lunedì, settembre 20, 2021

 

Negli scomodi panni del femminicida



Fossi una persona saggia dovrei tenermi alla larga da argomenti d’attualità in cui l’opinione pubblica è fortemente polarizzata. Siccome nonostante la canizie la saggezza tarda ad arrivare, uso questo blog in disarmo per azzardare una riflessione sul femminicidio o, meglio ancora, sul protagonista in negativo: l’omicida.

Per quella che è la mia insignificante esperienza di vita, noi uomini non siamo ancora entrati del tutto nell’ordine di idee che i ruoli all’interno delle coppie sono diventati fluidi, che le scelte vanno discusse e contrattate e, sopratutto, che il compito di adattarsi alla convivenza e alle sue scomodità non è più a carico esclusivo delle donne.

Vorremmo avere ancora il controllo della situazione senza l’incomodo di stare a discutere, chiedere, trovare compromessi, esporre apertamente sentimenti, malumori e dubbi senza l’ansia di difendere prerogative o di uscire sminuiti dal confronto con la persona che diciamo di amare.
Ci manca l’elasticità per accettare la libertà delle donne e non sappiamo parlare di noi, pretendendo però di essere capiti e rispettati.

Per questo ho scritto un abbozzo senza pretese di lettera, sulla falsariga di quelle che gli omicidi lasciano in giro per spiegare le ragioni del loro gesto, nella quale ho raccolto alcune delle cose che gli uomini non amano dire apertamente o confessano fuori tempo massimo. Il mio "esperimento di scrittura" nuon vuole minimamente essere un elogio del femminicida o di un certo vittimismo maschile che definirei "tossico".

Ovviamente in ogni femminicidio fa storia a sé e ci sono milioni di sfumature determinanti che non ho potuto né vagamente abbozzare né riportare in poche righe. Amen.


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mercoledì, gennaio 17, 2018

 

Amicizie e Sorellanze (da Buzzfeed)



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martedì, giugno 20, 2017

 

Tiresiatyricon





Sulla figura di Tiresia, l’indovino per eccellenza nel mondo antico, sono fioriti diversi miti sin dai tempi di Omero.
Figlio di Evereo e della ninfa Cariclo, Tiresia viene tratteggiato come un cittadino tebano senza doti sovrannaturali e dalla vita ordinaria sino al giorno in cui, accidentalmente, viene a contatto con il mistero della metamorfosi.

Andato a passeggio sulle pendici del monte Citerone, Tiresia s’imbatte in una coppia di serpi attorcigliate nell’amplesso nel mezzo del sentiero.
Forse infastidito dalla mancanza di pudore, Tiresia separa i due rettili con un bastone finendo per colpire duramente la femmina. Mal gliene incoglie, perché si ritrova immediatamente trasformato in donna.

In questo frangente Tiresia dimostra non comuni doti di adattabilità, abbracciando senza drammi la sua nuova identità di genere di cui sperimenta tutte le sfaccettature fisiche, emotive, sociali e sessuali.

Trascorsi sette anni, Tiresia si ritrova nuovamente davanti una coppia di serpenti in amore. Ammaestrata dal ricordo di quanto avvenuto, Tiresia questa volta si premura di colpire il maschio. Ça va sans dire, Tiresia torna a essere un uomo.

La faccenda, sia pure straordinaria, sarebbe finita nel dimenticatoio se Zeus, reso disinibito da troppe libagioni, non si fosse impelagato in un’accanita discussione con sua moglie Hera.
Motivo del contendere era chi, tra uomini e donne, ricavasse maggior piacere dall’atto sessuale. Il padre degli dei sosteneva fosse la donna, mentre Hera era irremovibile nell’indicare l'uomo.

Non arrivando a un compromesso ai coniugi divini sovviene quanto accaduto a Tiresia, così lo convocano sull’Olimpo per fare da giudice alla disputa. Messo alle strette, Tiresia dichiara - con più onestà che tatto - che la donna può arrivare a provare un piacere tre volte superiore a quello dell'uomo.

Non tollerando di essere contraddetta e sentendosi smascherata, l’infuriata Hera si vendica privando Tiresia della vista.
Zeus, che non può annullare il gesto di sua moglie, per risarcire il malcapitato gli dona il potere della chiaroveggenza e una vita lunga sette volte la media dei mortali.

Tiresia morirà ultracentenario lontano da Tebe: secondo alcuni di congestione, essendosi abbeverato all’acqua gelida di una fonte mentre era in fuga dalla città messa al sacco. Secondo altri muore di sfinimento durante il viaggio di trasferimento a Delo in compagnia di sua figlia, anch’essa indovina.
Arrivato negli inferi Tiresia convince Ade, Signore dell’Oltretomba, a lasciargli il dono della preveggenza. Per questo nell’Odissea Ulisse consulta l’ombra di Tiresia per sapere se, quando e in che modo potrà fare ritorno a Itaca.


Dal mito alla farsa

La metamorfosi da uomo in donna e viceversa, la curiosità e l’esplorazione delle potenzialità insite nelle differenze non solo fisiche tra i sessi troveranno nelle Metamorfosi di Ovidio una sistemazione poetica elegante, ma in epoca romana non mancheranno di stuzzicare la produzione di parafrasi e parodie scurrili del mito.

In una di queste Tiresia, cittadino e marito integerrimo, subisce le ire del dio Apollo, che ha allacciato una tresca con l’avvenente e giovane moglie.
Ferito nell’onore, Tiresia dà in escandescenze il giorno in cui, tornato a casa, scopre i due amanti in flagrante. Nell’accesso d’ira Tiresia arriva a rovesciare sul talamo il contenuto di un braciere provocando ustioni alla virilità del dio, al momento in forma d’uomo. Sofferente e infuriato per tanta mancanza di reverenza, Apollo si vendica trasformando all’istante Tiresia in donna, pensando così di prendere due piccioni con una fava: sbarazzarsi di un infimo rivale e umiliarlo a morte.

Qualche tempo dopo, il dio si ricorda della sua vittima e si reca in incognito a Tebe, pronto a godersi lo spettacolo di un Tiresia caduto in disgrazia e oggetto di scherno.
Resta, perciò, sbigottito trovando l’ex cittadino modello intento a concedersi con evidente soddisfazione prima a un nerboruto carrettiere, poi a un alto magistrato della città.

Costretto a fare la fila confuso in mezzo a un campionario di tebani allupati, finalmente Apollo riesce ad appartarsi e a scambiare quattro chiacchiere con Tiresia. Si arrende così all'evidenza che il mortale non ha alcun rimpianto per ciò che ha perduto, anzi benedice la sventura che le ha fatto scoprire quanto limitate fossero le sue esperienze di uomo rispetto al piacere che il corpo e la mente di una donna possono provare. Malgrado sia un dio, però, Apollo è in imbarazzo: non riesce a simulare un appetito erotico per Tiresia benché quest’ultima s’industri allo scopo. Delusa, Tiresia si lascia sfuggire: “Tra tutti i figli d'uomo belli e brutti, giovani o canuti solo tu, o straniero, ti sei mostrato incerto, incapace di ardere come uno stoppino bagnato e di farmi sentire desiderata, simile a una dea!”

