giovedì, ottobre 19, 2017
Made of stone
martedì, giugno 06, 2017
Diversi, uguali, umani
Lezione di disegno
Mio figlio sistema la sua scatola di colori di fronte a me***
e mi chiede di disegnare un uccello per lui.
Nel colore grigio immergo il pennello
e disegno un quadrato con serrature e sbarre.
Lo stupore gli riempie gli occhi:
"... Ma questa, padre, è una gabbia:
non sai disegnare un uccello?"
E io gli dico: "Figlio, perdona,
ho dimenticato la forma degli uccelli".
Mio figlio mette il libro di disegno davanti a me***
e mi chiede di disegnare del grano.
Prendo la penna
e disegno una pistola.
Mio figlio si burla della mia ignoranza
domandandomi:
“Padre, non sai la differenza tra una spiga e una pistola?“
Gli dico: "Figlio,
una volta conoscevo la forma della spiga di grano
la forma del pane
e quella della rosa.
Ma in questi tempi crudeli
negli alberi della foresta s'adunano
i combattenti delle milizie
e la rosa indossa un'uniforme sbiadita.
Questo è tempo di frumento armato
uccelli armati
cultura armata
religione armata.
Non puoi comprare una pagnotta
senza trovarvi dentro una pistola
Non puoi cogliere una rosa nel campo
senza che levi le sue spine contro il tuo volto
Non puoi comprare un libro
che non ti esploda tra le dita".
Mio figlio siede ai bordi del letto***
chiedendomi di recitare una poesia.
Dai miei occhi una lacrima scivola sul cuscino.
Stupito, mio figlio la sfiora ed esclama:
"Ma questa, padre, è una lacrima, non una poesia!"
E io gli dico:
"Quando crescerai, figlio mio,
e leggerai l’antologia della poesia araba
scoprirai che parole e lacrime sono gemelle
e che la poesia araba
non è altro che una lacrima pianta da dita che scrivono".
Mio figlio ripone le penne e i pastelli nella loro scatola
e mi chiede di disegnare una patria per lui.
Trema il pennello nelle mie mani
e il cuore mi si spezza nel pianto.
Nizar Qabbani
martedì, maggio 12, 2015
Canzone d'Autunno
Canción de Otoño
Quando il mio pensiero
vola verso di te, si profuma.
Il tuo sguardo è così dolce
che diventa profondo.
Sotto i tuoi piedi nudi
c’è il candore della spuma
e sulle tue labbra
è riassunta la gioia del mondo.
L’amore passeggero
vive di un breve incanto
e offre lo stesso termine
alla gioia e al dolore.
Un'ora fa un nome
ho inciso sulla neve.
Un minuto fa ho confidato
il mio amore alla sabbia.
Le foglie ingiallite
cadono sul viale
dove vagano
molte coppiette innamorate.
E nella coppa dell’autunno
resta un fondo di vino
dove vanno a sfiorire,
primavera, le tue rose.
(Rubén Darío - José María Vitier)Bello il testo scritto dal poeta nicaraguense Rubén Darío, semplice ma ispirata la musica dei cubani José María Vitier e Pablo Milanés. Sul Tubo è presente solo un live registrato in un teatro e la canzone inizia al minuto 5:46. Se volete ascoltare, seguite questo link.
Il testamento di Leo Burnett
Un giorno o l’altro, quando sarò finalmente fuori dal gioco, voi – o i vostri successori – sarete forse tentati di togliere il mio nome dalla porta.
Magari vorrete chiamarvi “Tizio, Caio e Sempronio S.p.A” o “Agenzia Futura”, o qualcosa del genere. Mi starà bene, se starà bene anche a voi.
Però lasciatemi dire quando sarò io a voler togliere il mio nome dalla porta.
Sarà quando spenderete più tempo a far quattrini e meno a fare la pubblicità. La pubblicità come la intendiamo noi. Quando dimenticherete che, per il tipo di gente che lavora nella nostra agenzia, il divertimento che il lavoro pubblicitario dà è importante almeno quanto il denaro che se ne ricava.
Quando perderete la sensazione che quello che fate non è mai abbastanza buono.
Quando perderete l’invincibile desiderio di fare il lavoro bene per se stesso, senza riguardi per il cliente, per i soldi o per la fatica.
Quando perderete l’amore per la completezza e l’avversione per le perdite di tempo.
Quando smetterete di ricercare lo stile, le sottolineature, la fusione di parole ed immagini che producono risultati freschi, memorabili e credibili. Quando smetterete di dedicarvi ogni giorno all’idea che “Leo Burnett” significa “pubblicità migliore”.
Quando non sarete più quello che Thoreau chiamava “un’azienda con una coscienza”, che per me significa solo un gruppo di uomini e donne coscienti di quel che fanno. Quando comincerete a compromettere la vostra integrità, che è sempre stata il cuore e la forza di quest’agenzia.
Quando vi fermerete davanti ai vantaggi immediati e razionalizzerete l’opportunismo per amore dei soldi. Quando mostrerete anche i più piccoli segni di asprezza, di incompetenza, di saccenteria perdendo quel sottile senso delle proporzioni.
Quando il vostro interesse principale sarà di porre come unità di misura della vostra opera la quantità invece che il buon lavoro, il lavoro duro che dà buoni risultati. Quando le vostre prospettive si ridurranno a contare i simboli del successo nel vostro ufficio. Quando perderete la vostra modestia e diventerete dei “pezzi grossi”… un po’ troppo grossi per le vostre scarpe.
Quando la mela rimarrà solo un frutto da mangiare (o da lustrare) anziché essere parte del nostro stile, della nostra personalità. Quando, trovando da ridire su qualcosa, tirerete in ballo non il lavoro in sé ma la persona che lo avrà fatto.
Quando smetterete di costruire su idee forti e vitali e vi accontenterete di una catena di montaggio.
Quando comincerete a credere che, nell’interesse dell’efficienza, lo spirito creativo possa essere delegato e amministrato, dimenticando che deve essere invece solamente nutrito, stimolato ed ispirato. Quando comincerete a sciacquarvi la bocca con la frase “Agenzia Creativa” e smetterete di esserlo davvero.
Quando, infine, perderete il rispetto per l’individuo: l’uomo solo alla sua macchina da scrivere, o al suo tavolo da disegno, o dietro la sua macchina da presa, o semplicemente immerso nelle scartoffie a lavorare tutta la notte su una pianificazione media.
Quando dimenticherete che solo l’individuo – e ne sia ringraziato Dio! – ha reso possibile la costruzione dell’agenzia che abbiamo adesso. Quando dimenticherete che è sempre stato l’individuo, tendendo la mano verso mete irraggiungibili, a toccare per un momento una di quelle calde, lontanissime stelle.
Allora, amici, vi chiederò di togliere il mio nome dalla porta. E, perbacco, quel nome sarà tolto. Anche se dovessi materializzarmi abbastanza a lungo, una notte, per cancellarlo da ogni piano del palazzo. E, prima di smaterializzarmi di nuovo, cancellerò anche quel simbolo con la mano e le stelle. E brucerò gli archivi e gli schedari. Magari, en passant, strapperò qualche annuncio. E butterò ogni stramaledettissima mela giù per la tromba delle scale. E la mattina dopo non riconoscerete più neanche il posto. Allora dovrete trovarvelo per forza, un altro nome.
Leo Burnett
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lunedì, febbraio 18, 2013
Tenerezza
sabato, ottobre 01, 2011
Figli di un Do Minore
Ottobre: inizio per inerzia
Sotto ipoteca
Tuttavia ammetto che su una cosa Sacconi si è dimostrato tutto sommato sincero: l’inserimento nella manovra correttiva di bilancio del principio secondo cui gli accordi aziendali possono derogare a quanto dispongono i contratti nazionali di categoria e le regole generali dello Statuto dei Lavoratori rientra effettivamente tra i “consigli” presenti nella missiva fatta pervenire al governo da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi.
