giovedì, gennaio 31, 2019
Il marchio di Caino
Sono rimasto colpito da un episodio di cronaca nera avvenuto un anno e mezzo fa per il quale, nei giorni scorsi, un canadese di 33 anni è stato condannato a 16 anni di carcere per omicidio, ridotti a 14 tenendo conto del periodo già scontato in carcere. A impressionarmi è stata la ricostruzione del crimine.
Improvvisamente e senza alcun motivo plausibile, il 33nne ha aggredito i vicini di casa bastonando a morte con una mazza da baseball l'uomo che gli era venuto incontro sulla porta. Subito dopo, l’omicida ha rovesciato sul cadavere il gasolio contenuto in una tanica e ha appiccato il fuoco, propagatosi poi a tutta l’abitazione.
La moglie della vittima è riuscita a stento a mettersi in salvo dalla casa in fiamme. Fortunatamente, il figlio della coppia, di soli 7 anni, non era presente al momento dell'aggressione.
Arrestato, il 33nne è risultato sano di mente, lucido e consapevole, ma non ha saputo fornire alcuna spiegazione o movente per il suo raptus omicida; parenti è conoscenti lo hanno descritto come una persona mite, facile da persuadere in caso di discussione.
La vedova ha dichiarato che, poco prima dell’aggressione, il vicino si era presentato allo steccato accusandoli di tenere in disordine il giardinetto e minacciando di dargli fuoco qualora non avessero provveduto a risistemarlo. Lei e suo marito non avevano dato peso alla minaccia, scambiandola per un innocuo vaneggiamento da sbornia. Gli agenti di polizia e i vigili del fuoco intervenuti sul posto hanno testimoniato al processo che il prato davanti alla casa incenerita era in ordine.
Quali demoni sonnecchiano nella mente delle persone miti e inoffensive?
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lunedì, aprile 02, 2018
L'inferno, con le migliori intenzioni
“Se si vuole combattere efficacemente il nomadismoCosì, nella civile e democratica Svizzera, scriveva il Dr. Alfred Siegfried (nella foto sotto), dal 1926 al 1958 “regista” di una grande operazione di igiene sociale ed eugenista contro gli Jenische, i gitani svizzeri, finalizzata a convertirli forzatamente in popolazione sedentaria, integrata e “utile”.
è necessario dissolvere i legami tra le persone nomadi.
È necessario, anche se può sembrare crudele,
distruggere i nuclei familiari: non c'è alternativa”.
Il metodo utilizzato fino al 1972 dall’opera assistenziale “Les enfants de la grande route” partiva dal dogma che il nomadismo andasse sradicato definitivamente in quanto produttore di marginalità, parassitismo sociale e delinquenza.
Per questo nobile fine, la macchina dell’Operazione agiva sottraendo i bambini zingari alle loro famiglie per collocarli in orfanotrofi, famiglie affidatarie e, nei casi più “difficili”, ospedali psichiatrici. I clan nomadi venivano seguiti e messi nel mirino nei loro spostamenti grazie alla collaborazione delle autorità cantonali, specialmente nei Grigioni, Canton Ticino, San Gallo e Svitto.
Allo scopo di sradicare la perniciosa ereditarietà del nomadismo, i metodi educativi consigliati e applicati sconfinavano spesso in vessazioni e umiliazioni sia fisiche che psicologiche. Anche dal punto di vista dell’istruzione, era raccomandato di fare i conti con le limitate capacità di apprendimento dei nomadi, instradandoli verso lavori di bassa manovalanza. Sulle ragazze, inoltre, poteva essere praticata la sterilizzazione a fine eugenetico.
Lo scandalo del programma di sedentarizzazione coatta degli zingari scoppiò solo nel 1972, provocando la chiusura di Les enfants de la grande route e, successivamente, le pubbliche scuse da parte della massima autorità della Confederazione Elvetica.
Dagli archivi è emerso che poco meno di 600 bambini gitani sono stati sottratti ai genitori e “rieducati”. Alcuni, faticosamente, hanno riallacciato rapporti con le loro famiglie naturali; altri hanno preferito restare nell’ombra e non consultare la documentazione per non scoperchiare un capitolo oltremodo doloroso e umiliante del loro passato.
Perché rievocare tutto questo? Non per scorno della Svizzera, ma perché mai come in questi casi l’inferno si nasconde sotto il manto di intenzioni in apparenza nobili e sociali.
Per un’ulteriore trattazione approfondita, il link da seguire è questo
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domenica, febbraio 04, 2018
Stampede
Si dirà che lo sparatore di Macerata è uno “fuori bolla”, come il cinquantottenne cosentino che avrebbe realizzato il fotomontaggio con Laura Boldrini decapitata o chi ha rappresentato Silvio Berlusconi incellofanato in una vaschetta di polistirolo con la scritta “trito bovino scelto”, con la sola, “trascurabile” differenza del passaggio dal delirio virtuale alla pratica criminale.
L’impressione, sconsolante, è quella di vivere dentro un esperimento sociale in stadio avanzato, con l’opinione pubblica nazionale riportata allo stato di mandria che reagisce sbandando disordinatamente ai segnali ansiogeni lanciati da una classe politica mai così scadente e in caduta libera di credibilità, nella quale alcuni demiurghi di mezza tacca hanno pensato bene di specializzarsi nel cinico, irresponsabile ma sinora redditizio marketing dell’allarme sociale.Ammesso e non concesso che esista, quest’esperimento sociale sembra avere un orizzonte scontato: portare un popolo spremuto, smarrito e isterico a imboccare quella che sarà additata come l’unica via d’uscita e a considerare accettabile qualsiasi pedaggio.