Indispettito, Apollo abbandona il travestimento. Indifferente alle lacrime e alle suppliche, ritrasforma un'affranta Tiresia in uomo, per di più cieco a causa dell'esposizione all'insopportabile fulgore divino.
Tuttavia, punto dal rimorso di essersi comportato in modo meschino e timoroso del giudizio degli altri dei, in extremis Apollo concede a Tiresia il dono della preveggenza.

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martedì, marzo 03, 2015

 

Letteratura di genere



what if Narnia Chronicles...

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domenica, febbraio 22, 2015

 

Lost & Found



amici affettuosi

Abbracciarsi un po’ goffamente, raccontarsi esistenze come al solito stropicciate, ridere, emozionarsi e prendersi in giro affettuosamente mentre, davanti ai mojito, si accavallano resoconti di eventi e disastri accumulatisi in mesi di silenzio e lontananza.

Fuori è un sabato sera milanese sferzato da una pioggia gelida e sappiamo che la rimpatriata sarà breve, ma va bene lo stesso. Sembra impossibile che siano passati quasi nove anni da quando ci siamo conosciuti attraverso i rispettivi blog, finendo per fare comunella nonostante le differenze di età, sesso, carattere e situazioni sentimentali.

Ne abbiamo viste e passate parecchie. Senza volerlo, abbiamo accumulato in archivio materiale a sufficienza per una sit-com: interminabili conciliaboli notturni, concerti, mostre, cene improvvisate, tensioni e incomprensioni, lunghi silenzi di imbarazzo, frustrazione e gelosia, momenti di crisi, traslochi, scelte lavorative e di vita che sembravano definitive e poi finite su un binario morto.
Quel pregresso condiviso stasera non è contato, mentre è stato importante che ci si sia ritrovati senza conti in sospeso, per il puro piacere di rivedersi così come siamo oggi. Grazie e gracias a la vida per quanto beffarda e matrigna.

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mercoledì, novembre 26, 2014

 

Mujeres


Il lato oscuro


obnoxious angry schoolgirl
Uff...madonna che due [....]! costretti a stare qui ad ascoltare le solite [....] degli amichetti degli immigrati, degli arabi e degli zingari...ma come si fa!!!

Oooooh siiiiì! poverini!! Senti, bello, lo sai che mi stai spezzando il cuore da come la racconti, sì sì.
Ma come predichi beneee! [....], perché non li ospiti tutti a casa tua visto che ci tieni tanto? Scommetto che quando li vedi in giro non ti sogni di dare loro uno strappo perché ti da fastidio il loro puzzo o hai paura che ti diano una botta in testa e te la rubino, la tua preziosa macchina da fighetto.

[....], ma perché non vieni a dire le tue [....] in strada o al mercato, senza presidi e professori a pararti il [....]? Possibile che nessuno abbia le [....] di [....] questo gran bugiardo faccia di [....] dicendogli in faccia la verità???

Ma quanto deve durare ancora questa robaaaa?? Se passano per chiederci di fare un’offerta o cose del genere giuro che me ne vado.

Basta, mi sono rotta!! Adesso prendo il microfono e mi sente: voglio vedere chi mi ferma. Glielo dico io che questi qui sono feccia. Vengono qui per comandare in casa nostra... Voglio proprio vedere che faccia fa quando gli dico che i suoi cari immigrati sono delinquenti che ci stanno rubando il lavoro, prendono soldi, mangiano a sbafo e fanno i prepotenti mentre noi italiani possiamo morire di fame e nessuno ci aiuta!!!

Ora glielo dico e poi me ne vado, ME NE VADO e li lascio tutti di [....]!
E dammi ‘sto [....] di microfono, stronza!...

“Scusate... scusate... voglio dire solo una cosa... cioè... voglio dire che io non sono tanto d’accordo con quello che il signore qui ha detto sugli immigrati. Secondo me sono tutte bugie. La verità è che gli immigrati ci stanno rubando il lavoro, ci stanno affamando, ci stanno portando via tutto da sotto il naso e noi italiani dobbiamo stare zitti: nessuno può dire niente perché se no ti accusano che sei razzista. Io non sono razzista, no, ma dico che questo non è giusto!! Non è giusto!!!”


Il fatto di cronaca locale da cui ho preso liberamente spunto ha avuto per protagonista una studentessa intervenuta durante un incontro pubblico con i rappresentanti di una ONG organizzato dall’istituto scolastico che frequenta.
Con l’irruenza e la certezza di essere nel giusto tipiche della sua età, ha strappato il microfono per prendere la parola e si è lanciata in una “requisitoria” xenofoba che ricalca in tutto e per tutto il mantra ossessivo che possiamo leggere ogni giorno su centinaia di post e commenti pubblicati sul web e sui social network. Concluso il suo intervento, la studentessa si è immediatamente allontanata dalla sala.

Il fatto è stato ripreso da diverse testate che hanno trasformato la nota disciplinare comminata alla studentessa per il suo comportamento aggressivo e per essersi allontanata senza permesso in una sospensione punitiva per le opinioni xenofobe espresse. In poche ore, la ragazza è assurta a sua insaputa a martire della più ipocrita political correctness e della repressione della libertà di opinione.
Si tratterebbe di un fatto piuttosto minuscolo se messo a confronto con le parole pesanti come macigni twittate o espresse pubblicamente da esponenti locali della Lega Nord, che per i Rom si sono spinti a offrire il forno della loro taverna o hanno auspicato la termovalorizzazione di massa.
Tuttavia, anche queste "minuzie" non sono innocui peccatucci di gioventù o il frutto di una banale maleducazione: sono la spia del venire meno di quella linea convenzionale di demarcazione che separava l’illuministica libertà di espressione e l’apologia di idee contrarie ai valori minimi di una convivenza civile.


Re-Editing


Mascara - contro la violenza di genere

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venerdì, marzo 08, 2013

 

Un 8 marzo qualsiasi



women's day

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domenica, febbraio 24, 2013

 

Varia umanità



Modestia

Israel narrow
Modestia: "virtù che fa rifuggire dal riconoscimento o dal vanto dei propri meriti - moderazione spontanea, non dettata dal calcolo o da circostanze esteriori, nel modo di vivere e di vestire".

Cos’è la “modestia” che sembra essere la virtù obbligatoria della donna nell'universo degli ultra-ortodossi islamici. ebrei e cristiani se non una sistematica negazione dell'identità, della visibilità e del peso morale (inteso come possibilità di influenza) di chi ha la sfortuna di dover scontare la "colpa" e la “vergogna” di essere nata femmina?

Perché generazioni di donne, da appena nate fin quasi alla tomba, devono appiattirsi e corrispondere a severi codici di comportamento e di vestiario che nascondono il più possibile la loro femminilità al solo scopo di compiacere il concetto irrealistico di “brava e virtuosa donna” di uomini sedicenti probi e timorati di dio?

Perché la modestia, inculcata e ferocemente imposta alle donne dai loro pii cani da guardia, non è altrettanto doverosa per questi ultimi?

