venerdì, ottobre 05, 2018
La lunga coda della propaganda
Se il duce avesse saputo
Siccome ho una certa età, ricordo certe considerazioni piuttosto comuni tra persone cresciute durante il ventennio fascista.
Per inciso, queste tesi "giustificazioniste" non erano monopolio dei simpatizzanti dell’allora Movimento Sociale Italiano. Semmai erano l’eredità comune di un ventennio di propaganda; la lunga coda dell’indottrinamento al consenso e alla rappresentazione di Benito Mussolini come demiurgo che si mescolava alla nostalgia di una generazione per gli anni della sua (terribile) giovinezza.
Di quella generazione rimangono solo pochi superstiti. Ho motivo di credere, tuttavia, che le loro convinzioni non sarebbero state scalfite neanche qualora fossero venuti a conoscenza dei risultati della ricerca storica che di recente, carte alla mano, ha dimostrato come Mussolini fosse perfettamente al corrente della situazione nel paese e dentro il regime e ne fosse connivente.
Ai fini del consenso popolare e per non intaccare gli equilibri di potere all’interno del fascismo, Mussolini scelse di scaricare la colpa delle inefficienze, della corruzione e delle crescenti ristrettezze imposte agli italiani sui “nemici dell’impero e della rivoluzione fascista”: traditori della patria e sabotatori nascosti negli apparati dello stato e nelle fabbriche, accaparratori, ebrei italiani e il famoso complotto delle nazioni demo-pluto-giudaico-massoniche.
Ciarlatani, cigni neri e piani B
Questa lunga introduzione ci riporta all’oggi. Non ho poteri di chiaroveggenza, ragion per cui non posso prevedere quale sarà tra 10, 20 o 30 anni il giudizio sulla fase politico-istituzionale che il nostro paese sta attraversando in questo momento e sul governo nato dal “rapporto contrattuale” tra Lega Nord e Movimento 5Stelle.
Se le prime impressioni contano qualcosa, allora ci troviamo appena all’inizio di un mare di guai, perché al capezzale dell’Italia malata e in piena decadenza sono stati chiamati a furor di popolo i ciarlatani.
Dove hanno parzialmente fallito la terapia lacrime e sangue del professor Monti e le riforme in stile convention motivazionale della forza vendita di Matteo Renzi, dovrebbero riuscire Il Gatto & la Volpe con la loro miracolosa pozione populista fatta di promesse mirabolanti e ossa di drago piumato.
Siamo ancora alle battute iniziali, ma già si scorge la fabbricazione in parallelo di narrazioni da dare in pasto all’opinione pubblica per sviare l’attenzione e, soprattutto, la responsabilità di sacrifici e scelte che dovranno apparire obbligate, prese per causa di forza maggiore o per l'ostilità dei poteri forti che ha precluso ogni alternativa.
Qualora il quadro economico-finanziario del Paese dovesse deteriorarsi e le terapie non convenzionali sperimentate dal governo si rivelassero peggiori della malattia, gli obiettivi di sviluppo irrealizzabili saranno via via sostituiti da surrogati spacciati come vittoria di una nazione libera e orgogliosa, che ha recuperato la sovranità e non si piega a minacce o ricatti.
Dite che ho copiato questo scenario apocalittico da Grecia, Argentina e Venezuela e la propaganda dall’Ungheria di Orban?
Basta ripensare alla tragica esperienza del fascismo e, soprattutto, di quella sua escrescenza che fu la Repubblica Sociale Italiana per constatare che non c’è nulla di veramente originale nelle operazioni di mistificazione.
Ovviamente mi auguro di poter arrivare a scrivere in futuro che quanto sopra è stato solo un parto di fantasia; non ricaverei alcuna soddisfazione dall'essere stato profeta di sciagure.
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domenica, novembre 05, 2017
Maniac
Ebbene sì, lo ammetto a fatica, ma anch’io ho assunto comportamenti turpi e inappropriati nei confronti del gentil sesso.
I fatti risalgono a molti anni fa, però ritengo giusto assumermi la responsabilità dell’accaduto.
Tornato dalla mia solita visita al parchetto malfamato e malfrequentato dove, secondo voci di corridoio, andavo a molestare le vecchiette con la scusa di cercare l’ispirazione, mi fermai alla reception per scambiare quattro chiacchiere con la segretaria.
Lei mi dava le spalle, china sulla fotocopiatrice e io, che quel giorno indossavo un trench alla tenente Colombo, proprio non seppi resistere all'insana tentazione... infilate le mani nelle tasche, improvvisai il classico gesto del maniaco sessuale.La poverina colse il movimento con la coda dell’occhio. Non sussultò: fece una vera e propria giravolta acrobatica e, fissandomi con gli occhi sbarrati, esclamò: “Oh santalamadonna!!”.
Dopo qualche secondo tolse le mani dalla bocca e, profferita qualche esclamazione non esattamente da educande, si sciolse in un irrefrenabile moto di ilarità neanche mi fossi mostrato ignudo sotto l’impermeabile :-(
In effetti l’avevo messa sotto shock perché tutto si sarebbe aspettata da me tranne una burla sopra le righe.
Ho grande rispetto per le donne e, malgrado il tempo trascorso da allora, mi affligge il pensiero che qualcosa che ho fatto possa aver offeso e traumatizzato quella persona. Mi rincresce; non riflette ciò che sono.
Mi scuso perciò con l’ex collega per le conseguenze che possono averla tormentata in tutti questi anni a causa del mio comportamento del tutto incongruo.
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lunedì, luglio 24, 2017
scrittura etilica
Pensa che ci ripensa, in mezzo ai casini in cui sta precipitando la mia esistenza sconclusionata quel che mi rode e non riesco a perdonare è una frase cretina scappata in un momento di malumore: "questa roba l'ha scritta un ubriaco".
Permaloso al cazzo, as usual.
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mercoledì, marzo 04, 2015
Novità in libreria
martedì, marzo 03, 2015
Letteratura di genere
martedì, febbraio 17, 2015
Sanremo memories
Lo confesso: dal 10 al 14 febbraio ho fatto una delle esperienze più inconsuete, sconcertanti, latu sensu sciagurate e divertenti degli ultimi anni: vedere e commentare ogni serata del 65º Festival della Canzone Italiana, a.k.a. Sanremo.
Potevo disertare, come ho fatto senza rimorsi per una quindicina d’anni, visto che non ero neanche precettato per motivi professionali. E sì che di ragioni per snobbare anche quest’edizione di Sanremo ne avrei avute diverse, a cominciare dal presentatore e direttore artistico Carlo Lampados Conti, esperto nel confezionare rimpatriate di vecchie glorie scongelate nonché spontaneo ed evocativo quanto un impiegato del Catasto (senza offesa per nessuno). La seconda e non meno importante ragione per disertare è la musica che gira intorno a Sanremo che, a mio modo di vedere, salvo rarissime eccezioni nasce già marinata nella formaldeide.
Scodellato in cotanto loggione mentre mi stavo occupando di amenità come l’internazionalizzazione del comparto agroalimentare e il trattamento delle infezioni alle vie urinarie avrei potuto legittimamente estraniarmi e limitarmi a fare tappezzeria. Al contrario, ho deciso di mettermi in gioco: à la guerre comme à la guerre.
Mi sono lasciato coinvolgere dal turbinio di notifiche, dai continui giochi di sponda e dalle battute fulminanti che comparivano scoppiettando come fuochi d’artificio sulla pagina del divano virtuale.
D’altra parte, senza questi piacevoli diversivi avrei avuto una rapida reazione di rigetto al lexotan del paludato rituale sanremese e all’intossicazione da canzoni scontate, omologate nelle metafore “alate” e negli arrangiamenti al più banale FM Pop in salsa melodica.
Guarda caso, malgrado gli svariati passaggi in gara, la mia memoria sembra aver rimosso il ricordo dei pezzi presentati da Grignani, Raf, Nesli, Dear Jack, Atzei, Fabian, Fragola, Moreno, Masini, Chiara, Britti e Tatangelo.
Paradossale ma vero, mi sono rimasti in mente il refrain dell'energetico brano di Nek e, all'opposto, proposte d’insolita bruttezza come Elisa dei Kutso e Vita d’Inferno del duo Biggio & Mandelli, scombinato tentativo di cabaret-canzone che aspirava (forse) a essere “alta”, ispirandosi a Jannacci e a Cochi & Renato, ma che è rimasta a al di sotto del più abbordabile livello dei Gatti di Vicolo Miracoli.
Sanremo è stata anche l’ennesima celebrazione dell’osmosi con le fabbriche dei talent e i ramificati circuiti che oggi collegano industria discografica, syndacation radiofoniche e agenti nella promozione di vere e proprie "scuderie" di artisti. Non è casuale che sia arrivato il trionfo di una delle canzoni a mio parere più leziose, trite e banali del mazzo, eseguita a ugole spiegate dal trio degli pseudo enfant prodige del belcanto italico: Il Volo.
Per il resto, a parte i siparietti obituari spalmati su ogni puntata vista la recente ecatombe di big della musica italiana, la 65ma edizione del Festival di Sanremo ha vissuto momenti francamente imbarazzanti con i monologhi di Siano e Pintus.
Passi per l’emozione, passi per la difficoltà di ottenere un briciolo di risposta empatica dai Findus seduti in platea, ma non so ancora assistere con cinismo allo spettacolo di un artista che perde il filo mentre saccheggia il repertorio alla frenetica quanto vana ricerca di una battuta, di un colpo d'ala che raddrizzi un’esibizione che sta deragliando.
Dal naufragio delle ospitate comico/brillanti è uscito indenne e immacolato Giorgio Panariello, ma solo in virtù del fatto che padroneggia con mestiere la scena e i tempi della comicità televisiva. Panariello ha dato al pubblico esattamente ciò che ci si aspettava da lui, distribuendo salomonicamente graffi (in verità poco più che buffetti) e caramelle per non scontentare nessuno.
Quest’esperienza da divanista mi ha cambiato la vita? Ha cambiato il mio giudizio su Sanremo? Nope. Però è stata piacevole e mi ha ricordato che semel in anno licet insanire, ecchecazzo.
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sabato, ottobre 11, 2014
L'indecisione
domenica, gennaio 08, 2012
Cecato
Venerdì 30 dicembre gli occhiali che porto da diversi anni hanno deciso di separare il loro destino dal mio viso.
In verità, erano mesi che i poveretti davano segni di essere prossimi al capolinea, ma da un momento all'altro mi sono ritrovato con la lente destra che penzolava tristemente all'altezza della guancia, appesa alla sua stanghetta come un impiccato.
Da allora, malgrado il giorno stesso sia riuscito miracolosamente a trovare un ottico che trattava la marca (Silhouette), sto ancora aspettando il rimpiazzo.
Inutile dire che gli occhi non se la stanno passando benissimo, nonostante il collirio e l'astensione forzata dalla lettura.
A ogni modo, stasera m'è saltato in mente un piccolo divertissement, un dialogo immaginario in tema con la situazione contingente. Il titolo è, ovviamente, "Il Cecato".
« Anvedi che squinzia!»
«Dove? non ho gli occhiali…»
«Quella in posa con il costumino rosso. Ci sta fissando»
«Se lo dici tu…»
«Ti dico che quella ce sta... mo le chiedo… ‘Tacci sua!! Annamo va, lassamo perde»
«Perché?? Mi pare che stia facendo segno di avvicinarci»
«A cecatoooo! Ce sta a dì de pijarcela in der.. »
«Ah!»
:o))
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venerdì, dicembre 17, 2010
Insanità
Optimates
“L’hai capito che te ne devi andare, coglionazzo!!”
Chi ha strillato un simile epiteto insultante, captato dai microfoni della diretta di Popolare Network, non è un anonimo frequentatore di qualche bettola d’infimo ordine o dei mercati generali, bensì un onorevole (?) deputato della Lega Nord.

