martedì, settembre 06, 2022
diffamazione online: quella sporca latrina
Sabato 3 settembre Cloudflare, azienda che si occupa di web hosting e sicurezza digitale, ha annunciato di aver interrotto la fornitura di servizi al forum Kiwi Farms.
Se questa notizia vi ha lasciato perplessi o indifferenti niente paura: probabilmente ancora non sapete cosa sia e come operi Kiwi Farms.
Permettetemi una premessa chiarificatrice. Di regola i fornitori di servizi tecnici sono rigorosamente agnostici nei confronti dei comportamenti e delle convinzioni dei clienti, astenendosi dal dare giudizi morali e dal surrogare le autorità competenti intervenendo con autonome iniziative censorie.
La presa di posizione di Cloudflare, perciò, rappresenta una extrema ratio giustificata da ragioni di gravità e urgenza, ovverosia la percezione che l’aggressività virtuale degli utenti di Kiwi Farms stesse per trasformarsi in una minaccia REALE alla vita di una persona.
Cos’è Kiwi Farms
Frequentando i social network vi sarete senz’altro fatti un’idea di cosa siano i troll e il cyberbullismo. Kiwi Farms combina il peggio di queste due categorie.
Creato nel 2013 da un ex administrator del controverso 8Chan, paradiso dei teorici delle cospirazioni, degli estremisti di Destra nonché una delle più malfamate discariche di internet, Kiwi Farms ospita e promuove campagne di molestie, persecuzione, calunnia, minacce e istigazione al suicidio.
Le vittime in genere sono scelte tra donne, rappresentanti di determinate minoranze quali esponenti LGBTQ o soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico che, a giudizio degli utenti di Kiwi Farms, sarebbero del tutto immeritevoli delle attenzioni ricevute in campo artistico o nel sociale.
Una volta concordato il bersaglio, i frequentatori di Kiwi Farms mettono all’opera la panoplia delle tattiche per molestare, screditare e angosciare la vittima, i suoi familiari, amici e collaboratori.
- DOXXING - raccolta con ogni mezzo e pubblicazione di informazioni sensibili quali indirizzo, numero di telefono, vecchie foto, mail, post e chat da cui possano emergere contraddizioni, bugie, contenuti imbarazzanti o “compromettenti”;
- STALKING - minacce e forme di pedinamento come la pubblicazione di foto dell’abitazione o di informazioni aggiornate su abitudini, frequentazioni, cambi di residenza o di riferimenti telefonici e internet;
- SWATTING - provocare l’intervento della polizia a casa della vittima tramite false segnalazioni di reato;
- ISOLATING - impedire alla vittima di reagire e di ricevere solidarietà sui social facendo sospendere i suoi account mediante segnalazioni in massa.
A questo punto dovrebbero essere evidenti due cose:
a) che le macchine del fango come Kiwi Farms non sono affatto innocue, bolle virtuali in cui sfogare le pulsioni più sordide;
b) che ci si muove su un crinale sdrucciolevole ogni qual volta si sfiora la libertà di espressione o si avanzano nuove proposte per regolamentare responsabilità e poteri dei provider sui contenuti generati dagli utenti.
A chi non piacerebbe una Rete decontaminata dagli sversamenti di liquami tossici? Anche ipotizzando che tale risultato sia raggiungibile, il punto è: quale prezzo siamo disposti a pagare?
Etichette: Cloudflare, defamation, The Smoking Pipe, web
martedì, agosto 13, 2019
Tumblr e il "bacio della morte"
Nel maggio 2013 Marissa Mayer, rampante manager strappata a Google per rilanciare le sorti declinanti di Yahoo!, staccò senza battere ciglio un assegno da 1,1 miliardi di $ per acquistare la piattaforma di microblogging e social network TUMBLR.
All'epoca Tumblr era in pista da poco più di 6 anni e, benché molto meno popolare e visibile di Facebook o Twitter, era spinto da un tam-tam che lo dipingeva come il social "figo", libero da censure, vetrina di creativi multimediali, cyberpoeti emergenti, intellettuali alternativi, esteti e spiriti inquieti; in poche parole, una sorta di club sotterraneo "per molti ma non per tutti".
La notizia dell'acquisto fece scalpore non solo e non tanto per l'entità della somma pagata, quanto per la mancanza di una logica e di una strategia di integrazione. Yahoo!, oltretutto, aveva la fama di fare shopping di applicazioni promettenti salvo poi affossarle per cambi di strategia o mancanza di investimenti in sviluppo.
