sabato, agosto 01, 2015
Sceriffi DIY
Un TSO che ha come epilogo drammatico la morte della persona che sarebbe dovuta andare in trattamento per problemi psichici, un Carabiniere ricoverato in ospedale con diverse fratture e lesioni al cranio e il suo superiore indagato per omicidio colposo: fin qui l’estrema sintesi di un triste fatto di cronaca avvenuto a Carmignano, un paesino della bassa padovana.
Come era prevedibile le reazioni dei familiari, che accusano i militi dell’Arma di aver ammazzato il congiunto disarmato e seminudo, e soprattutto l’apertura di un fascicolo per omicidio colposo a carico del Carabiniere che ha sparato stanno scatenando le solite, sterili polemiche sulla giustizia cieca e sbilanciata a favore di rei e violenti.
Facendo la tara sul funzionamento spesso imprevedibile e contraddittorio della macchina giudiziaria, in un Paese normale e di persone mediamente istruite non ci sarebbe nulla di scandaloso in un atto della magistratura che è dovuto e indispensabile per svolgimento delle indagini, tanto più necessarie per accertare l’esatta dinamica di un episodio concitato conclusosi con la morte di un uomo.
Per taluni commentatori dei social, invece, il caso andrebbe chiuso subito, accontentandosi di una ricostruzione giornalistica in apparenza lineare:
- c’è una persona in stato di evidente alterazione mentale che tenta di sottrarsi al TSO, richiesto dai familiari, fuggendo in mutande e calzini per le vie del paese e nelle vicine campagne, tallonato dai Carabinieri e dal personale paramedico che doveva provvedere al trasporto in una struttura sanitaria;
- l’uomo, dotato di una notevole prestanza fisica, reagisce con violenza quando viene raggiunto e ammanettato da uno dei Carabinieri, riuscendo a sopraffarlo e massacrarlo di botte;
- interviene il superiore in grado del Carabiniere che, vedendo il collega in pericolo, come da regolamento prima spara in aria e poi centra l’aggressore con un unico colpo che ne provoca il decesso in pochi minuti malgrado l’intervento immediato del personale sanitario.
Per il partito degli sceriffi c’è abbastanza per un immediato encomio solenne ai Carabinieri coinvolti e per scaraventare all’inferno l’energumeno impazzito, senza la minima pietà per un giovane uomo che non era un erculeo minus habens, bensì una persona descritta come sensibile, piena di interessi, talentuosa ma anche mentalmente fragile.
Secondo i giustizialisti da social network, anzi, è troppo poco che il proiettile andato a bersaglio sia stato solo uno ed è tutta colpa delle leggi (di merda) e dei giudici se i cittadini non possono difendersi ed essere difesi come si deve dalle forze dell’ordine.
Per quanto mi riguarda, se l’encomio arriverà a indagini concluse sarà ben meritato.
A parte questo, però, si dimentica o si ignora del tutto il fatto che il nostro ordinamento giuridico è particolarmente severo e restrittivo in materia di ricorso alle armi, dettando precise condizioni perché il loro uso sia legittimo anche da parte delle forze di polizia nell’adempimento del loro dovere (art 53 c.p, con riferimenti agli articoli 51 e 52 c.p).
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venerdì, maggio 15, 2015
Guerrilla strike in Milan
Tram, autobus e filobus che accumulavano ritardi a causa di guasti improvvisi, convogli della linea 1 della metropolitana che circolavano a singhiozzo, con interminabili soste a ogni fermata ufficialmente per via della “presenza di persone non autorizzate in galleria”, o che andavano improvvisamente fuori servizio scaricando i passeggeri accaldati e frustrati con la vaga promessa di un altro treno in attesa di entrare in stazione.
Cronaca di un venerdì sera a Milano, dove lo sciopero del trasporto pubblico, ufficialmente sospeso per precettazione prefettizia, è andato in scena mascherato da disservizi "a macchia di leopardo".
Una buona occasione per fare una sana camminata che ho sfruttato con la collaborazione di Giove pluvio, che ha ritardato la pioggia sino a quando ho aperto la porta di casa.
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martedì, aprile 28, 2015
Muscolar Matt
Un tempo non lontanissimo bastava la fronda solo annunciata di un Fioroni (Giuseppe, ex ministro della Pubblica Istruzione), il corrugarsi delle fronti nel manipolo dei teodem o il pollice verso dei leader sindacali perché il PD sussultasse e deviasse, con una sgraziata giravolta, dalle sue già abbondantemente diluite proposte di riforma.
Con Matteo Renzi al timone come segretario del PD e Presidente del Consiglio la situazione si è capovolta, ma non è detto che la svolta sia un bene per la tenuta della democrazia in questo Paese.
In realtà il decisionismo brusco e muscolare di Renzi, le continue prove di forza, la tattica di porre ogni confronto politico non sul merito ma sul piano del “o tutto o niente” e di mettere la minoranza interna al partito con le spalle al muro sta premiando il ragazzo di Firenze più per demeriti altrui, e nello specifico la fragilità, l’incoerenza e l’inconsistenza, tanto progettuale quanto comunicativa, dei competitor, che per meriti propri o per la bontà - tutta da dimostrare - delle proposte dell'attuale governo.
sabato, febbraio 21, 2015
Ingiustizia sociale
Povertà ed esclusione sociale in un dossier ben documentato prodotto da ActionaAid.
In sintesi siamo al 9° posto nella classifica UE a 28 con il 28,4% di popolazione a rischio. Peggio di noi stanno solo Bulgaria (48%), Romania (40,4%), Grecia (35,7%), Lettonia (35,1%), Ungheria (33,5%), Lituania (30,8%), Irlanda (30%) e Croazia (29,9%).
Nel 2007, gli italiani in situazioni di povertà assoluta erano 2,4 milioni (4,1% della popolazione); nel 2013 erano diventati 6 milioni (7.9%).
Tutto questo, però, non rientra tra le priorità nell'agenda del Governo e della politica italiana. È più urgente intervenire per scarabocchiare una Carta fondamentale già abbastanza inattuata e vilipesa e mettere in pista l'ennesimo decreto legge (provvedimento che dovrebbe essere emanato solo in situazioni di necessità e urgenza) sulla composizione del CdA RAI. Non dico che l'attivismo dell'attuale esecutivo sia sbagliato per principio, ma che ha una visione delle emergenze sociali alquanto strabica, giusto per usare un eufemismo.
Il dossier ActionAid è consultabile all'indirizzo: www.actionaid.it/sites/files/actionaid/giustizia_sociale.pdf/
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mercoledì, novembre 26, 2014
Mujeres
Il lato oscuro
Uff...madonna che due [....]! costretti a stare qui ad ascoltare le solite [....] degli amichetti degli immigrati, degli arabi e degli zingari...ma come si fa!!!
Oooooh siiiiì! poverini!! Senti, bello, lo sai che mi stai spezzando il cuore da come la racconti, sì sì.
