domenica, giugno 05, 2016

 

errori di calcolo




20 anni fa (4 giugno 1996). il lancio inaugurale del vettore Ariane 5 abortì dopo appena 40 secondi producendo una spettacolare palla di fuoco e una cascata di rottami incandescenti. Per il consorzio franco-tedesco che produceva il nuovo vettore per conto dell'Ente Spaziale Europeo (ESA) fu un danno economico e d'immagine di dimensioni ciclopiche.

Cos'era successo? Il meccanismo di autodistruzione si era attivato automaticamente perché i sensori di bordo segnalavano che le forze aerodinamiche stavano facendo a pezzi il vettore, ma ciò non sarebbe successo se il razzo non avesse effettuato una brutale correzione di rotta per cercare di compensare un errore di traiettoria che in realtà non esisteva.

Il computer di bordo era stato tratto in inganno dai dati provenienti dal sistema di guida inerziale. Quei numeri, che sembravano dati di volo e che indicavano una traiettoria errata, erano in realtà solo un messaggio di errore diagnostico, dato che il sistema di guida si era disattivato.
Quell'arresto era avvenuto 36,7 secondi dopo il lancio, quando il software aveva tentato di convertire una parte dei dati - la velocità laterale del razzo rispetto alla piattaforma di lancio - da un formato a 64 bit in virgola mobile in un formato a 16 bit. Il numero risultante, però, era risultato troppo grande per essere gestito e - esattamente come un boccone troppo grosso da ingoiare - aveva mandato in tilt il processore. L'Ariane 5 era dotato di un secondo sistema di guida che entrò regolarmente in funzione ma, essendo dotato del medesimo software, si arrestò nel giro di pochi millisecondi.

Dopo un anno e mezzo di polemiche e di inchieste si risalì alla causa del fallimento: un bug del software dovuto a una banale quanto errata scelta dei programmatori.
Non si sa in nome di quale vantaggio in termini di efficienza o semplicemente perché "tanto non era mai successo niente", i programmatori non avevano inserito nel codice le linee aggiuntive che consentono di recuperare la situazione quando una conversione di dati da una forma all'altra va storta generando un'operazione errata.
In sostanza, era stato stabilito che la conversione del dato sulla velocità laterale NON avrebbe potuto produrre un numero troppo grande. Invece era successo uno di quei pastrocchi che nei PC Windows fanno comparire il ferale messaggio "questo programma ha eseguito un'operazione non valida e sarà terminato"

La cosa più assurda è che il calcolo contenente il bug che ha arrestato il sistema di guida, confuso il computer di bordo e costretto il razzo fuori rotta in realtà era inutile una volta che il razzo si era staccato da terra.
La sua unica funzione, infatti, consisteva nell'allineare il sistema prima del lancio e permetterne lo spegnimento e il successivo riavvio in caso di sospensione temporanea del conto alla rovescia. Gli ingegneri, però, avevano deciso che non fosse inutile tenere attivo il programma nei primi 40 secondi di volo.

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domenica, novembre 03, 2013

 

Apple e gli appunti di uno scriba


AppleDesktopQuando si tratta di muovere appunti a mamma Apple chi, come me, è utente di lungo corso della Mela Morsicata si sente invariabilmente stretto negli scomodi panni della zia acida. criticona e incontentabile cui non va mai bene niente. In effetti, se solo si ripensa agli anni bui in cui a Infinite Loop regnava il marasma, oggi si naviga nell'abbondanza in termini di qualità e quantità.

E allora perché storcere il naso e fare il verso alla principessa sul pisello?
Perché, da semplice utente, ho l'impressione che qualcosa non funzioni come deve nel nuovo corso intrapreso da Apple dal lancio di Lion (Mac OSX 10.7) in poi, specialmente nello sviluppo delle applicazioni fornite a corredo del sistema operativo. Negli ultimi 2 o 3 anni, questi programmi che rendono i Mac immediatamente operativi appena tolti dall'imballo hanno avuto aggiornamenti che hanno aggiunto da una parte e tolto dall'altra, e non sempre il bilancio appare positivo.