Nel 2017 Verizon rileva Yahoo! per 4,4 miliardi di $ e dà un benservito multimilionario a Marissa Mayer.
La nuova proprietà inizia a fare ordine e a dismettere ciò che non considera strategico. Così nel 2018 vende Flickr e mette sul mercato anche Tumblr che, nel frattempo, ha perso parte del suo fascino e del traffico utenti a causa della contestata decisione di mettere al bando immagini e contenuti considerati sessualmente espliciti/pornografici.
E si arriva all'oggi, con la notizia della vendita della piattaforma ad Automattic, l'azienda che detiene la proprietà e gestisce WordPress, per una cifra definita inferiore ai 20 milioni di $. Secondo alcune voci, l'accordo sarebbe stato concluso a 3 milioni di $. In ogni caso, si tratterebbe di una valutazione irrisoria, infinitesimale rispetto a quella agli steroidi anabolizzanti dell'epoca Mayer.
In questa parabola della finanza ai tempi del Web c'è spazio per un finale quasi ironico. E' stato scritto - ma è da verificare - che prima di vendere ad Automattic, Verizon abbia ricevuto un'altra manifestazione d'interesse all'acquisto di Tumblr, ma l'abbia respinta. Il potenziale acquirente, infatti, sarebbe stato uno dei colossi della pornografia in Rete: il portale PornHub.
Etichette: comunicazione, vita da blogger, web
giovedì, ottobre 04, 2018
Politica effimera: copertina e veleni per MEB
Sarà pure un’iniziativa discutibile sul piano dell’opportunità, dei tempi, delle modalità e della scelta della testata, sta di fatto che il lancio del nuovo numero del periodico Maxim con Maria Elena Boschi come cover story ha riportato in superficie la morchia della campagna di carachter assassination di cui l’ex ministro è stata fatta oggetto in quanto donna e donna di potere, simbolo dell’ascesa e della caduta del PD di Matteo Renzi e figlia dell'ex vicepresidente di quel cratere tossico chiamato Banca Etruria.
il bias
La bolla di bias cognitivo che circonda Maria Elena Boschi è palpabile nell’acredine di centinaia di commenti postati su Twitter che hanno rimasticato accuse e invettive memorizzate come mantra.
Nessuna curiosità, neanche un accenno di voglia di verificare se l’avvocatessa di Montevarchi corrisponda effettivamente alla Maria Etruria Boschi bersagliata dagli articoli di alcuni quotidiani e dai meme: figlia di papà algida, arrogante e assetata di potere, vestale del giglio magico, gregaria di bella presenza ma priva di autonomia e di spessore senza il suo anfitrione Renzi.
D’altronde non è che MEB sia apparsa a suo agio quando si è trattato di proporre un’immagine di sé meno inavvicinabile, avviluppata nei rituali e negli intrighi di palazzo, distaccata dalla vita dei comuni mortali.
Nelle interviste rilasciate a tale scopo sembra occhieggiare non solo l'esercizio del diritto di scegliere cosa condividere della propria sfera privata, ma anche una certa artificiosità, quasi ci fosse una riserva di fondo a sottrarre tempo alla politica per piegarsi alle indicazioni dell’ufficio stampa: questione di carattere o di priorità, forse.
Doctor Alessandro & Mr. Meluzzi
Sia come sia, saltando a pie’ pari i commenti alla copertina di Maxim smaccatamente triviali e offensivi, si segnala il “contributo alla discussione” offerto da Alessandro Meluzzi, habitué dei salotti televisivi che elenca nelle proprie referenze le qualifiche di medico psichiatra, psicoterapeuta, criminologo, docente di psichiatria forense e niente meno che Primate Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana.Da una simile batteria di titoli professionali ci si aspetterebbe opinioni se non illuminanti, almeno originali. Al cospetto di un trend topic più vicino alle rubriche di Dagospia, invece, il buon Meluzzi non ha trovato di meglio che spiattellare un quesito lasco come: “A quando il servizio in Intimo?”
Per carità, la leggerezza di spirito, il guizzo d’ironia e la battuta arguta non destinata alla posterità sono merce corrente e del tutto legittima sui social: guai se fosse il contrario.
Solo che, a ben guardare, quel A quando il servizio in Intimo? ha la stessa eterea leggerezza della Kryptonite.