Ma come predichi beneee! [....], perché non li ospiti tutti a casa tua visto che ci tieni tanto? Scommetto che quando li vedi in giro non ti sogni di dare loro uno strappo perché ti da fastidio il loro puzzo o hai paura che ti diano una botta in testa e te la rubino, la tua preziosa macchina da fighetto.
[....], ma perché non vieni a dire le tue [....] in strada o al mercato, senza presidi e professori a pararti il [....]? Possibile che nessuno abbia le [....] di [....] questo gran bugiardo faccia di [....] dicendogli in faccia la verità???
Ma quanto deve durare ancora questa robaaaa?? Se passano per chiederci di fare un’offerta o cose del genere giuro che me ne vado.
Basta, mi sono rotta!! Adesso prendo il microfono e mi sente: voglio vedere chi mi ferma. Glielo dico io che questi qui sono feccia. Vengono qui per comandare in casa nostra... Voglio proprio vedere che faccia fa quando gli dico che i suoi cari immigrati sono delinquenti che ci stanno rubando il lavoro, prendono soldi, mangiano a sbafo e fanno i prepotenti mentre noi italiani possiamo morire di fame e nessuno ci aiuta!!!
Ora glielo dico e poi me ne vado, ME NE VADO e li lascio tutti di [....]!
E dammi ‘sto [....] di microfono, stronza!...
“Scusate... scusate... voglio dire solo una cosa... cioè... voglio dire che io non sono tanto d’accordo con quello che il signore qui ha detto sugli immigrati. Secondo me sono tutte bugie. La verità è che gli immigrati ci stanno rubando il lavoro, ci stanno affamando, ci stanno portando via tutto da sotto il naso e noi italiani dobbiamo stare zitti: nessuno può dire niente perché se no ti accusano che sei razzista. Io non sono razzista, no, ma dico che questo non è giusto!! Non è giusto!!!”
Il fatto di cronaca locale da cui ho preso liberamente spunto ha avuto per protagonista una studentessa intervenuta durante un incontro pubblico con i rappresentanti di una ONG organizzato dall’istituto scolastico che frequenta.
Con l’irruenza e la certezza di essere nel giusto tipiche della sua età, ha strappato il microfono per prendere la parola e si è lanciata in una “requisitoria” xenofoba che ricalca in tutto e per tutto il mantra ossessivo che possiamo leggere ogni giorno su centinaia di post e commenti pubblicati sul web e sui social network. Concluso il suo intervento, la studentessa si è immediatamente allontanata dalla sala.
Il fatto è stato ripreso da diverse testate che hanno trasformato la nota disciplinare comminata alla studentessa per il suo comportamento aggressivo e per essersi allontanata senza permesso in una sospensione punitiva per le opinioni xenofobe espresse. In poche ore, la ragazza è assurta a sua insaputa a martire della più ipocrita political correctness e della repressione della libertà di opinione.
Si tratterebbe di un fatto piuttosto minuscolo se messo a confronto con le parole pesanti come macigni twittate o espresse pubblicamente da esponenti locali della Lega Nord, che per i Rom si sono spinti a offrire il forno della loro taverna o hanno auspicato la termovalorizzazione di massa.
Tuttavia, anche queste "minuzie" non sono innocui peccatucci di gioventù o il frutto di una banale maleducazione: sono la spia del venire meno di quella linea convenzionale di demarcazione che separava l’illuministica libertà di espressione e l’apologia di idee contrarie ai valori minimi di una convivenza civile.
Re-Editing
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domenica, ottobre 13, 2013
Feticisti della Carta
Sono 70 anni che ti irridiamo, trascuriamo, tradiamo pubblicamente, maltrattiamo e stupriamo in ogni modo possibile e immaginabile.
E tu sempre lì, con i tuoi principi inattuati e inattuabili, muffosi e incartapecoriti; tu e quel tuo seguito di ammiratori devoti, pusillanimi e retrogradi, che vorrebbero che non cambiassi neanche di una virgola, figuriamoci!
È colpa tua se le cose tra noi non funzionano, se le riforme non riformano, le leggi non si applicano, le ingiustizie allignano, le imprese muoiono e l’economia ristagna.
Sai che c’è? Ci hai stancato
Sei vecchia e troppo poco flessibile. Sei un’insopportabile fica di legno!! Ecco, finalmente l'abbiamo detto.
Ti piaccia o no, è tempo che ti sottoponga a un bell'intervento di chirurgia plastica, perché per te un semplice lifting non è sufficiente, e sopratutto a una lobotomia come si deve.
Abbiamo già preso accordi con 40 amici degli amici che faranno questi lavoretti con la massima discrezione, vedrai.
Tornerai come nuova, anzi migliorata, e tutto sarà come prima. Torneremo a trascurarti, tradirti, torturarti e stuprarti perché, in fondo, ti vogliamo bene.
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sabato, ottobre 05, 2013
Mean petty people
"io non sono razzista ma…"
- non possiamo aiutare tutti
- nessuno aveva chiesto loro di venire
- se fossero rimasti al loro paese, ora sarebbero vivi
- se la sono cercata: non erano obbligati a imbarcarsi su una bagnarola
- è tempo di fermare questa invasione o ci travolgeranno e ci calpesteranno
- non capiscono che qui non c’è posto per loro?
- dobbiamo pensare a noi stessi: prima gli italiani, poi gli altri
- nessuno proclama il lutto nazionale se un italiano si suicida per la crisi
- vengono qui illegalmente per farsi ospitare a sbafo e noi dovremmo dare loro il benvenuto in casa nostra?
- se possono pagare tanti soldi per salire su una carretta scassata perché non restano a casa loro?
Cominciano quasi sempre con la premessa politically correct: "io non sono razzista, ma..." i commenti di chi sta per scaricare sui social network la sua xenofobia elementare e fondamentalmente meschina, non riconosciuta come tale, anzi spacciata con fierezza come professione di buonsenso e sano realismo.
Quando si tocca l'argomento immigrazione, persino dinanzi a una tragedia umanitaria, scatta il riflesso delle paure più profonde, dell'insicurezza personale e sociale esacerbata dalla crisi economica e dall'impoverimento di una nazione declinante.
Sui social network saltano o sono bypassati i filtri di educazione e timore della riprovazione sociale che di solito presiedono le conversazioni vis a vis, per cui sale alla superficie ciò che normalmente non si ama ammettere fino in fondo, ovverosia di vedere nell'immigrato clandestino e nel rifugiato una minaccia, un potenziale saccheggiatore, un concorrente sleale per le stesse risorse fondamentali: il lavoro, la casa, il benessere, il futuro dei figli, la propria identità, il proprio posto nel mondo.
Ed è proprio la paura che il mondo come ce lo rappresentiamo si capovolga sotto il peso dell'ondata di disperati e di ritrovarci nella stessa drammatica situazione di chi si gioca tutto alla roulette del mare pur di avere la speranza di un nuovo inizio a dare il via alla sagra della grettezza ruspante, ai rigurgiti di razzismo strisciante e di malinteso istinto di sopravvivenza, con tanti saluti a quel poco di umanità e di civiltà di cui ci arroghiamo di essere depositari.