Ero propenso a credere che l’esimio Sacconi avesse usato qualche riferimento generico come pretesto per disarticolare ulteriormente il quadro delle garanzie a tutela del lavoratori, o meglio di quella quota - ormai quasi residuale - di “lavoratori tutelati”, nonché per soffiare sul fuoco delle discordie tra le tre centrali sindacali. Non sarebbe stata una novità, visto il furore luterano con cui mette mano alle relazioni sindacali e alle leve della previdenza sociale.
La pubblicazione del contenuto della lettera della BCE ha mostrato che ero in errore: ne prendo atto.
Mi stupisce, peraltro, la timidezza delle reazioni dopo la diffusione del testo in questione, così irrituale nel tono cortesemente perentorio e nei contenuti squisitamente “politici”.
Che il temporeggiamento disinvolto dell'Italia meritasse una sonora strigliata non ci piove, com’è sotto gli occhi di tutti che anche grazie alle illuminate politiche di questo governo siamo finiti in un tritacarne da cui non si sa se, quando e come usciremo. Però più passa il tempo, meno mi sento disposto ad accordare fiducia a terapie vetero-liberiste sulla carta virtuose, nei fatti disastrose e socialmente inique.
Purtroppo il sistema economico-finanziario internazionale è congegnato per non consentire scappatoie indolori e nessuno ha ancora escogitato una “mossa del cavallo” che ribalti e lo scacco in cui ci troviamo.
Volenti o nolenti tutti, vecchi e infanti, onesti e ciurmatori, silenti e indignados, siamo sotto ipoteca: il pianto greco è lì, dietro l’angolo.
Eh sì, il futuro non è più quello di una volta… ‘fanculo.
Haiku
Luce d'estate
Sui nostri corpi nudi
Fili di seta
Annamaria Bonfiglio - da "Otto Haiku"
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lunedì, settembre 05, 2011
itinerante
Quando te ne stai andando
dall'altra parte
ti aspetta sempre qualcuno
pur sapendo
che sei completamente solo
e totalmente tuo
e sconosciuto
e te ne vai
quando da questa parte è ancora giorno.
Ines Cergol, (Capodistria, 1959)
poetessa slovena.
Etichette: frattaglie di me, Pausa, poesia
domenica, luglio 10, 2011
worthless papers
Noblesse oblige
Una notizia che in questi giorni è finita sprofondata nella foliazione dei quotidiani fino a essere virtualmente invisibile spiega, meglio di mille parole, la schizofrenia incurabile di questo Paese e il concetto di moralità di chi dovrebbe esserne il custode.
Il fatto: il Comune di Bari aveva avanzato richiesta per accedere al Fondo di Solidarietà per le vittime dei reati di stampo mafioso istituito con la Legge 512/1999 che, fino alla modifica del 2009, garantiva alle persone fisiche e agli enti pubblici il risarcimento dei danni liquidati in sentenza e il rimborso delle spese processuali affrontate per la costituzione in giudizio.
Titolo per tale richiesta erano tre distinti procedimenti per reati di tipo mafioso arrivati a sentenza di condanna.
Il primo no arriva dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso, organo del Ministero dell'Interno che gestisce il Fondo, che si giustifica con la sopravvenuta normativa del 2009 che limita il contributo alle sole spese processuali. Il Comune di Bari impugna questa delibera, forte del fatto che le sue richieste sono state avanzate prima di tale modifica normativa.
Ed ecco che entra in scena l’Avvocatura dello Stato, che patrocina il Ministero dell'Interno, la quale, con provvedimento depositato il 27 giugno scorso, boccia l’istanza e spiega che in realtà agli enti pubblici non spetta il becco di un quattrino in quanto non hanno alcun diritto ad accedere al Fondo di Solidarietà.
Non solo, l’Avvocatura argomenta che i risarcimenti liquidati in passato sono frutto di un’errata interpretazione della legge e che, pertanto, il Viminale si riserva di adire l’autorità giudiziaria per recuperare quanto “erroneamente versato”.
Ora, se si va a questa pagina del sito del Ministero dell'Interno - link alternativo da copiare e incollare http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/vittime_mafia/ e andare alla voce "Argomenti"- si legge testualmente:
A. Presupposti:
• costituzione di parte civile di persone fisiche o Enti (*) destinatari di sentenze emesse, successivamente al 30 settembre 1982, nei confronti di imputati: del delitto di cui all'art. 416-bis del c. p.; dei delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis e dei delitti commessi al fine di agevolare l'attività delle associazioni di tipo mafioso.
(*) Gli Enti hanno diritto di accesso al Fondo (entro i limiti delle disponibilità finanziarie annuali dello stesso) limitatamente al rimborso delle spese processuali.
Delle due l’una: o il Viminale non sa che il suo sito istituzionale pubblicizza in modo errato e fuorviante il Fondo di Solidarietà e, in pratica, smentisce se stesso, oppure sta tentando un bel colpo di spugna all’italiana attraverso un’interpretazione palesemente contra legem finalizzata a:
a) non pagare;
b) dissuadere gli enti dal presentare in futuro domande di ammissione al Fondo.
Dobbiamo pensare che tutto ciò sia un monito alle amministrazioni locali a non immischiarsi in processi che riguardano le attività criminose di mafiosi, camorristi, stiddari e affiliati alla ndrangheta svolte sul loro territorio, salvo lo facciano a rischio e a spese loro.
Oppure si vuole coprire una verità inconfessabile: il Fondo di Solidarietà per i reati di tipo mafioso è considerato una spesa inutile, il relitto di una cultura antimafia ormai demodé e fuori corso che, come tale, va strangolato dolcemente, senza far rumore.
Honi soit qui mal y pense
Rime intinte nella malinconia
Ho scelto una poesia del nicaraguense Francisco Ruiz Udiel, morto suicida ai primi dell'anno.
Vi consiglio di leggere questi versi lasciando fluire la melodia di De Ushuaia a la Quiaca di Gustavo Santaolalla (nel video)
Deja la puerta abierta
▪ A Claribel Alegría
Deja la puerta abierta.
Que tus palabras entren
como un arco tejido por cipreses,
un poco más livianos
que la ineludible vida.
Lejos está el puerto
donde los barcos de ébano
reposan con tristeza.
Poco me importa llegar a ellos,
pues largo es el abrazo con la noche
y corta la esperanza con la tierra.
Donde quiera que vaya
el mar me arroja a cualquier parte,
otro amanecer donde la imaginación
ya no puede convertir el lodo
en vasijas para almacenar recuerdos.
Me canso, de despertar,
la luz me hiere cuando ver no quiero,
el viaje a Ítaca nada me ofrece.
Si hubiera al menos un poco de vino
para embriagar los días que nos quedan
embriagar los días que nos quedan
que nos quedan.
Lascia la porta aperta
Lascia la porta aperta.
Che le tue parole entrino
come un arco tessuto dai cipressi,
un po’ più leggeri
della ineludibile vita.
Lontano è il porto
dove le barche d’ebano
riposano con tristezza.
Poco m’importa di arrivare a loro,
perché lungo è l’abbraccio con la notte
e breve la speranza sulla terra.
Ovunque io vada
il mare mi scaglia da ogni parte,
un’altra alba dove l’immaginazione
ormai non può trasformare il fango
in vasellame per riporre i ricordi.
Mi stanco, di svegliarmi,
la luce mi ferisce quando vedere non voglio,
il viaggio a Itaca nulla mi offre.
Ci fosse almeno un po’ di vino
per ubriacare i giorni che ci restano
ubriacare i giorni che ci restano
che ci restano.
Francisco Ruiz Udiel
(1977-2011)
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sabato, dicembre 25, 2010
Christmas Recap
Finis Terrae