Sbaglierò, ma ho recepito nelle parole usate da Meluzzi una sgradevole mancanza di rispetto che va oltre il sarcasmo nei confronti di un personaggio pubblico di cui non si condividono le scelte e la collocazione politica.
A dirla tutta mi è parsa un’imbeccata perfida ai propri follower, una calcolata istigazione a sfogare su Maria Elena Boschi il sessismo pecoreccio dell'italiano medio e la malevolenza che le donne sanno distillare nei confronti di altre donne.
Il servizio fotografico per un periodico patinato non è certo una questione di stato, ma le parole sono importanti anche laddove hanno un ciclo di vita effimero come Twitter.
Etichette: Cultura, Maria Elena Boschi, Maxim, MEB, Meluzzi, Politica, Twitter, web
sabato, settembre 15, 2018
EU copyright: un potenziale bacio della morte
La nuova direttiva UE sulla tutela del copyright approvata mercoledì scorso, mentre l’attenzione dei media era concentrata sull’Ungheria di Orban, è frutto di un’elaborazione durata anni, nei quali svariate proposte sono state analizzate e respinte dai panel di esperti in sede di commissione e un testo è stato bocciato in aula dal parlamento europeo.
Ciò non ha allentato minimamente la marcatura stretta delle lobby - principalmente quella degli editori - sugli europarlamentari, né ha impedito che qualche manina astuta reintroducesse nel testo votato due regole che sono potenzialmente disastrose per la libertà di espressione.
#link tax: ai fornitori di servizi in rete, tra i cui i motori di ricerca, gli aggregatori di news e i social network, non sarà più permesso di pubblicare collegamenti ipertestuali (link) alle pagine dei siti di quotidiani e periodici senza un previo accordo con gli editori per il pagamento di una licenza.
Il divieto - da cui restano escluse organizzazioni come Wikipedia - ha maglie strette: senza licenza, saranno ammessi solamente link composti da un’unica parola del titolo o sottotitolo.
Dov’è il problema? Nei risultati dei motori di ricerca e sui social saranno visibili come oggi solamente i link alle testate online di quegli editori con cui i fornitori di servizi avranno interesse ad accordarsi.
Algoritmi. i fornitori di servizi di cui sopra dovranno adottare filtri basati su algoritmi che scandaglieranno qualsiasi contenuto gli utenti vorranno pubblicare (testi, foto, video, link) confrontandolo con un database di materiali coperti da copyright. In caso di risultanza positiva il processo di pubblicazione sarà automaticamente bloccato.
Quali problemi:
a) non è contemplato alcun controllo a garanzia di cosa sarà immesso e aggiunto nel database;
b) la vaghezza del testo della direttiva consegnerà ai filtri - e a chi li “istruisce” - il potere di censurare anche i contenuti più banali e innocenti. Facciamo qualche esempio:
• l’aforisma tratto da un libro [BOCCIATO]
• due righe tratte dal testo di una canzone [BOCCIATE]
• il selfie o la clip video che abbia come sfondo l’interno di uno stadio di calcio [BOCCIATI]
• la foto o il video amatoriale in cui compaiano un cartellone pubblicitario o un palazzo senza che sia stata richiesta e ottenuta la licenza d’uso di chi detiene la proprietà intellettuale [BOCCIATI];
c) gli algoritmi, come dimostra l’applicazione fattane su YouTube, sono tutt’altro infallibili, ma in caso di errore si avrà unicamente la possibilità di sporgere reclamo e attendere che sia esaminato.
Ora, è fuori discussione che occorra una regolamentazione aggiornata che garantisca un congruo riconoscimento ai creativi, agli autori e agli editori e può anche darsi che gli effetti della nuova direttiva siano meno catastrofici del temuto.
Non di meno, dubito che gli europarlamentari, presi dalla fretta di portare a casa il risultato con ampio margine rispetto alla fine del loro mandato, fossero realmente consapevoli delle conseguenze di ascoltare le sirene dei lobbisti.
Una cosa è certa: se un set di regole a tutela del copyright come quello approvato dal parlamento europeo fosse stato in vigore quando il web era ancora in fasce avremmo sulla coscienza un infanticidio informatico. La Rete come la conosciamo non esisterebbe.
Etichette: bad news unlimited, copyright, direttiva, EUparliament, web
lunedì, luglio 23, 2018
La sepoltura del nobile
A volte ci si imbatte casualmente in microstorie intriganti, ma che ci lasciano presi all'amo della curiosità perché manca il seguito.