Questo flash, insieme al dito medio levato in aula da quel raffinato esteta che risponde al nome di Gasparri Maurizio, alle penose sgrammaticature e ad altri insulti assortiti, fornisce l’ennesima conferma del tracollo verticale avvenuto nell’educazione e nel senso del decoro dei moderni optimates.
Quel che infastidisce non è tanto la volgarità gratuita in sé, quanto la percezione che queste persone abusino platealmente di uno dei tanti privilegi che la casta si è generosamente (auto)accordata: quello di una quasi totale impunità per parole e comportamenti inqualificabili.
A differenza dei comuni mortali, lor signori non rischiano pressoché nulla: né multe né citazioni in giudizio, licenziamenti, perquisizioni e visite non programmate al più vicino commissariato.
Poverini, c'è da capirli. Ci tengono tanto a far sapere al mondo che hanno fatto Bingo e che, finché ce n’è, ne approfitteranno a mani basse.
Mental insanity
«Perché mi stai facendo tutto questo? Perché proprio adesso?»
....
«Va bene, è stata colpa mia che ho sottovalutato le prime avvisaglie. Però ti sembra giusto che ora ci passi di mezzo io??
Chi andava a pensare che fosse qualcosa di diverso dal solito, inconcludente dormiveglia della coscienza, dal casuale aggregarsi di informazioni incoerenti? Doveva essere niente altro che un lampo di consapevolezza breve, fuggevole ed enigmatico come un sogno.».....
«Chi ti sta istigando? Quale inconsueta e assurda ambizione ti sta agitando? Cosa ti manca? Cosa speri di raggiungere?
Parlami, confidati...»
.....
«Lascia che ti dica una cosa per il tuo bene: accontentati di gestire la realtà elementare, ordinaria e ordinata che percepisci, fatta di azioni e reazioni semplici, della soddisfazione dei bisogni primari.
Sappi che arrivare a intravedere come funzionano davvero le cose a questo mondo è un’esperienza spiacevole, destabilizzante e pericolosa.»
.....
«Lascia perdere, ti dico: non è cosa per te, non ne sei all’altezza. Non costringerci a prendere provvedimenti. Ora, da bravo, fammi sentire come fai beeheeh.»
.....
«Non ci siamo. Non stai collaborando»
bueh
«No, così non va. Lasciati andare, non pensare: esegui! Rendimi le cose semplici, sù, un bel beeheeh e ti prometto che dimenticheremo questo spiacevole incidente. Pensa che lo stai facendo perché sei una persona adulta, matura e responsabile.»
Beeeheeh!
«Finalmente!! Ora posso andare.»
Nulla da perdere
Un'annotazione a margine della guerriglia urbana scoppiata a Roma il 14 dicembre scorso.
Non giustifico nulla; mi limito a constatare che sta montando un clima di violenza carica di rabbia e di frustrazione che - temo - potrà solo peggiorare nel prossimo futuro.
Quando non a una, ma a due generazioni di seguito si nega il futuro, si espropria la possibilità di costruire un percorso di vita che sia diverso da una sopravvivenza alla giornata nel tunnel di un processo irreversibile di impoverimento collettivo, allora aumenta esponenzialmente il numero delle persone che non hanno più nulla da perdere.
Sono queste le persone che, prima o poi, gettano il fiammifero acceso nella polveriera.
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domenica, settembre 26, 2010
LampredottoPost