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venerdì, marzo 08, 2013
Un 8 marzo qualsiasi
domenica, febbraio 24, 2013
Varia umanità
Modestia
Modestia: "virtù che fa rifuggire dal riconoscimento o dal vanto dei propri meriti - moderazione spontanea, non dettata dal calcolo o da circostanze esteriori, nel modo di vivere e di vestire".
Cos’è la “modestia” che sembra essere la virtù obbligatoria della donna nell'universo degli ultra-ortodossi islamici. ebrei e cristiani se non una sistematica negazione dell'identità, della visibilità e del peso morale (inteso come possibilità di influenza) di chi ha la sfortuna di dover scontare la "colpa" e la “vergogna” di essere nata femmina?
Perché generazioni di donne, da appena nate fin quasi alla tomba, devono appiattirsi e corrispondere a severi codici di comportamento e di vestiario che nascondono il più possibile la loro femminilità al solo scopo di compiacere il concetto irrealistico di “brava e virtuosa donna” di uomini sedicenti probi e timorati di dio?
Perché la modestia, inculcata e ferocemente imposta alle donne dai loro pii cani da guardia, non è altrettanto doverosa per questi ultimi?
Ci deve pur essere una linea di demarcazione oggettiva tra la rivendicazione della libertà religiosa, con la possibilità di conservare ciò che, a torto o a ragione, si ritiene parte integrante della propria identità culturale, e la segregazione dell'individuo su base sessista.
A me, questa immagine scattata nel quartiere ebraico ultra-ortodosso di Beit-Shemesh a Gerusalemme lascia senza parole.
Messaggi nella bottiglia
Assolutamente per caso, stanotte mi sono ritrovato in una sorta di confessionale digitale: un’applicazione online che sonda in tempo reale la piattaforma Twitter alla ricerca di parole chiave come “solo/a” e “solitudine”, riportandone i risultati associati a immagini prese dai profili.
Gli account non vengono rivelati, per cui l’applicazione non lascia spazio a possibili interazioni in stile telefono amico né viola palesemente la privacy (relativa) degli utenti, assumendo più l’aspetto di un curioso esperimento sociologico applicato al microblogging.
Lo spaccato che ne risulta è comunque interessante perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di veri e propri messaggi nella bottiglia, piccoli squarci di sincerità scaricati in Rete più per conforto personale che per l’effettiva speranza di ottenere risposte, almeno nell’immediato.
C’è chi si è appena lasciato/a, chi si sente perso senza la compagnia di amici/amiche o vorrebbe essere con il suo lui/lei, chi ha voglia di confidarsi mentre in casa tutti dormono, chi è single, ma non per scelta, e mastica amaro nella sua camera dopo aver incrociato per strada coppiette felici, ma anche la donna che, messa a dormire la figlia, si ritrova sola e sconfortata.
In definitiva è uno spaccato di umanità alla finestra che non rappresenta nulla di particolarmente nuovo, ma fa riflettere.
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sabato, luglio 07, 2012
Blending
sulla cattiva strada
Due marchi a lungo sulla cresta dell'onda nel settore della telefonia mobile sono entrati quasi contemporaneamente in una fase di declino che sembra inarrestabile: la canadese Research In Motion (RIM), "mamma" del Blackberry, e la finlandese NOKIA.
RIM non accenna a riprendersi dopo lo sbandamento dovuto alle faide interne al top management. Il tempo perso nello sviluppo e la concorrenza spietata degli smartphone Apple e Samsung hanno diminuito drasticamente l'appeal e le vendite dei Blackberry sia nel mercato consumer sia in quello, tradizionalmente più redditizio, delle aziende.
Per anni è sembrato che NOKIA non dovesse sbagliare un colpo e che potesse guardare dall’alto la concorrenza che si azzuffava per le briciole del mercato. Oggi i segnali sono ben diversi e il marchio annaspa in seconda fila con i conti in profondo rosso.
A ben poco è servito il matrimonio con la nuova piattaforma mobile Microsoft, il cui successo iniziale si è rivelato un fuoco di paglia. Così le vendite mondiali del Lumia 900, che per NOKIA doveva essere lo smartphone del rilancio, hanno ristagnato al punto di non coprire nemmeno le spese.
Rosicone
Non mi sono mai posto seriamente il problema del rapporto tra la condivisione e la proprietà intellettuale sul web e mi secca non poco ammettere che la mia attenzione è stata richiamata da un trascurabile smacco al mio amor proprio.
Che la condivisione, la copia o il linking su internet non comportino fisicamente alcuna asportazione o manomissione non significa automaticamente che per l’autore delle immagini o dei contenuti o per chi detiene i diritti di riproduzione non vi sia potenzialmente un danno, sempre che non abbiano scelto forme di licenza “aperte”.
D’altra parte, il link puro e semplice non è di per se dannoso, anzi fa circolare l’opera aumentandone la visibilità e la notorietà a costo zero.
Lo stesso si può dire delle copie che vengono postate con gli opportuni credit e link nelle didascalie. Altro è il problema di chi copia per poi spacciare - online e offline - l’opera altrui come propria.
In generale, come nel campo musicale e dei video, sarebbe necessario trovare un valido compromesso tra gli interessi di chi crea e quelli di chi usufruisce, non imponendo ai primi di lavorare gratis e per la gloria, ma anche differenziando le tipologie di licenza d’uso per non strozzare il contributo di scouting e di comunicazione virale fornito dagli utenti non commerciali.
Per contenere gli inevitabili raggiri bisognerebbe pensare un sistema obbligatorio di autenticazione dell’utente (iscrizione per rimuovere il blocco di default al download e al linking) e, se è possibile, di protezione tramite waternark che si attivino al processo di stampa.
La mia situazione è ancora diversa.
Faccio ricerca di immagini in funzione dei contenuti che veicolo per divertimento e/o per passione. Ragion per cui, uso immagini che non ho creato e su cui non ho il copyright, provvedendo a inserire i relativi credit e copyright qualora non lo faccia automaticamente la piattaforma.
Non di meno, la ricerca e la selezione delle immagini, insieme alla creazione di contenuti originali in inglese richiedono tempo e impegno.
Per questo sono rimasto piuttosto sconcertato quando ho scoperto casualmente che un’immagine molto particolare che avevo scovato mesi fa e la relativa didascalia, passando di condivisione in condivisione su Pinterest, erano state pubblicate da un gruppo Facebook con un largo seguito (Milky Way Scientists) con il credit image attribuito… a un giapponese, nello specifico uno degli utenti Pinterest nella catena delle ripubblicazioni.
Lo so, fa parte del gioco, ma non nascondo di aver provato un fastidioso bruciore, non dico dove.
Inconti naturalistici
Avvistare per puro caso un esemplare di falco pellegrino mentre volteggia al tramonto nel cielo sopra Sesto San Giovanni e avere il tempo di seguirlo con i binocoli finché non diventa indistinguibile con l’orizzonte: un incontro decisamente fuori programma.
Pavlov?
