venerdì, gennaio 22, 2021
Saggezza spicciola
La lezione è semplice, risaputa, persino banale: ci si accorge dell'importanza di ciò che si dà per scontato quando viene a mancare o è temporaneamente compromesso/limitato.
Nel mio caso, alle prese con un persistente problema infiammatorio all'articolazione della gamba destra che provoca irrigidimento, dolori diffusi simil-sciatica e zoppia, mi trovo a benedire quei rari intervalli "random" in cui tutto sembra tornare normale.
Non è un bel modo di iniziare un anno che, prevedo, sarà parecchio complicato.
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mercoledì, giugno 12, 2019
le sudate carte
Ai primi di aprile ho iniziato a occuparmi di un progetto cui tenevo particolarmente e che mi ha assorbito full time sino all'alba di ieri, perché non potevo farmi mancare un rush finale convulso e ansiogeno: un saggio monografico di circa 140 pagine che è un po' come una seconda laurea, a trent'anni esatti di distanza da quella conseguita in giurisprudenza.
Mi sono confrontato con un argomento verso cui non avevo alcuna competenza o interesse specifico pregresso: una bella sfida dopo tanti anni trascorsi a occuparmi esclusivamente di comunicazione corporate e di prodotto.
Mi sono divertito, annoiato, preoccupato; ho perso un'infinità di ore di sonno, fumato troppo e bevuto quantità industriali di caffè per entrare in sintonia con la materia, scavare nelle minuzie della bibliografia e nella psicologia dei personaggi coinvolti per arrivare, finalmente, a un'interpretazione originale nonostante la tagliola dei tempi contingentati.
Il mio perfezionismo patologico ha reclamato sino all'ultimissimo secondo modifiche, ampliamenti, sintesi e limature. Per un po' di tempo ancora dovrò evitare di riaprire i file perché so che ciò m'indurrebbe a un lavoro di editing tanto maniacale quanto del tutto inutile, ora che il testo è stato licenziato e il controllo della palla è passato ad altri.
Non avevo né ho ambizioni di diventare uno scrittore. Mi sono solo trovato nelle condizioni di fare un regalo a me stesso e alla persona che in questi anni mi è stata vicina: that's all.
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lunedì, agosto 14, 2017
digestione difficile
giovedì, maggio 26, 2016
A latere
Ho tacitato la ragione, la prudenza e la convenienza ubbidendo alla voce del dovere, che sarà pure un fior di galantuomo ma non è noto per essere buon pagatore. La partita con l'accidia, invece, è ancora maledettamente incerta: sono sotto di diversi goal.
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sabato, marzo 26, 2016
desslisia-dislessia
Mettersi nei panni altrui non è facile, tanto più quando non riusciamo a immaginare cosa si provi a vivere una situazione anomala rispetto a ciò che consideriamo l'assoluta "normalità".
Un disturbo alle facoltà di apprendimento (DSA), ad esempio, è qualcosa di difficile da concepire perché si tratta di un freno nascosto, elusivo, che non interferisce né con l'intelligenza né con le facoltà sensoriali, motorie o di socializzazione.
E' arduo mettersi nei panni di un ragazzino in età scolare che abbia una forma anche lieve di dislessia, disgrafia o discalculia. Ciò che si percepisce dall'esterno è solo la lentezza tormentosa e la fatica - fisica e mentale - nella decodifica di un testo, nella stesura di un compito scritto o in quello che un tempo si definiva far di conto.
Da genitori, la reazione standard è raddoppiare gli sforzi, gli esercizi di lettura, scrittura e calcolo aritmetico, nella speranza che un allenamento intensivo possa vincere le resistenze e gli impacci di un figlio che sembra "poco portato" o incline a perdere facilmente la concentrazione.
Nelle aule scolastiche, poi, il problema si amplifica all'ennesima potenza nel confronto con il resto della classe e gli insegnanti. Se anche un professore avesse il vago sentore di un DSA dietro le difficoltà di un alunno che non si applica, mancano il tempo, le competenze e le risorse per intervenire.
Tornando al problema di "visualizzare" il disturbo, mi ha colpito il simulatore dell'esperienza di lettura di un dislessico che trovate a questo indirizzo. Trovo che nella sua semplicità senza pretese sia un esperimento riuscito, ma soprattutto istruttivo.
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domenica, marzo 20, 2016
Un buon avvocato serve sempre
Un ingegnere muore e si ritrova alla porta del paradiso. San Pietro sfoglia il dossier sul nuovo arrivato, scuote la testa e dice: “Ah, vedo che lei è un ingegnere. Il suo posto non è qui, mi spiace.”