Faccio l'esempio di TextEdit, lo snello editore di testo che, a dispetto di un aspetto “povero”, fornisce tutto il necessario per la scrittura insieme a raffinate funzionalità di controllo tipografico disponibili anche su wordprocessor costosi e blasonati, ma a patto di sguinzagliare tra i menù un cane da tartufo.
TextEdit Apple 1 e 2Con Lion, Apple aveva dato una corposa sistemata alla grafica fin troppo spartana e minimalista dell'applicazione, rendendone l'uso ancora più semplice e intuitivo.
Con il successivo Mountain Lion, però, la revisione è andata a "semplificare" una delle funzionalità più comode, peraltro standard su molti altri text editor: la possibilità di regolare la visualizzazione del testo, ingrandendola o rimpicciolendola in percentuale.
Ora le possibilità sono rimaste 2: testo a grandezza standard (100%), minuscolo su un monitor ad alta risoluzione, oppure ingrandito con un fattore vicino a 300x che rende complicato visualizzare le righe di testo da un capo all’altro anche allargando al massimo la finestra di lavoro su uno schermo da 20,5 pollici.
Si direbbe che gli sviluppatori abbiano pensato unicamente a un uso non professionale su display piccoli e a risoluzione inferiore o in modalità a schermo pieno. D’altronde TextEdit è sempre stato un umile comprimario da chorus line, mai una “prima scelta”, e sia Apple sia altri sviluppatori offrono vagonate di alternative ben più attraenti - gratuite o a pagamento - senza andare a scomodare il mammasantissima Microsoft Word.

Ed è proprio tra i candidati a essere un’alternativa a Word che Apple ha “toppato” nuovamente. Mi riferisco a Pages, un’applicazione che per anni Apple ha venduto - a prezzo non modico - nel pacchetto iWork.
Pages 2009 e oggi
Pages è nato come originale ibrido tra un wordprocessor e un programma di impaginazione. Questa impostazione consente una maggiore libertà creativa nella manipolazione di testo, colori e immagini rispetto al rudimentale supporto offerto dai wordprocessor, ma senza la complessità e il livello minuto di dettaglio di programmi professionali come Adobe Indesign.
L’ultimissima versione di Pages, acquistabile su Apple Store o fornita insieme a sistema operativo Mavericks (Mac OSX 10.9) è sicuramente più attraente dal punto di vista del layout, nonché molto più simile - nei pregi come nei difetti - a un normale wordprocessor.
Purtroppo, comode scorciatoie e diverse funzionalità creative sono state sacrificate alla “pulizia” e alla "semplificazione" dell’applicazione, mentre vecchi difetti sono rimasti nascosti sotto lo zerbino.
Pages, ad esempio, ha sempre avuto tra i suoi talloni di Achille l'imperfetta esportazione dei documenti in formato MS Word: un difetto che Apple non si è mai curata di risolvere né nello specifico né con un supporto di sistema ben fatto.
Nelle vecchie versioni di Pages, i file convertiti in Word celavano errori di codice che si manifestavano solo al momento della stampa, sballando i parametri trasmessi alla stampante.
Il nuovo Pages supporta come formato di esportazione Word di default il docx di Microsoft. A parte i difetti specifici di questo formato, nelle prove che ho effettuato a casa i file così prodotti hanno mandato sistematicamente in crash le applicazioni basate su OpenOffice e non sono stati aperti da nessun altro programma di testo. Per chi, come il sottoscritto, deve condividere documenti con colleghi e clienti che usano Word sui loro PC non è esattamente un buon biglietto da visita.

Parlando in generale, la mia impressione è che la strategia di “convergenza parallela” tra Mac OS e iOS (il sistema operativo Apple per iPhone e iPad), pur offrendo benefici e spunti innovativi, vada ricalibrata. La semplificazione, la snellezza, il less is more che sui dispositivi palmari sono virtù capitali, trapiantati su un notebook o su un desktop rischiano di diventare un difetto perché diverse sono le esigenze da soddisfare.
È vero che con un iPad si può lavorare, anche a buon livello, e che con la “nuvola” - o iCloud che dir si voglia - si deve essere in grado di accedere ovunque ai propri file, però chi usa un portatile o un computer desktop per lavoro ha bisogno, prima di tutto, di contare su funzionalità magari meno eleganti da vedere, ma complete.

