domenica, marzo 29, 2009

 

The Sunday Resume 3/29



Epitaffio al testamento biologico

On. Anna Finocchiaro
"Qui si capisce quanto fragile sia la vostra concezione della libertà e della dignità dell'uomo, della sua volontà libera di tornare naturalmente, per chi ci crede, creatura di Dio nelle braccia del Padre e, per chi non crede, di finire dignitosamente com'è naturale che accada, sperando di aver lasciato segni, affetti, esempi nel mondo."

Anna Finocchiaro, Capogruppo PD al Senato



I 4 Umori

4 Mori
C'è poco da dire e molto da riflettere nella restaurazione a tappe forzate varata dalla nuova giunta regionale sarda.
Torna a calare la benda sugli occhi dei quattro mori: una scelta di immagine costosa, motivata con una discutibile fedeltà alla tradizione. Visti gli altri atti in cantiere, forse la ragione vera è che la giunta non vuole che i quattro mori siano testimoni oculari della grande svendita dell'isola che è alle porte.
"Quod non fecerunt barbari..."

Piccolo-spazio-pubblicità

zero kal baloon lady
Dove si situa la linea di confine che separa l'originalità della "big idea" dalla trovata opinabile, il messaggio efficace da quello fiacco o ambiguo, la provocazione intelligente da quella fine a se stessa?

Senza dubbio il visual della campagna "Eat More" (agenzia Diamond Ogilvy, Seoul) è di quelli che catturano l'attenzione, però lascia anche parecchio perplessi.
Non c'è un significato univoco in quel palloncino gonfio e protruso al posto dell'addome, né c'è un collegamento forte e immediato con il prodotto e i suoi benefit.

Tutto lascia credere che i creativi coreani non abbiano tenuto in considerazione che l'immagine poteva richiamare alla mente non il piacere di ristorarsi con una bevanda multivitaminica, bensì un'esperienza tanto comune quanto spiacevole come il gonfiore intestinale.
Vasco Rossi commenterebbe: "con tutte quelle, tutte quelle bollicine"

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mercoledì, marzo 25, 2009

 

Radio Voices


Non lo conoscevo personalmente, non avevamo amicizie in comune e sino a oggi ignoravo persino che faccia avesse, tuttavia quando questa mattina hanno dato per radio la notizia della morte di Marco Formigoni, 43 anni, giornalista di Peacereporter, sono rimasto impietrito sul divano.

È difficile spiegare razionalmente i legami che si creano attraverso un mezzo come la radio, specie se quest’ultima è l'espressione di un’identità collettiva in cui ci si riconosce malgrado molte sfumature e distinguo.
Marco Formigoni per me era una voce; una voce familiare che per qualche anno (dal 1993 al 1995) è entrata spesso e volentieri in casa mia attraverso le frequenze di Radio Popolare/Popolare Network, emittente che è da sempre uno dei punti di riferimento per l'area della Sinistra a Milano.

Riconoscevo Marco Formigoni non appena prendeva il microfono, provavo simpatia per come “stava sul pezzo”, per quel suo modo di raccontarti un fatto di cronaca o una situazione come se ogni dettaglio meritasse di essere spiegato affinché nulla restasse ambiguo o impreciso.
Con quella sua voce da bravo ragazzo mi dava l’idea di un "biondino", di un cronista giovane che stava ancora facendosi le ossa, però già capace di sciogliersi, di stare al gioco e di tenere botta a un peso massimo dallo stile ruvido e tranchant qual era l’allora direttore dell’emittente, Piero Scaramucci.
Mi faceva sorridere che proprio lui, con quel cognome ingombrante, fosse l’inviato di Radio Popolare ai congressi della Lega Nord, lo “specialista” mandato a misurare gli umori della base leghista e a decifrare i misteri altrimenti ineffabili del Bossi-pensiero.

Il bello della radio è proprio questo: basta una voce per avere l’impressione di conoscere a fondo qualcuno che è e resterà un perfetto sconosciuto.
Tante cose su Marco Formigoni, sul suo percorso umano e professionale, le ho apprese solo oggi e hanno aumentato esponenzialmente il rimpianto per quella sua voce “da bravo ragazzo”.