Ci deve pur essere una linea di demarcazione oggettiva tra la rivendicazione della libertà religiosa, con la possibilità di conservare ciò che, a torto o a ragione, si ritiene parte integrante della propria identità culturale, e la segregazione dell'individuo su base sessista.
A me, questa immagine scattata nel quartiere ebraico ultra-ortodosso di Beit-Shemesh a Gerusalemme lascia senza parole.




Messaggi nella bottiglia

LonelinessIper-connessi, ma fondamentalmente soli, annoiati, insonni, tristi, fragili, isolati anche nel mezzo di una festa al punto di affidare queste sensazioni di disagio o di sconforto a un laconico “messaggio nella bottiglia” lanciato su Twitter da Jakarta, Denver, Dublino, Il Cairo, New York, Adelaide e da altri mille altri punti del globo con una cadenza che va dai 2 ai 5 messaggi al minuto: a quanto sembra, la paura della solitudine, del silenzio e dell’incomunicabilità non fa sconti alla generazione dei “nativi digitali”.


Assolutamente per caso, stanotte mi sono ritrovato in una sorta di confessionale digitale: un’applicazione online che sonda in tempo reale la piattaforma Twitter alla ricerca di parole chiave come “solo/a” e “solitudine”, riportandone i risultati associati a immagini prese dai profili.

Gli account non vengono rivelati, per cui l’applicazione non lascia spazio a possibili interazioni in stile telefono amico né viola palesemente la privacy (relativa) degli utenti, assumendo più l’aspetto di un curioso esperimento sociologico applicato al microblogging.


Lo spaccato che ne risulta è comunque interessante perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di veri e propri messaggi nella bottiglia, piccoli squarci di sincerità scaricati in Rete più per conforto personale che per l’effettiva speranza di ottenere risposte, almeno nell’immediato.
C’è chi si è appena lasciato/a, chi si sente perso senza la compagnia di amici/amiche o vorrebbe essere con il suo lui/lei, chi ha voglia di confidarsi mentre in casa tutti dormono, chi è single, ma non per scelta, e mastica amaro nella sua camera dopo aver incrociato per strada coppiette felici, ma anche la donna che, messa a dormire la figlia, si ritrova sola e sconfortata.


In definitiva è uno spaccato di umanità alla finestra che non rappresenta nulla di particolarmente nuovo, ma fa riflettere.

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lunedì, febbraio 18, 2013

 

Tenerezza



Figlio2

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domenica, aprile 15, 2012

 

L'istrionica Santanchè



Daniela Santanchè è il classico personaggio pubblico discutibile, intelligente e scaltro, che sguazza nei meccanismi della comunicazione di massa come un pesce in un acquario.
Si è cucita addosso un’immagine vistosa da amazzone chic pronta a gettarsi a corpo morto nelle risse verbali ricorrendo a pose e ad artifici polemici eccessivi, consapevole che ciò le assicura una rendita di visibilità perché è esattamente quello che ci si aspetta da lei per fare rumore e alzare l’audience.
In altre parole, l’istrionica Danielona “buca il video” recitando a soggetto per la sua e l’altrui convenienza.

Nicole Minetti vs. Nilde IottiSolo che talvolta la Nostra si lascia prendere la mano e finisce per farla fuori dal vaso, come quando - durante un’intervista radiofonica - ha provocatoriamente accostato Nicole Minetti a Nilde Iotti. Un parallelismo improprio, antistorico e ingiusto il suo, non solo e non tanto nei confronti della defunta Iotti, ma anche verso Nicole Minetti.

Superficialmente, il punto di contatto sarebbe rappresentato dal fatto che Nilde Iotti, molto prima di diventare il primo presidente donna della Camera dei Deputati, è stata l’amante del leader del PCI Palmiro Togliatti, sposato e con figli, in un rapporto more uxorio per nulla clandestino, ma che nell’Italia pudica e bacchettona del Dopoguerra era considerato un argomento tabù.

La tesi - se così si può dire - di Daniela Santanchè è che Nicole Minetti abbia ricalcato le orme di Nilde Iotti sfruttando sagacemente la sua chiacchierata “vicinanza” a Silvio Berlusconi come scorciatoia per entrare in politica.

Due storie al femminile tanto diverse per contesto storico, sociale e umano non meritano di essere accostate, anche perché il confronto va a tutto sfavore di Nicole Minetti, che senza dubbio ha beneficiato della benevolenza del tycoon di Arcore, ma che dal punto di vista politico è poco più di una ben pagata comparsa, per di più braccata da curiosità morbose e da una situazione processuale alquanto scomoda.
Di fatto, l’ingombrante iperbole partorita dalla fertile mente di Daniela Santanchè carica di ulteriore zavorra le spalle di una donna che deve ancora dimostrare di non essere solo una pallida meteora.

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venerdì, dicembre 23, 2011

 

December grand soup



Que viva Barbanera (da Foligno)

Astrolology
Una delle poche cose che il 2011 si è preso il disturbo di rendere evidenti è che le dotte previsioni degli economisti hanno lo stesso margine di fallibilità degli oroscopi.
Cannare per cannare, i pronostici dei vari Barbanera da Foligno, Paolo Fox, Rob Brezsny e Frate Indovino dicono cose verosimili in modo molto più stringato.


Fette di natica

Inflation
Che sorpresa: l’ISTAT certifica che nel 2011 il differenziale tra tasso di inflazione e dinamica salariale è arrivato all’1,8%. In parole povere, in un anno il potere di acquisto degli italiani è diminuito di altri 300 euro.
Toh, sono almeno 20 anni che le cose vanno così. Solo che ultimamente la forbice, a forza di divaricarsi sempre più in fretta, ci sta facendo - scusate la franchezza un po' rude - il culo a strisce.


Menomazioni gratuite

InfibulazioneAllibisco leggendo che in Italia vivrebbero dalle 30.000 alle 40.000 donne infibulate o che hanno subito l’escissione del clitoride: il numero più altro tra i paesi dell’Unione Europea.

Ogni anno, inoltre, oltre un migliaio di bambine nate in Italia da genitori provenienti da Egitto, Corno d’Africa e dall’Africa subsahariana sarebbero esposte al rischio di subire queste mutilazioni dei genitali praticate clandestinamente e con strumenti rudimentali.

Trovo assurdo che si riesca ancora a fare tanto poco per allentare la morsa di una tradizione violenta che viene vissuta nell’erronea convinzione che sia parte integrante dei doveri sociali e religiosi di una famiglia.
Se la circoncisione maschile è prescritta nei testi sacri delle religioni rivelate e può vantare una qualche utilità igienico-sanitaria, altrettanto non si può dire per l’infibulazione e la clitoridectomia, supportate unicamente dalla credenza che sia un bene stroncare la sessualità femminile prima che diventi incontrollabile e “viziosa”.
Di concreto ci sono solo milioni di donne menomate nel corpo e traumatizzate nello spirito.


Come si giustizia la giustizia

Ho letto un articolo piuttosto sconvolgente sulla pena di morte in Arabia Saudita.
L'ultima - si spera - delle 79 esecuzioni capitali eseguite quest'anno (il triplo rispetto al 2010) nel pio regno degli Ibn Saud è stata la decapitazione di una sessantenne colpevole di aver praticato “stregoneria e sortilegi” (...).