Per esempio, quella della cosiddetta "Sepoltura del nobile".
Siamo negli anni '30 del secolo scorso in una zona in aperta campagna nel territorio di Oliena (NU). Tutto intorno null’altro che oliveti, foraggere, vigneti e pascoli. L'unica presenza "storica" di rilievo è data dai ruderi del vicino villaggio nuragico di Vruncu 'e s'arvure.
Durante lavori di aratura, il vomere incontra una resistenza inattesa. Il proprietario ferma il giogo e controlla: l’aratro ha scalzato di lato e portato alla luce quella che sembra la copertura di una tomba sconosciuta, sino ad allora occultata dallo strato superficiale del terreno.
Fattosi istintivamente il segno della croce, il contadino scruta all’interno della sepoltura. Non ha intenzione di mancare di rispetto al defunto, chiunque sia, ma è curioso e magari spera nella presenza di qualche oggetto di valore che possa portare un po' di soldi in casa.
Ciò che vede lo lascia senza parole: uno scheletro che ancora indossa quelli che hanno l'aria di essere i resti di fastosi abiti nobiliari.
La visione, però, dura poco: l’esposizione all’aria e alla luce del sole distrugge e polverizza i tessuti del vestiario, lasciando in vista solo le ossa calcinate dal tempo.
La storiella gotica finisce qui: le domande sull’identità dello scheletro e sul perché una persona in apparenza altolocata sia stata sepolta in aperta campagna, dimenticata da tutti, invece che in terra consacrata non hanno risposta.
O forse le risposte ci sono, ma bisogna interpellare le persone giuste per arrivarci.
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mercoledì, gennaio 31, 2018
Il fiume Lete
Tra le amicizie solo virtuali e quelle reali c’è un abisso. Le prime pagano in mancanza di profondità il loro essere parziali, poco ingombranti e facili da recidere, prive di fatica e di autentica dedizione reciproca.
Però anche nel virtuale ti imbatti in persone speciali, per cui provi stima sincera. E quando il loro tempo è prossimo a esaurirsi ti metti in disparte in segno di rispetto verso la persona e l’intimità di chi ha autentici motivi per piangerla; torni a essere fatto di byte temporaneamente parcheggiati nella partizione di qualche server.
La vicinanza virtuale in questi casi si rivela più fragile ed eterea di questa nostra vita fatta della stessa materia dei sogni, come Shakespeare fa dire a Prospero.
Così, per quanto possa sembrare irrazionale, nelle ultime ore ho vissuto con afflizione, restando a distanza, la decorso terminale di un mio contatto “speciale”, non sapendo se sperare in un improbabile “segno di Giona” o che tutto si compia come un transito senza affanni all’altra sponda del fiume Lete.
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sabato, novembre 25, 2017
Castway
Nostalgia, nostalgia canaglia. Da qualche giorno sono entrato per curiosità in un gruppo chiuso di Facebook dal titolo che non lascia adito a fraintendimenti: “Naufraghi di Splinder”.
Mi sono sentito un po’ un impostore tra di loro visto che sulla piattaforma Splinder, chiusa ai primi del 2012, ho pubblicato poco o nulla né si può dire che abbia lasciato il segno, mentre chi commenta ha vissuto intensamente quella stagione irripetibile di creatività e socialità malgrado Splinder.
Già, la sorte spettata a quel servizio resta uno degli esempi più eclatanti in Italia di come l’acquisto multimilionario da parte di un gruppo grosso, ma con il core business altrove e un management non all'altezza, possa essere il bacio della morte per i fiori di serra del web.
Tornando al gruppo, l’atmosfera non poteva che essere quella dei raduni di ex liceali e compagni di classe, dove ci si ritrova vent'anni dopo con l’imbarazzo di farsi riconoscere o di frugare nella memoria in cerca della scintilla di un ricordo in comune.
Il tutto, però, gestito senza affanno, con garbo, affettuosa sollecitudine e spigliatezza. L’onda della nostalgia dei bei tempi andati e il piacere di ritrovarsi non fanno perdere la consapevolezza che la vita è andata avanti, altrove o di traverso in certi casi.
Molti dopo Splinder hanno aperto un blog altrove, ma “non è stata più la stessa cosa”; diversi hanno smesso di scrivere. Un po’ tutti si sono sentiti dispersi, tagliati fuori, periferici rispetto a un flusso che ormai passa altrove, frammenti in caduta libera di una galassia perduta… naufraghi di Splinder, appunto.