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sabato, settembre 21, 2013

 

BlackBerry®: dalla gloria alla cenere


Blackberry broken

È stato per anni lo status symbol dei manager e degli uomini politici che contano, ma anche la dannazione di chi, in azienda, è tenuto a essere costantemente reperibile e operativo: il BlackBerry®, il serioso palmare/smartphone della canadese Research In Motion (RIM), sta andando a grandi passi verso un rapido e inglorioso tramonto.

I numeri annunciati dall'azienda sono impietosi:
Dell'azienda che solo 4 anni fa aveva in mano una quota vicina al 50% del mercato degli smartphone in paesi come gli USA è rimasto poco. Molte delle perdite annunciate per il terzo quarto, infatti, sono dovute ai BlackBerry rimasti invenduti e alle penali pagate a fornitori e fabbricanti per ridurre la produzione in modo da non aumentare le giacenze.
I BlackBerry di ultima generazione, presentati alla chetichella malgrado integrassero il tanto atteso sistema operativo 10, sono stati accolti con indifferenza dal mercato, tant'è che - dettaglio beffardo - le vendite sono arrivate in larghissima misura da modelli delle generazioni precedenti.

Come ebbi a scrivere tempo addietro, i principali acquirenti Business/Enterprise e i competitor non hanno avuto un occhio di riguardo per il blasone del marchio BlackBerry. Era impensabile, d'altra parte, che aspettassero pazientemente che RIM risolvesse le faide interne ai vertici e mettesse una pezza a ritardi ed errori di strategia.
Le ultime comunicazioni dell'azienda canadese suonano come la bandiera bianca che precede la resa: la guerra degli smartphone è stata persa.

It's the end of the world as we know it and I feel fine (REM)

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sabato, marzo 10, 2012

 

Come i treni a vapore



old train

Durante gli "anni di piombo" del terrorismo alcuni intellettuali di sinistra vennero aspramente criticati e additati al pubblico disprezzo per aver assunto una posizione sintetizzata nella formula “né con lo Stato né con le BR".

Nel clima di tensione e di emergenza nazionale di quegli anni non c'era spazio per distinguo o sì con riserva: o ci si schierava senza se e senza ma dalla parte dello Stato, chiudendo gli occhi dinanzi a ombre inquietanti e ambiguità mai chiarite, o si veniva bollati come pusillanimi, amorali, fiancheggiatori dei terroristi, cattivi maestri, feccia radical-chic ecc. ecc.

Questa imposizione a schierarsi, a dichiarare da che parte si sta, viene ricreata e alimentata ad arte intorno al durissimo braccio di ferro tra le forze dell'ordine e il composito rassemblement NO-TAV in Val di Susa.
Ora come ora mi verrebbe da dire, in tutta onestà, che non sono né con lo Stato, o meglio con gli interessi che tutela in questo caso, né con l’onanismo antistato delle frange della sinistra che usano il NO TAV come scusa per giocare alla guerriglia e neppure con i NIMBY per partito preso.

Credo di non essere in errore se affermo che la stragrande maggioranza degli italiani ha un’idea assai nebulosa e approssimativa sul motivo del contendere. Già, le grandi opere in questo Paese non vanno spiegate dati alla mano e tanto meno messe in discussione coram populo prima di essere approvate.
Si dirà che la legge prevede tutta una trafila di passaggi, di sedi istituzionali deputate al vaglio, alla discussione e all’approvazione. Si dirà anche che sottoporre a consultazioni popolari opere pubbliche di grande portata significa mettere in dubbio le basi stesse della democrazia rappresentativa, ma soprattutto rischiare la paralisi totale o di arrivare a decisioni influenzate da istanze irrazionali o demagogiche.
Tuttavia la vicenda della TAV Torino-Lione mette a nudo i limiti e le inefficienze di un processo decisionale che ha prestato il fianco alle accuse di manipolazione della realtà, di interessi inconfessabili, di forzature e irregolarità varie nell'iter amministrativo nonché di omissioni e interventi “cosmetici” sui dati relativi all'impatto economico e ambientale dell’opera.
Ma soprattutto emerge l’incapacità, o la mancata volontà, di coinvolgere il territorio cui viene imposto di sopportare pesanti disagi e sacrifici senza ricevere in cambio alcun vantaggio diretto ed effettivo.

