domenica, luglio 21, 2013

 

Sgradevolezze



Calcoli di bottega

Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango”. Le dichiarazioni insultanti del senatore Roberto Calderoli nei confronti del ministro Cecilie Kyenge hanno fatto il giro completo del web e dei media tradizionali.

Sappiamo tutti che è finita a tarallucci e vino con le ipocrite pseudo-scuse di Calderoli.
In una democrazia appena un po’ più dignitosa della nostra, un uomo politico che ricopre un’alta carica istituzionale - e Calderoli è Vicepresidente del Senato - avrebbe rassegnato spontaneamente le dimissioni oppure sarebbe stato “dimissionato” nelle 48/72 ore successive le improvvide parole dal sen fuggite.

Nulla di questo è successo, né il nostro ordinamento prevede procedure di sfiducia o censure che facciano scattare la decadenza dall’ufficio.

Secondo me, come altri politici di lungo corso e di non eccelso carisma che bazzicano il parlamento, Roberto Calderoli non è né sciocco né zotico, sebbene s’industri a sembrare il contrario. Direi che più che altro Calderoli è una persona abituata a fiutare il consenso e a cercarlo periodicamente per acquisire visibilità. E il metodo che storicamente si è dimostrato più redditizio per la Lega Nord consiste nel pescare nella pancia di una fetta non trascurabile di elettori italiani gli umori più grevi, le fobie, le frustrazioni, le invidie sociali e la ricerca di facili capri espiatori per sciorinarli al naturale in un trionfo di populismo.
Solo che in questo giochetto fatto di ammiccamenti, brontolii e sparate plateali, su cui sono state costruite carriere politiche e patrimoni, si è inserita la variabile dei social network, che per l’individualismo represso e la smania di protagonismo di molti italiani sono diventati il kindergarten dove finalmente vomitare tutto il rancore, il disprezzo e l’antagonismo verbale verso i nemici di classe vecchi e nuovi senza complessi d’inferiorità e sensi di colpa, virtualmente liberi da ogni responsabilità.

Che poi i toni sguaiati e truculenti che grondano dai commenti e dagli status siano - per ora - solo una valvola di sfogo di un popolo che non si schioda dalla sedia fintanto che la rivoluzione non è già compiuta, e forse neanche allora, è un conto. Ciò non toglie nulla, anzi aggrava le responsabilità di personaggi con un profilo pubblico e istituzionale che rincorrono questa tendenza gettando ulteriore benzina sul fuoco per puro calcolo di bottega.


Quell’astuta manina

Vorrei proprio che saltassero fuori nome, cognome e “affiliazione” di chi ha ispirato e probabilmente scritto di suo pugno l’emendamento approvato dalla Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni che reintroduce una serie di oneri di monitoraggio e documentazione a dir poco lunari a carico di chi vorrà offrire un servizio di hot-spot WI-FI pubblico.

È una bella conversione a U rispetto alla liberalizzazione promessa dal governo dopo gli anni di piombo del decaduto Decreto Pisanu, che tanto si era distinto nella “benemerita” opera di strangolamento nella culla del WI-FI pubblico in Italia in nome della sicurezza dello Stato.
Il gestore, infatti, dovrebbe attrezzarsi di un sistema che garantisca la tracciabilità del collegamento attraverso l'assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell'associazione temporanea di tale indirizzo IP e l’indirizzo fisico del dispositivo che si è connesso (il cosiddetto MAC address).

Ammesso che le complicazioni tecniche - non da poco - siano ovviabili senza spese folli, l’emendamento ha tutta l’aria di un cappio che nessun esercente di buon senso si infilerebbe al collo per offrire un servizio gradito, ma pur sempre solo accessorio, ai suoi clienti.

Siccome dubito che la manina sia quella di un totale sprovveduto, sarebbe il caso che la paternità dell’emendamento venisse alla luce e, possibilmente, fosse trasparente anche il cui prodest.



Just for fun

Date un occhiata a questo indirizzo: elgoog.com :D.
Buona settimana

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