Un ultimo appunto: sono abbastanza vecchio da avere una collezione di ricordi nostalgici di altre e più lontane stagioni nelle quali mi sono sentito parte di qualcosa di più grande e di importante: i baracchini CB, le radio libere, i newsgroup, i forum e la chat tra utenti Mac quando la Mela morsicata non era ancora l’acclamata griffe di dispositivi hi-tech di lusso. Oggi guardo i fenomeni social con occhio disincantato e il freno a mano tirato e non è che mi senta privilegiato. C’è qualcosa di peggio dell’innamorarsi di un'idea ed è il non innamorarsi più.
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domenica, agosto 27, 2017
prova tecnica
domenica, giugno 11, 2017
Disumanizzare
Non mi ritengo buonista: mi sta solo sul cazzo chi, dall'alto di una presunta superiorità culturale e morale, con due righe sprezzanti di commento su Facebook disumanizza milioni di persone di cui, ovviamente, sa tutto quel che c'è da sapere.
Agli occhi di questi colti crociati da tastiera gli altri sono il MALE alle porte di casa: se non sono belve sanguinarie sono parenti o complici di belve, infidi sempre e comunque.
Perciò ai loro occhi è innaturale che nascano, crescano, ridano, piangano, sudino, abbiano fame, paura e il mal di denti, si innamorino, abbiano figli e li amino come noi.
Ne discende che per i subumani non valga quel che diceva un Rabbi messo a morte sotto il regno di Tiberio:
E chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra?"Believe me when I say to you / I hope the Russians love their children too" cantava Sting a metà degli anni '80...
O se gli chiede un pesce, gli dia invece un serpente?
Oppure se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione?
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venerdì, febbraio 24, 2017
letame virtuale
I liquami verbali che tracimano da gruppi chiusi dal titolo che si descrive da solo come "Fistare Bebe Vio con le sue stesse protesi" e "Pastorizia never dies" e le condivisioni a manetta del video delle due Rom chiuse come bestie in un gabbiotto per i rifiuti a Follonica sono solo due esempi recenti dell'insostenibile bruttura dei social network oggi.
C'è qualcosa di disarmante nella bestiale leggerezza con cui persone apparentemente non stupide, incolte e abbruttite dalla vita trovano normale, divertente, persino cool sciorinare sui social network immagini, contenuti audio/video e commenti degni dei deliri di persone sessualmente represse, intrisi di violenza verbale, privi di qualsiasi rispetto ed empatia verso le vittime.
Il peggio è l'amoralità, la mancanza di consapevolezza e di senso di responsabilità nei confronti di ciò che si pubblica o si condivide sui social network.Facebook e la virtualità sono vissute come una dimensione carnevalesca in cui le regole sono sospese o sovvertire e tutto è effimero intrattenimento. Alle prime critiche c'è chi fa spallucce, chi palesa il suo analfabetismo funzionale, ma anche chi reagisce sprezzante proclamandosi detentore di un inarrivabile, insindacabile e incompreso intento satirico.
Sarà anche virtuale ma tutto questo concime organico nel ventilatore social rende l'aria irrespirabile.
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giovedì, dicembre 15, 2016
Anti-antivirus
Gli antivirus sono cosa buona, utile e giusta fintanto che non pretendono di prendere il controllo totale del browser impedendone di fatto l'utilizzo.
Avast, purtroppo, ha dimostrato questa insana e precocissima propensione alla paranoia da sicurezza, istigando Firefox - già severo di suo - e iCab a rifiutare tassativamente l'accesso a normalissimi e protetti indirizzi https quali quelli di Gmail, Facebook, Pinterest, Flickr e del servizio di home banking.
Se voleva essere un test sulle mie doti di pazienza e mite rassegnazione, beh, è finito ingloriosamente nel cestino insieme ad Avast.
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venerdì, giugno 03, 2016
Accidental heroes
Auguro senz’altro un futuro sereno a Girone e Latorre, ma anche un po’ di giustizia (postuma) per i due pescatori indiani ammazzati e dimenticati.
In ogni caso un giorno, forse, sfogliando casualmente meme e articoli di archivio sul caso dei due Marò ci accorgeremo che nella narrazione sconclusionata che è stata costruita su questa vicenda ci sono tutti gli elementi del confuso, intermittente e (quasi sempre) posticcio nazionalismo italiano.