La cosa peggiore è la sensazione che si sia perso del tutto il controllo sui processi in atto a livello mondiale e, di conseguenza, il potere decisionale sulle nostre esistenze. Quello che potrai fare o mangiare da oggi a un mese può essere sconvolto in qualsiasi momento dal giudizio insindacabile di un gruppo di sconosciuti comodamente seduti nel board di un’agenzia di rating.
Tutto questo mentre a casa nostra chi è demandato a dare risposte spaccia per cure ricette casalinghe efficaci quanto un’Aspirina gettata nella bocca di un vulcano in eruzione, troppo preso com’è dalla lotta per conservare o conquistare il potere su una minuscola crosta che galleggia su un mare di pus.
WikiMax
“I partiti sono come un taxi: io salgo, pago la corsa e scendo”. Il cinismo di Enrico Mattei nel brandeggiare la politica oggi è replicato su larga scala, spesso inconsapevolmente e con esiti ripugnanti, da mezze figure lontanissime dalla statura del defunto Mattei.

Nel 2007, conversando “Off-the-Record” con l’ambasciatore USA, D’Alema si sarebbe lasciato andare a un giudizio lapidario sulla magistratura, bollata come “la più grave minaccia allo Stato italiano”.
Ora il D’Alema-pensiero è notoriamente un distillato sottile, così sottile che è verosimile si sia perso nella traduzione. Però è altrettanto plausibile che l’astuta volpe del Tavoliere si sia fatta fregare ancora una volta dal demone dello statista in cerca della definitiva consacrazione e dal compiacimento nel rivendicare per se il ruolo di Game Master della sinistra italiana, l’unico che merita di essere introdotto a certe tavole e di siglare patti davanti alla crostata.
Poveri noi.
Memories
Perduta
Il tuo sguardo
rimpianto
il tuo sorriso
perduto
i tuoi occhi azzurrinella profonda
oscura
irrimediabile
assenza
che mi lascia senza te
quando non sono capace
di respirare un’aria che non è tua
di contemplare la terra che ti ignora
di amare nuovamente
la vita che non è vita
dei miei giorni senza te
il tuo sguardo nei miei occhi
il tuo sorriso nella mia anima
la tua vita andata nella speranza cieca
di un percorso che compio,
giorno dopo giorno, senza te,
avvolta nel calore sicuro della tua ombra
ugualmente
senza te
ugualmente
per sempre con te
nel sogno senza sogno
del tuo amore per me.
Martha Canfield
Martha Canfield è nata a Montevideo nel 1949. Dal 1977 vive e lavora a Firenze, dove è docente di Lingua e Letteratura ispanoamericana.
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domenica, settembre 19, 2010
Se questa è vita - 09.19.2010
Vite svendute
Invece, nel caso del peschereccio mazarese preso a colpi di mitraglia da una motovedetta libica non solo è stata sfiorata la tragedia, ma si è capito anche che uno stato di diritto è disponibile, in nome degli affari e della realpolitik, a considerare legittimo o - al massimo - un errore veniale che si spari ad altezza d'uomo contro un'imbarcazione se si ritiene che trasporti immigrati clandestini.
Sono stati i ministri Roberto Maroni e Franco Frattini con le loro agghiaccianti dichiarazioni a illustrare al mondo la caratura morale di questo governo cinico con i deboli e prono agli interessi forti.
Se l’indignazione e il senso del decoro non fossero merce rara in questo Paese di cialtroni, la strana coppia Maroni-Frattini sarebbe stata destituita seduta stante per manifesta inadeguatezza.
Però l’Italia è un Paese moralmente anestetizzato, per cui ufficialmente non è successo niente di niente.
Cosa manca?
“Non chiedere di più
nulla per te qui resta.
Non sei della tribù
hai sbagliato foresta”.
Giorgio Caproni