Ha poco da fare il sarcastico il ministro Corrado Passera citando il ben noto riflesso pavloviano per quanti hanno messo in relazione i 200 milioni di tagli all’università con la stessa somma aggiunta alle dotazioni delle scuole private. Forse il ministro non è consapevole del livello di esasperazione cui è giunto questo Paese.
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domenica, marzo 25, 2012
Nel bene e nel male
Che una riforma fosse necessaria per ripulire un ambito inceppato, distorsivo, inefficiente e ingiusto è fuori di dubbio.
Un mercato iperflessibile in entrata al punto da rendere stabile solo la precarietà e il lavoro intermittente, massimizzando forme di sfruttamento selvaggio e di lavoro grigio, e bloccato in uscita, con lo scaricamento sul sistema previdenziale pubblico dei costi di crisi aziendali endemiche, irreversibili o frutto di delocalizzazioni furbette, è una micidiale palla al piede per un Paese che di suo ha smesso da anni di crescere al passo con il resto d’Europa e del mondo.
Che poi una riforma ambiziosa possa funzionare ed essere equa in un momento di stagnazione profonda, con risorse pubbliche prossime allo zero malgrado un livello di tassazione - diretta e indiretta - che si appresta a sfondare il tetto del 70%, è tutto un altro paio di maniche.
Bene fa Mario Monti a ricordarci di guardare lontano e di non limitarci a difendere strenuamente l’esistente quando ciò significa ipotecare il futuro, caricando sulle spalle delle prossime generazioni un fardello insostenibile.
Allo stesso tempo, però, c’è un limite fisiologico alla capacità dei lavoratori di prendersela responsabilmente tra le natiche in nome e per conto della soddisfazione dei mercati finanziari e del gotha di Eurolandia, lasciando in eredità ai loro figli un sistema che accentua drammaticamente le diseguaglianze sociali.
Quel che pare evidente è che sulla flessibilità in uscita e l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il premier e il ministro Elsa Fornero hanno perseguito tenacemente una ibridazione spuria tra il modello tedesco e le sirene del liberismo puro-e-duro inglese e statunitense, in apparenza senza tenere conto degli effetti potenziali della saldatura tra l’espulsione di forza lavoro che continuerà ad avvenire per effetto della recessione e l’allungamento dei requisiti per accedere al sistema pensionistico contenuto nella riforma della previdenza varata in pieno clima di emergenza.
Per certi versi, gli exploit dialettici e l’atteggiamento assunto dal Ministro del Welfare durante la trattativa mi sono sembrati in piena sintonia e continuità con quelli del suo predecessore nel governo Berlusconi: Maurizio Sacconi.
Che i sindacati debbano recitare il loro mea culpa per come si sono adagiati sulla gestione di comode rendite di posizione è un fatto sotto gli occhi di tutti, ma che siano loro l’ostacolo da svellere per rendere l’Italia un paese ospitale per i capitali esteri e dove si può fare impresa è una panzana risibile, anzi tragica.
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domenica, luglio 10, 2011
worthless papers
Noblesse oblige
Una notizia che in questi giorni è finita sprofondata nella foliazione dei quotidiani fino a essere virtualmente invisibile spiega, meglio di mille parole, la schizofrenia incurabile di questo Paese e il concetto di moralità di chi dovrebbe esserne il custode.
Il fatto: il Comune di Bari aveva avanzato richiesta per accedere al Fondo di Solidarietà per le vittime dei reati di stampo mafioso istituito con la Legge 512/1999 che, fino alla modifica del 2009, garantiva alle persone fisiche e agli enti pubblici il risarcimento dei danni liquidati in sentenza e il rimborso delle spese processuali affrontate per la costituzione in giudizio.
Titolo per tale richiesta erano tre distinti procedimenti per reati di tipo mafioso arrivati a sentenza di condanna.
Il primo no arriva dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso, organo del Ministero dell'Interno che gestisce il Fondo, che si giustifica con la sopravvenuta normativa del 2009 che limita il contributo alle sole spese processuali. Il Comune di Bari impugna questa delibera, forte del fatto che le sue richieste sono state avanzate prima di tale modifica normativa.
Ed ecco che entra in scena l’Avvocatura dello Stato, che patrocina il Ministero dell'Interno, la quale, con provvedimento depositato il 27 giugno scorso, boccia l’istanza e spiega che in realtà agli enti pubblici non spetta il becco di un quattrino in quanto non hanno alcun diritto ad accedere al Fondo di Solidarietà.
Non solo, l’Avvocatura argomenta che i risarcimenti liquidati in passato sono frutto di un’errata interpretazione della legge e che, pertanto, il Viminale si riserva di adire l’autorità giudiziaria per recuperare quanto “erroneamente versato”.
Ora, se si va a questa pagina del sito del Ministero dell'Interno - link alternativo da copiare e incollare http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/vittime_mafia/ e andare alla voce "Argomenti"- si legge testualmente:
A. Presupposti:
• costituzione di parte civile di persone fisiche o Enti (*) destinatari di sentenze emesse, successivamente al 30 settembre 1982, nei confronti di imputati: del delitto di cui all'art. 416-bis del c. p.; dei delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis e dei delitti commessi al fine di agevolare l'attività delle associazioni di tipo mafioso.
(*) Gli Enti hanno diritto di accesso al Fondo (entro i limiti delle disponibilità finanziarie annuali dello stesso) limitatamente al rimborso delle spese processuali.
Delle due l’una: o il Viminale non sa che il suo sito istituzionale pubblicizza in modo errato e fuorviante il Fondo di Solidarietà e, in pratica, smentisce se stesso, oppure sta tentando un bel colpo di spugna all’italiana attraverso un’interpretazione palesemente contra legem finalizzata a:
a) non pagare;
b) dissuadere gli enti dal presentare in futuro domande di ammissione al Fondo.
Dobbiamo pensare che tutto ciò sia un monito alle amministrazioni locali a non immischiarsi in processi che riguardano le attività criminose di mafiosi, camorristi, stiddari e affiliati alla ndrangheta svolte sul loro territorio, salvo lo facciano a rischio e a spese loro.
Oppure si vuole coprire una verità inconfessabile: il Fondo di Solidarietà per i reati di tipo mafioso è considerato una spesa inutile, il relitto di una cultura antimafia ormai demodé e fuori corso che, come tale, va strangolato dolcemente, senza far rumore.
Honi soit qui mal y pense
Rime intinte nella malinconia
Ho scelto una poesia del nicaraguense Francisco Ruiz Udiel, morto suicida ai primi dell'anno.
Vi consiglio di leggere questi versi lasciando fluire la melodia di De Ushuaia a la Quiaca di Gustavo Santaolalla (nel video)
Deja la puerta abierta
▪ A Claribel Alegría
Deja la puerta abierta.
Que tus palabras entren
como un arco tejido por cipreses,
un poco más livianos
que la ineludible vida.
Lejos está el puerto
donde los barcos de ébano
reposan con tristeza.
Poco me importa llegar a ellos,
pues largo es el abrazo con la noche
y corta la esperanza con la tierra.
Donde quiera que vaya
el mar me arroja a cualquier parte,
otro amanecer donde la imaginación
ya no puede convertir el lodo
en vasijas para almacenar recuerdos.