Ora il Governo Monti afferma che la TAV transfrontaliera è un progetto utile e meritevole cui ha nociuto una campagna stampa contraria.

Toh, ma davvero???

Sono "solo" 20 anni che sul tronco Torino-Lione della TAV sento raccontare tutto e il contrario di tutto, come sull’importanza strategica del “corridoio” europeo che unirebbe Lisbona a Kiev e sulla saggezza di trasferire su ferro una quota rilevante del trasporto merci affidato alla gomma.
Se l’incertezza e la confusione sono massime sotto il cielo, di sicuro la colpa non può essere addossata solo a chi critica legittimamente il progetto TAV o alla strenua opposizione dei Valsusini NO TAV.

Oltretutto, quando sento pontificare a favore della TAV ho la netta impressione che si favoleggi di qualcosa di mirabile, asettico e gentile che andrà a posarsi con la stessa leggerezza di un petalo di rosa sul suolo di un’Italia immaginaria, incomparabilmente più perfetta e virtuosa di quella reale.
Si magnificano i vantaggi che l’alta velocità e l’alta capacità porteranno al progresso e alla competitività. Si ragiona con la massima disinvoltura di miliardi di Euro di denaro pubblico e si vende la pelle dell’orso (il famoso e futuribile corridoio Lisbona-Kiev) quando tutto quello che si ha in mano è una marmotta vecchia e spelacchiata (il sistema di trasporto merci su rotaia in Italia).

A prescindere da questo, sarei grato che qualcuno mi illuminasse su certi strani e perduranti equivoci di fondo che mi portano a essere scettico sulla reale utilità del progetto:
Per inciso, nessuno per ora ha parlato del se, del come e del quando verrebbe realizzato il tronco del "Corridoio" da Milano al confine austriaco o sloveno, né qualcuno ha spiegato in che modo un treno merci porterebbe ricchezza alle aree su cui transita.

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mercoledì, gennaio 18, 2012

 

No scissors statement



NO SOPA/PIPA IT

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sabato, ottobre 23, 2010

 

BZ 308: l'aereo che non doveva volare



Una storia sfortunata e poco conosciuta che merita di essere sottratta all'oblio è quella del Breda-Zappata 308: l’aeroplano che non doveva volare.

Questa storia è ambientata nell’Italia devastata e stremata all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, e più precisamente nella grande area industriale al confine tra Sesto San Giovanni e Milano occupata dal complesso industriale e siderurgico della Ernesto Breda.
Di tutte le industrie pesanti italiane, la Breda è tra quelle uscite peggio dalla guerra sia a causa dei danni provocati dai bombardamenti alleati, sia perché l’azienda non può più fare affidamento sulle grandi commesse pubbliche per finanziare la ricostruzione, riconversione e riorganizzazione delle produzioni.

In particolare la Sezione V - quella dedicata all’aeronautica - è ridotta a un cumulo di macerie e rottami di aerei militari mai completati. Mancano le materie prime, impianti e tecnologie sono indietro di almeno 10 anni e non c’è in tutta Italia una fabbrica che sia in grado di produrre motori per aviazione.
Tuttavia, dirigenti e lavoratori della Breda Aeronautica scelgono di giocare la carta più rischiosa per il rilancio: non solo si rimboccano le maniche per ricostruire capannoni e linee di montaggio, ma richiamano a Sesto San Giovanni uno dei migliori progettisti italiani, l’ingegner Filippo Zappata.