Per Scarpino, le accuse di razzismo sono pretestuose, gonfie di solidarietà retorica e di sofismi politically correct, tanto più che, effettivamente, il nostro ordinamento giuridico privilegia lo jus sanguinis nell’acquisizione della cittadinanza italiana.
Ma cos’è l’identità italiana, ammesso che sussista e sia definibile in positivo?
È davvero un retaggio di sangue, un misterioso fluido che si respira o che si succhia insieme al latte materno?
Ma soprattutto, cosa manca ai bambini nati e cresciuti in Italia, ma da genitori di origine rom, slava, magrebina, africana o cinese, per essere considerati italiani a tutti gli effetti?
Dipende da dove vogliono arrivare nella vita.
- Se si accontentano, dovranno “solo” imparare a stare al loro posto e a mimetizzarsi con il paesaggio, a non reagire alle provocazioni dell’idiota di turno e a disconoscere pubblicamente le loro radici in attesa di maturare i requisiti per la cittadinanza.
- Se vogliono fare strada, invece, è bene che prendano a modello il fior fiore dell’italianità contemporanea diventando cafoni, ipocriti, venali e servili: in poche parole, discretamente stronzi.
Archeocoroner

Talvolta, però, gli archeologi si imbattono in sorprese ed enigmi spiacevoli. Uno di questi casi è rappresentato dai resti di 97 bambini in tenera età rinvenuti nel 1912 durante gli scavi di una villa romana presso Hambleden, nell’Inghilterra sudorientale.
Malgrado al tempo dei romani la mortalità infantile fosse elevata, l’inusitata concentrazione di sepolture a Yewden Villa - questo il nome dell’area archeologica - non poteva che suscitare dubbi e interrogativi.
Il complesso di Yewden Villa, forse edificato come mansio, horrea o taberna lungo una strada di collegamento, fu abitato a lungo e adibito a usi diversi, almeno a giudicare dalla presenza di grandi forni per essiccare derrate alimentari e dall’alto numero di pennini di ferro utilizzati per scrivere su tavolette spalmate di cera.
Le analisi medico-forensi eseguite nei mesi scorsi sui resti ossei custoditi presso il locale museo hanno permesso di fissare la morte dei bebè entro pochi giorni/poche settimane dal parto.
Si è ipotizzato, pertanto, che si tratti di vittime di un infanticidio sistematico, forse perché figli avuti da prostitute che lavoravano in un un’ala del complesso utilizzata come lupanare, oppure perché nati da schiave impegnate nella tenuta dei registri dei magazzini o nella conservazione degli alimenti.
In entrambe le ipotesi, è lecito presumere che la soppressione dei neonati sia avvenuta perché erano di ostacolo al rapido ritorno al lavoro delle madri e, di conseguenza, al guadagno per i padroni di queste ultime.
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domenica, settembre 12, 2010
Pubblico & Privato
Il reality del terrore
“A careful application of terror is also a form of communication” (Un’attenta applicazione del terrore è anche una forma di comunicazione).
A prima vista, l'aforisma di cui sopra può sembrare un esercizio di sarcasmo o di cinismo.
Invece è la sintesi di un uso deliberato del terrore come strumento di comunicazione che esiste da sempre: dalle teste mozzate dei nemici sconfitti esposte come trofeo e avvertimento a ogni forma di punizione “esemplare” inventata nei secoli.
Il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, tenuta quotidianamente in bilico tra la vita e l’esecuzione per lapidazione, è un esempio da manuale di crudeltà dosata per lanciare una serie di messaggi obliqui dentro e fuori l’Iran.
Va detto, tuttavia, che dopo lo shock planetario dell’11 settembre 2001 si è verificato un ribaltamento logico per cui oggi si fa prevalentemente comunicazione del terrore.
Paradossalmente, i riflessi pavloviani della comunicazione mainstream stanno facendo del terrore minacciato o anche solo ventilato un’arma di pressione e di ricatto straordinariamente più efficace e a buon mercato di qualsiasi attentato o carneficina.
La spirale mediatica perversa creatasi intorno agli insani propositi di uno sconosciuto pastore evangelico della Florida e all’ormai consueto codazzo di becere manifestazioni di piazza inscenate "spontaneamente" da sedicenti buoni musulmani deve fare meditare chiunque si occupi di comunicazione.
In cammino verso me stesso
A lungo durerà il mio viaggio
A lungo durerà il mio viaggio
e lunga è la via da percorrere.
Uscii sul mio carro ai primi albori del giorno,
e proseguii il mio viaggio
attraverso i deserti dei mondo
lasciai la mia traccia
su molte stelle e pianeti.
Sono le vie più remote
che portano più vicino a te stesso;
è con lo studio più arduo che si ottiene
la semplicità d'una melodia.
Il viandante deve bussare
a molte porte straniere
per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare
per tutti i mondi esteriori
per giungere infine al sacrario
più segreto all'interno del cuore.
I miei occhi vagarono lontano
prima che li chiudessi dicendo:
«Eccoti!»
Il grido e la domanda: «Dove?»
si sciolgono nelle lacrime
di mille fiumi e inondano il mondo
con la certezza: «lo sono!»
Rabindranath Tagore
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venerdì, agosto 06, 2010
A si biri
domenica, agosto 01, 2010
Scratches 07.01.2010
Intinte nella passione