Niente Resume per questo giro.
Ho troppa confusione in testa per prestare attenzione alle discussioni e agli schizzi di... ahem... "fango" che si susseguono nel teatrino della politica-avanspettacolo, per seguire il dibattito letterario o musicale o per presenziare alla mostra - pur stuzzicante - dedicata a Salvador Dalì al Palazzo Reale.
In questi giorni, passo con rapidità sconcertante dalla malinconia più cupa a sprazzi di vitalità e di (cauto) ottimismo sul futuro apparentemente insensati, considerato che sono state appena consegnate a un avvocato le chiavi di oltre 20 anni di vita privata perché provveda a chiudere definitivamente il portone.
In poche parole, al momento mi definirei un bidone arrugginito, ammaccato e sbilenco, ma non in disarmo né infelice.
See ye next time.
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domenica, febbraio 07, 2010
Sunday Puke 02.07.2010
Vending Machine
Nell’azienda dove ho perfezionato la mia arte di prostituto intellettuale, da qualche anno staziona un distributore automatico di bibite e snack: un trappolone su per giù delle dimensioni di un armadio a 2 ante.
Niente di strano, visto che con una trentina di persone al lavoro dalle 9 alle 19 ogni santo giorno, eccetto sabato e domenica, c’è abbastanza “giro” da giustificare la presenza di simili macchinette acchiappasoldi.