Non sarebbe la prima volta che una scalata al potere usa una simile strategia: cambiano i mezzi a disposizione e le marionette in scena, non sempre cambiano i burattinai.
In ogni caso la domanda che conta oggi è se il processo di deterioramento in corso sia reversibile.
Mi auguro di sì, benché le premesse non siano delle migliori. Realismo, senso della misura e della responsabilità, fermezza nel riaffermare il bene comune al di sopra delle tattiche e delle fazioni non sono merce considerata spendibile in una campagna elettorale tra le più sciatte e inconcludenti della storia repubblicana.
Vorrei, però, ricordare agli aspiranti stregoni e ai fantocci travestiti da leader che cavalcare la tigre della paura e dell’intolleranza è uno sport pericoloso: alla lunga si rischia di ruzzolare e di essere fatti a fettine da un branco di gatti resi pazzi dal terrore.
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venerdì, novembre 27, 2015
Moldavia: a est poco di buono
In Moldova un om sarac nu are drepturi (in Moldavia un pover’uomo non ha diritti).
Se anche le attenzioni della politica e dei media occidentali non fossero monopolizzate dall’emergenza terrorismo e dall’evolversi dalla crisi siriana, è improbabile che le incerte sorti della piccola e povera Moldavia sarebbero un tema all’ordine del giorno.
Tuttavia sarebbe il caso che le cancellerie del Vecchio Continente e l'euroburocrazia di Bruxelles fossero meno fredde e distratte nei confronti di questa giovane nazione schiacciata tra Romania, Ucraina e la sedicente repubblica separatista di Transnistria che, dopo essere stata convintamente europeista, rischia di scivolare verso NE: direzione Mosca.
A causare questo disamore che sta spostando il baricentro nazionale è un terremoto politico legato non tanto alle gravi difficoltà economiche, quanto alla corruzione dilagante nell'amministrazione pubblica che sta lambendo le più alte sfere dello stato.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la mega-truffa che ha fatto sparire dalle banche moldave 1 miliardo di Dollari - pari al 20% del PIL nazionale - con la complicità di vari personaggi in vista, tra cui l’ex premier europeista Vlad Filat, arrestato con l’accusa di aver favorito la "stangata" intascando una bustarella da 260 milioni di dollari.
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sabato, agosto 01, 2015
Sceriffi DIY
Un TSO che ha come epilogo drammatico la morte della persona che sarebbe dovuta andare in trattamento per problemi psichici, un Carabiniere ricoverato in ospedale con diverse fratture e lesioni al cranio e il suo superiore indagato per omicidio colposo: fin qui l’estrema sintesi di un triste fatto di cronaca avvenuto a Carmignano, un paesino della bassa padovana.
Come era prevedibile le reazioni dei familiari, che accusano i militi dell’Arma di aver ammazzato il congiunto disarmato e seminudo, e soprattutto l’apertura di un fascicolo per omicidio colposo a carico del Carabiniere che ha sparato stanno scatenando le solite, sterili polemiche sulla giustizia cieca e sbilanciata a favore di rei e violenti.
Facendo la tara sul funzionamento spesso imprevedibile e contraddittorio della macchina giudiziaria, in un Paese normale e di persone mediamente istruite non ci sarebbe nulla di scandaloso in un atto della magistratura che è dovuto e indispensabile per svolgimento delle indagini, tanto più necessarie per accertare l’esatta dinamica di un episodio concitato conclusosi con la morte di un uomo.
Per taluni commentatori dei social, invece, il caso andrebbe chiuso subito, accontentandosi di una ricostruzione giornalistica in apparenza lineare:
- c’è una persona in stato di evidente alterazione mentale che tenta di sottrarsi al TSO, richiesto dai familiari, fuggendo in mutande e calzini per le vie del paese e nelle vicine campagne, tallonato dai Carabinieri e dal personale paramedico che doveva provvedere al trasporto in una struttura sanitaria;
- l’uomo, dotato di una notevole prestanza fisica, reagisce con violenza quando viene raggiunto e ammanettato da uno dei Carabinieri, riuscendo a sopraffarlo e massacrarlo di botte;
- interviene il superiore in grado del Carabiniere che, vedendo il collega in pericolo, come da regolamento prima spara in aria e poi centra l’aggressore con un unico colpo che ne provoca il decesso in pochi minuti malgrado l’intervento immediato del personale sanitario.
Per il partito degli sceriffi c’è abbastanza per un immediato encomio solenne ai Carabinieri coinvolti e per scaraventare all’inferno l’energumeno impazzito, senza la minima pietà per un giovane uomo che non era un erculeo minus habens, bensì una persona descritta come sensibile, piena di interessi, talentuosa ma anche mentalmente fragile.
Secondo i giustizialisti da social network, anzi, è troppo poco che il proiettile andato a bersaglio sia stato solo uno ed è tutta colpa delle leggi (di merda) e dei giudici se i cittadini non possono difendersi ed essere difesi come si deve dalle forze dell’ordine.
Per quanto mi riguarda, se l’encomio arriverà a indagini concluse sarà ben meritato.