Me canso, de despertar,
la luz me hiere cuando ver no quiero,
el viaje a Ítaca nada me ofrece.
Si hubiera al menos un poco de vino
para embriagar los días que nos quedan
embriagar los días que nos quedan
que nos quedan.
Lascia la porta aperta
Lascia la porta aperta.
Che le tue parole entrino
come un arco tessuto dai cipressi,
un po’ più leggeri
della ineludibile vita.
Lontano è il porto
dove le barche d’ebano
riposano con tristezza.
Poco m’importa di arrivare a loro,
perché lungo è l’abbraccio con la notte
e breve la speranza sulla terra.
Ovunque io vada
il mare mi scaglia da ogni parte,
un’altra alba dove l’immaginazione
ormai non può trasformare il fango
in vasellame per riporre i ricordi.
Mi stanco, di svegliarmi,
la luce mi ferisce quando vedere non voglio,
il viaggio a Itaca nulla mi offre.
Ci fosse almeno un po’ di vino
per ubriacare i giorni che ci restano
ubriacare i giorni che ci restano
che ci restano.
Francisco Ruiz Udiel
(1977-2011)
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sabato, luglio 02, 2011
una certa idea di democrazia
Nell'immagine che segue ho esemplificato, a beneficio dei puri di cuore, l'idea di democrazia rappresentativa, sovranità popolare e perequazione sociale che emerge dagli atti dell'inchiesta sul sodalizio Luigi Bisignani-Alfonso Papa.
cosa mangiare a pranzo
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lunedì, giugno 20, 2011
Suum cuique tribuere
che possa impadronirsi di una società
è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.
(Corrado Alvaro, 1961)
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domenica, marzo 13, 2011
A sunday soup
Non possumus
Poche idee, poco o punto originali, in compenso assai livorose. Mi domando quali esperienze scolastiche devastanti abbiano indotto questa persona a coltivare l’apodittica certezza che gli insegnanti siano una casta di privilegiati nullafacenti. La risposta più verosimile è che parli senza alcuna competenza in merito, senza neanche quel minimo di esperienza “sul campo” da genitore.
Quel che mi colpisce negativamente, in questo come in altri casi, è il livello di indottrinamento che traspare dall’appiattimento sulle argomentazioni ideologiche e sul lessico populista della propaganda filogovernativa.
C’è la crisi economica mondiale, c’è un debito pubblico monstre, ergo “non possiamo più permetterci” tutta una serie di servizi al cittadino forniti dallo Stato, sovvenzionati attraverso la redistribuzione del gettito fiscale o le aliquote imposte sulla retribuzione dei lavoratori.
Questo è il mantra, la vulgata, l’articolo di fede squadernato per giustificare e assolvere la politica di tagli lineari alla spesa pubblica e le sue propaggini mascherate da riforme epocali.
Da ciò discende che:
- Dovremmo accettare a capo chino la dura realtà di un drastico ridimensionamento nei servizi essenziali che non si traduce in una minor pressione fiscale, che resta e resterà ancora a lungo scandalosamente vicina a quella di Paesi dove il welfare è una cosa seria e funzionante; ça va sans dire che dovremmo essere lieti di pagare a prezzo pieno 1/3 del solito servizio.
- Dovremmo essere esultanti per scelte dolorosamente austere che “alleggeriscono” lo Stato, non fosse per il piccolo, trascurabile dettaglio che (specialmente) in Italia l’arretramento del pubblico viene pagato a usura mediante il sovvenzionamento, diretto e indiretto, di un privato che subentra “sussidiariamente” o per gentile concessione trentennale “chiavi in mano”.
Corre, io credo, una sottile, ma netta linea di demarcazione tra l’essere cittadini consapevoli delle difficoltà di un Paese declinante come il nostro e l’ottica servile di chi vuole vedere la mano benevola della Provvidenza in ogni azione del padrone di turno e, perciò, augura la forca ai cattivi soggetti, i sediziosi e i miscredenti... finché non viene toccato nei suoi interessi.
Le mani in tasca
A ribadire questo "simpatico" andazzo, passato opportunamente sotto silenzio, non è la solita gazzetta rossa, ma la Corte dei Conti.
La magistratura contabile non ha usato il guanto di velluto, scrivendo nero su bianco che si tratta di «un'operazione di natura espropriativa senza indennizzo, o comunque di prelievo fiscale indiretto nei confronti di categorie interessate a versamenti finalizzati a scopi ben diversi dal sostegno alla finanza pubblica».
La risposta piccata del Ministero dell’Economia, secondo cui non vi sarebbe alcun danno ai soggetti interessati ai versamenti e ai prelievi, è stata sonoramente rispedita al mittente in quanto i dati finanziari esposti da Via Nazionale sarebbero «parziali, lacunosi e fondati su statistiche elementari».
Qualcuno ha il coraggio di parlare anche in questo caso di toghe rosse e magistratura politicizzata?
Fine vita
Il prelato giuliano non ha detto alcunché di trascendentale o di diverso dalla posizione ufficiale della CEI, favorevole al testo elaborato dal Governo.
Tuttavia, pur nel rispetto di una posizione legittimamente intransigente sul principio della vita come dono da salvaguardare dal concepimento alla morte, mi trovo in disaccordo con le “giustificazioni etiche” addotte a sostegno di un impianto normativo marcatamente ideologico e ascientifico, che entra a gamba tesa nella delicata sfera dell’autodeterminazione dell’individuo e nella deontologia medica.
Sostenere, ad esempio, che l’alimentazione e l’idratazione artificiale non possano essere sospese in quanto non rappresentano terapia e, pertanto, non configurano accanimento teraputico è insieme una petizione di principio e una solenne cazzata perché qualsiasi intervento medico atto a influire sulle condizioni fisiche o psichiche del paziente - fosse anche la somministrazione di un placebo - è per ciò stesso terapia, com’è scritto a chiare lettere nelle convenzioni internazionali riguardanti l’attività medica.
A parte questo, a mio modo di vedere c’è qualcosa di intrinsecamente arbitrario, autoritario e innaturale alla base dell’applicazione integrale e (surrettiziamente) ope legis di un diritto alla vita indisponibile a chicchessia.
C’è alla base una visione salvifica del dolore e della sofferenza da accettare in silente umiltà, elaborata dalla tradizione cattolica fin dal medioevo, che oggi si salda alla pretesa di imporre alla scienza e alla medicina di forzare la natura pur di salvare l'integrità di un principio fatto passare per legge naturale, anche a costo di andare contro la valutazione obiettiva del medico curante e la volontà chiaramente espressa dal paziente.
La mia non è una posizione a favore del relativismo etico, del suicidio assistito o dell’eutanasia, ma solo la constatazione, frutto di esperienza, che una volta applicato tutto ciò che è umanamente e scientificamente possibile per curare e per alleviare la sofferenza si debba rispettare la natura che ci ha voluti mortali.