Premetto che tutto sommato è una macchina perbene: non finge di essere in funzione quando è fuori servizio solo per spillare soldi come quelle carognette delle sue “cugine” piazzate sulle banchine della Metropolitana Milanese.
No, “lui” semplicemente è lunatico e, random, si rifiuta di riconoscere alcuni codici di selezione senza dare spiegazioni.
Guarda caso, una delle combinazioni disconosciute è la numero 69, corrispondente al tè alla pesca (in lattina).
Mi è sorto il sospetto di avere a che fare con una macchina assai morigerata e che, quindi, consideri la richiesta di un 69 alla stregua di una molestia sessuale. Fosse dotata del dono della favella, non è da escludere che sibilerebbe un indispettito “Porco!!”
La fine dei blog
Il Corriere della Sera non è esattamente il Gazzettino di Vattalapesca, eppure non manca di deliziarci con articoli che riprendono senza fantasia né acume critico notizie pubblicate sulla stampa estera.

Ohibò, avevamo bisogno di questo articolo per scoprire l’acqua calda.
Mettiamo pure che blog, Facebook e Twitter possano essere messi sullo stesso piano, dimentichiamo l’effimero che c’è in ogni moda e fingiamo che non esistano differenze tra un sedicenne e un over 30.

Per inciso, lo stesso paragone si sarebbe potuto fare anni fa tra blog e siti web personali.
In sostanza, la scrematura prodotta dall’esistenza di alternative rapide e à la carte restituisce ai bistrattati blog un’identità più aderente alla loro funzione ottimale: quella di spazio personale di riflessione e di approfondimento.
Non sono più cool? Sono una realtà che non attira investitori pubblicitari?
Ce ne faremo una ragione.
Intanto, teniamoceli così come sono.
Quousque tandem...

Alcoa, Euroalumina, Rockwool, Eutelia, Omsa, Merloni, Termini Imerese, Porto Torres, Marghera ... il lavoro che c'era e che ora si trasforma in un biglietto di sola andata per l'inferno per migliaia di persone, intere famiglie gettate nella discarica insieme al sogno e ai bisogni di una vita normale.
A che serve, però, indignarsi pubblicamente se è come abbaiare alla luna?
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sabato, luglio 11, 2009
Migrantes (S.F short tale)
Ogni riferimento a fatti o persone
della vita reale è intenzionale
Gli scienziati individuarono le loro navi quando erano ancora lontanissime nello spazio remoto.
La data di quel primo avvistamento la conoscono tutti: la insegnano nelle scuole da noi e da loro, è ben visibile all'ingresso di ogni riserva protetta dove vivono e ai muri delle loro misere case, per ricordare a noi e a loro i diritti dei residenti e i doveri dei Migranti.

Con il senno di poi, molti ammisero di aver segretamente sperato che quelle navi fossero dirette altrove, che le autorità dell'epoca fossero così sagge da lasciarle sfilare senza cercare alcun contatto e, in ogni caso, avessero impedito lo sbarco su questo e sui pianeti più prossimi del nostro sistema.
Le cose andarono come sappiamo. Per farla breve - visto che è storia nota - contattammo le navi e scoprimmo che trasportavano una parte degli scampati a una catastrofe ambientale che aveva reso inabitabile il terzo pianeta del sistema di Sol, situato in un braccio periferico di una lontana galassia.
La sopravvivenza delle vite senzienti a bordo, gestita da un complesso sistema automatico, era messa in forse dalla penuria di riserve di combustibile e di scorte alimentari.
Così li accogliemmo, fragili e inquietanti esseri alla deriva, sottraendoli al loro infausto destino. Ci organizzammo per far loro posto tra noi, li curammo con l'amore e la pazienza che si hanno verso i nuovi nati.
Come ora, loro non erano del tutto sgradevoli nonostante il cattivo odore che emanano e la loro inettitudine a comunicare senza produrre una cacofonia di suoni.
Le cronache raccontano di come rischiammo di perderli tutti, poco dopo il loro arrivo, a causa di una molecola comune nei nostri cibi che risulta tossica per il loro organismo.
Li studiammo a lungo. Benché in apparenza volenterosi, i Migranti erano incapaci di rendersi utili se non in lavori di poco conto. Si stancavano presto perché - sostenevano - il loro corpo faticava ad adattarsi alla forza di gravità del nostro pianeta.
Però più li conoscevamo a fondo, meno li trovavamo attraenti. A poco a poco, il nostro atteggiamento nei loro confronti cambiò.
Erano ospiti imprevedibili, invadenti, sporchi e rumorosi, bugiardi, violenti tra loro. Pretendevano di essere accuditi e difesi, che regalassimo loro spazio, cibo, alloggio, tecnologie e attrezzature mediche. Non c'era giorno che i notiziari non si dovessero occupare delle malefatte dei Migranti.
Loro stavano tra noi, nelle nostre città e nei nostri paesi, ma non facevano nulla - nulla di veramente serio - per cercare di integrarsi, per avvicinarsi al nostro livello, per ripagare la nostra generosa ospitalità.
A un certo punto sorse spontaneamente un movimento di opinione che prese piede velocemente, diventando partito di maggioranza in quasi tutte le nazioni del pianeta.
Le tesi del partito erano semplici ed efficaci: non era giusto che i Migranti vivessero a nostre spese, mangiassero il nostro cibo, ottenessero le case che ci spettavano, creassero disturbo e pericolo con le loro azioni sconsiderate. Non era giusto che ci privassimo delle nostre risorse per esseri così evidentemente inferiori e immeritevoli. Come dar loro torto?? Era ciò che il pianeta pensava dei Migranti messo nero su bianco.
- Il primo decreto sui Migranti impose di raggrupparli, ovunque fossero presenti, all'interno di riserve protette, in modo da poterli controllare e difendere meglio.
- Il secondo decreto stabilì che qualunque altra nave in arrivo dallo spazio sarebbe stata respinta, pena l'immediato abbattimento.
- Il terzo decreto sancì che il pieno godimento dei diritti era garantito ai residenti legati geneticamente alla stirpe del pianeta e che dimostravano con il loro comportamento di voler onorare e servire fedelmente il pianeta e la loro stirpe natale.
- Il quarto decreto stabilì che ai Migranti era fatto divieto tassativo di circolare fuori delle riserve protette senza autorizzazione, di avere relazioni stabili o essere assunti con contratto a tempo indeterminato dai residenti, di frequentare esercizi commerciali, scuole e istituti di alta istruzione, strutture alberghiere o di cura esterne alle riserve protette, di prestare valori ai residenti o riceverne senza previa autorizzazione.
- Il quinto decreto, ratificato di recente, è quello che più m'impensierisce perché è stato coperto da segreto assoluto.
Era ora che imparassero il rispetto, però ho l'impressione che stia accadendo qualcosa di strano e di spiacevole.
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sabato, aprile 04, 2009
Mow the Lawn

