione quando chi eroga servizi è un soggetto molto particolare: lo Stato.

In teoria, l'esistenza di uno stato si legittima con la sussistenza di un contratto sociale secondo il quale la popolazione demanda a un'entità sovraordinata la regolamentazione, l'organizzazione e lo svolgimento di tutta una serie di attività e servizi di pubblica utilità quali ordine pubblico, difesa, sanità, istruzione, infrastrutture civili ecc,, che viene finanziata attraverso la fiscalità, ovverosia prelevando una quota della ricchezza prodotta direttamente e indirettamente dai cittadini.

Ora la domanda è: come si sta comportando lo Stato italiano verso i cittadini? Sta rispettando i termini del contratto sociale ridistribuendo la ricchezza che preleva sotto forma di servizi?

Quello che è sotto gli occhi di tutti, penso, è che il contratto sociale stia vibrando e scricchiolando paurosamente, mentre le terapie applicate - auspicabilmente - con le migliori intenzioni sembrano consistere unicamente in salassi sempre più imponenti e nell'amputazione dei servizi ai cittadini, di per se già al limite della decenza. E, per tornare, agli esempi iniziali, solo una ristretta élite può decidere di cambiare Stato come si cambia un fornitore. Certo non è alla portata di tutti stabilire la propria residenza in un piccolo cantone della Svizzera tedesca o nel Principato di Monaco.

Alla maggioranza spetta il peso soverchiante di portare la croce e di cantare messa in quelli che sono stati chiamati "sacrifici necessari". Io, però, ho il brutto presentimento che siano solo la scorciatoia per arrivare al punto di rottura del sistema, provocato alimentando una rivolta dal basso degli esasperati o l'instaurazione di un direttorio tecnocratico dall'alto: qualcuno, forse, ha già pronta da tempo la bozza con le nuove regole del gioco.

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