A costo di grandi sacrifici viene completato e messo in produzione il progetto, rimasto accantonato durante la guerra, per un grande e moderno quadrimotore interamente metallico capace di trasportare fino a 80 passeggeri sul medio e lungo raggio: il BZ 308.

A fine 1945 il BZ 308 è completo per due terzi, ma iniziano i problemi. La disponibilità all’acquisto espressa dall’aeronautica italiana viene congelata dal blocco imposto dalla Commissione Alleata di Controllo che supervisiona ogni progetto industriale italiano.
La realizzazione del nuovo aeroplano è osteggiata soprattutto da parte americana, che nel BZ 308 vede un temibile concorrente per i modelli prodotti dalle industrie USA.
Da quel momento, l'avanzamento dell’aeromobile subisce ritardi, sabotaggi e difficoltà di ogni genere: i pezzi semilavorati ordinati arrivano in fabbrica a singhiozzo, ma soprattutto occorrono quasi 3 anni perché si sblocchi la fornitura dei motori inglesi Bristol Centaurus.
In aggiunta, anche il clima nelle fabbriche di Sesto San Giovanni è tuttaltro che tranquillo.

Il prototipo del BZ 308 fa il suo primo volo il 27 agosto 1948, ma l’aereo non arriverà mai alla produzione in serie nonostante le ordinazioni pervenute da numerosi Paesi.
I tre anni di ritardo hanno scavato una voragine nelle già asfittiche casse della Sezione Aeronautica, pertanto per la produzione occorrerebbe un investimento da parte dello Stato, ma da Roma arriva solo un assordante silenzio.
Anche se in via non ufficiale, l’Italia sceglie di rinunciare a un progetto industriale valido in cambio della sicurezza di ricevere gli aiuti americani di cui ha estremo bisogno per la ricostruzione.

La Breda Aeronautica viene chiusa nel 1951, mentre l’unico esemplare di BZ 308 è ceduto all’Aeronautica Militare che lo utilizza sulla rotta Roma-Mogadiscio (in quel periodo la Somalia è affidata all’amministrazione fiduciaria italiana su mandato dell'ONU).



Il sipario sull’aereo che non doveva volare cala definitivamente all’aeroporto di Mogadiscio nel 1954. In fase di atterraggio, lo sfortunatissimo BZ 308 va a schiantarsi su un rullo compressore dimenticato in pista.
Amen.

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domenica, marzo 07, 2010

 

NeoliTIc Park all'assalto del mare





Con passo felpato, ma sicuro di chi si sa come muoversi nelle pieghe della burocrazia, i postmoderni acchiappavento stanno per mettere a segno un colpo degno della Grande Stangata: ottenere dal demanio marittimo la concessione cinquantennale per piantare e gestire una selva di pali e pale eoliche nelle acque del Golfo di Cagliari.

La società che intende creare un parco eolico off-shore nel cuore del Golfo di Cagliari si chiama Trevi Energy SpA ed è stata costituita non più tardi di due anni fa a Cesena.
In questo breve lasso di tempo, la controllata del Trevi Group - specializzato in palificazioni e opere d’ingegneria civile e industriale - si è data parecchio da fare per ritagliarsi la sua fetta di torta nel lucroso business della produzione di energia da fonti rinnovabili. Cagliari è solo una delle località costiere del meridione (cito dal sito di Trevi Group) individuate dagli acchiappavento romagnoli, che difatti stanno curando un analogo intervento sul litorale brindisino.
A dirla tutta, Trevi Energy non è la sola ad aver fiutato l’affare dei parchi eolici off-shore: limitandoci alla Sardegna, altre quattro società hanno presentato progetti simili.

trafiletto Capitaneria Porto CagliariLa procedura amministrativa è giunta a un punto molto avanzato, come testimonia la pubblicazione sui quotidiani dell’isola di un avviso della Capitaneria di Porto di Cagliari che riassume i termini della concessione richiesta da Trevi Energy e dà un mese di tempo ai comuni e agli altri soggetti interessati per depositare osservazioni e opposizioni.