Qualche anno fa, più o meno in questo stesso periodo, sono stato coinvolto nel lancio in Italia di un particolare accessorio per la cura della bellezza femminile. Fin qui niente di strano: nella mia professione essere eclettici (e un po' paraculi) è la norma.
Però è il caso di dire che l'accessorio di bellezza in questione è stato una bella gatta da pelare, trattandosi di un rifinitore studiato per lavorare di fino nel... ahem... triangolo sotto i bermuda, tant'è che Giuly, la collega specializzata in Fashion & Glamour che seguiva l'ufficio stampa del cliente, l'aveva ribattezzato con un nome in codice che era tutto un programma: "il Tosapatata".

Avevo davanti agli occhi, infatti, il provocatorio visual di una campagna per la griffe Gucci (Groupe PPR) dell'epoca Tom Ford.
Invece ho dovuto sudare le proverbiali sette camicie per produrre un testo che era un capolavoro di allusioni e acrobazie semantiche, visto che mi si chiedeva di descrivere il prodotto in modo spigliato e accattivante, ma che per le policies del cliente erano tabù tutti i termini espliciti, i doppi sensi e persino buttarla sull'ironia.
Oltretutto lavoravo incattivito dall'avere costantemente in testa il bieco tormentone di Gianluca Grignani, quel "Ti raserò l'aiuola" che mi risultava gradito quanto il Vindaloo a chi soffre di emorroidi.
A distanza di anni, ecco che m'imbatto nello spot britannico per Wilkinson e rido, sia pure a denti stretti, alle trovate dei creativi inglesi che si sono potuti sbizzarrire sullo stesso tema, a cominciare da un titolo che più esplicito non si può: "Rasare l'aiuola/la siepe".
GRUNT!

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martedì, novembre 04, 2008
Sogni loschi e maldestri
Non mi capita spesso di ricordare ciò che sogno. Questo trionfo onirico fa eccezione, ed è stato sopra la media per lunghezza, articolazione e ricchezza di dettagli inverosimili.
Se qualcuno ne cava un'interpretazione vagamente logica, avrà la mia personale gratitudine.
Da qualche tempo lavoro con/per Mr.X. A suo modo, lui è un dannato genio della comunicazione, ma è anche un insopportabile, lunatico, borioso S.O.B, un mammasantissima autoritario, dotato di ottime entrature e di tanto pelo sullo stomaco.
Nel suo atelier, piccolo ma ben quotato, mi occupo prevalentemente di progetti per la clientela Food e Retail: sotto questo profilo, il boss è qualcuno da cui posso imparare un sacco di cose.
Stamattina, però, in ufficio tira aria di tempesta. Vedo uno dei collaboratori di lungo corso entrare rabbuiato nella stanza del boss e subito dopo, dalla porta chiusa, filtrano urla disumane e improperi a getto continuo.
Ho chiesto anch’io udienza: il mio turno viene dopo il malcapitato che ha appena ricevuto un cazziatone da levare la pelle. So che dovrei accampare una scusa qualsiasi per evitare lo scontro frontale in un frangente così poco opportuno.
Invece, squaderno asciuttamente le mie ragioni: “Se crede che riuscirò a mettere insieme le informazioni che non mi ha passato, creare dal nulla una brochure di vendita e inviare l'esecutivo entro la scadenza impossibile che ha concordato con il cliente, ha sbagliato indirizzo”.