Magic CircleDa quel che è dato sapere, la donna è stata fermata nel 2009 dall’occhiuta polizia religiosa saudita con l’accusa di truffare la gente spacciandosi per maga e guaritrice e facendosi pagare per i suoi “trattamenti”. La malcapitata è stata portata in giudizio e condannata alla pena capitale sebbene la stregoneria non sia contemplata come crimine nell’ordinamento giuridico saudita.

L’abnorme sproporzione tra reato e punizione ci dovrebbe far riflettere.
Restiamo sconcertati e scandalizzati dal fatto che ancora oggi si possa condannare a morte qualcuno in base a una mera superstizione, per le sue idee, il suo stile di vita o per un orientamento sessuale considerati “non conformi” ai precetti di una religione.
Consideriamo un fatto acquisito di civiltà la netta separazione di ambiti tra potere spirituale e potere temporale e tra precetti religiosi e norme di diritto positivo, dimenticando che questa conquista è avvenuta appena qualche secolo fa.

Fatti i debiti distinguo, gli ampi poteri di controllo e repressione di cui dispongono milizie paraistituzionali come la polizia religiosa saudita o i guardiani della rivoluzione in Iran ci fanno capire grosso modo come operassero l’Inquisizione e il suo braccio secolare.
Ai nostri occhi, la persecuzione degli eretici e la caccia alle streghe sono solo nozioni di storia sbiadite e quasi inverosimili, degradate allo stadio di folclore, di lettura “dark” di un medioevo da film in costume. In altre parti del mondo, invece, simili "impicci" sono tuttora questioni di vita o di morte.



Primavera araba a rischio avvizzimento

RepressioneSi dice che il tempo sia dalla parte dei giovani, ma temo che i giovani che sono stati protagonisti della "Primavera Araba" dovranno aspettare e soffrire per un bel pezzo.

In Egitto, in particolare, la vedo piuttosto grigia per il movimento che continua ad animare le proteste di piazza contro il finto regime transitorio instaurato dal Supremo Consiglio delle Forze Armate (SCAF).

I generali egiziani hanno fatto la bocca al potere e difficilmente rinunceranno a esercitare una sorta di "protettorato" nei confronti di qualsiasi autorità civile che uscirà dal complicato meccanismo elettorale.
In più gli uomini con le stellette stanno dimostrandosi tanto pronti a reprimere brutalmente quanto abili nell'usare l'arma della propaganda.
Più passano i giorni, infatti, più sarà facile ai vertici militari dipingere i contestatori come teppisti, violenti e perdigiorno, un branco di giovani viziati e traviati che si agitano senza un motivo comprensibile, impedendo al Paese di tornare alla "normalità".

Inoltre c'è più di un sospetto che i generali stiano utilizzando i manifestanti come un round di allenamento in vista di un confronto assai più impegnativo: quello con i Fratelli Musulmani e i Salafiti che, a differenza dei ragazzi e le donne di piazza Tahrir, hanno costruito una forte rete di consenso in tutto Egitto.


Quasi dimenticavo….

Xmas 2012 card

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venerdì, maggio 27, 2011

 

De minimis



Dalla tribuna della rubrica che cura sul Foglio di Giuliano Ferrara, l'intellettuale "tradizionalista" Camillo Langone si esercita in uno sport che ultimamente va di moda in quella borghesia conservatrice e cattolica che ha in Silvio Berlusconi e nel PDL i propri riferimenti elettivi e affettivi: il tiro al bersaglio sulle gerarchie ecclesiastiche "progressiste" e sulle figure femminili più rappresentative della cultura laica.

Prima Donna A modo suo, Langone è persona coerente e - credo - intellettualmente onesta nell'esercitare quella libertà di pensiero che oggi è facoltà poco apprezzata, coltivata e promossa in primis nella fazione in cui ha scelto di militare.
Tuttavia, neanche Langone riesce a sfuggire all'omologazione a schemi mentali profondamente introiettati nella cultura e nella società italiana allorché scorge il segno dell'abominio nella mancata messa all'indice della scrittrice Michela Murgia e del suo libro "Ave Mary", riflessione eterodossa sulla figura di Maria.

Michela Murgia sa difendersi benissimo da sola e ha già un giudice naturale per la qualità dei suoi libri: i lettori.
Se me ne occupo è perché nella chiamata in causa della scrittrice sarda intravedo il retaggio di una certa misoginia di matrice "paolina" e la spia del desiderio profondo, a stento represso, di castigare le donne che "non sanno stare al loro posto".

Michela Murgia è solo uno dei possibili simboli di un'identità femminile percepita come destabilizzante ed eversiva; di tutte quelle donne considerate irrequiete, irriverenti e arroganti, non abbastanza modeste, accomodanti, materne o decorative.
Il peccato che non si può perdonare a queste donne è il loro essersi sottratte alla tutela patriarcale non chiedendo né patteggiando il permesso di uscire dall'ombra, privando così l'uomo di una delle prerogative più sacre: quella di "concedere" qualcosa come dimostrazione d'amore e/o di benevolenza, ma anche d'implicita superiorità sull'altro sesso.

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domenica, febbraio 20, 2011

 

Scherza con i fanti



San Cristoforo

Pagani Zonda “Chi ha pane non ha denti”.
Non è per invidia, ma per puro fastidio che desidererei azzoppare a pedate quell’ineffabile TdC ventottenne che sulla Genova-Ventimiglia ha distrutto una Pagani Zonda.
Il rampollo di buona famiglia, con residenza a Montecarlo, ha perso il controllo della berlinetta supersportiva a produzione limitata, una cosuccia da mezzo milione di Euro, andandosi a schiantare contro il guardrail per finire la carambola su un’altra vettura mentre viaggiava alla modica velocità di circa 320 kmh.
Il tizio se l’è cavata praticamente senza una ciocca fuori posto, mentre l’amica che sedeva a fianco ha riportato appena qualche graffio.
Forse è il caso che, dopo il ritiro della patente e il pagamento dei danni alla Società Autostrade, questo esemplare di homo deficiens si rechi nella prima cappella innalzata a San Cristoforo per accendere un maxi cero votivo: si vede che ha trovato il santo in vena di fare gli straordinari.


Gheddafi? santo subito!

Mu'ammar GheddafiE ora come la mettiamo?
Abbiamo fatto tanto per ingraziarci il nostro “caro” alleato libico, chiudendo un occhio e genuflettendoci davanti alle sue pittoresche stravaganze, ai metodi con cui la sua “rivoluzione” ridicolizza concetti astrusi come democrazia e diritto, per non parlare dei suoi sempre garbatissimi solleciti di pagamento... e adesso anche lui, Muʿammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī, traballa e rischia di ruzzolare nella polvere.

Può anche darsi che per questa volta il rais riesca a rimanere in sella, sia pur spargendo sangue a destra e manca.
Un leader non resta in piedi per oltre 40 anni senza aver intessuto una fitta e collosa ragnatela di clientele, prima di tutto nelle alte sfere delle forze armate. Quella stessa ragnatela che, da decenni, fa carne di porco dei proventi di gas naturale e petrolio non messi in quota - direttamente o indirettamente - alla Guida della Rivoluzione Libica e alla sua cerchia più intima.