Santi dell’altro mondo: San Maximòn

Già in passato ho scritto di santi popolari dell’America Latina, la cui venerazione è in varia misura "tollerata" dalla Chiesa Cattolica. Non immaginavo, però, di trovare un santo non ufficiale con le caratteristiche enigmatiche e inquietanti di San Maximòn o San Simòn.
Più che a un santo canonizzato, infatti, Maximòn fa pensare a un demone che è meglio avere a favore che contro; una divinità dai gusti e dai vizi piuttosto umani da ammansire e da ingraziarsi con offerte di candele, sigarette, sigari, rum, acquavite e denaro.
È probabile che Maximòn fosse in origine una divinità del pantheon Maya legata al ciclo delle piogge e/o alla sessualità ctonia, cui si sarebbe sovrapposta in parte la figura di Pedro Alvarado, il luogotenente di Hernan Cortes che conquistò e cristianizzò il Guatemala a fil di spada.
San Maximòn è effigiato in statue di legno abbigliate con eleganza vistosa; giacca, cravatta, fusciacca, uno o più cappelli calati in testa e, talvolta, occhiali da sole. Le confraternite che curano il culto accendono sigari e sigarette oppure versano rum e acquavite nella bocca del simulacro mentre presentano in dialetto maya le preghiere dei postulanti.
Nessuno osa mettere in dubbio la potenza e la protezione di San Maximòn, neanche i turisti che con difficoltà raggiungono i villaggi sulle alture del Guatemala occidentale che sono la roccaforte di questo santo popolare.
Kung-Fu Mantis (per sdrammatizzare)
Buona settimana
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domenica, giugno 13, 2010
No Borders Resume 06.13.2010
Bavagliocrazia

Un colpo d’ariete dopo l’altro sulle regole minime della democrazia, prende forma una dittatura cesaropopulista che nessuno sembra in grado di arginare.
Inutile che mi dilunghi sugli effetti deleteri di un provvedimento pananoico che sta alla difesa della privacy degli onesti come una scure sta alla raccolta delle orchidee.
È vero, la Costituzione definisce inviolabili la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione (art. 15, comma 1), ma non si può dire che la normativa che sinora ha regolato l’autorizzazione e l’uso delle intercettazioni non imponesse le motivazioni o non fornisse le garanzie di legge richieste dal secondo comma dell’art.15.
Se già oggi siamo piazzati molto bene nella classifica mondiale dei paesi a più alto tasso di corruzione nella pubblica amministrazione (dal 41° posto del 2007 siamo retrocessi al 63° posto per trasparenza), con la legge bavaglio, i condoni, le sanatorie e i tagli di spesa che appiedano gli ispettorati è facile immaginare che arriveremo presto a spezzare le reni a Grecia e Romania, che stazionano ex-aequo al 71° posto.
Come faceva notare ironicamente qualcuno in Rete, con una magistratura inquirente a cui vengono spuntati gli artigli e una stampa imbavagliata, l’Italia tornerà a essere un paese tranquillo dove non succede mai niente, esattamente come ai “bei tempi” del regime fascista.
Svaporata
«Qualche commento su Israele? Lo stiamo chiedendo a tutti oggi»
«Dite loro di andare all’inferno fuori dalla Palestina»
«Ooh! Qualche commento più positivo su Israele?»
«Ricordatevelo, quelle persone sono occupate ed è la loro terra. Non è la Germania, non è la Polonia»
«Allora dove dovrebbero andare? Cosa dovrebbero fare?»
«Devono tornare a casa loro»
«Dov’è casa loro?»
«Polonia, Germania»
«Sta dicendo che gli ebrei devono tornare in Germania e in Polonia?»
«...E in America e in qualunque altro luogo. Perché esiliare persone che hanno vissuto lì per secoli?»

Invitata allo Jewish Heritage Celebration Day alla Casa Bianca, Helen Thomas è stata avvicinata per un commento da una troupe del Rabbino David Nesenoff.
Lei, arcigna e senza alcuna diplomazia, ha fatto scoppiare la bomba sulla legittimità dello stato d’Israele; un po’ come prendere la parola a tavola il giorno del compleanno del padrone di casa e dichiarare che il festeggiato dovrebbe lavarsi perché puzza come una iena.
57 anni di professione buttati al macero per una reporter che aveva scalato i gradini della carriera in un mondo fortemente maschilista armata di una grinta inossidabile nel braccare con domande puntute l’uomo più potente della terra.
Di lei, John Fitzgerald Kennedy diceva: “Sarebbe anche una ragazza carina se non fosse armata di penna e taccuino”.
È passato alla storia il suo pressing su George W. Bush sulle vere ragioni dell’intervento americano in Iraq. A Helen Thomas spettava l’onore della prima domanda e dell’ultima parola, il rituale “Thank you, Mr. President” nelle conferenze stampa dei Presidenti USA.
Ma per le parole dal sen fuggite non v’è rimedio.
Ne uccide più la lingua...
Il Belgio e i belgi hanno da sempre fama di essere così tranquilli, ordinati e prevedibili da essere indicibilmente noiosi.
Erano altri tempi: il Belgio era un piccolo stato neutrale divenuto ricco per il carbon fossile estratto dalle sue miniere, per il commercio di diamanti e per le materie prime che affluivano dal lontano Congo Belga, dove il cristianissimo re Leopoldo II attuava una politica di sfruttamento di una ferocia senza eguali.

Se la separazione non si è ancora consumata è perché resta da sciogliere il nodo della Regione di Bruxelles, area che ospita la capitale federale e del regno nonché capitale formale dell’Unione Europea.
Dal punto di vista territoriale, infatti, Bruxelles e le sue conurbazioni (19 municipalità) ricadrebbero nella parte fiamminga, però la popolazione è per il 70% francofona.
L’astio e l’insofferenza tra le due maggiori comunità linguistico-culturali, su cui soffiano gli indipendentisti fiamminghi di estrema destra del Vlaams Belang (ex Vlaams Blok) sono arrivati al punto che, a Bruxelles, i fiamminghi non affittano case ai francofoni o parlanti altre lingue neppure se il potenziale inquilino è un eurodeputato disposto a staccare lauti assegni.
Nessuno in Belgio sembra domandarsi che senso e che prospettive avrebbero due staterelli di coccio, fondati su basi puramente linguistiche, stretti nella morsa di vicini di ferro come Francia, Germania e Olanda.
Una finestra sul Caucaso
Non chiedetemi come ci sono arrivato: chi mi conosce sa che quando parto per i miei vagabondaggi sul web ci vuole l’Interpol per rintracciarmi :-)
A ogni modo, questo video è una finestra sul folklore della regione del Khevsureti, nel nordest della Georgia.
Può piacere o meno: personalmente trovo che quest'antica danza sia suggestiva e spettacolare.
Buona settimana
Etichette: diritti, Foreign Office, il buco con la fregatura intorno, The Smoking Pipe
domenica, maggio 23, 2010
Sunday Potage 05.23.2010
Franco Cardini sullo scontro di civiltà
Lo storico Franco Cardini batte uno dei suoi tasti preferiti: lo scontro tra civiltà è una figura retorica creata per nascondere la contrapposizione tra centri di potere che aspirano all’egemonia politica, economica e culturale.