Anche le parole
sono vene
dentro di esse scorre sangue
quando le parole si uniscono
la pelle di carta
s’accende di rosso
come nell’ora dell’amore
la pelle dell’uomo
e della donna
Ah, sere voluttuose
la luna nella stanza
la luna sul letto
sul tuo corpo nudo
Yannis Ritsos
(Monemvasia 1909 - Atene 1990)
Introspezione

My soul is sleepless by Fiamma on Flickr
Le parole a volte non servono e non bastano a descrivere quello che si ha dentro.
Ne bastano poche, o non ne basta nessuna.
La mia anima non dorme più.
Da molto tempo.

I'll make it through the rainy days by Fiamma on Flickr
Cosa si fa quando il proprio mondo inizia a crollare?
Quando le speranze si perdono, quando le convinzioni svaniscono,
quando i sorrisi diventano lacrime incontrollabili, quando di reagire non si ha la forza?
Chi può colmarti i vuoti se non c'è più nessuno?
Ultimamente l'introspezione è un esercizio caduto parecchio in basso, non di rado liquidato come paccottiglia o malattia benigna che affligge gli adolescenti definiti bimbominkia.
Personalmente me ne frego delle etichette: questo esperimento di Fiamma, cui appartengono sia le immagini sia i testi, tutto mi pare tranne che appiattito su una melodrammatica banalità tinta di Dark.
Messaggi obliqui

Ufficialmente, però, siamo nella laboriosa, ordinata e incorruttibile Lombardia, dove lo sanno persino i muri che i messaggi obliqui non esistono.
[Aggiornamento 6 Agosto] Buon weekend e buone vacanze a tutti!
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domenica, gennaio 10, 2010
Un pizzico di magia
Potremmo discutere di attualità, di costume, di tecnologia o di musica: gli argomenti non difettano certo in questo primissimo spicchietto dell'anno nuovo.
Però mi piace fare diversamente, così inizio questo 2010 con un semplice filmato d'animazione che ha il candore e la magia dei bambini.
Ah, ben ritrovati e buona settimana :-)
domenica, novembre 22, 2009
Sunday Mix 11.22.2009
Torri del vento

Naufraghi
Naufraghi sugli scogli,
ognuno narra
a sé solo – la storia
di una dolce casa
perduta,
sé solo ascolta
parlare forte
sul deserto pianto
del mare.
Triste orto abbandonato l’anima
Si cinge di selvaggi siepi
di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi.
Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938)
Qui
Sentimi pulsare
fino a quanto il fiato ferma il tuo pensiero
prima che si infranga
E lasciami filtrare lento e indisturbato
fammi riposare lascia che io rimanga qui
Toglimi lo sguardo
toglimi il respiro
togli i tuoi pensieri
da una bocca che non può parlare
Senza più ferire
senza più sparare
senza più tagliare
senza fare male
Ma lasciami qui
Qui
Lasciami qui
Perché qui
Qui c’è un tetto di stelle
E un oceano di pelle
E un deserto di voci
E un tepore di baci
Perché qui
Qui non passa più niente
Qui non passa la gente
Qui non passa che il tempo
E si scioglie in un momento
Perché qui
È passato l’amore a un passo da me
Tienimi sul cuore fino a quando passa
questa mia paura
questo mio terrore
Di guardarti dritto in fondo agli occhi
e di scoprire ciò che pensi veramente tu di me
E lasciami qui
Qui
Tu lasciami qui
Perché qui
Qui c’è un tetto di stelle
E un oceano di pelle
E un deserto di voci
E un tepore di baci
Perché qui
Qui non passa più niente
Qui non passa la gente
Qui non passa che il tempo
E si scioglie in un momento
Perché qui
È passato l’amore a un passo da me
I Nomadi
D'alema: baffino a mezz’asta

Evidentemente, lo sbandierato sostegno del governo italiano o porta una sfiga tremenda in ambito comunitario oppure vale come il 2 a briscola se sono bastati l'anatema della Polonia (è un ex comunista!!) e l’esigenza di non umiliare un premier - Gordon Brown - con l’acqua alla gola per far saltare la candidatura di Massimo D'alema, rimpiazzato in corsa da una baronessa britannica con zero esperienze in materia di politica estera.
E’ destino che la volpe più astuta e saccente del pollaio resti un perdente di successo?
Acqua passata?