Quello che colpisce e amareggia è che un intervento di tale impatto ambientale e paesaggistico sia passato inosservato, quasi che si sia materializzato all’improvviso cogliendo tutti di sorpresa: e questo, francamente, appare improbabile persino in Italia.

La verità è che l’iter burocratico finora è andato avanti senza incontrare ostacoli. Nelle reazioni scandalizzate e furenti degli amministratori locali non viene detta una parola chiara sui tempi, le modalità e i risultati della VAI (Valutazione di Impatto Ambientale), mentre brilla in negativo il bassissimo profilo tenuto dalla Regione Sardegna e dai Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti e Infrastrutture, mai andati oltre le generiche rassicurazioni di rito.

Qual è la mia posizione in merito? A mio avviso, il parco eolico off-shore è una speculazione che consuma e depaupera a vantaggio di pochissimi la sola risorsa su cui la Sardegna può fare affidamento oggi e nel prossimo futuro: l’ambiente.
Trenta pali alti 90 metri sul pelo dell’acqua sono una sberla nell’occhio. Ma anche tralasciando l’aspetto estetico, quali vantaggi economici o energetici riceverà il territorio dai 99 MegaWatt generati dalle pale e venduti a Terna (ENEL) a ristoro di un sicuro sacrificio ambientale e paesaggistico? Vorrei sbagliare, ma credo siano nell’ordine dello zero virgola qualche decimale, per giunta spalmato sui 50 anni di concessione.
Tra parentesi, non che conti di essere presente tra mezzo secolo, ma mi piacerebbe sapere oggi chi provvederà, come e con quali soldi, allo smantellamento della struttura e alle opere di ripristino ambientale dell’area.

Ma come” - obietterà qualcuno - “ti schieri contro una fonte di energia pulita? Sei forse in preda a un raptus NIMBY per cui l’eolico è bello e virtuoso finché è piazzato in casa altrui? E poi perché dire NO alle pale eoliche sul mare quando a pochi km di distanza opera indisturbata da quarant’anni una potenziale bomba ecologica chiamata SARAS?

Appunto, sono decenni che avremmo dovuto voltare pagina rispetto a un modello di sviluppo semicolonialista, calato dall’alto, cinico e irresponsabile, che prende a piene mani e concede solo briciole. Invece si replica, con poche varianti, lo spettacolo della creazione di servitù di ogni tipo.

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mercoledì, novembre 25, 2009

 

Futuro & Passato



il futuro in una nuvola?

L’ho detto e lo ripeto: sono retrogrado e passatista, un po’ per vili questioni di budget e un po’ per indole. Tuttavia mi piacciono le novità, almeno quelle che m’incuriosiscono o che, indirettamente, mi sfidano.
Google, ad esempio, non è certo una novità, ma lo sono alcune ideuzze che sta portando avanti: Chrome OS e il futuro Googlephone.

Chrome Os bootSul nuovo sistema operativo sviluppato a Mountain View si sono scritte e dette diverse cose prima, durante e dopo la presentazione. A caldo, i commenti che ho potuto leggere non sono stati teneri: si andava, infatti, dal tiepido consenso allo scetticismo, alla delusione e all’aperta contrarietà.

Ma cos’ha di tanto innovativo e controverso Chrome OS? Per capirlo è necessario fare un passo indietro.
Tutti i sistemi operativi attuali sono figli della logica secondo cui il Personal Computer deve essere in grado di funzionare come macchina autonoma e autosufficiente; in questo sta la differenza con un semplice terminale, che è inservibile se non c’è un collegamento attivo a un server centrale.
Anche nelle reti aziendali (Lan, Wan, Intranet), dove alcuni servizi sono centralizzati, i PC autorizzati accedono a uno o più server remoti per inserire o consultare dati. Se però la connessione non c’è o cade, ogni PC dispone di un sistema operativo e di applicazioni per funzionare “in locale” esattamente come il PC di casa quando non è collegato a Internet.