L’ingegnere viene spedito all’inferno, dove viene accolto. Ben presto, però, inizia a trovare insoddisfacente il livello di comfort del posto. Così inizia a progettare e realizzare una serie di migliorie quali l’aria condizionata, toilette con scarichi efficienti e scale mobili tra i vari gironi, diventando un personaggio molto popolare negli inferi.
Un giorno Dio telefona a Satana e con fare scherzoso domanda: “Beh, come vanno le cose giù da te?”
“Oh, qui le cose vanno alla grande!” - risponde Satana - “Adesso abbiamo aria condizionata, toilette che funzionano, scale mobili e non so cos’altro abbia in mente l’ingegnere che ci hai mandato.”
“Cosa? Come sarebbe a dire che hai un ingegnere?" - replica Dio colto alla sprovvista - “C’è stato un errore: non sarebbe mai dovuto arrivare da te. Rimandalo qui!”
Satana ribatte: “Nemmeno per sogno! Mi piace avere un ingegnere nel mio staff e me lo tengo!”
Indispettito, Dio sbotta: “Se non me lo rimandi ti faccio causa!”
“Ah sì?” - ribatte Satana con una risatina perfida - “Dimmi una cosa, conti davvero di trovare un buon avvocato in paradiso?”
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sabato, dicembre 26, 2015
Psicosi da ultimo strappo
Sembra una delle tante bufale che girano sui social network, ma quanto avvenne nel dicembre 1973 in tutti gli Stati Uniti ha dell'incredibile: una vera e propria psicosi collettiva da mancanza di carta igienica.
Il mattino dopo scattò la corsa dei consumatori a fare incetta di carta igienica. I supermercati cercarono invano di razionarla, ma già nel primo pomeriggio le scorte di magazzino erano esaurite in tutti gli USA.
Dopo diversi giorni di questa isteria collettiva, Johnny Carson si scusò pubblicamente spiegando che la sua era stata solo una battuta. Tuttavia, proprio a causa del ridotto numero di confezioni disponibili nei supermercati, quelle poche in vendita continuarono a sparire in un batter d’occhio.
Ci vollero ben tre settimane prima che la situazione tornasse alla calma.
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lunedì, giugno 15, 2015
O tempora...
Tuoni e cielo corrucciato che preannunciano l'ennesimo scroscio serale: mancano giusto le partite di calcio dal Brasile e la replica del 2014 sarebbe perfetta.
Ma non dovevamo vederci più?!?
lunedì, maggio 11, 2015
WWFYF: umanità a nudo
Uno sguardo amaro, un'abbuffata di immagini in apparenza disomogenee e disposte in modo casuale, ma che in realtà tesse una rappresentazione cruda e sarcastica di un'umanità folle, violenta e degradata: tutto questo è il "racconto" di WWFYF. Buona visione.
P.S.la "colonna sonora", quanto mai intonata ai contenuti, è Black Water della band Timber Timbre
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mercoledì, marzo 04, 2015
Novità in libreria
martedì, marzo 03, 2015
Letteratura di genere
lunedì, febbraio 02, 2015
La storia è anche questione di prospettive, da rivedere
sabato, febbraio 08, 2014
Radici
Che perda cravada intr ‘e su coru
s'ammentu ‘e tie est dolu ki non sanat
Del posto in cui si nasce non si riesce quasi mai a dire qualcosa di nuovo, di sapido e di profondo che vada oltre la banalità del risaputo o della parafrasi di qualche fonte abusata.
Nel mio caso, poi, si aggiunge l’amarognola consapevolezza di una membrana di estraneità mai venuta meno, come se io e il mio paese di origine - Lanusei - ci fossimo studiati per anni mantenendo le distanze.
A un’analisi razionale, persino la mozione degli affetti e l’orgoglio nel proclamarmi, in ordine decrescente di importanza “Lanuseino, Ogliastrino, Sardo, Italiano, cittadino del mondo” si rivelano per ciò che sono: il bisogno di ancorare a una narrazione più grande la definizione del sé e la volontà ostinata di appartenere a una storia che non m'appartiene più.
Lanusei è l’ambivalenza della memoria che ricama sui ricordi piacevoli, alterandoli affinché siano più dolci e struggenti, mentre sigilla quelli scomodi nella luna nera dell’inconscio con il loro carico di schegge taglienti d'incomunicabilità, disprezzo, derisione, senso di alienazione e lutto.