Tuttavia la privatizzazione a tappe forzate delle reti di distribuzione dell’acqua potabile ottenuta a colpi di Fiducia dal governo, che scinde la proprietà delle strutture - che resta pubblica - dalla gestione, che passerà a consorzi o imprese private, è una porcata fatta sulla pelle degli utenti.
Si scrive in preambolo che così si armonizza la normativa nazionale a quella comunitaria, che si aprono i servizi pubblici di rilevanza economica ai principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale: balle.
Si costringono gli enti locali a passare la mano o a diventare minoranza dei consigli di amministrazione dei consorzi e delle public utility ad azionariato misto (quota massima 30%), assegnando il controllo a chi? È ovvio, ai soggetti privati che hanno le risorse finanziarie e l’interesse a mettere le mani sull’acqua: il cartello delle multinazionali del settore, per inciso una cosa sola con i soliti noti che fanno soldi a palate con il business dell’acqua imbottigliata.
Il meccanismo è semplicissimo. Il soggetto privato assume la gestione della ex municipalizzata o consortile, data in affidamento per un numero congruo di anni, e ha un interesse prioritario da soddisfare: rendere fruttuoso l’investimento manovrando la leva tariffaria.
E gli investimenti sull’efficienza e l'ammodernamento della rete di distribuzione, storico tallone d’achille del sistema idrico nazionale? Troppo costosi, questo è sicuro, e se proprio si rendesse inevitabile intervenire, si andrà a battere cassa dai proprietari degli impianti, cioè stato, regioni e comuni.
Un bene essenziale è stato arbitrariamente ridotto al rango di merce per fare un favore a pochi, a spese nostre.
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giovedì, luglio 30, 2009
Friday crispy salad
L'agenda della vergogna

Le tracce del taccuino che Borsellino portava sempre appresso si perdono nel momento in cui l'allora Procuratore Ayala consegna la borsa del collega, rinvenuta sul luogo della mattanza, a un Carabiniere che poi si allontana dalla scena del delitto.
Il militare, un alto ufficiale dell'Arma identificato grazie ad alcune foto, afferma di aver consegnato la borsa al magistrato di turno.
Diciotto anni dopo, questo è quanto sappiamo su una falla assurda, inconcepibile e vergognosa nelle indagini.
Anche a non indulgere in esercizi di dietrologia, è fin troppo evidente che in tutte le vicende oscure e drammatiche che costellano la storia di questo Paese ci sono all'opera mani ignote che provvedono a occultare documenti, registrazioni, interi archivi così che determinate informazioni non divengano di pubblico dominio.
Non sapremo mai cosa contenesse l'agenda rossa del giudice Borsellino, se sia stata distrutta per proteggere interessi inconfessabili oppure custodita per esercitare il potere che deriva dal possesso delle informazioni.
Però queste sono domande oziose, puri vaneggiamenti agli occhi di un popolo tranquillo, assuefatto all'idea di vivere in un grande Mulino Bianco.
Goodbay Yahoo!