A parte questo, però, si dimentica o si ignora del tutto il fatto che il nostro ordinamento giuridico è particolarmente severo e restrittivo in materia di ricorso alle armi, dettando precise condizioni perché il loro uso sia legittimo anche da parte delle forze di polizia nell’adempimento del loro dovere (art 53 c.p, con riferimenti agli articoli 51 e 52 c.p).
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sabato, marzo 21, 2015
le bestie feroci
135 morti e decine di feriti nelle moschee sciite di Sanaa (Yemen). Persino Al Qaeda evita le mattanze nelle moschee, mentre questi “scrupoli" non appartengono al cuore nero e sanguinario del califfato sunnita di stampo wahhabita e dei suoi emissari, epigoni e vassalli in giro per il M.O., il Maghreb e l'Africa sub-sahariana.
Sembra di essere tornati all'epoca di Timur Lenk, meglio conosciuto come Tamerlano, e delle macabre pire di teste mozzate ammassate sulle mura delle città assediate, ma senza la luciferina grandezza del condottiero turco-mongolo.
Forse sarebbe più corretto dire che il fervore religioso fondamentalista è, ancora una volta, messo al servizio di un'ambizione politica senza freni, in un connubio perverso che vede come unica via di accesso all'egemonia l'annientamento di miscredenti, politeisti e infedeli, sarebbe a dire di tutti coloro che - musulmani sciiti, yazidi, alawiti, sufi ecc., ebrei e cristiani di ogni credo - non sono considerati autentici credenti o non si sottomettono e convertono prontamente.
Ovunque l'islam d'impronta salafita/wahhabita entra in scena, sotto qualsiasi sigla e dietro qualunque paravento, la convivenza tra le fedi diventa impossibile, la libertà di culto impensabile, le minoranze devono scegliere tra esilio ed estinzione, i diritti individuali di base semplicemente cessano di esistere e le testimonianze del passato diventano una contaminazione da sigillare o estirpare.
Ai ghazi del terrore e al loro sogno malato di imporre con la spada il regno della perfezione e della giustizia di Dio su questa terra bisognerebbe tagliare i rifornimenti alle radici.
Per fare questo, però, sarebbe necessario a monte un cambiamento radicale di rotta nell'atteggiamento apparentemente pragmatico, ma di fatto miope e irresponsabile, ispirato al detto "il nemico del mio nemico è mio amico" delle diplomazie occidentali e della finanza internazionale.
Per garantirsi una sempre più risicata e precaria "stabilità" in un'area vitale per i flussi di materie prime, infatti, si continuano a tessere e disfare convergenze di interessi con questo o quello degli attori nello scontro per la supremazia culturale e politica in atto da tempo all'interno del mondo arabo, ignorando volutamente il ruolo pervicacemente destabilizzante, da "pupari", svolto dalle ricche monarchie della Penisola Arabica, in particolare dal "fedele alleato" Saudita.
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sabato, febbraio 21, 2015
Ingiustizia sociale
Povertà ed esclusione sociale in un dossier ben documentato prodotto da ActionaAid.
In sintesi siamo al 9° posto nella classifica UE a 28 con il 28,4% di popolazione a rischio. Peggio di noi stanno solo Bulgaria (48%), Romania (40,4%), Grecia (35,7%), Lettonia (35,1%), Ungheria (33,5%), Lituania (30,8%), Irlanda (30%) e Croazia (29,9%).
Nel 2007, gli italiani in situazioni di povertà assoluta erano 2,4 milioni (4,1% della popolazione); nel 2013 erano diventati 6 milioni (7.9%).
Tutto questo, però, non rientra tra le priorità nell'agenda del Governo e della politica italiana. È più urgente intervenire per scarabocchiare una Carta fondamentale già abbastanza inattuata e vilipesa e mettere in pista l'ennesimo decreto legge (provvedimento che dovrebbe essere emanato solo in situazioni di necessità e urgenza) sulla composizione del CdA RAI. Non dico che l'attivismo dell'attuale esecutivo sia sbagliato per principio, ma che ha una visione delle emergenze sociali alquanto strabica, giusto per usare un eufemismo.
Il dossier ActionAid è consultabile all'indirizzo: www.actionaid.it/sites/files/actionaid/giustizia_sociale.pdf/
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mercoledì, novembre 26, 2014
Mujeres
Il lato oscuro
Uff...madonna che due [....]! costretti a stare qui ad ascoltare le solite [....] degli amichetti degli immigrati, degli arabi e degli zingari...ma come si fa!!!
Oooooh siiiiì! poverini!! Senti, bello, lo sai che mi stai spezzando il cuore da come la racconti, sì sì.
Ma come predichi beneee! [....], perché non li ospiti tutti a casa tua visto che ci tieni tanto? Scommetto che quando li vedi in giro non ti sogni di dare loro uno strappo perché ti da fastidio il loro puzzo o hai paura che ti diano una botta in testa e te la rubino, la tua preziosa macchina da fighetto.
[....], ma perché non vieni a dire le tue [....] in strada o al mercato, senza presidi e professori a pararti il [....]? Possibile che nessuno abbia le [....] di [....] questo gran bugiardo faccia di [....] dicendogli in faccia la verità???
Ma quanto deve durare ancora questa robaaaa?? Se passano per chiederci di fare un’offerta o cose del genere giuro che me ne vado.