Lanusei è una ferita che non rimargina. Lanusei è una spina nel fianco che non smette di dolere; è il battito del cuore che viene a mancare ogni volta che penso alla resa al fatalismo della mia famiglia d’origine e a quel poco che resta del mio passato già destinato all’oblio.
Quando sono partito per andare a lavorare non pensavo che sarei rimasto lontano tanto a lungo. Senza alcuna vergogna ammetto, però, che mi sentivo sollevato dall’angoscia di non trovare spazio per realizzarmi e dare un senso a quell’accozzaglia di interessi enciclopedici che, messi insieme, non facevano una professione spendibile in paese.
A Milano mi lega unicamente il lavoro, anche se troverei difficile rinunciare ai suoi ritmi, alle sue risorse e a certe sue comodità. Non si tratta d'ingratitudine: nemmeno quando ho messo su famiglia ho smesso del tutto di sognare un ritorno a casa che non fosse forzato, a capo chino o con i piedi in avanti.
Forse c’è un po’ di spirito di rivalsa in questo sogno tenuto nel cassetto, ma preferisco pensare che sia voglia di serenità, di ritrovare quella parte di me rimasta ad ammirare il panorama in cima a pissicuccu.
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domenica, gennaio 26, 2014
Aforisma
Ecco, ora conosci tutti i miei difetti.
Li hai analizzati con la freddezza del biologo
sezionati con la precisione del patologo
contabilizzati con la pignoleria del ragioniere
biasimati con il moralismo del predicatore.
Ora che li hai messi a nudo
puoi rivestirti e andartene,
grazie.
(Nina Gentili)
martedì, gennaio 14, 2014
Una lezione sulle cose importanti della vita
Dispotico, scostante, collerico, misantropo, accentratore e spietato, oppure carismatico, trascinante, straordinario motivatore, geniale, visionario, guru: sulla figura di Steve Jobs abbondano le etichette più disparate.
Forse Jobs è stato tutte queste cose insieme, o forse quest'uomo controverso e fallibile, ma dotato di una volontà erculea e di un'intelligenza non comune è stato soprattutto un sagace narratore, capace di circondare l'azienda da lui fondata di un'aura quasi mistica, da autentica leggenda contemporanea.
In ogni caso, nel suo percorso fatto di passaggi dalla polvere agli altari, Steve Jobs aveva appreso parecchie cose su quella strana e inafferrabile vicenda chiamata vita, come dimostra questo estratto di un'intervista rilasciata nel 1995, quando era a capo di NeXT.
(traduzione)
Quando cresci, tendi a prendere per vero che il mondo sia così com'è e che la tua vita sia solo vivere nel mondo, cercare di non sbattere troppo spesso e troppo forte contro il muro, avere una bella vita familiare, divertirti, mettere da parte un po' di soldi.
Questa, però, è una vita molto limitata. La vita, invece, può essere qualcosa di molto più grande una volta che scopri un fatto molto semplice, e cioè che tutto ciò che c’è intorno a te, e che tu chiami vita, è stata fatta da persone che non erano più intelligenti di te. Tu puoi cambiare la vita, puoi influire su di essa, puoi costruire cose che altre persone possono utilizzare.
E nel momento stesso che lo capisci, puoi smuovere la vita ed effettivamente qualcosa succede; sai che se premi da una parte qualcosa uscirà fuori dall'altra, qualcosa che puoi cambiare, che puoi plasmare.
Questa è forse la cosa più importante. Si tratta di scrollarti di dosso questa nozione erronea che la vita è lì e stai solo andando a viverla, invece di abbracciarla, modificarla, migliorarla, lasciare la tua impronta su di essa.
Penso che sia molto importante e, quale che sia il modo in cui lo impari, una volta che l'hai imparato tu vorrai cambiare la vita e renderla migliore, perché per tanti versi è una specie di grosso casino.
E una volta che hai imparato questo, non sarai mai più lo stesso.
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venerdì, dicembre 20, 2013
Hasta la próxima
sabato, novembre 16, 2013
Confessioni di un copy malandrino
sabato, ottobre 26, 2013
Scivolando oltre il bordo
An evening with Ariela
C’entrano, perché in un uggioso giovedì sera di fine ottobre l’orso in questione ha fatto uno strappo alla routine casa-ufficio-casa per andare ad ascoltare gli argomenti di cui sopra.