Poco male, dato che sono anni, ormai, che utilizzo quello spazio come magazzino/archivio, ripromettendomi di completare la ristrutturazione.
Oggi scopro, leggendo il blog di Marco Freccero, che Yahoo passa armi e bagagli sotto le insegne di Microsoft.
Il tempo ci dirà se questo matrimonio, a suo tempo sdegnosamente rifiutato dal CdA di Yahoo, funzionerà con soddisfazione di tutti, inclusi gli sposi.
D'altra parte Yahoo paga la mancanza di una coerente strategia di sviluppo, innovazione e miglioramento dei servizi. Yahoo si è trasformata in una grossa azienda, ma essere grossi non significa essere grandi, specialmente se non si sa dove andare.
- P.S. Per i pochi che se lo fossero chiesti, quella strana homepage grigia di Yahoo! non è un falso pacchiano. Yahoo! si presentava così quando per tutti era sinonimo di fare una ricerca su internet, prima che sorgesse la stella della grande "G" -
Amore e languore
Love me like a river doesAmami come un fiume
attraversa il mare
Amami come un fiume
infinitamente
Amami come un fiume
Baby non avere fretta, non sei una cascata
Amami e basta
Amami come un mare che ruggisce
turbinami intorno
Amami come un mare che ruggisce
inondami
Amami come un mare che ruggisce
Baby non avere fretta, non sei una cascata
Amami e basta
Amami come la terra stessa
ruotami intorno
Amami come la terra stessa
il cielo di sopra, il suolo di sotto
Amami come la terra stessa
Baby non avere fretta, non sei una cascata
Amami e basta
Melody Gardot
Non sei mioNon sei
nella mia vita
al mio fianco
non mangi alla mia tavola
né ridi né canti
né vivi per me.
Siamo estranei
tu
e me stessa
e la mia casa.
Sei un estraneo
un ospite
che non cerca
che non vuole
più che un letto
a volte.
Che posso fare
se non cedertelo.
Ma io vivo da sola.
Lettera II
Sei lontano nel sud
lì non sono le quattro
sdraiato nella tua sedia
appoggiato al tavolo nel bar
nella tua camera
buttato su un letto
tuo o di qualcuno
che vorrei cancellare - penso a te
non a chi cerca
accanto a te lo stesso che voglio io -.
Penso a te
ormai da un’ora
forse mezza
non so.
Quando mancherà la luce
saprò che sono le nove
stirerò il copriletto
m’infilerò il vestito nero
mi darò una pettinata.
Andrò a cena fuori
è ovvio. Ma a una certa ora
tornerò in questa stanza
mi butterò sul letto
e allora il tuo ricordo
che dico
il mio desiderio di vederti
che tu mi guardi
la tua presenza d’uomo che mi manca nella vita
incominceranno come ora
Incominci nella sera
che ormai è notte
a essere
l'unica cosa
che m’importa al mondo.
Idea Vilariño
(Montevideo 1920-2009)
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domenica, giugno 07, 2009
Sunday stock
Emozione con dedica
Il compianto Andrea Parodi accompagnato alla chitarra da Al Di Meola per una versione limpida e intensa di Non potho reposare: un classico amatissimo del folklore sardo.
La lontananza dagli affetti è un tema che mi tocca da vicino, la vivo a modo mio nel bene e nel male, però ascoltando Parodi mi è venuto da pensare con un pizzico di tenerezza alla Coniglia e al suo Coniglio, separati di fresco dal mare, così giovani da essere assai più "in target" di me per una canzone d'amore e struggimento.
Non posso riposare, amore del cuore
sto pensando a te ogni momento
non essere triste, gioia d'oro,
non dispiacerti e non preoccuparti
ti assicuro che desidero solo te
perché t'amo, forte t'amo, t'amo e t'amo
Se mi fosse possibile dell'angelo
prenderei lo spirito invisibile
e ruberei le forme dal cielo,
il sole e le stelle, e formerei
un mondo bellissimo per te
per poter dispensare ogni bene
Amore mio, tesoro da voler bene
il mio affetto è dato solo a te
se avessi avuto le ali per volare
mille volte all'ora avrei volato
sarei venuto almeno per salutarti
e non per avvisarti di altre cose
Sei il sole che illumina la giornata
che spunta al mattino a oriente
fiorito giglio candido come la neve
l'amore mio solo a te è dato
Non posso vivere no, che è un'amarezza
stare lontano da te, amato cuore
A nulla vale la bella natura
se non sono vicino al mio tesoro
per dare consolazione e gioia
a te che t'ho amata più di me stesso.
Ti assicuro che desidero solo te
perché t'amo, forte t'amo, t'amo e t'amo
Distacco

Poi un fatto del tutto casuale, l'ennesimo utente che si è visto da un giorno all'altro messo alla porta del paese dei balocchi, mi ha fatto capire che era tempo di imboccare l'uscita dal set di The Truman Show.
Let's twist again...
Le creature so' piezz'e core, si sa, ma è altrettanto notorio che nella loro primissima infanzia sono capacissime di mettere alla frusta il sistema nervoso quando non c'è notte che non innestino a tradimento la loro "sirena d'allarme".
Può essere che il pupo voglia segnalarci che ha mal di pancia o ha appena scodellato la pupù, può essere che voglia coccole e rassicurazioni: solo con il tempo si riescono a riconoscere le piccole differenze d'intonazione.
Resta il fatto che manca un pulsante per disattivare la sirena e che certe notti ai genitori abbruttiti dalla stanchezza e dal sonno passano per la testa idee non proprio amorevoli sul conto della prole mentre la ninnano sperando che taccia.
Il filmato che segue è una burla televisiva sull'argomento che ho pescato da The Onion, un curioso aggregatore americano di pseudo-notizie ironiche e surreali.
New BabySafe Ball Makes Shaking Your Infant Guilt And Injury Free
Coraggio e cinismo
Lo sconcertante personaggio che ha realizzato questo video è - anche se non lo si direbbe - poco più di un bambino, vivace e sfrontato come lo si deve essere a quella età, ma soprattutto coraggioso.
Ci vuole coraggio o suprema incoscienza, infatti, per usare il web e YouTube per mostrare al mondo che si ha voglia di cantare, divertirsi e giocare come tutti i coetanei avendo stampati sul viso e sul corpo i segni di quella che con ogni probabilità è la Progerie, una rara e terribile sindrome di invecchiamento precoce che colpisce 1 bambino ogni 8 milioni, oppure dell'altrettanto rara Sindrome di Virkow-Seckel, nota anche come "nanismo dalla testa a uccello".
Il cinismo è quello di quanti si sono accodati alla scia del piccolo fenomeno mediatico per puro, maligno divertimento, manipolando i video e rilanciandoli su YouTube.
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sabato, maggio 23, 2009
Weekend Resume 05.23.09
La sacralità dell'amore
El cantar de los cantares
Cuando te diste vuelta
tañí tu espalda
cuando estabas encima
fuiste música.