Basta, mi sono rotta!! Adesso prendo il microfono e mi sente: voglio vedere chi mi ferma. Glielo dico io che questi qui sono feccia. Vengono qui per comandare in casa nostra... Voglio proprio vedere che faccia fa quando gli dico che i suoi cari immigrati sono delinquenti che ci stanno rubando il lavoro, prendono soldi, mangiano a sbafo e fanno i prepotenti mentre noi italiani possiamo morire di fame e nessuno ci aiuta!!!
Ora glielo dico e poi me ne vado, ME NE VADO e li lascio tutti di [....]!
E dammi ‘sto [....] di microfono, stronza!...
“Scusate... scusate... voglio dire solo una cosa... cioè... voglio dire che io non sono tanto d’accordo con quello che il signore qui ha detto sugli immigrati. Secondo me sono tutte bugie. La verità è che gli immigrati ci stanno rubando il lavoro, ci stanno affamando, ci stanno portando via tutto da sotto il naso e noi italiani dobbiamo stare zitti: nessuno può dire niente perché se no ti accusano che sei razzista. Io non sono razzista, no, ma dico che questo non è giusto!! Non è giusto!!!”
Il fatto di cronaca locale da cui ho preso liberamente spunto ha avuto per protagonista una studentessa intervenuta durante un incontro pubblico con i rappresentanti di una ONG organizzato dall’istituto scolastico che frequenta.
Con l’irruenza e la certezza di essere nel giusto tipiche della sua età, ha strappato il microfono per prendere la parola e si è lanciata in una “requisitoria” xenofoba che ricalca in tutto e per tutto il mantra ossessivo che possiamo leggere ogni giorno su centinaia di post e commenti pubblicati sul web e sui social network. Concluso il suo intervento, la studentessa si è immediatamente allontanata dalla sala.
Il fatto è stato ripreso da diverse testate che hanno trasformato la nota disciplinare comminata alla studentessa per il suo comportamento aggressivo e per essersi allontanata senza permesso in una sospensione punitiva per le opinioni xenofobe espresse. In poche ore, la ragazza è assurta a sua insaputa a martire della più ipocrita political correctness e della repressione della libertà di opinione.
Si tratterebbe di un fatto piuttosto minuscolo se messo a confronto con le parole pesanti come macigni twittate o espresse pubblicamente da esponenti locali della Lega Nord, che per i Rom si sono spinti a offrire il forno della loro taverna o hanno auspicato la termovalorizzazione di massa.
Tuttavia, anche queste "minuzie" non sono innocui peccatucci di gioventù o il frutto di una banale maleducazione: sono la spia del venire meno di quella linea convenzionale di demarcazione che separava l’illuministica libertà di espressione e l’apologia di idee contrarie ai valori minimi di una convivenza civile.
Re-Editing
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domenica, ottobre 13, 2013
Feticisti della Carta
Sono 70 anni che ti irridiamo, trascuriamo, tradiamo pubblicamente, maltrattiamo e stupriamo in ogni modo possibile e immaginabile.
E tu sempre lì, con i tuoi principi inattuati e inattuabili, muffosi e incartapecoriti; tu e quel tuo seguito di ammiratori devoti, pusillanimi e retrogradi, che vorrebbero che non cambiassi neanche di una virgola, figuriamoci!
È colpa tua se le cose tra noi non funzionano, se le riforme non riformano, le leggi non si applicano, le ingiustizie allignano, le imprese muoiono e l’economia ristagna.
Sai che c’è? Ci hai stancato
Sei vecchia e troppo poco flessibile. Sei un’insopportabile fica di legno!! Ecco, finalmente l'abbiamo detto.
Ti piaccia o no, è tempo che ti sottoponga a un bell'intervento di chirurgia plastica, perché per te un semplice lifting non è sufficiente, e sopratutto a una lobotomia come si deve.
Abbiamo già preso accordi con 40 amici degli amici che faranno questi lavoretti con la massima discrezione, vedrai.
Tornerai come nuova, anzi migliorata, e tutto sarà come prima. Torneremo a trascurarti, tradirti, torturarti e stuprarti perché, in fondo, ti vogliamo bene.
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sabato, ottobre 05, 2013
Mean petty people
"io non sono razzista ma…"
- non possiamo aiutare tutti
- nessuno aveva chiesto loro di venire
- se fossero rimasti al loro paese, ora sarebbero vivi
- se la sono cercata: non erano obbligati a imbarcarsi su una bagnarola
- è tempo di fermare questa invasione o ci travolgeranno e ci calpesteranno
- non capiscono che qui non c’è posto per loro?
- dobbiamo pensare a noi stessi: prima gli italiani, poi gli altri
- nessuno proclama il lutto nazionale se un italiano si suicida per la crisi
- vengono qui illegalmente per farsi ospitare a sbafo e noi dovremmo dare loro il benvenuto in casa nostra?
- se possono pagare tanti soldi per salire su una carretta scassata perché non restano a casa loro?
Cominciano quasi sempre con la premessa politically correct: "io non sono razzista, ma..." i commenti di chi sta per scaricare sui social network la sua xenofobia elementare e fondamentalmente meschina, non riconosciuta come tale, anzi spacciata con fierezza come professione di buonsenso e sano realismo.
Quando si tocca l'argomento immigrazione, persino dinanzi a una tragedia umanitaria, scatta il riflesso delle paure più profonde, dell'insicurezza personale e sociale esacerbata dalla crisi economica e dall'impoverimento di una nazione declinante.