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domenica, maggio 29, 2016
Idee
Ogni tanto in rete si trovano idee forse donchisciottesche, ma ingegnose, che fanno sorridere e inducono a pensare che l'umanità non sia un unico affollato letamaio senza speranza.
Maya Pedal, Guatemala from Matteo de Mayda on Vimeo.
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sabato, marzo 26, 2016
desslisia-dislessia
Mettersi nei panni altrui non è facile, tanto più quando non riusciamo a immaginare cosa si provi a vivere una situazione anomala rispetto a ciò che consideriamo l'assoluta "normalità".
Un disturbo alle facoltà di apprendimento (DSA), ad esempio, è qualcosa di difficile da concepire perché si tratta di un freno nascosto, elusivo, che non interferisce né con l'intelligenza né con le facoltà sensoriali, motorie o di socializzazione.
E' arduo mettersi nei panni di un ragazzino in età scolare che abbia una forma anche lieve di dislessia, disgrafia o discalculia. Ciò che si percepisce dall'esterno è solo la lentezza tormentosa e la fatica - fisica e mentale - nella decodifica di un testo, nella stesura di un compito scritto o in quello che un tempo si definiva far di conto.
Da genitori, la reazione standard è raddoppiare gli sforzi, gli esercizi di lettura, scrittura e calcolo aritmetico, nella speranza che un allenamento intensivo possa vincere le resistenze e gli impacci di un figlio che sembra "poco portato" o incline a perdere facilmente la concentrazione.
Nelle aule scolastiche, poi, il problema si amplifica all'ennesima potenza nel confronto con il resto della classe e gli insegnanti. Se anche un professore avesse il vago sentore di un DSA dietro le difficoltà di un alunno che non si applica, mancano il tempo, le competenze e le risorse per intervenire.
Tornando al problema di "visualizzare" il disturbo, mi ha colpito il simulatore dell'esperienza di lettura di un dislessico che trovate a questo indirizzo. Trovo che nella sua semplicità senza pretese sia un esperimento riuscito, ma soprattutto istruttivo.
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domenica, marzo 20, 2016
Un buon avvocato serve sempre
Un ingegnere muore e si ritrova alla porta del paradiso. San Pietro sfoglia il dossier sul nuovo arrivato, scuote la testa e dice: “Ah, vedo che lei è un ingegnere. Il suo posto non è qui, mi spiace.”
L’ingegnere viene spedito all’inferno, dove viene accolto. Ben presto, però, inizia a trovare insoddisfacente il livello di comfort del posto. Così inizia a progettare e realizzare una serie di migliorie quali l’aria condizionata, toilette con scarichi efficienti e scale mobili tra i vari gironi, diventando un personaggio molto popolare negli inferi.
Un giorno Dio telefona a Satana e con fare scherzoso domanda: “Beh, come vanno le cose giù da te?”
“Oh, qui le cose vanno alla grande!” - risponde Satana - “Adesso abbiamo aria condizionata, toilette che funzionano, scale mobili e non so cos’altro abbia in mente l’ingegnere che ci hai mandato.”
“Cosa? Come sarebbe a dire che hai un ingegnere?" - replica Dio colto alla sprovvista - “C’è stato un errore: non sarebbe mai dovuto arrivare da te. Rimandalo qui!”
Satana ribatte: “Nemmeno per sogno! Mi piace avere un ingegnere nel mio staff e me lo tengo!”
Indispettito, Dio sbotta: “Se non me lo rimandi ti faccio causa!”
“Ah sì?” - ribatte Satana con una risatina perfida - “Dimmi una cosa, conti davvero di trovare un buon avvocato in paradiso?”
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venerdì, gennaio 08, 2016
Agonia
C’è un’esperienza comune a tutti che tendiamo a censurare, tener lontana dai nostri discorsi e che mai e poi mai desideriamo concedere a sguardi indiscreti: quell’ultimo tratto della vita - nostra o delle persone che ci sono care - che precede l’arrivo della morte.
Mi hanno colpito, in questo senso, due schizzi realizzati dalla giornalista-illustratrice di San Francisco Wendy MacNaughton - QUI il suo sito - che tra i tanti soggetti e flash di vita quotidiana ha scelto di dedicare un reportage al tema-tabù dell'agonia.