Si tratta di una visione interessante, anche se non nuova e ben lontana dall’essere inoppugnabile, che però rimette al centro del tappeto il nodo irrisolto dei rapporti di strumentalizzazione reciproca tra religione e potere.
Giusto stamattina leggevo su Repubblica il reportage di Vittorio Zucconi sulla revisione ferocemente neocon dei testi di storia per le scuole del Texas.
Mi è venuto spontaneo pensare che la sola cosa che differenzia il virulento dogmatismo degli arciconservatori USA da quello dei taliban afghani o delle milizie shebab in Somalia è la scelta delle armi da utilizzare in battaglia.
Good Luck
Buona fortuna a Emidio, Il Dissociato, fresco sposo e autore di un simpatico e pensoso blog/diario Geova non vuole che mi sposi (sottotitolo “e nemmeno la mia mamma”) che proprio con l'avvenuta celebrazione delle nozze con Vera ha terminato la sua breve corsa nella blogosfera.

Perché il tema centrale del blog non sono le complicazioni spicciole che trasformano l’organizzazione di ogni matrimonio in una corsa ad ostacoli, ma il resoconto della dolorosa frattura consumatasi tra Emidio e i parenti più stretti a causa della sua dissociazione dal credo e dalle regole dei Testimoni di Geova.
Il fatto che ci siano di mezzo i Testimoni di Geova piuttosto che Dianetics, una setta ultraortodossa ebraica o una qualsiasi delle associazioni, fraternità o comunità “a maglie strette” riconosciute dalla Chiesa Cattolica è secondario.
La risposta standard dell’organizzazione alla crisi interiore e alla ricerca di risposte del singolo, infatti, è riprovazione e ripudio; è il cordone sanitario che isola il reietto, facendogli capire che le capacità personali e le doti umane non hanno mai contato nulla e che il diritto a essere riconosciuti come individui può essere revocato o soppresso.
Oro Blu
Chi viene dal sud, come il sottoscritto, non ha dimenticato cosa significhi la parola razionamento idrico. Tuttavia il problema di ricevere l’acqua potabile solo per due ore al giorno non è nemmeno lontanamente paragonabile alla situazione di centinaia di migliaia di persone - donne, uomini e bambini - che quotidianamente affrontano la roulette russa: utilizzare l’acqua delle rare pozze più o meno pesantemente infette o crepare di sete.
Questo spot per una ONG israeliana ha il dono della sintesi: fino a quando il problema non tocca direttamente i potenti della terra, quel problema NON ESISTE.
Ricordando

Il ricordo di due eroi civili compie 18 anni: si può dire che è diventato maggiorenne.
Però finché la risposta dello Stato resterà contraddittoria, fatta di annunci roboanti e di favori indiretti (vedi alla voce Legge Bavaglio), varrà quanto diceva un capo mandamento mafioso: «Voi venite a parlarci di stato, di diritti e di onestà, e i nostri ragazzi vi stanno ad ascoltare. Ma una volta terminata la scuola, i ragazzi troveranno forse lo stato a dare risposte oppure sarà a noi che si dovranno rivolgere?»
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domenica, maggio 16, 2010
Sunday Resume 05.16.2010
Explorer o Imploder?

Per trovare Internet Explorer così in basso bisogna risalire alla metà degli anni ’90. A quei tempi, però, il browser di Redmond era in piena ascesa e si apprestava ad asfaltare il rivale Netscape Navigator, sia pure con l'aiuto di pratiche commerciali e di pressioni sottobanco degne di un bullo da strada.
Meglio tardi che mai, Microsoft sembra aver capito che la flessione di IE non è una crisi passeggera, risolvibile con qualche pezza e migliorie cosmetiche, e sta dandosi da fare per correre ai ripari.
Le aspettative di ripresa sono riposte nel prossimo Explorer 9. Tuttavia tornare a detenere oltre il 90% del mercato è una mera chimera, mentre appare più abbordabile l'obiettivo di riguadagnare qualche punto in percentuale.
Microsoft è consapevole di non avere più in pugno il mercato dei browser: concorrenti agguerriti come Firefox, Chrome e Safari possono essere contrastati unicamente realizzando un browser convincente, che sia oggettivamente superiore per prestazioni e funzionalità.
D'altra parte, l’Azienda guidata dal "duro" Steve Ballmer sa di non potersi permettere altri passi falsi come quelli che l’hanno condotta al deleterio braccio di ferro con la Commissione Europea per “abuso di posizione dominante”.

Infatti, se è vero che Internet Explorer conserva una quota di mercato superiore al 75% tra la clientela Corporate, il discorso cambia radicalmente con l’utenza Home, ormai abituata a confrontare di persona le diverse alternative e a non accontentarsi di quel che passa il convento.
Dal primo marzo scorso, inoltre, gli europei che acquistano un PC Windows (XP, Vista e Win 7) trovano preinstallata - o disponibile su Windows Update - la novità della schermata di scelta (Ballot Screen) che permette loro di installare un browser a loro scelta tra i 12 proposti in ordine casuale su due fasce.
Prima fascia:
- Internet Explorer 8
- Chrome
- Firefox
- Opera
- Safari
- Flock
- K-Meleon
- Maxthon
- Green Browser
- Sleipnir
- Slim
- Avant Browser
Il futuro ci dirà se la E di Explorer è destinata a sgonfiarsi fino a diventare utile solo per l’esame della vista oppure tornerà tonica, palestrata e pronta a stupirci.
L’importanza di chiamarsi Ugo
Aspettiamo senza soverchie illusioni che la magistratura romana compia gli accertamenti del caso sulla posizione di Ugo Cappellacci, governatore della (ex) Regione Autonoma Sardegna, indagato per corruzione e abuso d’ufficio nell’inchiesta sull’eolico in Sardegna.
Vedremo se gli allegri spuntini consumati in compagnia di Denis Verdini con la regia e la benedizione del risorto Flavio Carboni si trasformeranno in un’indigesta cena delle beffe o se tutto si concluderà con un educato ruttino.
Trattengo un sogghigno pensando al ruolo che un certo giornale ha cucito addosso all’amico governatore: quello di casta vestale della legalità e dell’ambiente che si oppone ai comitati d’affari e alle infiltrazioni mafiose che vorrebbero usare l’energia eolica come cavallo di troia.

Se le ipotesi investigative venissero confermate, sarebbero definitivamente chiarite le regioni per cui nel giro di pochi mesi il commercialista Capellacci, figura tutto sommato defilata in Forza Italia, venne nominato coordinatore regionale di FI e, successivamente, imposto da Silvio Berlusconi come candidato governatore.
Qualcuno allora pensò a una dimostrazione di strapotere da parte dell’attuale premier, capace di vincere a mani basse anche scommettendo su uno sconosciuto, o a una inconsapevole intenzione di emulare l’imperatore Caligola, noto per aver nominato senatore il suo cavallo.
Niente di più sbagliato: Berlusconi, con i suoi consiglieri e alleati isolani, aveva ben chiaro che scegliere una delle ambiziose primedonne che sgomitavano ai vertici di FI regionale poteva complicare la realizzazione dei progetti concordati.