Sfidando la contrarietà del fato, palesatasi con un guasto al treno della metropolitana che l’ha scodellato a metà strada in compagnia di centinaia di altri passeggeri imbufaliti, il plantigrado si è recato niente meno che alla presentazione di due libri di e su Alessandro Fersen.
D'altra parte, a spingere l'orso lontano dalla tana era un’occasione non facilmente ripetibile: conoscere di persona Ariela, di passaggio al Franco Parenti di Milano per presentare i due libri di suo padre, di cui una riedizione di un testo filosofico del 1936 e una raccolta di appunti.
Dopo anni di simpatici scambi sui reciproci blog e su Facebook è stato piacevolissimo incontrare questa pimpante signora zeneise trasferitasi da circa mezzo secolo nel kibbutz di Bar Am, nel nord della Galilea a un tiro di schioppo dalla frontiera con il Libano.
Al di là dell’aspetto prettamente social di abbandonare per una volta la dimensione mediata e virtuale del web, l’appuntamento serale con Ariela, la Fondazione Fersen e con un assaggino del mondo di Alessandro Fersen è stato puro food for thought.
Dove stiamo andando?
Avete presente quei momenti in cui ci si astrae dall'appiattimento sul presente e sul flusso caotico di azioni e reazioni, ritrovandosi ad osservare la propria vita come dall'alto di un balcone?
Beh, in uno di quei (rari) momenti di lucida astrazione mi è venuto spontaneo chiedermi dove cavolo stiamo andando noi italiani, chi realmente sieda al volante al di là del chiacchiericcio inconcludente e delle sagome senza spessore della politica da salotto e se, per caso, la sensazione di fluttuare pericolosamente nel vuoto sia non il frutto di una cattiva digestione, bensì la mal dissimulata realtà di un volo incontrollato verso il fondo del baratro.
A riportarmi bruscamente al piano terra ha provveduto il pensiero molesto, per non dire peggio, di schiattare avendo nelle orecchie la voce e la risatina di Renato Brunetta: ca@@o che incubo.
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lunedì, settembre 30, 2013
Seelvio il Gozeriano
Se davvero è aderente allo svolgimento dei fatti, il resoconto della riunione pomeridiana dei deputati e senatori PDL convocata alla presenza di Silvio Berlusconi è roba da cineteca.
Il motivo non risiede tanto nella prevedibile smacchiatura a secco dei timidi distinguo espressi da qualche ministro dimissionato a sua insaputa e da pochi altri esponenti “diversamente berlusconiani” del PDL, quanto nella concezione minimalista della democrazia interna in uso allorché Silvio smette i panni del liberal forse esuberante e naif, ma fondamentalmente bonario e conciliante.
La scena ricorda, involontariamente, la materializzazione di Gozer il Gozeriano in Ghostbuster 2.
La riunione, infatti, si risolve in un breve monologo di Silvio Berlusconi, il quale ribadisce con enfasi le ragioni per cui viene ritirato l’appoggio al governo Letta per andare speditamente verso nuove elezioni.
Al termine del monologo, solo l’incauto Fabrizio Cicchitto prende la parola avanzando la richiesta di aprire un dibattito.
La risposta cala inesorabile:
“Sei tu un dio??” - chiedono all'unisono Schifani e Brunetta in versione Mastro di Chiavi e Guardia di Porta.
“N-no…” - balbetta Cicchitto
“Allora la richiesta è respinta e la riunione può considerarsi terminata”
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sabato, agosto 03, 2013
Il buon vecchio sesso di una volta
Scenetta osservata questo pomeriggio dalla finestra del soggiorno.
Resto a osservare la scena perché il nuovo arrivato mette subito in chiaro che non intende perdere tempo in smancerie.
I due ora sono a contatto di becco e si scambiano rapide effusioni girandosi attorno. Il focoso piccione grigio, però, sembra mimare con insistenza la richiesta di stringere i tempi.
A questo punto m’aspetterei che il piccione bianco e nero sia la femmina, invece è lui a salire in groppa e a consumare in pochi secondi l’amplesso con gran sbattere d’ali.
Appena smontato, l’esemplare bianco e nero sembra voler prendere fiato, ma non fa in tempo a sistemarsi il piumaggio arruffato che la femmina grigia lo pianta in asso spiccando il volo.
Il maschio resta lì sconcertato: si guarda intorno, muove qualche passo incerto e solo dopo circa un minuto si convince che è il caso di cercare fortuna altrove.
Non c’è più il buon vecchio sesso di una volta, neanche tra gli animali.