Sui social network saltano o sono bypassati i filtri di educazione e timore della riprovazione sociale che di solito presiedono le conversazioni vis a vis, per cui sale alla superficie ciò che normalmente non si ama ammettere fino in fondo, ovverosia di vedere nell'immigrato clandestino e nel rifugiato una minaccia, un potenziale saccheggiatore, un concorrente sleale per le stesse risorse fondamentali: il lavoro, la casa, il benessere, il futuro dei figli, la propria identità, il proprio posto nel mondo.
Ed è proprio la paura che il mondo come ce lo rappresentiamo si capovolga sotto il peso dell'ondata di disperati e di ritrovarci nella stessa drammatica situazione di chi si gioca tutto alla roulette del mare pur di avere la speranza di un nuovo inizio a dare il via alla sagra della grettezza ruspante, ai rigurgiti di razzismo strisciante e di malinteso istinto di sopravvivenza, con tanti saluti a quel poco di umanità e di civiltà di cui ci arroghiamo di essere depositari.
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domenica, luglio 21, 2013
Sgradevolezze
Calcoli di bottega
“Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango”. Le dichiarazioni insultanti del senatore Roberto Calderoli nei confronti del ministro Cecilie Kyenge hanno fatto il giro completo del web e dei media tradizionali.
Sappiamo tutti che è finita a tarallucci e vino con le ipocrite pseudo-scuse di Calderoli.
In una democrazia appena un po’ più dignitosa della nostra, un uomo politico che ricopre un’alta carica istituzionale - e Calderoli è Vicepresidente del Senato - avrebbe rassegnato spontaneamente le dimissioni oppure sarebbe stato “dimissionato” nelle 48/72 ore successive le improvvide parole dal sen fuggite.
Nulla di questo è successo, né il nostro ordinamento prevede procedure di sfiducia o censure che facciano scattare la decadenza dall’ufficio.
Secondo me, come altri politici di lungo corso e di non eccelso carisma che bazzicano il parlamento, Roberto Calderoli non è né sciocco né zotico, sebbene s’industri a sembrare il contrario. Direi che più che altro Calderoli è una persona abituata a fiutare il consenso e a cercarlo periodicamente per acquisire visibilità. E il metodo che storicamente si è dimostrato più redditizio per la Lega Nord consiste nel pescare nella pancia di una fetta non trascurabile di elettori italiani gli umori più grevi, le fobie, le frustrazioni, le invidie sociali e la ricerca di facili capri espiatori per sciorinarli al naturale in un trionfo di populismo.
Solo che in questo giochetto fatto di ammiccamenti, brontolii e sparate plateali, su cui sono state costruite carriere politiche e patrimoni, si è inserita la variabile dei social network, che per l’individualismo represso e la smania di protagonismo di molti italiani sono diventati il kindergarten dove finalmente vomitare tutto il rancore, il disprezzo e l’antagonismo verbale verso i nemici di classe vecchi e nuovi senza complessi d’inferiorità e sensi di colpa, virtualmente liberi da ogni responsabilità.
Che poi i toni sguaiati e truculenti che grondano dai commenti e dagli status siano - per ora - solo una valvola di sfogo di un popolo che non si schioda dalla sedia fintanto che la rivoluzione non è già compiuta, e forse neanche allora, è un conto. Ciò non toglie nulla, anzi aggrava le responsabilità di personaggi con un profilo pubblico e istituzionale che rincorrono questa tendenza gettando ulteriore benzina sul fuoco per puro calcolo di bottega.
Quell’astuta manina
Vorrei proprio che saltassero fuori nome, cognome e “affiliazione” di chi ha ispirato e probabilmente scritto di suo pugno l’emendamento approvato dalla Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni che reintroduce una serie di oneri di monitoraggio e documentazione a dir poco lunari a carico di chi vorrà offrire un servizio di hot-spot WI-FI pubblico.
È una bella conversione a U rispetto alla liberalizzazione promessa dal governo dopo gli anni di piombo del decaduto Decreto Pisanu, che tanto si era distinto nella “benemerita” opera di strangolamento nella culla del WI-FI pubblico in Italia in nome della sicurezza dello Stato.
Il gestore, infatti, dovrebbe attrezzarsi di un sistema che garantisca la tracciabilità del collegamento attraverso l'assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell'associazione temporanea di tale indirizzo IP e l’indirizzo fisico del dispositivo che si è connesso (il cosiddetto MAC address).
Ammesso che le complicazioni tecniche - non da poco - siano ovviabili senza spese folli, l’emendamento ha tutta l’aria di un cappio che nessun esercente di buon senso si infilerebbe al collo per offrire un servizio gradito, ma pur sempre solo accessorio, ai suoi clienti.
Siccome dubito che la manina sia quella di un totale sprovveduto, sarebbe il caso che la paternità dell’emendamento venisse alla luce e, possibilmente, fosse trasparente anche il cui prodest.
Just for fun
Date un occhiata a questo indirizzo: elgoog.com :D.
Buona settimana
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domenica, aprile 21, 2013
Marx è morto, e anch'io mi sento poco bene
sabato, aprile 20, 2013
la buia notte del Piddì
«Compagni, amici, prendiamo atto che stavolta è andata davvero in vacca.
Però possiam mica andare avanti a far la figura dell’asso di basto…»
PLONK!
«Chi è che ha spento la luce?!?
Oh, ragassi, facciam mica gli schersi da prete che non è aria, porca boia! Chi è stato?»
«Rocco Siffredi!»
«Oh, Franceschini, fai mica lo spiritoso che se non usciamo di qui con una candidatura
a prova di bomba, domani te e io facciamo i lampadari appesi per le palle, appesi...