Tuttavia lo scossone di questi giorni è forte, perché la popolazione urbana non beneficiata dalle briciole del sistema è stufa di vivere imprigionata in una cella fatiscente, dove i servizi più elementari funzionano per scommessa e il tempo sembra essersi fermato alla fine degli anni ’60, dove non sai mai se il vicino di casa non “arrotondi” facendo il delatore per i servizi di sicurezza, dove la disoccupazione è alle stelle.
Il desiderio di rispetto, di libertà, di riscatto da regimi arroganti e corrotti che accomuna i libici agli algerini, tunisini, egiziani, yemeniti, iraniani e ai cittadini del Bahrein potrà essere tenuto localmente sotto il tacco della repressione, ma prima o poi ci sarà un redde rationem.

Sta di fatto che un vuoto di potere in Libia sarebbe uno smacco clamoroso, una vera iattura per l’attuale governo italiano e la sua spregiudicata politica estera, che porta la partnership italo-libica come uno dei suoi più vistosi fiori all’occhiello.
Sfido io che il Cavaliere sia in ambasce e tifi, neanche tanto segretamente, per lo stagionato Gheddafi.
Difatti, ha liquidato le domande sulla situazione libica con una dichiarazione in punta di forchetta, un pudico “non mi permetto di disturbare nessuno” (sottinteso mentre l’interlocutore è occupato a fare ammazzatine al riparo da occhi indiscreti) che suona involontariamente comico in bocca all’uomo che non si fa scrupoli a imperversare telefonicamente tanto per galvanizzare fedeli e alleati quanto per insultare giornalisti, magistrati e politici non compiacenti.


Ambra la peccatrice



Forse qualcuno si sorprenderà, ma a me ciò che Ambra Angiolini ha dichiarato ad Annozero è piaciuto non solo perché la Angiolini ha messo insieme frasi di senso compiuto in un italiano discretamente fluente e incisivo (cosa non da poco di questi tempi), ma anche e soprattutto nel merito.

Diverse persone in questi giorni hanno arricciato il naso rimproverandole i suoi trascorsi di ninfetta smorfiosa e ammiccante davanti alle telecamere Fininvest all’epoca di “Non è la RAI”.
Altri, con assai meno signorilità, sono arrivati a rinfacciarle di essere l’archetipo delle olgettine del bunga bunga anche nelle prestazioni sessuali a telecamere spente, se non, addirittura, di averli indotti in una lontana adolescenza a praticare l’onanismo davanti alla TV.

Trovo insopportabile questo pseudo-moralismo d’accatto che etichetta e incasella sine die le persone, che cassa e ridicolizza giudicando dal barattolo senza nemmeno guardare, sfiorare o annusare il contenuto.

La Angiolini di “Non è la RAI” era una starlette senza particolare talento che mi era indifferente, esattamente come altre scoperte di Gianni Boncompagni quali Laura Freddi, Antonella Elia, Claudia Gerini e Isabella Ferrari.
Questi antecedenti non hanno impedito alle ultime due - già baby fidanzate di Boncompagni - di maturare e di farsi strada per meriti propri come attrici di buon livello, rispettate non solo sul set, ma sembrano marchiare Ambra Angiolini come shallow mind a vita, una "miracolata", e per ciò stesso priva del diritto ad avere e a esprimere un’opinione personale, giusta o sbagliata che sia.
Mi pare francamente che sia un controsenso molto "all'italiana", tanto più becero e inconsistente nel paraculissimo Paese di “Uomini e Donne”, delle indulgenze plenarie e degli sdoganamenti senza pudore.

Buona settimana.

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domenica, agosto 01, 2010

 

Scratches 07.01.2010



Intinte nella passione

moonlight over your skin

Anche le parole
sono vene
dentro di esse scorre sangue
quando le parole si uniscono
la pelle di carta
s’accende di rosso
come nell’ora dell’amore
la pelle dell’uomo
e della donna


Ah, sere voluttuose
la luna nella stanza
la luna sul letto
sul tuo corpo nudo

Yannis Ritsos
(Monemvasia 1909 - Atene 1990)



Introspezione


my soul is restless
My soul is sleepless by Fiamma on Flickr

Le parole a volte non servono e non bastano a descrivere quello che si ha dentro.
Ne bastano poche, o non ne basta nessuna.
La mia anima non dorme più.
Da molto tempo
.


I'll make it through the rainy days
I'll make it through the rainy days by Fiamma on Flickr

Cosa si fa quando il proprio mondo inizia a crollare?
Quando le speranze si perdono, quando le convinzioni svaniscono,
quando i sorrisi diventano lacrime incontrollabili, quando di reagire non si ha la forza?
Chi può colmarti i vuoti se non c'è più nessuno?


Ultimamente l'introspezione è un esercizio caduto parecchio in basso, non di rado liquidato come paccottiglia o malattia benigna che affligge gli adolescenti definiti bimbominkia.
Personalmente me ne frego delle etichette: questo esperimento di Fiamma, cui appartengono sia le immagini sia i testi, tutto mi pare tranne che appiattito su una melodrammatica banalità tinta di Dark.


Messaggi obliqui

Nella sonnacchiosa tranquillità di una città (quasi) chiusa per ferie è nuovamente stagione di piccioni sparati al cuore e graziosamente depositati davanti alle saracinesche di determinati esercizi commerciali, nonché di ripetuti e sfacciati tentativi di effrazione in pieno giorno seguiti, guarda caso, da repentini cambi di gestione.

Ufficialmente, però, siamo nella laboriosa, ordinata e incorruttibile Lombardia, dove lo sanno persino i muri che i messaggi obliqui non esistono.

[Aggiornamento 6 Agosto] Buon weekend e buone vacanze a tutti!

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domenica, maggio 16, 2010

 

Sunday Resume 05.16.2010


Explorer o Imploder?
IE 8 logoLe ultime rilevazioni di mercato sulla diffusione dei web browser, circolate ai primi di maggio, sono state un amaro calice per Microsoft e per il suo Internet Explorer, sceso per la prima volta sotto la soglia del 60%.
Per trovare Internet Explorer così in basso bisogna risalire alla metà degli anni ’90. A quei tempi, però, il browser di Redmond era in piena ascesa e si apprestava ad asfaltare il rivale Netscape Navigator, sia pure con l'aiuto di pratiche commerciali e di pressioni sottobanco degne di un bullo da strada.

Meglio tardi che mai, Microsoft sembra aver capito che la flessione di IE non è una crisi passeggera, risolvibile con qualche pezza e migliorie cosmetiche, e sta dandosi da fare per correre ai ripari.
Le aspettative di ripresa sono riposte nel prossimo Explorer 9. Tuttavia tornare a detenere oltre il 90% del mercato è una mera chimera, mentre appare più abbordabile l'obiettivo di riguadagnare qualche punto in percentuale.
Microsoft è consapevole di non avere più in pugno il mercato dei browser: concorrenti agguerriti come Firefox, Chrome e Safari possono essere contrastati unicamente realizzando un browser convincente, che sia oggettivamente superiore per prestazioni e funzionalità.
D'altra parte, l’Azienda guidata dal "duro" Steve Ballmer sa di non potersi permettere altri passi falsi come quelli che l’hanno condotta al deleterio braccio di ferro con la Commissione Europea per “abuso di posizione dominante”.

web browser ballotPer Microsoft il nodo più grosso da sciogliere, però, è un altro: riconquistare la fiducia e la fedeltà degli utenti.
Infatti, se è vero che Internet Explorer conserva una quota di mercato superiore al 75% tra la clientela Corporate, il discorso cambia radicalmente con l’utenza Home, ormai abituata a confrontare di persona le diverse alternative e a non accontentarsi di quel che passa il convento.