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sabato, marzo 21, 2009

 

Rude awakenings



Roads

Ohh, can't anybody see
We've got a war to fight
Never found our way
regardless of what they say

How can it feel, this wrong
From this moment
How can it feel, this wrong

Storm.. in the morning light
I feel
No more can I say
Frozen to myself

I got nobody on my side
And surely that ain't right
And surely that ain't right

Ohh, can't anybody see
We've got a war to fight
Never found our way
Regardless of what they say

How can it feel, this wrong
From this moment
How can it feel, this wrong

Portishead



I Portishead possono anche non piacere, tuttavia penso sia difficile che questa Roads lasci indifferenti. Definirla malinconica è riduttivo: ciò che la musica e il testo - spezzettato in frammenti che si ripetono in una angosciata circolarità - trasmettono è sofferenza, confusione, gelo, prostrazione.
Sono d'accordo con chi sostiene che la tristezza andrebbe presa a dosi omeopatiche, però se non ci fossero brani come questo, con tutto quel che di spiacevole e di amaro sanno evocare, anche le poche cose belle della vita avrebbero molto meno sapore.

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mercoledì, marzo 18, 2009

 

Parco buoi



manzo

Muuuuuh!
Senza voler fare del qualunquismo un tanto al chilo, ci sono piccoli fatti sospesi tra cronaca giudiziaria, economia e finanza che la dicono lunga sullo stato del Paese in cui viviamo: dal livello di credibilità delle istituzioni all'indipendenza dei mezzi di comunicazione, senza trascurare l'ostinata tendenza del sistema creditizio e dell'alta finanza a considerare l'opinione pubblica una sterminata mandria di babbei, il solito parco buoi insomma.



Madoff & TanziNegli USA. i riflettori sono puntati sul processo a Bernard Madoff, già chairman del NASDAQ e finanziere di successo, ma soprattutto l'artefice di una delle maggiori frodi finanziarie di tutti i tempi (un buco da 43 miliardi di Euro, ma si mormora di perdite non ancora messe agli atti per oltre 100 miliardi di Euro).
Madoff si è presentato in udienza a New York e si è dichiarato colpevole per tutti gli 11 capi d'imputazione. Immediatamente, il giudice ha revocato gli arresti domiciliari e ha spedito senza tanti complimenti l'ex re mida della finanza in prigione, dove il settantenne Madoff rischia seriamente di finire i suoi giorni visto che rischia sino a 130 anni di carcere.
Da noi, l'ex re del latte Callisto Tanzi è a piede libero malgrado il noto crack Parmalat da 14 miliardi di Euro; talmente libero da poter lavorare, indisturbato, in una piccola attività commerciale.

Royal Bank of Scotland logoNel Regno Unito, il quotidiano The Guardian si è permesso di fare le pulci ai bilanci della Royal Bank of Scotland, uno dei maggiori gruppi creditizi nazionali, per il 70% controllato dal Ministero del Tesoro britannico.
La Royal Bank of Scotland ha recentemente beneficiato degli aiuti governativi perché è uscita con le ossa malconce dalle sue disinvolte avventure nei fondi speculativi. Tanto per chiarire il concetto, RBS Group risulta esposto per 445 milioni di Euro solo nel buco nero creato dalla Madoff Investment Securities, l'hedge fund gestito da Bernie Madoff.
The Guardian ha pubblicato due giorni fa i risultati della sua inchiesta, da cui risulta che RBS Group avrebbe eluso il fisco nascondendo introiti per 25 miliardi di Sterline attraverso un complesso e spregiudicato giro contabile.
In questo modo, l'istituto di credito britannico avrebbe evitato di pagare al fisco di Sua Maestà e a quello USA imposte per 500 milioni di Sterline.

pinocchioDa noi, tanto per cambiare, abbiamo un presidente del consiglio che va raccontando che gli istituti di credito italiani sono solidi e immuni dai titoli tossici.
Potrebbe essere la barzelletta del secolo, ma nessuno ride e nessun quotidiano italiano si sogna di imitare The Guardian passando ai Raggi X i conti di Unicredit e Intesa Sanpaolo, nemmeno ora che i comitati direttivi delle due banche stanno per esprimersi a favore dell'accesso ai Tremonti Bond.
In parole povere, per ripristinare i loro patrimoni intaccati, i due maggiori gruppi bancari italiani intendono avvalersi della possibilità di farsi prestare soldi dallo Stato (id est da noi contribuenti) attraverso l'emissione di obbligazioni speciali che saranno acquistate in blocco dal Ministero del Tesoro.
Il massimo che si viene a sapere dai media sulle motivazioni di tale scelta è che Intesa Sanpaolo sarebbe in ambasce per la sua esposizione nei Paesi dell'Europa Orientale che rischiano la bancarotta.
Maggior chiarezza e trasparenza? Ma scherziamo?? Il parco buoi potrebbe spaventarsi e scappare dalla stalla.