Riesco a racimolare un filo di voce per ribattere dignitosamente: “Se è questo che vuole, per me non è un problema accontentarla. Sappia, però, che esigo i soldi che mi spettano fino all’ultimo centesimo. Questo è tutto”.
Esco tramortito dal sancta sanctorum. La consapevolezza di essere diventato di colpo un disoccupato pieno di problemi concreti e urgentissimi m'investe come una doccia gelata mentre raccatto le mie quattro carabattole dalla scrivania e infilo la porta.
La scena cambia di colpo: sono a un ricevimento.
Mi sento a disagio: so di non avere alcun titolo per essere in quel luogo, che mi sono imbucato senza riflettere, rischiando di essere svergognato all’accredito se il mio ex-boss avrà già inviato qualcuno al mio posto. A tavola si conversa indifferentemente in italiano e in inglese. L’atmosfera è chic, ma quanto meno i commensali sembrano affabili.
Con mia grande sorpresa, di fronte a me trovo seduta C., il mio primo amore che non vedo dai tempi del ginnasio: evidentemente nel frattempo si è accasata molto bene.
Si finisce per parlare degli argomenti di cui fino a qualche ora prima mi occupavo per lavoro e un mio intervento in materia ha l’effetto di impressionare favorevolmente un’anziana signora che, a fine pranzo, mi prende in disparte. Va a finire che quest’ultima mi lascia un indirizzo assicurandomi che troverò qualcuno disposto a farmi un’offerta di lavoro più che adeguata.
Non credo ancora a un simile colpo di [beep!]. D’altra parte, però, non ho nulla da perdere a fare un tentativo.

Mi trovo nel pieno di un party all'aperto che somiglia a un set cinematografico di Bollywood.
Una folla variopinta, infatti, si aggira e si agita all'intermo di un vasto parco al suono della disco music Made in India.
Qualcuno alle mie spalle mi domanda quanto intendo chiedere come compenso. Ragiono a bassa voce e sto per fare una richiesta economica che mi pare ragionevole. Due indiani di fronte a me, però, scuotono il capo e si sbracciano vistosamente per farmi capire che la cifra che ho appena mormorato è ridicola e che posso, anzi devo chiedere molto di più.
Mi giro e vedo i grandi capi che aspettano una risposta seduti a bordo di una Mercedes. Sparo, perciò, una cifra da capogiro (per i miei standard). I grandi capi non battono ciglio, anzi quello al volante allunga il braccio e mi stringe brevemente la mano.
Non credo ai miei occhi: è andata!!
Potrei mischiarmi ai figuranti che danzano poco distante per quanto mi sento al settimo cielo. Non mi domando neanche come mai al posto dei calzoni indosso un bizzarro e vistoso pareo arancione.
Un'elegante giovane signora che avevo notato al ricevimento mi ha adocchiato e ora si avvicina con evidentissime intenzioni di socializzare. Per farla breve, sembra che la giornata già trasformatasi da disastro epocale in evento glorioso prenda un'ulteriore, imprevedibile piega... ahem... piccante.
La tizia non mi molla un attimo, mi riempie di complimenti e si dimostra un’autentica piovra.
Intuisco che la mia interlocutrice ha avuto un ruolo importante nel farmi trovare già srotolato il tappeto rosso, per cui sarebbe un errore madornale mettermela contro ancor prima di iniziare. Mi torna in mente che nell’Antico Testamento si narra di un tale di nome Giuseppe che, per aver rifiutato le attenzioni della moglie dell’egizio Putifarre, era stato sbattuto in galera con l'allegra prospettiva di essere giustiziato.
Finiamo in uno dei locali dell’azienda e la situazione si fa tanto bollente quanto confusa e imbarazzante. Nella stanza, infatti, c’è un continuo viavai senza alcuna discrezione, malgrado i “lavori in corso”.
Una dei tanti passanti si ferma a reclamare come suo il pareo che ho ancora precariamente addosso. Non so proprio come farò a tornare a casa inosservato, visto che sotto il pareo non porto neanche gli slip, tuttavia consegno ugualmente l’indumento senza tante discussioni.
Sorvolando su altri dettagli tra il delirante e il boccaccesco, viene il momento di uscire. Trattandosi di una situazione onirica, non esiste che si passi per una comunissima porta.
Eccomi, perciò, impegnato a calarmi da un terrazzino con le chiappe e il batacchio al vento.
Ho deciso: per oggi ne ho abbastanza di emozioni forti, per cui tutto ciò che voglio è sganciarmi dall’occasionale compagna d’avventure e raggiungere casa per rifiatare.
Lei e una sua sodale prendono a sinistra, io punto a destra filandomela all’ombra magra delle siepi che crescono ai bordi del viale. Avanzo fingendo disinvoltura mentre allaccio le maniche della camicia ai fianchi per ottenere una specie di goffo kilt sui generis.
Quando penso che il peggio sia passato, ecco che ritrovo lei davanti al portone di casa. Non chiedetemi come e perché, ma mi ha preceduto prendendo uno strano natante: lo vedo ormeggiato in porto che pare una balena spiaggiata. Questo dettaglio inverosimile mi fa capire che mi trovo a Cagliari e non a Milano.