Dal primo marzo scorso, inoltre, gli europei che acquistano un PC Windows (XP, Vista e Win 7) trovano preinstallata - o disponibile su Windows Update - la novità della schermata di scelta (Ballot Screen) che permette loro di installare un browser a loro scelta tra i 12 proposti in ordine casuale su due fasce.

Prima fascia: Seconda Fascia:
Il futuro ci dirà se la E di Explorer è destinata a sgonfiarsi fino a diventare utile solo per l’esame della vista oppure tornerà tonica, palestrata e pronta a stupirci.


L’importanza di chiamarsi Ugo

Aspettiamo senza soverchie illusioni che la magistratura romana compia gli accertamenti del caso sulla posizione di Ugo Cappellacci, governatore della (ex) Regione Autonoma Sardegna, indagato per corruzione e abuso d’ufficio nell’inchiesta sull’eolico in Sardegna.
Vedremo se gli allegri spuntini consumati in compagnia di Denis Verdini con la regia e la benedizione del risorto Flavio Carboni si trasformeranno in un’indigesta cena delle beffe o se tutto si concluderà con un educato ruttino.

Trattengo un sogghigno pensando al ruolo che un certo giornale ha cucito addosso all’amico governatore: quello di casta vestale della legalità e dell’ambiente che si oppone ai comitati d’affari e alle infiltrazioni mafiose che vorrebbero usare l’energia eolica come cavallo di troia.

Ugo CappellacciTorniamo, però, a Cappellacci Ugo: personaggio che sembra aver fatto del “chi si contenta gode” il suo motto (non ufficiale) e un vero e proprio stile di vita.

Se le ipotesi investigative venissero confermate, sarebbero definitivamente chiarite le regioni per cui nel giro di pochi mesi il commercialista Capellacci, figura tutto sommato defilata in Forza Italia, venne nominato coordinatore regionale di FI e, successivamente, imposto da Silvio Berlusconi come candidato governatore.

Qualcuno allora pensò a una dimostrazione di strapotere da parte dell’attuale premier, capace di vincere a mani basse anche scommettendo su uno sconosciuto, o a una inconsapevole intenzione di emulare l’imperatore Caligola, noto per aver nominato senatore il suo cavallo.
Niente di più sbagliato: Berlusconi, con i suoi consiglieri e alleati isolani, aveva ben chiaro che scegliere una delle ambiziose primedonne che sgomitavano ai vertici di FI regionale poteva complicare la realizzazione dei progetti concordati.
Serviva un uomo di provata fedeltà, un esecutore diligente che sapesse stare al suo posto, ma soprattutto capace di maneggiare affari riservati e di smistare favori senza concentrare su di sé attenzioni inopportune.

Il sorridente Cappellacci è stato il classico coniglio estratto dal cilindro del prestigiatore.
Il buon Ugo, infatti, è l'incarnazione del low profile, talmente di basso profilo da fare dire ai maldicenti che per accertarsi della sua presenza è necessario guardare in controluce, come la filigrana nelle banconote.
Ciò non significa che Ugo Cappellacci sia un inetto, benché abbia costantemente l’aria di chi è impacciato e fuori posto.
A Silvio e ai suoi alleati del circolo del mattone occorreva uno con le qualità di Ugo: per nostra sfortuna l'hanno trovato.


Un attimo di attenzione, prego

Prendetevi un minuto di vacanza dai vostri impegni per guardare questo breve filmato realizzato dall’agenzia TBWA/Istanbul.
Garantisco che il video non contiene immagini truculente, offensive o pietose: fa solo riflettere, al di là delle differenze di cultura, religione e lingua. Buona settimana.

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domenica, aprile 18, 2010

 

Sunday Reminder 04.18.2010



Stereotipi

Per chi se lo fosse perso, eccco un esauriente estratto dal documentario “Il Corpo delle Donne” di Lorella Zanardo (l’originale sul blog omonimo), oggi divenuto anche un libro edito da Feltrinelli.

Non ho molto da aggiungere, se non che delle donne ho un concetto un po’ meno rudimentale di due tette, due natiche e una patata che deambulano con appeso il cartellino "sessualmente disponibile".




Il brivido del kitsch

Negli ultimi giorni mi sono divertito a rievocare alcuni degli oggetti buffi e strampalati che trent'anni fa erano onnipresenti nei cataloghi di vendita per corrispondenza e nelle pagine pubblicitarie di alcune riviste popolari.

X-Ray GogsGli Occhiali a raggi X, che promettevano di far lumare le forme delle persone sotto gli abiti, le Scimmie di Mare, il decanter a forma di puttino che fa pipì, le varie Finberland (imitazioni delle scarpe Timberland), il Disegnorama per diventare tutti grandi pittori e via cantando erano palesemente prodotti di qualità discutibile, utilità più che dubbia e granitico cattivo gusto, però riuscivano a strapparti un sorriso con le loro descrizioni improbabili e la faccia tosta con cui cercavano di indurti in tentazione.


home forniture by Perpetual Kids Gli anni passano inesorabili, ma evidentemente sul cattivo gusto continua a splendere il sole, almeno a giudicare dalle chicche vendute sul Web da Perpetual Kid.

Possiamo noi esimerci dall’avere in cucina il simpatico ceppo per coltelli a forma di bambolina vudù, da infilzare con un sorriso sadico mentre pensiamo all’odiato ex boy/girlfriend?
Possiamo non stupire e rallegrare i nostri ospiti servendo loro bibite rinfrescate con insoliti cubetti di ghiaccio a forma di cervello?

Certo che no, ci mancherebbe altro!!


Ma anche no, Iago!


Iago
Gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano;
potessero non sembrare nemmeno uomini
quelli che non sono come sembrano!

(Iago, Dall’Otello di Shakespeare)

Che succederebbe se le parole del perfido Iago si dovessero avverare? Non oso pensare quale immagine infernale rifletterebbe lo specchio del bagno, per non parlare del folle bestiario che troverei per strada, in metropolitana, in ufficio, in TV...
Il Grande Bardo era un genio, ma su questo punto forse è meglio salvare le apparenze.


Adiosu, Nicola

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martedì, aprile 13, 2010

 

Tuesday Edition 04.13.2010



Esteri: Puszta o Padania?

Jobbik GuardGuardateli bene: se questi affabili e rassicuranti gentlemen indossassero gilet, camicie e fazzolettoni verdi potremmo pensare che la foto sia stata scattata a un raduno qualsiasi della Guardia Nazionale Padana, il giocattolone appositamente forgiato per le simulazioni di Risiko tanto care all’ineffabile eurodeputato leghista Mauro Borghezio.
Invece no: questa, signori e signore, è la Guardia Ungherese, la milizia ultranazionalista creata dallo Jobbik, terzo partito magiaro per numero di voti (17%) alle elezioni dello scorso fine settimana.