Insomma chi è stato ora, da bravo, riaccenda la luce...»
«La supercazzola!»
«Ma come sei spiritoso, Scalfarotto. Vuol dire che te domani fai le valige
e vai dritto in uaiomin’ a montare sospensori ai bisonti di Yellowstone:
vedrai che lì te le giochi bene le tue battute...»
«È stato Franco Marini!»
«Ooooooh, ragassi! Siam mica qui a fare i fanali con le emorroidi!
Accendete quel canchero di luce e vediamo di procedere, che qui abbiamo poco tempo e ci sono troppi Giuda con il pane in mano pronti a pucciare nella mia mostarda, porca boia!!
Sapete che c'è? Siccome siam tutti in vena di schersi, io ora mi dimetto e ve la grattate voi la carogna!»
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venerdì, marzo 29, 2013
La situazione è grave, ma non è seria
In una fredda sera di una primavera che tarda ad arrivare, all'improvviso prende fuoco un’azienda agricola. In attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco, i titolari si danno da fare come possono per domare le fiamme e mettere in salvo gli animali.
Per caso, sulla statale che per un breve tratto costeggia i terreni dell’azienda passa un autobus granturismo che trasporta un folto gruppo di turisti.
L’autista ferma l'automezzo sul ciglio della strada e, insieme alla guida e ai passeggeri, si avvicina al luogo dell’incendio. Nella concitazione del momento qualcuno propone di andare ad aiutare, ma viene zittito e bloccato dall'arcigna guida turistica, mentre la maggioranza del gruppo resta immobile a osservare la scena.
«Non state a guardare. Vi prego, venite a darci una mano!» - esclama uno dei titolari.
«Mmh. No, non m’immischio»
«Non sono affari miei»
«Perché dovrei?»
«Non sono autorizzato ed è pericoloso»
«Si sta facendo tardi. Torniamo sull'autobus»
«Aiutateci a salvare almeno il bestiame!»
«Eh già, gli animali… chissà come li torturate!»
«Assassini!»
«Quest’azienda è gestita male. Siete dei furfanti!»
«Ben vi sta!»
«Avete rubato e truffato per anni! Siete dei ladri!»
«Non mi piacciono le vostre facce, non mi fido di gente come voi»
«Non fateci perdere altro tempo»
«Non vi aiuteremo né ora né mai. Sbrigatevela da soli»
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mercoledì, marzo 06, 2013
Alla crudele (Grillo che dice? Boh!)
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Prendetevi pure il vostro stupido pezzo di muro di Berlino come trofeo |
“ o votato chi cazzo mi pare.... ma se i seggi fossero ancora aperti mi verrebbe voglia di votare berlusconi solo per fare un dispetto a tutti i democratici di sinistra CHE di DEMOCRATICO non HANNO UN CAZZO ma io dico e possibile che in un paese democratico come dovrebbe essere L'ITALIA se uno non vota come cazzo dite VOI e un coglione ma vi siete mai messi una domanda che forse i COGLIONI siete VOI che continuate a votare gente come Dalema, Folena ,Fassino, Bersani, Prodi, Bertinotti, cazzo tutti personaggi che anno dato all'Italia un grosso contributo ma fatevi una cagata tutti assieme e democraticamente non prendetevela con chi non a votato i vostri politici di professione che altro non anno fatto nella loro vita che fottere gli elettori che li votavano e li votano ....... vai GRILLO manda a casa tutti questi porci di Sinistra e di Destra che ci succhiano il sangue da troppo tempo TUTTI A CASA”
Sarei davvero meschino se davanti a questo sfogo liberatorio post-elettorale mi appigliassi solo al crimine contro la grammatica italiana, vittima immolata al sacro furore iconoclasta.
Ammetto che sul momento, da persona permalosa che vive una mai negata “relazione complicata” con il Piddì, mi si sono girati i pendagli a frombola nel sentirmi dare gratuitamente del coglione snob da parte di uno che non ha trovato di meglio che applicare alla politica gli schemi mentali e il linguaggio scurrile del tifoso da curva.
Tuttavia lascio socchiusa la porta al dubbio che la mia natura sia (anche) razzista e snob, visto e considerato che provo un certo qual fastidio a mescolarmi con milanisti e juventini - :o) - oltre a rifiutare, per quanto possibile, il coinvolgimento in inconcludenti risse verbali con pasdaràn berlusconiani, leghisti in salsa celtica, fan di Radio Maria, forzanuovisti, casapoundiani e alfieri di una certa sinistra biliosa, sanculotta e velleitaria.
Quanto al mio tasso di coglioneria, se fosse quotato in Borsa sarebbe immediatamente sospeso dalle contrattazioni per eccesso di rialzo, ragion per cui lasciamo perdere.
Intemperanze verbali a parte, oggi non si fa che parlare del babau Beppe Grillo, dell’incognita M5S e della composita pattuglia di volenterosi apprendisti trionfalmente spedita tra i banchi di Camera e Senato.
Personalmente dubito che i Grillini possano fare peggio dei peones che occupavano gli stessi scranni nelle passate legislature, ammesso e non concesso che la loro presenza acquisti un significato diverso da quello della delegazione di extraterrestri in visita all’Acquario di Genova e che i Dioscuri titolari del marchio concedano loro una qualche autonomia di pensiero.