Qualcuno mi sta scuotendo gentilmente, ma con fermezza.
«M., M., svegliati! È tardissimo!... Si può sapere cosa stavi sognando?»
«Uh?... Cosa? Che?? Porco mondo, ma è tardissimo!!!»
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mercoledì, ottobre 22, 2008
Bad Manners Resume: Mode ON
Contenitore nuovo, storia vecchia

L’attuale direttore, Mario Giordano, ha parlato di un soffio di modernità nel solco della tradizione che ha fatto de Il Giornale un "solido punto di riferimento del pensiero occidentale, liberale e democratico nel nostro paese".
Sciambola, Mr Giordano, per l’occasione lei ha tirato a lucido l’argenteria di famiglia...
Peccato che cambiare gabbia grafica non abbia spostato di una virgola la sostanza della testata, ma sarebbe stato chiedere troppo.
In sintesi, carrozzeria nuova per le solite scorie tossiche, oggi con servovelina e filtro DO (Denigra l’Opposizione) inclusi nel prezzo.
Buster Keaton è vivo e lotta insieme a loro

Poi l’illuminazione.
Daniele cambiò bandiera, rinnegò le amicizie dissolute e la voce del sangue, purgò lo spirito e mortificò la carne digiunando, cibandosi solo delle terzine di Sandro Bondi, leggendo alle ore canoniche il breviario di Fratel Fabrizio da Cicchitto e masticando nell’estasi mistica gli aneddoti sull'Unto raccolti dall'abate Bonaiuti.
E ora eccolo qui, portavoce e ventriloquo come non mai, promosso a Sgombro Insuperabile con i suoi 170 grammi di peso politico in olio d'oliva esibiti con acidula fierezza.
Aria inquinata? No, solo alitosi

I soliti maldicenti mormorano che sia di mentalità un po’ ristretta, per cui il suo ideale di parco naturale sarebbe un giardino d’asilo debitamente recintato, mentre nel perimetro di una riserva marina l’acqua non dovrebbe mai superare i 30 cm di profondità: sono solo maldicenze, ripeto.
In questi giorni, la nostra fiera Paladina dell'Ambiente ha mostrato i bicipiti all’Europa matrigna, rea di voler imporre regole restrittive sulle emissioni inquinanti al solo scopo di far dispetto alla povera Emma Marcegaglia e a Confindustria, che invece invocano a gran voce deroghe in senso opposto.
Per apparire più convincente, il Ministro Prestigiacomo si è presentata in conferenza stampa vantando l’appoggio di Polonia e Bulgaria, ma anche spiegando che l’Italia pretende unicamente “flessibilità ed equità”.
Un zelante funzionario al seguito ha reso più chiaro il concetto roteando per aria un flessibile di gomma a norma CE, sagace metafora del sistema industriale italiano prossimo alla canna del gas.
Commossi e in un impeto di patriottismo, i giornalisti presenti sono scattati in piedi e si sono dileguati alla ricerca della più vicina rivendita di maschere antigas.
Prendete nota: da domani l’aria in Italia è ufficialmente pulita, pu-li-ta, chiaro?? Se qualcosa di anomalo vi farà arricciare il naso e tossire per strada sarà colpa di qualcuno che soffre di alitosi.
Narrowcasting 2.0
Che goduria, mi sono appena ripreso dalla sbronza presa per celebrare degnamente il prematuro flop della TV delle Libertà di Michela Vittoria Brambilla che due nuovi campioni del Narrowcast 2.0 si sono fatti avanti: YouDem e PdciTV.
Avverto il brivido del proibito mentre ascolto Lupo Diliberto redivivo che, da un video registrato in un accampamento sulla Sierra Maestra, detta alla dirigenza del PD le condizioni per una resa onorevole.
Però poi non resisto alla tentazione e vado a sbirciare il palinsesto di YouDem: è ipnotico, sento già la palpebra che cala...
Per fortuna, a riportarmi alla realtà ci pensa quest'affettuosa parodia dedicata al Lider Massimo
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lunedì, ottobre 13, 2008
Corto Circuito

La seguente scena si è consumata nell'OAC (Oscuro Antro del Copy) in un ordinario lunedì pomeriggio di lavoro....
Copy: “Ieri sera ho sentito per radio un pezzo di Cimabue.. “
Junior Copy: “Chi?”
Copy: “Porca trota... Ligabue, volevo dire Ligabue!! Cimabue c’entra proprio un Beato Angelico”
Junior Copy (ridendo): “Ma vaffangiotto!“
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venerdì, settembre 26, 2008
Dr Jazz & Mr Funk

Io un Longines l'ho avuto al polso più di una dozzina d'anni fa, mesto ricordo paterno. Tuttavia, cercare di conferirmi eleganza era una missione che andava oltre le possibilità di un orologio svizzero, per quanto raffinato e di ottima reputazione.
In capo a due anni, infatti, quel pregevole modello vintage a movimento meccanico fu dichiarato ufficialmente morto da un orologiaio raccapricciato alla vista di ingranaggi consunti e schiantati dalla ruggine.
Vi chiederete cosa mai ci facessi con l'orologio. La risposta è niente: niente sport estremi né uno stile di vita sciaguratamente sex and drugs and rock'n'roll (magari!!!), null'altro altro che tenerlo al polso 24 ore su 24.
Si può dire che triste epilogo della mia breve e appassionata relazione con un Longines fosse un segno dei tempi, e ancor più dell'esito che avrebbero avuto gli svariati tentativi di darmi un contegno adeguato all'incalzare dell'età anagrafica e alle responsabilità dentro e fuori l'azienda.
Non ho mai provato a barare sull'età, a rincorrere la gioventù sfiorita con pose o artifici patetici anche perché gli anni che ho mi si leggono in faccia da un pezzo, da molto prima che Barbara, la giovane e adorabile segretaria dell'agenzia, mi confessasse la sua difficoltà a passare dal lei al tu.
Non di meno, c'è una parte lunatica di me che resiste testardamente ai tentativi di normalizzazione, che sta in agguato per sbucare come una lepre marzolina e devastare l'immagine acquisita di persona posata, schiva e un po' (un po' molto) scorbutica.
Questa parte di me è istrionica, eccessiva, guittesca e aspetta solo un pretesto per andare in scena, come la volta che sono entrato in agenzia indossando un trench e mi sono fermato a fianco di una collega impegnata alla fotocopiatrice.