Le analogie sono un terreno dannatamente sdrucciolevole, tuttavia come non pensare a un’imitazione a basso costo del modello padano dinanzi ad affermazioni come “L’Ungheria appartiene agli ungheresi" o ai martellanti slogan contro i Rom, accusati di essere criminali per natura e di minare il benessere degli ungheresi moltiplicandosi come parassiti grazie alle sovvenzioni statali.

L’exploit della destra razzista e ultranazionalista dello Jobbik alle ultime elezioni è certamente figlio del malcontento e della frustrazione popolare per una situazione economica e interna vicine al collasso. Il peggio è che questo successo non solo rischia di creare un’atmosfera irrespirabile in Ungheria, ma anche di provocare grattacapi ai governi di Slovenia, Slovacchia e Romania.
Almeno a parole, infatti, i vertici dello Jobbik rivendicano come terre magiare “irredente” i territori dell’ex repubblica jugoslava, parte della Slovacchia e le regioni rumene della Transilvania e del Banato.
L’indigestione di gulash e quella di pizzoccheri e cassoeula hanno una cosa in comune: partoriscono incubi.


Iconic

Ho sperimentato diversi modi di fare sesso: la posizione convenzionale mi rende claustrofobica, le altre mi fanno venire il torcicollo o il blocco alla mandibola
(Tallulah Bankhead)

Un breve, fulminante spezzone di una registrazione radiofonica degli anni ’50 e una citazione decisamente sopra le righe mi hanno incuriosito, spingendomi a spigolare in Rete sulle tracce di una delle icone femminili di Hollywood più cult e “scandalose”: Tallulah Bankhead.

Ciò che ho trovato mi ha stupito per le capacità camaleontiche dimostrate dall’attrice, che fanno tutt’uno con un personaggio pubblico tuttoggi indecifrabile.
Nella diva, infatti, riuscivano miracolosamente a coesistere l'alto e il basso della cultura USA: lo charme e i modi sofisticati della ragazza del Sud di ottima famiglia e il gusto della battuta sfrontata, "da bar".

Nell'America bacchettona a cavallo tra gli anni '30 e '50, Tallulah Bankhead seppe ammaliare e far parlare di sé mescolando superbe prove d'attrice a scandali a luci rosse con il suo modo unico, carismatico, disinibito e deliberatamente trasgressivo di esibire in pubblico debolezze (sigarette, alcolici, sedativi) e robusti appetiti sessuali, autentici o costruiti a tavolino dai press agent.




Back in Milan

ritratto di padre in esterno Si potrà dire che la settimana appena trascorsa in Sardegna sia stata un privilegio e che me la sono goduta.

È vero: trascorrere qualche giorno in più con la copywife e i figli non ha prezzo.
O meglio, il conto lo saldi per intero al momento dell’arrivederci che ti esce a fatica dai denti e quando, sbarcato dall’aereo, devi scrollarti, quasi strapparti di dosso quell’ombra ingombrante, quella parte di te che ti sei portata appresso come bagaglio non dichiarato.

Nihil sub sole novi: ogni moneta ha sempre due facce.




P.S: il tizio barbuto dell'immagine sarei io, ritratto in esterni da mio figlio :-)

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domenica, settembre 27, 2009

 

The Sunday Soup Mix 09.27.2009



Il delitto di Lesa Maestà e l'ipocrisia al quadrato

Noi siam le vergini dai candidi manti,
siam rotte di dietro, ma sane davanti;
i nostri ditini son tutti escoriati
a furia di [beep!] che abbiamo menati.
(Coro delle Vergini dalla "Ifigonia in Culide")

fake logo FacebookSe l'Italia fosse un Paese appena un poco più vicino agli standard di democrazia occidentale e non la grottesca, aberrante parodia dell'avanspettacolo del Bagaglino che è, non ci sarebbe motivo per fare di Anno Zero un affare di stato: basterebbe attivare un dito a caso quanto basta per manovrare una tecnologia banale qual è quella del telecomando.

Invece no, tutti abili e arruolati sulle barricate pro o contro Michele Santoro e Marco Travaglio.

Quel che è peggio è che non si può sfuggire alla logica barricadera, non si può NON difendere un programma televisivo al di là dei suoi meriti sia per intima adesione al principio volteriano del "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere", sia perché dall'altra parte è palese la volontà di normalizzare, di mettere la mordacchia a qualsiasi espressione pubblica di pensiero non allineato e non compiacente.

testata di LiberoL'attuale blocco di potere dimostra, giorno dopo giorno, di avere una concezione del pluralismo modellata su "Lo stato sono io" di Luigi XIV, ragion per cui il dissenso è ammesso solamente se è circoscritto ai balbettii di un'opposizione parlamentare garbata, innocua, puramente decorativa (molto più di quanto non lo sia già oggi).
"Insultare il premier equivale a insultare tutti gli italiani" ha tuonato l'algida vestale della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini dando fiato al concetto di cui sopra.
Cotante parole di sdegno e l'impeto di virginale moralismo, però, stonano sulla bocca di quanti, non più tardi di 2 anni fa, plaudivano o erano silenziosamente conniventi con le campagne di dileggio e di discredito nei confronti dell'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, nelle quali brillava quel disinvolto direttore di quotidiano che oggi, dal pulpito de Il Giornale, lancia una pretestuosa campagna di boicottaggio del canone RAI.

Povero Voltaire, mutatis mutandis la sua massima è stata orribilmente storpiata in: "Non condivido il tuo pensiero e lotterò fino alla morte affinché tu non lo possa più esprimere".


Donne allo specchio

"Preferirei avere un leone o un drago
in casa mia piuttosto che una donna (...)
Non sorprende che le donne, deboli di mente
e di corpo come sono, si facciano tanto spesso streghe (...)
La donna è la lussuria carnale personificata."

(Johann Sprenger, teologo domenicano,
autore con il confratello Heinrich Kraemer del Malleus Maleficarum,
Il Martello delle Streghe, manuale del perfetto Inquisitore)

baccantiIn questi giorni ragionavo sulla condizione femminile in questo Paese, dove in nome della convenienza e del politically correct non c'è uomo in vista che non dichiari di tenere in alta considerazione la femminilità, salvo dimostrare con i fatti una concezione della dignità della donna che non si discosta dalle storielle scurrili "da caserma" e dal substrato misogino e sessuofobico depositato da secoli di indottrinamento coattivo da parte di quanti si facevano zelanti custodi dell'ortodossia cattolica.

Donne lasciate nell'anticamera dei posti che contano, ricattate e ricattabili sui luoghi di lavoro, donne lasciate sole a sopperire all'assenza di spazi e servizi essenziali quando accettano la maternità, donne ad uso decorativo, rigorosamente mute, sorridenti e ammiccanti, donne offerte come "cambio merce" al potente di turno per ottenerne i favori, donne tampinate e usate dal marketing.
In definitiva, donne che devono sempre dimostrare a qualcuno di avere intelligenza, passione, astuzia, ma soprattutto tantissima pazienza.