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lunedì, marzo 16, 2009

 

Nostalgia rotabile


ponte ferroviario di Niala Ponte di Niala tra Ussassai e Seui - by Mario Dessì on Flickr


panorama da Anulù (Seui)Anulù - by Mario Dessì on Flickr


scorcio dal treno delle campagne di Esterzili Scorcio delle campagne di Esterzili - by Mario Dessì on Flickr


Mi piacerebbe davvero che questi tre scorci della mia terra e dei miei ricordi sapessero trasmettere qualcosa delle emozioni che provo.
I luoghi e i panorami che vedete, selvaggi e remoti, si trovano tra l'Ogliastra e la Barbagia di Seulo. Io li ho percorsi e ammirati per anni dalle spartane carrozze del trenino FdS.
Quei posti me li bevevo con gli occhi, tenendo il finestrino spalancato anche d'inverno per "respirarli" (mi capitava di essere l'unico viaggiatore) e ogni volta era come la prima volta: una festa per il cuore, un privilegio, una magnifica avventura.
Da soli, valevano il prezzo di 6 ore di viaggio: tanto occorreva al trenino per giungere alla stazione di Cagliari (Piazza Repubblica) se tutto andava bene.

P.S: lo so, la mia è una sbornia di nostalgia, non il massimo da leggere di lunedì.
In ogni caso vi consiglio di usare i link e di andare a visualizzare le immagini di Mario Dessì nella dimensione massima: meritano.

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domenica, marzo 15, 2009

 

Il lato oscuro dello stupro



Luca era gay e adesso sta con lei
Luca parla con il cuore in mano
Luca dice sono un altro uomo


Povia - Luca era gay







... e mentre da noi Povia canta - bene o male non sta a me dirlo - la storia del "ravvedimento spontaneo" di un gay, in Sudafrica il concetto di omosessualità come inclinazione sessuale da correggere passa per vie di fatto con il ripetersi di rapimenti di lesbiche finalizzati allo stupro "terapeutico".

Pensavo che il mito mascolino del tarello delle sette meraviglie, dagli effetti da sballo al limite del taumaturgico, fosse roba da adolescenti in fregola da testosterone o mercanzia buona per il genere porno. Evidentemente, c'è chi è talmente represso e fanatico da annullare il confine tra immaginario erotico regressivo e realtà.
C'è in questi gesti la manifestazione di un'intolleranza radicale verso la diversità al femminile, vista come incomprensibile, arrogante rifiuto della propria identità sessuale "naturale" e della sottomissione alla sessualità maschile.
Lo stupro, perciò, diventa la somministrazione di atto di giustizia che è allo stesso tempo punizione esemplare, penitenza che cancella il peccato e terapia riabilitativa, tutto in senso lato ovviamente.

Un'ultima cosa: il Sudafrica è lontano, non la violenza sessuale sulle donne. C'è da augurarsi che l'esempio sudafricano non faccia scuola sfruculiando i sogni mostruosamente proibiti di qualche irreprensibile ragionier Ugo Fantozzi.

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sabato, marzo 14, 2009

 

Rebirth





lil' snoozer


Lentamente muore
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca o colore dei vestiti,
chi non rischia,
chi non parla a chi non conosce.


Martha Medeiros


Ad aggiornare il blog, di questi tempi, si ha l’impressione vagamente inquietante di scrivere le cronache di una pestilenza; per la precisione la peste delle penne che tacciono.
Come rispondendo a un comando silenzioso, la blogosfera italiana si sta progressivamente svuotando. Forse è presto per parlare di incipiente crepuscolo, ma un distratto, rinunciatario torpore avvolge blog un tempo sede di vivaci discussioni, altri arrancano, altri ancora si arenano o chiudono i battenti.