Le premesse in questo senso non sono delle migliori, visto il cordone ombelicale che li lega mani e piedi agli umori volatili dei leader e alla fumosa piattaforma che hanno partorito. D’altra parte, però, agli esordi in parlamento la rappresentanza della Lega Nord godeva di credenziali di democraticità persino peggiori.
Ciò che infastidisce, semmai, è la loro presunzione di radicale, irriducibile diversità e di superiorità morale rispetto a chiunque non accolga gioiosamente la Buona Novella del Profeta del Vaffanculo, che per loro è da compatire in quanto servo indegno, ottenebrato o prezzolato.
Una presunzione assoluta di candore, di disinteressato amore per il popolo afflitto e angariato e di capacità che non può essere oggetto di riserve o dubbi benché sia basata esclusivamente su curriculum vitae da absolute beginner della politica e sulle regole interne del movimento. Un comportamento tendenzialmente settario e autoreferenziale, questo, che accomuna grillini eletti e grillini simpatizzanti e che temo non si attagli con le responsabilità acquisite a livello nazionale e con il fisiologico funzionamento di una democrazia parlamentare.
Quello che impensierisce ancora di più, però, è il tenore del post del mio conoscente elettore grillino, uguale a 1000 altri, carico di attesa rancorosa per il collasso definitivo del sistema parlamentare e partitico, colmo di fiducia nella missione palingenetica del Movimento di Grillo.
Non una parola sui tempi e suoi modi della ricostruzione di un Paese sull’orlo del declino: a loro basta la presa del Palazzo d’Inverno e che l’odiata Casta al completo sia stanata e messa alla berlina sulla pubblica piazza. Per questo ho scelto l'immagine del memorabilia del muro di Berlino: la distruzione e la caccia al trofeo da esibire sembra l'unico orizzonte e interesse che anima questa tipologia di elettori del M5S.
Impossibile non notare, tra l'altro, il compiacimento per la presunta riscossa delle masse, e in particolare di quel sottoproletariato un po' "coatto" e incazzato che vede approssimarsi l’ora della rivincita sull’oligarchia parassita che per anni lo ha guardato dall’alto in basso, circuito, umiliato, derubato e taglieggiato facendosi beffe della sua ingenuità naif.
Perciò Beppe Grillo ai suoi occhi è l’angelo vendicatore, lo Spartacus, il Maradona che redime una nazione intera realizzando il goal impossibile, l’avverarsi del sogno millenarista di un regno di giustizia su questa terra.
Si tratta, per come la vedo io, di aspettative e speranze iperboliche, che presto o tardi dovranno fare i conti con i limiti della Camelot virtuale messa in piedi da Grillo & Casaleggio: personaggi abilissimi a inquadrare nel mirino e bombardare il nemico da demolire, nel gestire la comunicazione e nel tenere la scena, ma balbettanti quando si tratta di avanzare proposte realistiche e progetti concreti che vadano oltre l’opposizione del niet, il patchwork di spunti disparati presi in rete e i proclami da bar sport.
Il lato più amaro è che una volta fondate, le mitologie dei movimenti di massa mettono radici profonde. Lo dimostra la pervicacia con cui, a 90 anni dalla Marcia su Roma, torna ciclicamente a galla la favola del fascismo buono e denso di alti ideali delle origini, poi degenerato e caduto nell’abiezione a causa del tradimento e della cialtroneria di interpreti inadeguati.
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giovedì, febbraio 14, 2013
Evropa, today
"Non salvateci più" (scritta apparsa sui muri di Atene)
L'Europa dei popoli è un sogno bellissimo e incompiuto;
peccato che la parte finora realizzata sia fatta della stessa materia degli incubi.
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mercoledì, febbraio 13, 2013
Still alive (maybe)
domenica, giugno 03, 2012
Rigurgiti italiani
Confusi e infelici
Sono preoccupato; preoccupato più del solito e schifato dalla vuotezza della politica, messa all'angolo inebetita e balbettante, ma ancora di più dalle manifestazioni di livore cieco, intolleranza, frustrazione e angoscia che esplodono, per ora "solo" verbalmente, dalle tastiere di mezza Italia.
Mi dà la nausea la presunzione assurda che i problemi sparirebbero d'incanto facendo tabula rasa di tutta la classe politica di questo scalcagnato e ridicolo paese di cui faccio parte.
Mi fa pena (non compassione) chi non è consapevole di fare un uso catartico degli insulti sguaiati scaricati in quantità industriali sui profilo facebook della onorevole Finocchiaro, dell'incazzatura domenicale e dei giorni comandati per i talk show di attualità, ma che il giorno seguente torna a stare umile e genuflesso perché tiene famiglia.
Ancor di più trovo grottesca e pericolosa la posizione di certi circoli di una certa sinistra snob, moralista e pseudo-giacobina che ama tanto salire in cattedra per impallinare la Croce Rossa (l'attuale PD), ma che di suo non ha gestito neanche uno scantinato in multiproprietà, né mai si è sporcata le mani per portare a casa un contratto collettivo o una riforma.
I Cinque Stelle li lascio pure volare in pace finché hanno benzina. Chissà, potrebbero anche stupirmi con effetti normali e dimostrarsi amministratori capaci alla faccia del loro pirotecnico guru.
Che sia chiaro: questa NON è la mia indulgenza plenaria ai partiti, e al PD in particolare.
Oh, Bersani & soci, ma siam PAZZI?? Siam mica qui a dar la biada ai cavalli a dondolo mentre la stalla brucia…PORCA BOIA!!