In tutto questo, sembrano non avere spazio, voce e valore la complessità e la specificità dell'universo femminile, quella peculiare percezione del mondo e della socialità che affiora trasversalmente nella scrittura e nei discorsi delle donne, quella sensibilità mai priva di pragmaticità e di elasticità mentale che è sfiorata solo occasionalmente, in modo riduttivo, dagli uomini.

Shalom Harlow by Peter LindberghSembra che solo l'ispirazione di fotografi e pubblicitari, talvolta, riesca a squarciare il velo d'ipocrisia e di conformismo, raccontando le donne in modo meno scontato e superficiale.
Che piacciano o meno, ad esempio, trovo straordinari per acutezza questi ritratti senza trucco e in B/N di alcune icone della femminilità glamour scattati da Peter Lindbergh per l'edizione di settembre del periodico Harper's Bazaar.

Invece, è la leggerezza, insieme a una nota di garbato umorismo, a rendere notevole e assolutamente godibile lo spot "Lacrime" per SkyHD, in programmazione in questi giorni.



Buona settimana :-)

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giovedì, luglio 30, 2009

 

Friday crispy salad



L'agenda della vergogna

Rispunta il mistero dell'agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, svanita nel nulla nelle convulse ore successive alla strage di Via D'Amelio (1992).

Le tracce del taccuino che Borsellino portava sempre appresso si perdono nel momento in cui l'allora Procuratore Ayala consegna la borsa del collega, rinvenuta sul luogo della mattanza, a un Carabiniere che poi si allontana dalla scena del delitto.
Il militare, un alto ufficiale dell'Arma identificato grazie ad alcune foto, afferma di aver consegnato la borsa al magistrato di turno.
Diciotto anni dopo, questo è quanto sappiamo su una falla assurda, inconcepibile e vergognosa nelle indagini.

Anche a non indulgere in esercizi di dietrologia, è fin troppo evidente che in tutte le vicende oscure e drammatiche che costellano la storia di questo Paese ci sono all'opera mani ignote che provvedono a occultare documenti, registrazioni, interi archivi così che determinate informazioni non divengano di pubblico dominio.

Non sapremo mai cosa contenesse l'agenda rossa del giudice Borsellino, se sia stata distrutta per proteggere interessi inconfessabili oppure custodita per esercitare il potere che deriva dal possesso delle informazioni.
Però queste sono domande oziose, puri vaneggiamenti agli occhi di un popolo tranquillo, assuefatto all'idea di vivere in un grande Mulino Bianco.


Goodbay Yahoo!

former yahoo homepage (gray) La stagione degli addii continua. Due settimane fa, Yahoo Italia si è premurata di avvisarmi via mail che dal prossimo 26 ottobre il mio sito web ospitato su Geocities non esisterà più, cancellato per sempre.
Poco male, dato che sono anni, ormai, che utilizzo quello spazio come magazzino/archivio, ripromettendomi di completare la ristrutturazione.

Oggi scopro, leggendo il blog di Marco Freccero, che Yahoo passa armi e bagagli sotto le insegne di Microsoft.
Il tempo ci dirà se questo matrimonio, a suo tempo sdegnosamente rifiutato dal CdA di Yahoo, funzionerà con soddisfazione di tutti, inclusi gli sposi.
D'altra parte Yahoo paga la mancanza di una coerente strategia di sviluppo, innovazione e miglioramento dei servizi. Yahoo si è trasformata in una grossa azienda, ma essere grossi non significa essere grandi, specialmente se non si sa dove andare.
- P.S. Per i pochi che se lo fossero chiesti, quella strana homepage grigia di Yahoo! non è un falso pacchiano. Yahoo! si presentava così quando per tutti era sinonimo di fare una ricerca su internet, prima che sorgesse la stella della grande "G" -


Amore e languore

Love me like a river does

Amami come un fiume
attraversa il mare
Amami come un fiume
infinitamente
Amami come un fiume
Baby non avere fretta, non sei una cascata
Amami e basta

Amami come un mare che ruggisce
turbinami intorno
Amami come un mare che ruggisce
inondami
Amami come un mare che ruggisce
Baby non avere fretta, non sei una cascata
Amami e basta

Amami come la terra stessa
ruotami intorno
Amami come la terra stessa
il cielo di sopra, il suolo di sotto
Amami come la terra stessa
Baby non avere fretta, non sei una cascata
Amami e basta

Melody Gardot



Non sei mio

Idea VilarinoNon sei
nella mia vita
al mio fianco
non mangi alla mia tavola
né ridi né canti
né vivi per me.

Siamo estranei
tu
e me stessa
e la mia casa.

Sei un estraneo
un ospite
che non cerca
che non vuole
più che un letto
a volte.
Che posso fare
se non cedertelo.

Ma io vivo da sola.


Lettera II

Sei lontano nel sud

lì non sono le quattro

sdraiato nella tua sedia

appoggiato al tavolo nel bar

nella tua camera

buttato su un letto

tuo o di qualcuno

che vorrei cancellare
 - penso a te

non a chi cerca

accanto a te lo stesso che voglio io -.
muralesPenso a te

ormai da un’ora

forse mezza

non so.

Quando mancherà la luce

saprò che sono le nove

stirerò il copriletto

m’infilerò il vestito nero

mi darò una pettinata.

Andrò a cena fuori

è ovvio. 
Ma a una certa ora

tornerò in questa stanza

mi butterò sul letto

e allora il tuo ricordo

che dico

il mio desiderio di vederti

che tu mi guardi

la tua presenza d’uomo che mi manca nella vita

incominceranno come ora

Incominci nella sera

che ormai è notte

a essere

l'unica cosa

che m’importa al mondo.

Idea Vilariño
(Montevideo 1920-2009)

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domenica, marzo 15, 2009

 

Il lato oscuro dello stupro



Luca era gay e adesso sta con lei
Luca parla con il cuore in mano
Luca dice sono un altro uomo


Povia - Luca era gay







... e mentre da noi Povia canta - bene o male non sta a me dirlo - la storia del "ravvedimento spontaneo" di un gay, in Sudafrica il concetto di omosessualità come inclinazione sessuale da correggere passa per vie di fatto con il ripetersi di rapimenti di lesbiche finalizzati allo stupro "terapeutico".

Pensavo che il mito mascolino del tarello delle sette meraviglie, dagli effetti da sballo al limite del taumaturgico, fosse roba da adolescenti in fregola da testosterone o mercanzia buona per il genere porno. Evidentemente, c'è chi è talmente represso e fanatico da annullare il confine tra immaginario erotico regressivo e realtà.
C'è in questi gesti la manifestazione di un'intolleranza radicale verso la diversità al femminile, vista come incomprensibile, arrogante rifiuto della propria identità sessuale "naturale" e della sottomissione alla sessualità maschile.
Lo stupro, perciò, diventa la somministrazione di atto di giustizia che è allo stesso tempo punizione esemplare, penitenza che cancella il peccato e terapia riabilitativa, tutto in senso lato ovviamente.

Un'ultima cosa: il Sudafrica è lontano, non la violenza sessuale sulle donne. C'è da augurarsi che l'esempio sudafricano non faccia scuola sfruculiando i sogni mostruosamente proibiti di qualche irreprensibile ragionier Ugo Fantozzi.

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