Risparmiamoci pure tutte le considerazioni trite e ritrite sull’effimero e sulle mode virtuali: tutto vero, tutto ampiamente visto e vissuto in passato, per cui non c'è di che restare sorpresi o scandalizzati. Salvo rare eccezioni, poi, siamo tutti saltati su questa giostra spinti dalla curiosità e - perché no? - da un pizzico di vanità, consapevoli di conformarci, volenti o nolenti, a una moda.
Chiediamoci, piuttosto, se il blog sito/diario personale conservi un senso una volta privato di una quota rilevante delle sue funzioni relazionali, in buona misura consegnato a un semi-isolamento e al ruolo di fonte estemporanea di informazioni.

Quel che mi domando - e vi domando - è se questa fase di riflusso sia anche l'appianamento di un'anomalia.
Mi spiego: insieme a quantità industriali di spazzatura virtuale e a fenomeni di ego spropositato, i blog hanno fatto emergere una qualità di scrittura "meditata", colta e originale, che segnalava buone letture, interessi e attitudini in aperto contrasto con la mediocrità, gli impacci e il lessico impoverito di cui siamo testimoni ogni santo giorno.
Ora sembrerebbe che la scrittura meditata non sia più di moda, e quel che è peggio è che non esiste nulla che la sostituisca.
Si parla spesso di Facebook e delle sue conversazioni stringate ed immediate come causa di ogni male. Secondo me è un errore o una comoda scusa, perché Facebook, Twitter & Co. rappresentano una modalità relazionale diversa e non sovrapponibile ai blog.

Potrebbe anche darsi che, di questo passo, tra un anno o giù di li restino in campo solo i blog più attrezzati e professionali, sempre che li si possa ancora chiamare blog.
Personalmente, però, credo che i blog non spariranno almeno finché ci sarà quella che una mia conoscente chiamava "l'urgenza di scrivere, di spiegare e di spiegarsi".
In ogni caso, sarebbe ora di fare spassionatamente il punto sulle ragioni per cui vale la pena di continuare a tenere un blog, fosse anche solo per non ritrovarsi mestamente nei versi di Martha Medeiros, erroneamente attribuiti a Pablo Neruda.

Non so voi, ma a un "lentamente muore" preferisco il "muore per rinascere".

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venerdì, marzo 06, 2009

 

The flat line

esausto

Giornata infernale alle spalle, partenza a ore. In poche parole STREMATO.

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martedì, marzo 03, 2009

 

8 Marcio


Si avvicina l'8 marzo, una data che strada facendo ha smarrito significato e mordente, appiattendosi nell'effimero di sterili cliché e di eventi pubblici sempre più sbiaditi, strangolati dalla disillusione e dall'indifferenza generale.

L'efficace post di Giuliana ha l'effetto di una secchiata di sgrassatore sulla melassa dell'8 Marzo-Festa della Donna.
Leggendo le cifre sull'impennata nel numero delle lavoratrici che hanno dato le dimissioni - o per meglio dire sono state dimissionate - a causa di una maternità nella grassa, civile e progredita Lombardia, si ha la misura di un ritorno del passato o, meglio ancora, di un passato che non è mai passato avendo semplicemente assunto contorni più sfumati ed elusivi.

Nulla di cui non si avesse sentore già da tempo, solo che oggi qualsiasi denuncia o istanza passa attraverso le sabbie mobili di quella che qualcuno, icasticamente, ha definito ipocritocrazia, una democrazia che formalmente non discrimina nessuno e non nega alcunché, che all'occasione non fa mancare promesse di interessamento, pacche sulle spalle o espressioni compunte prima di voltare le spalle e fare zapping mentale.

L'ipocritocrazia mostra raramente in pubblico le sue vere opinioni. Se però dovessi associare un volto e una voce alla reale considerazione in cui è tenuta la donna oggi in Italia, scarterei a priori l'eterea Mara Carfagna e opterei per l'eloquio sanguigno di Ignazio La Russa durante l'alterco in diretta TV con Concita De Gregorio.

Dulcis in fundo, richiamo il ricordo di una grande e sfortunata interprete della canzone italiana.
"Vola", farina del sacco di Ivano Fossati, mi ronza in testa da alcuni giorni senza un vero motivo: forse è solo perché ha un testo che tocca i tasti giusti, giù nel profondo.

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