Mr. Blue Sky
Robertino ha scoperto la comodità di avere un concetto di etica istituzionale "a fisarmonica". Benché lo ritenga un politico tutt'altro che mediocre e sopravvalutato, è tempo che prenda la fisarmonica, la metta in valigia e si reinventi una vita altrove.
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domenica, marzo 18, 2012
Nunc dimittis
Cose di un altro mondo
Con la sensibilità di chi ogni giorno cammina avendo la morte a fianco e la sua conoscenza minutissima del territorio, XY aveva avuto sentore dell’esistenza di una trattativa segreta per arrivare a una tregua.
Per quanto potesse suonare inaudito e inconcepibile, qualcuno ad alto livello aveva mosso certe pedine sulla scacchiera, attivato determinati canali e stabilito abboccamenti con gli emissari della parte avversa.
XY stava muovendosi con estrema circospezione per raccogliere maggiori informazioni. Da una parte era chiaro come il sole che la recente fiammata di violenza e la catena di attentati dinamitardi erano un segnale brutale, un messaggio intimidatorio per dire: “vogliamo qualcosa, e la vogliamo con urgenza. O venite a patti o noi continueremo”. Ma chi chi erano gli uomini coinvolti nella trattativa? Chi erano gli incaricati a concludere il pactum sceleris?
XY commise un errore fatale nel momento stesso in cui si rivolse a quello che considerava un amico fraterno: niente più di una conversazione riservata di pochi minuti, ma con la persona sbagliata.
Ai mandanti della trattativa fu subito chiaro che XY aveva fiutato la traccia e che, tignoso com’era, non sarebbe stato facile né depistarlo né neutralizzarlo.
Inoltre, XY poteva far saltare il delicato lavoro di mediazione “mettendosi di traverso” con una dichiarazione pubblica clamorosa.
Anche solo rivelare la disponibilità alla trattativa avrebbe significato provocare uno scandalo tale da mettere in pericolo carriere prestigiose e sconvolgere reti di relazioni tessute in anni di paziente lavoro.
Si arrivò al dunque: XY poteva essere rimosso? No. Allora era una pedina sacrificabile? O meglio, si poteva eliminare un eroe ammirato dalla gente senza intralciare la prosecuzione della trattativa?
Non c’era alcun dubbio su chi avrebbe dovuto occuparsi dell’esecuzione materiale. Ma per quanto allettata dall’idea di poter eseguire la condanna a morte di un nemico giurato, la controparte non era tanto stupida da non capire che subito dopo sarebbe seguita una reazione “esemplare” per calmare l’opinione pubblica già scossa da un altro omicidio eccellente.
Bisognava persuadere i capi dell’organizzazione, rozzi, sospettosi e calcolatori, che il sacrificio di XY era la massima dimostrazione della volontà di raggiungere un accordo e che il prezzo dell’inevitabile ritorsione sarebbe stato ben poca cosa a confronto dei vantaggi per tutti.
E così fu.

Cinguettii
Twitter produce un cicaleccio sterile, buono solo per chi coltiva l’egolatria?
Il limite draconiano dei 140 caratteri impedisce di sviluppare concetti profondi?
Per come la vedo io, Twitter può piacere o non piacere, ma prima di affrontarlo e di giudicarlo bisognerebbe avere chiari alcuni concetti di base.
- il limite dei 140 caratteri è stato mutuato da quello originario degli sms, e non a caso. “Portare dentro” gli utenti di telefonia mobile facilitando l’accesso al servizio dai cellulari (non necessariamente smartphone) fa parte della strategia di Twitter da quando esiste;
- da quanto sopra discende che il “cinguettio” (tweet) è più un suggerimento, un avviso, una segnalazione o, meglio ancora, una imbeccata che si dà ai propri contatti, riservando l’approfondimento a eventuali link;
- non diversamente dagli sms, Twitter impone forme stringate e concetti ridotti all’osso. Non è facile organizzare il messaggio secondo questo canone senza lapidare l’italiano in atroci smozzicature da bimbiminkia, ma ce la si può fare;
- cosa cerchi? Se quello che cerchi è la visibilità e non sei un VIP, te la devi conquistare con i contenuti, meglio se originali e interessanti.
Il fatto che sia possibile diventare follower di di Papa Ratzinger o di Barack Obama non significa essere automaticamente promossi a loro amici o consiglieri speciali.

Detto questo, Michele Serra probabilmente ha ragione quando scrive che i net addicted sono inclini a sviluppare un concetto di se stessi un po’ eccessivo e snob, da avanguardia illuminata.
Questa hybris li porta a comportarsi come se esistesse davvero una Net Brotherhood, sia nel bene, sia in atteggiamenti piuttosto stupidi o puerili.
P.S: Non sono un esempio di come si usa Twitter: ci sto poco e in modo discontinuo. Però lo trovo utile come fonte di notizie e di spunti su alcuni argomenti.
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domenica, gennaio 22, 2012
Evviva evviva! è arrivato!!
Il governo Monti ha presentato il pacchetto Crescitalia dimostrando equilibrio, sagacia e coraggio leonino nel mettere mano allo spinoso capitolo delle liberalizzazioni nonostante le pressioni e le resistenze delle lobbies.
L'immagine testimonia l'impassibilità dell'esecutivo (al centro) insidiato e minacciato dagli agguerriti rappresentanti delle consorterie.
MAH!!
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