Quelle linee tracciate sulla carta del blocco di appunti contengono le chiavi di un racconto lasciato alla sensibilità di chi guarda, privo della fredda, meccanica mancanza di pudore dell’obiettivo fotografico ma, proprio per questo, aperto a tutti quei dettagli, emozioni, gesti, silenzi e parole inespresse che custodiamo sepolte nella penombra della memoria.
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lunedì, settembre 14, 2015
Messaggi nella bottiglia messi in piazza
È piovuto così, corredato di foto in giacca e cravatta molto anni '70, lo stupefacente annuncio a scopo matrimoniale ancora fresco di pubblicazione sulla timeline di un gruppo Facebook che seguo.
Nel suo essere allo stesso tempo inaspettato, anacronistico e inappropriato, quest'annuncio francamente mi spiazza. Infierire sarebbe sin troppo facile, ma anche ingeneroso e irrispettoso nei confronti di uno sconosciuto, di un ospite che si è reso vulnerabile al pubblico dileggio.
Ci sarebbe altro da dire sull'uso quanto meno approssimativo dei social media e da eccepire sullo stereotipo della donna sarda come angelo del focolare, ma al momento provo soprattutto tristezza e irritazione, quasi fossi stato io a mettere in piazza la mia solitudine.
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sabato, agosto 01, 2015
Sceriffi DIY
Un TSO che ha come epilogo drammatico la morte della persona che sarebbe dovuta andare in trattamento per problemi psichici, un Carabiniere ricoverato in ospedale con diverse fratture e lesioni al cranio e il suo superiore indagato per omicidio colposo: fin qui l’estrema sintesi di un triste fatto di cronaca avvenuto a Carmignano, un paesino della bassa padovana.
Come era prevedibile le reazioni dei familiari, che accusano i militi dell’Arma di aver ammazzato il congiunto disarmato e seminudo, e soprattutto l’apertura di un fascicolo per omicidio colposo a carico del Carabiniere che ha sparato stanno scatenando le solite, sterili polemiche sulla giustizia cieca e sbilanciata a favore di rei e violenti.
Facendo la tara sul funzionamento spesso imprevedibile e contraddittorio della macchina giudiziaria, in un Paese normale e di persone mediamente istruite non ci sarebbe nulla di scandaloso in un atto della magistratura che è dovuto e indispensabile per svolgimento delle indagini, tanto più necessarie per accertare l’esatta dinamica di un episodio concitato conclusosi con la morte di un uomo.
Per taluni commentatori dei social, invece, il caso andrebbe chiuso subito, accontentandosi di una ricostruzione giornalistica in apparenza lineare:
- c’è una persona in stato di evidente alterazione mentale che tenta di sottrarsi al TSO, richiesto dai familiari, fuggendo in mutande e calzini per le vie del paese e nelle vicine campagne, tallonato dai Carabinieri e dal personale paramedico che doveva provvedere al trasporto in una struttura sanitaria;
- l’uomo, dotato di una notevole prestanza fisica, reagisce con violenza quando viene raggiunto e ammanettato da uno dei Carabinieri, riuscendo a sopraffarlo e massacrarlo di botte;
- interviene il superiore in grado del Carabiniere che, vedendo il collega in pericolo, come da regolamento prima spara in aria e poi centra l’aggressore con un unico colpo che ne provoca il decesso in pochi minuti malgrado l’intervento immediato del personale sanitario.
Per il partito degli sceriffi c’è abbastanza per un immediato encomio solenne ai Carabinieri coinvolti e per scaraventare all’inferno l’energumeno impazzito, senza la minima pietà per un giovane uomo che non era un erculeo minus habens, bensì una persona descritta come sensibile, piena di interessi, talentuosa ma anche mentalmente fragile.
Secondo i giustizialisti da social network, anzi, è troppo poco che il proiettile andato a bersaglio sia stato solo uno ed è tutta colpa delle leggi (di merda) e dei giudici se i cittadini non possono difendersi ed essere difesi come si deve dalle forze dell’ordine.
Per quanto mi riguarda, se l’encomio arriverà a indagini concluse sarà ben meritato.
A parte questo, però, si dimentica o si ignora del tutto il fatto che il nostro ordinamento giuridico è particolarmente severo e restrittivo in materia di ricorso alle armi, dettando precise condizioni perché il loro uso sia legittimo anche da parte delle forze di polizia nell’adempimento del loro dovere (art 53 c.p, con riferimenti agli articoli 51 e 52 c.p).