Serviva un uomo di provata fedeltà, un esecutore diligente che sapesse stare al suo posto, ma soprattutto capace di maneggiare affari riservati e di smistare favori senza concentrare su di sé attenzioni inopportune.
Il sorridente Cappellacci è stato il classico coniglio estratto dal cilindro del prestigiatore.
Il buon Ugo, infatti, è l'incarnazione del low profile, talmente di basso profilo da fare dire ai maldicenti che per accertarsi della sua presenza è necessario guardare in controluce, come la filigrana nelle banconote.
Ciò non significa che Ugo Cappellacci sia un inetto, benché abbia costantemente l’aria di chi è impacciato e fuori posto.
A Silvio e ai suoi alleati del circolo del mattone occorreva uno con le qualità di Ugo: per nostra sfortuna l'hanno trovato.
Un attimo di attenzione, prego
Prendetevi un minuto di vacanza dai vostri impegni per guardare questo breve filmato realizzato dall’agenzia TBWA/Istanbul.
Garantisco che il video non contiene immagini truculente, offensive o pietose: fa solo riflettere, al di là delle differenze di cultura, religione e lingua. Buona settimana.
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venerdì, maggio 07, 2010
Un Paese per vecchi
«Tutto questo non è reale...»
«Cosa intendi per reale? Sapresti darmi una definizione di realtà?»
(dialogo tratto da The Matrix)

Vorrei che fosse tutta colpa dell’abulia, della stanchezza e del pessimismo cosmico instillati da questa interminabile settimana di pioggia. Nei volti tirati, negli occhi lucidi e nella risata nervosa delle persone che ho intorno, però, scorgo il mio stesso bisogno di evasione, di un po’ di leggerezza e di stupidità che rendano sopportabile la sensazione di tirare a campare in attesa di un cambiamento in meglio che non arriva.
Mi scopro a invidiare quanti non mettono mai in dubbio la versione edulcorata della realtà apparecchiata dalla TV, dove qualsiasi situazione può essere grave ma mai seria e persino le peggiori catastrofi si possono risolvere mettendoci una pezza. Però questa parvenza di normalità va in mille pezzi non appena mi fermo a parlare con qualcuno.
C’è l’amica che non ce la fa più e sogna di poter fuggire lontano. È satura, sfiancata, demotivata dalla mancanza di vie d’uscita al circolo vizioso di un precariato arrotondato con impegni professionali che sacrificano ferie, sabati e feste comandate: tutto per arrivare a fine mese in pareggio, se va bene.
C’è la conoscente che è rientrata dalla maternità per scoprire di essere stata messa alla porta dal titolare.
C’è il ventottenne laureato in economia che fa l'operatore in un call center outbound (quelli che ti chiamano a casa) e si era illuso di aver superato la fase peggiore quando l’avevano assunto a tempo indeterminato. Ora trema, perché i benefici statali e regionali concessi all’azienda per la regolarizzazione dei contratti di lavoro sono esauriti e hanno iniziato a fioccare le lettere di licenziamento.
Non è questa la vita che volevamo per noi:
non questa sensazione di essere compressi nel collo di un imbuto;
non questo costante schiacciamento sul presente;
non questa crescente staticità sociale che rafforza sfacciatamente le oligarchie al potere in politica, nelle aziende, nella finanza, nelle università mentre ci toglie l'aria e la prospettiva di costruire un futuro dignitoso.
L’Italia sta completando la sua trasformazione in un paese per vecchi, dove si spolpa la poca carne rimasta attaccata all’osso invece di programmare il futuro investendo in alta istruzione, nuove energie e ricerca scientifica, scommettendo sulle idee, sulla cultura e sul talento di nuove generazioni finora trattate come vuoto-a-perdere. Da questo punto di vista, la mia Sardegna si è messa in prima fila nella grande marcia all'indietro con l’abbandono di fatto del programma Master & Back.
"Time is by our side" (il tempo è dalla nostra parte) era un grido di battaglia, una convinzione diffusa nelle generazioni emerse negli anni '60 e '70: quale deliziosa illusione! Il tempo non è più dalla nostra parte e forse non lo è mai stato, oppure la mia è solamente un’alterazione percettiva che m'impedisce di comprendere la realtà che mi circonda.
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domenica, maggio 02, 2010
Mayflower Mix 05.02.2010
Il morso della salamandra

Purtroppo, a quasi 20 anni dall’emanazione della legge che ha messo al bando tutti i prodotti contenenti amianto, l’economico eternit ondulato non è stato ancora sostituito sui tetti di molte abitazioni, un po’ per incuria un po’ perché il costo dell’intervento è considerato eccessivamente gravoso.
Va detto anche che in molti casi lo smaltimento dell’amianto è avvenuto “all’italiana”, ovverosia abbandonando l’eternit e i pannelli di amianto smantellati in discariche abusive a cielo aperto per risparmiare sui tempi di autorizzazione e sulle tariffe applicate al conferimento dei rifiuti classificati “speciali-pericolosi”.
In questi giorni 2 notizie hanno riportato d’attualità l’amianto: una positiva, una francamente rivoltante.
Cominciamo dalla buona nuova. Tre dirigenti dei cantieri navali di Palermo (Fincantieri) sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio plurimo e lesioni gravissime per la morte di 37 operai deceduti per mesotelioma pleurico e per la stessa patologia sviluppata da altri 26 operai.
Secondo il Tribunale di Palermo i dirigenti dell’azienda, che fa capo al Ministero dell’Economia attraverso la finanziaria Fintecna, sarebbero venuti meno all’obbligo di tutela dei lavoratori avendoli esposti al contatto continuativo con l’amianto senza informarli che si trattava di materiale pericoloso per la salute, cosa di cui i manager erano pienamente a conoscenza.

In sede di riformulazione, l’unica concessione ai rilievi della Presidenza della Repubblica è stata ammettere la possibilità di ricorrere al giudice ordinario: ç’est a dire che un eventuale risarcimento sarà liquidato - se tutto va bene - ai nipoti dei marinai falcidiati dall’asbestosi.
Aggiungiamo pure quest’altro mattone al "muro della vergogna" di questa invereconda Banana Republic, dove qualsiasi istanza di moralità, equità e giustizia deve cedere il passo alla pratica dello scambio di favori “a buon rendere”.
Vox clamantis in deserto

Il mercato è per sua natura sistemico. Esso non ha né compiti né doveri sociali, scambia merci e tende a ridurre tutto a merce.
Una sinistra che non tenti di abolirlo, come il comunismo nel 1917, o vigorosamente limitarlo, come Roosevelt o Keynes dopo la crisi del 1929 e i fascismi, cede ad esso ogni sua priorità e, di fatto, si dimette.
Rossana Rossanda (intervista pubblicata sull'Unità)
È tutta musica leggera
Per dirla alla Ivano Fossati, questa delicata Summer di Joe Hisaishi è “una canzone popolare che in una notte come questa ti lascia muto”
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