sabato, ottobre 05, 2013

 

Mean petty people


"io non sono razzista ma…"
petty people

Cominciano quasi sempre con la premessa politically correct: "io non sono razzista, ma..." i commenti di chi sta per scaricare sui social network la sua xenofobia elementare e fondamentalmente meschina, non riconosciuta come tale, anzi spacciata con fierezza come professione di buonsenso e sano realismo.

Quando si tocca l'argomento immigrazione, persino dinanzi a una tragedia umanitaria, scatta il riflesso delle paure più profonde, dell'insicurezza personale e sociale esacerbata dalla crisi economica e dall'impoverimento di una nazione declinante.

Sui social network saltano o sono bypassati i filtri di educazione e timore della riprovazione sociale che di solito presiedono le conversazioni vis a vis, per cui sale alla superficie ciò che normalmente non si ama ammettere fino in fondo, ovverosia di vedere nell'immigrato clandestino e nel rifugiato una minaccia, un potenziale saccheggiatore, un concorrente sleale per le stesse risorse fondamentali: il lavoro, la casa, il benessere, il futuro dei figli, la propria identità, il proprio posto nel mondo.

Ed è proprio la paura che il mondo come ce lo rappresentiamo si capovolga sotto il peso dell'ondata di disperati e di ritrovarci nella stessa drammatica situazione di chi si gioca tutto alla roulette del mare pur di avere la speranza di un nuovo inizio a dare il via alla sagra della grettezza ruspante, ai rigurgiti di razzismo strisciante e di malinteso istinto di sopravvivenza, con tanti saluti a quel poco di umanità e di civiltà di cui ci arroghiamo di essere depositari.

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