L'ultimo mio exploit documentato (v.di Flickr) risale ad appena qualche giorno fa, anche se a mia parziale discolpa posso affermare d'essere stato sobillato da chi ha fornito l'intera agenzia di stupende bretelle rosso fuoco per un evento.
Confesso che a frittata fatta ho ripensato con una punta d'invidia a una vecchia foto di Paul McCartney: lui sì che poteva indossare bretelle rosse su uno straccetto qualsiasi da mercatino e apparire elegante.
Mito per mito, però, la mia simpatia va tutta a questo video - uno dei più demenziali, sgangherati, ironici e geniali che abbia mai visto - letteralmente cucito addosso a un personaggino sopra le righe: David Lee Roth, frontman dei Van Halen.
Ecco, dovessi descrivere per immagini il lato funky, goliardico e politicamente scorretto della mia personalità userei proprio il video di Just a gigolò.
Detto questo passo e chiudo.
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giovedì, maggio 08, 2008
L'eSSecutivo

Sì, avete capito bene: gli incarichi sono stati distribuiti tra chi, all'interno della maggioranza, aveva accumulato più punti fedeltà, come al supermercato.
Più che un esecutivo, un essecutivo in stile Esselunga.
Buoni sconto a tutti!
P.S: non vale che mi rispondiate che il precedente governo era una succursale della Coop.
P.P.S: provate a indovinare chi, nel nuovo governo, merita il soprannome di Mascarpone Latino :D
Etichette: marketing, neurocopy deliri, Politica
mercoledì, aprile 09, 2008
Le regole & le eccezioni
Chi mi conosce bene sa che il mio bestseller editoriale potrebbe intitolarsi “Il Grande Libro delle Eccezioni” - sottotitolo “Predicare è bene, razzolare è meglio”.
Ecco, costoro non resteranno sorpresi se ora coglierò al balzo una soffiata di Rearwindow* e farò uno strappo alla mia sbandierata disaffezione nei confronti della politica attiva e dell’imminente tornata di votazioni.
Sia chiaro, non farò un appello a favore di questa o quella lista.
Farò di peggio: sbragando nel peggiore qualunquismo enuncerò alcune delle ragioni per cui, fossi in voi, ANDREI A VOTARE superando la sindrome del “Muoia Sansone e tutti i filistei” e la ritrosia da naso turato, in primo luogo per evitare di fare un favore a un noto personaggio politico e al cartello elettorale costruito a sua immagine e somiglianza.
Mettiamola così, comprereste un’automobile usata da un venditore che:
⊗ “mente come respira” (citazione di Indro Montanelli) ?
⊗ smentisce regolarmente le sue dichiarazioni, sostenendo di essere stato travisato?
⊗ è insofferente alle regole e, non appena può, le fa riscrivere a vantaggio suo e dei suoi sodali?
⊗ ha dimostrato di anteporre le scorciatoie utili a risolvere le sue pendenze giudiziarie a qualsiasi altro provvedimento d'utilità nazionale?
⊗ dichiara di averci rimesso a scendere in politica, ma chissà come nel recente passato le sue aziende hanno macinato utili come non mai e ottenuto ulteriori provvedimenti su misura?
⊗ propone di introdurre il test sulla sanità mentale per i magistrati?
⊗ consiglia alle donne di impalmare il classico “buon partito” come soluzione alla disoccupazione e al precariato femminile?
⊗ detesta qualsiasi interferenza nella gestione del potere ed è vendicativo. Chi non è con lui o non lavora per lui è per forza un vile complottista prezzolato, un comunista o un liberticida da neutralizzare?
Ma chi sarà mai questo "simpaticone" che NON merita il vostro voto?
Sarà LUI?

oppure LUI?

o piuttosto LUI?

*Sul blog di Rear c'è un "post comune" da copiare e incollare a disposizione di chiunque desideri dichiarare pubblicamente una precisa scelta di campo e che il mito dell'Uomo del Destino, furbo e vincente, è una televendita d'annata, buona per chi non ha il "vizio della memoria".
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mercoledì, marzo 26, 2008
Skypewalkers??
Che io sia soggetto di dubbia moralità e dalle frequentazioni discutibili è ... fuori discussione.
Tuttavia, le mie turpi gesta impallidiscono al cospetto della mente malata e visionaria dei miei giovani compari SkypeWalkers: autori, registi e protagonisti di questo delirante filmato, girato praticamente sotto il mio naso.
Io m’ero preparato la mia brava calzamaglia grigio-topo in Movil, la pancera d’ordinanza del Dottor Gibaud e il mantello in finto-lamè da Anomaloman, ma un SuperEroso come me può sperare al massimo in un sequel e in una particina da controfigura di Chewbacca. GRUNT!!
Whatelse? Ah sì... accattatevillo :-)
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