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lunedì, maggio 11, 2015
WWFYF: umanità a nudo
Uno sguardo amaro, un'abbuffata di immagini in apparenza disomogenee e disposte in modo casuale, ma che in realtà tesse una rappresentazione cruda e sarcastica di un'umanità folle, violenta e degradata: tutto questo è il "racconto" di WWFYF. Buona visione.
P.S.la "colonna sonora", quanto mai intonata ai contenuti, è Black Water della band Timber Timbre
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mercoledì, novembre 26, 2014
Mujeres
Il lato oscuro
Uff...madonna che due [....]! costretti a stare qui ad ascoltare le solite [....] degli amichetti degli immigrati, degli arabi e degli zingari...ma come si fa!!!
Oooooh siiiiì! poverini!! Senti, bello, lo sai che mi stai spezzando il cuore da come la racconti, sì sì.
Ma come predichi beneee! [....], perché non li ospiti tutti a casa tua visto che ci tieni tanto? Scommetto che quando li vedi in giro non ti sogni di dare loro uno strappo perché ti da fastidio il loro puzzo o hai paura che ti diano una botta in testa e te la rubino, la tua preziosa macchina da fighetto.
[....], ma perché non vieni a dire le tue [....] in strada o al mercato, senza presidi e professori a pararti il [....]? Possibile che nessuno abbia le [....] di [....] questo gran bugiardo faccia di [....] dicendogli in faccia la verità???
Ma quanto deve durare ancora questa robaaaa?? Se passano per chiederci di fare un’offerta o cose del genere giuro che me ne vado.
Basta, mi sono rotta!! Adesso prendo il microfono e mi sente: voglio vedere chi mi ferma. Glielo dico io che questi qui sono feccia. Vengono qui per comandare in casa nostra... Voglio proprio vedere che faccia fa quando gli dico che i suoi cari immigrati sono delinquenti che ci stanno rubando il lavoro, prendono soldi, mangiano a sbafo e fanno i prepotenti mentre noi italiani possiamo morire di fame e nessuno ci aiuta!!!
Ora glielo dico e poi me ne vado, ME NE VADO e li lascio tutti di [....]!
E dammi ‘sto [....] di microfono, stronza!...
“Scusate... scusate... voglio dire solo una cosa... cioè... voglio dire che io non sono tanto d’accordo con quello che il signore qui ha detto sugli immigrati. Secondo me sono tutte bugie. La verità è che gli immigrati ci stanno rubando il lavoro, ci stanno affamando, ci stanno portando via tutto da sotto il naso e noi italiani dobbiamo stare zitti: nessuno può dire niente perché se no ti accusano che sei razzista. Io non sono razzista, no, ma dico che questo non è giusto!! Non è giusto!!!”
Il fatto di cronaca locale da cui ho preso liberamente spunto ha avuto per protagonista una studentessa intervenuta durante un incontro pubblico con i rappresentanti di una ONG organizzato dall’istituto scolastico che frequenta.
Con l’irruenza e la certezza di essere nel giusto tipiche della sua età, ha strappato il microfono per prendere la parola e si è lanciata in una “requisitoria” xenofoba che ricalca in tutto e per tutto il mantra ossessivo che possiamo leggere ogni giorno su centinaia di post e commenti pubblicati sul web e sui social network. Concluso il suo intervento, la studentessa si è immediatamente allontanata dalla sala.
Il fatto è stato ripreso da diverse testate che hanno trasformato la nota disciplinare comminata alla studentessa per il suo comportamento aggressivo e per essersi allontanata senza permesso in una sospensione punitiva per le opinioni xenofobe espresse. In poche ore, la ragazza è assurta a sua insaputa a martire della più ipocrita political correctness e della repressione della libertà di opinione.
Si tratterebbe di un fatto piuttosto minuscolo se messo a confronto con le parole pesanti come macigni twittate o espresse pubblicamente da esponenti locali della Lega Nord, che per i Rom si sono spinti a offrire il forno della loro taverna o hanno auspicato la termovalorizzazione di massa.
Tuttavia, anche queste "minuzie" non sono innocui peccatucci di gioventù o il frutto di una banale maleducazione: sono la spia del venire meno di quella linea convenzionale di demarcazione che separava l’illuministica libertà di espressione e l’apologia di idee contrarie ai valori minimi di una convivenza civile.
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