Il cantico dei cantici
Quando ti sei girata
ho suonato la tua schiena
Quando mi stavi sopra
eri musica
El espiritu santo
No puedo dejar de recordar tus montes
no puedo dejar de tocar
en el recuerdo que dura sólo
un segundo en el recuerdo
que se queda en la memoria de mí
cuando duermo
desaparece la voluntad de saber
tus vivos rojos los ojos
de tu pecho el silencio curvo
la forma del sabor
de tu sonido:
pezones tímpanos pezones.
No puedo dejar de tocar la ausencia
de lamer el Espíritu
que dejaste.
La voz de tu jugo
moja.
Lo spirito santo
Non posso smettere di ricordare i tuoi monti
non posso smettere di toccare
nel ricordo che dura soltanto
un secondo nel ricordo
che si ferma nella memoria di me stesso
quando dormo
scompare la volontà di sapere
dei tuoi occhi incandescenti
del silenzio arcuato del tuo seno
della forma del sapore
del tuo suono:
capezzoli timpani capezzoli.
Non posso smettere di toccare l'assenza
di leccare lo Spirito
che hai lasciato.
La voce del tuo succo
bagna.
Rafael Courtoisie - La Biblia Humeda
(La Bibbia Umida - edizione italiana a cura di Alessio Brandolini
2009 - LietoColle )
Caccia grossa

Dall'altra parte dell'oceano, il tribunale texano che fa da foro competente per le cause sulla violazione di brevetti ha emesso nel giro di 2 mesi una serie di sentenze che hanno condannato Apple e Microsoft al pagamento di risarcimenti multimilionari.
Il verdetto contro Apple ha quantificato il risarcimento per violazione intenzionale di brevetto in circa 18 milioni di dollari. Molto peggio è andata a Microsoft, uscita sconfitta in due cause separate e condannata a pagare complessivamente 588 milioni di dollari ai detentori dei brevetti violati.
Due considerazioni:
- se l'Italia fosse un paese normale e l'Autorità garante per la concorrenza fosse messa in condizioni di svolgere sul serio il suo compito vedremmo volare gli stracci in molti settori, visto che i cartelli tra aziende e le manovre sottobanco sono la norma. Non parliamo poi della mancanza di una normativa decente sul conflitto di interessi.
- In secondo luogo, non è tutto oro quel che luccica. Negli ultimi anni, le cause per violazione di brevetto nel settore informatico sono aumentate in modo esponenziale. Spesso chi avanza rivendicazioni è un'azienda piccola e semi-sconosciuta ed è arduo stabilire se il brevetto vantato sia effettivamente valido o meramente strumentale.
Più che una lotta tra Davide e Golia, si ha l'impressione che negli USA si sia aperta una stagione di caccia grossa, con firme legali specializzate nel passare al setaccio i registri dei brevetti depositati, trovare connessioni con tecnologie simili in uso e farsi dare mandato per intentare cause milionarie.
Un altro anello mancante?

Le particolarità di Ida, scoperta a Messel ( Germania), non sono poche, a cominciare dal suo stato di conservazione.
Nella quasi totalità dei casi, i paleontologi si trovano a ricostruire le caratteristiche di un animale o di un ominide partendo da pochissimi reperti. In questo caso, invece, c'è un fossile completo per oltre il 90%, che ha conservato sia l'impronta della pelliccia sia i resti del suo ultimo pasto: uno "snack" a base di vegetali.
A quanto pare, Ida era un esemplare giovanissimo, dato che stava cambiando la dentizione. Dai segni di una frattura guarita si pensa che fosse caduta da un albero quando era ancora cucciolo.
Sulle cause del decesso, l'ipotesi più accreditata è che Ida sia morta mentre si abbeverava sulla riva di un lago vulcanico, uccisa all'istante dalle esalazioni di una grande bolla di gas risalita in superficie. Il cadavere, precipitato sul fondale, sarebbe stato conservato quasi integralmente dagli strati di limo.
Pur avendo un aspetto simile agli attuali lemuri del Madacascar, Ida presenta alcune caratteristiche morfologiche distintive degli ominidi. Con tutta probabilità, però, Ida non è una nostra antichissima nonna, bensì qualcosa di simile a una venerabile prozia.
Oi dialogoi
Ah, l'inimitabile cantilena dei casteddai (cagliaritani)! ;-)
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sabato, marzo 21, 2009
Rude awakenings
Roads
Ohh, can't anybody see
We've got a war to fight
Never found our way
regardless of what they say
How can it feel, this wrong
From this moment
How can it feel, this wrong
Storm.. in the morning light
I feel
No more can I say
Frozen to myself
I got nobody on my side
And surely that ain't right
And surely that ain't right
Ohh, can't anybody see
We've got a war to fight
Never found our way
Regardless of what they say
How can it feel, this wrong
From this moment
How can it feel, this wrong
Portishead
I Portishead possono anche non piacere, tuttavia penso sia difficile che questa Roads lasci indifferenti. Definirla malinconica è riduttivo: ciò che la musica e il testo - spezzettato in frammenti che si ripetono in una angosciata circolarità - trasmettono è sofferenza, confusione, gelo, prostrazione.
Sono d'accordo con chi sostiene che la tristezza andrebbe presa a dosi omeopatiche, però se non ci fossero brani come questo, con tutto quel che di spiacevole e di amaro sanno evocare, anche le poche cose belle della vita avrebbero molto meno sapore.
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lunedì, settembre 01, 2008
Poetica del quotidiano
Settembre si è presentato con un cappello di nuvole e una piacevole rinfrescata. Peccato che non ne possa approfittare più di tanto, bloccato a casa da una fastidiosa infiammazione.
Contingenze a parte, vorrei condividere con voi quello che considero un momento di poesia del quotidiano catturato da un obiettivo sensibile.
Buona settimana a tutti.

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martedì, novembre 20, 2007
The mirror

C'è una vecchiaia che avanza,
che incalza chi non è mai cresciuto.
È il tuffo al cuore nello specchiarsi
scoprendosi pausa tra due silenzi,
errore a margine su partitura incompiuta,
noia e velleità
tra fiori appassiti in vetrina.
Dal grammofono,
l'orchestra stecca
sull'ultima dissonanza.
I non più, i non posso
aprono sulla tela lisa
squarci di verità sopite,
depositano polvere
sull'ombrello dell'ultimo sorriso.
Anche il mare sussurra bugie
per lasciare che gli uomini ridicoli
continuino a sognare.
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