Chrome OS, invece, prende atto della crescita del Web sposando la filosofia del less is more e del Cloud Computing.
Volendo semplificare, il sistema operativo diventa un grande browser web svuotandosi della maggior parte dei compiti di regia sulle applicazioni e sui dati in memoria, visto che applicazioni e dati non risiedono più nel computer, bensì in un sistema di server in Rete: la Nuvola cui ha accesso il singolo utente.
Vuoi scrivere un documento di testo? Con Chrome OS non dovrai far altro che cliccare sull'icona dell'applicazione web Google Docs, scrivere, salvare il file e questo resterà a disposizione ospitato su uno dei server della “tua” Nuvola. Lo stesso discorso vale per la posta elettronica (Gmail), le immagini, i video e via discorrendo.

Quali sono i vantaggi?
I PC che adotteranno Chrome OS saranno molto più agili nel funzionamento, non dovendo caricare all’avvio miriadi di preferenze ed estensioni né richiamare dati archiviati nel disco rigido. Non ci saranno incompatibilità tra versioni diverse del software perché gli aggiornamenti delle applicazioni web saranno fatti sui server. Inoltre, non ci sarà pericolo di perdita dei dati se il PC va KO.

Quali gli svantaggi?
In sostanza, i nuovi Net-PC saranno dei terminali evoluti perché, per funzionare, dipenderanno dalla disponibilità di un collegamento a internet. Inoltre, è chiaro che tutto il tuo lavoro passerà dall’accesso (gratis o a pagamento) ai servizi forniti e gestiti in Rete da società come Google.

Staremo a vedere se Google ha visto giusto anticipando il futuro e quanti saranno disposti a seguirla dando fiducia alla sua scommessa.


Un arzillo vecchietto

Claris MacWrite IIDopo lo sguardo al futuro, eccone uno sul passato.
Proprio di questi giorni, 17 anni fa, trovavo dentro un floppy disk un piccolo wordprocessor (456 KB) che si sarebbe rivelato un compagno fedele e infaticabile: Claris MacWrite II.

Per il lavoro che faccio, basato principalmente sulla stesura di testi, l’affidabilità dell'applicazione è un requisito essenziale.
Pur con tutti i limiti di un software scritto nel 1989, MacWrite II si è rivelato utilissimo proprio perché non mi ha mai lasciato in braghe di tela chiudendosi improvvisamente, né ha mai tentato di impormi le sue cervellotiche “correzioni” come invece le diverse incarnazioni del ben più famoso Microsoft Word.

Bean v.2.4.1 editorOrmai uso altri programmi per l'elaborazione testi (principalmente Bean, ma anche NeoOffice, Pages e Mariner Write), mentre MacWrite si gode la pensione in un angolino appartato del Mac di casa.
Se dovesse capitarmi di cambiare computer a casa, a malincuore dovrei arrendermi all'idea di non poter più contare sul mio vecchio sodale, dato che da tempo mamma Apple ha cancellato le residue possibilità di far girare programmi tanto obsoleti.

Può sembrare strano e buffo che io celebri il compleanno di un software ormai dimenticato da tutti come fosse quello di un caro amico, ma a mio insindacabile giudizio MacWrite II se lo è meritato.

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venerdì, novembre 20, 2009

 

Bot



SpamBot
Perche non:)
molto intiresno, grazie
quello che stavo cercando, grazie
imparato molto
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
necessita di verificare:)
quello che stavo cercando, grazie
leggere l'intero blog, pretty good
molto intiresno, grazie
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
Perche non:)


Frammenti sconnessi di discorso gentilmente offerti da un Anonimo che ha tutta l’aria di essere un bizzarro Bot.
Da oltre un mese, ormai, il Bot si fa vivo su questo blog disseminando quotidianamente pseudocommenti in serie come quelli di cui sopra.
Se non li avete notati - come credo - non è perché mi sia preso la briga di cancellarli. La cosa assurda, infatti, è che i post su cui il Bot si sta accanendo li ho pubblicati nel 2006!

Resta in sospeso una domanda: che diavolo di senso ha??

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giovedì, luglio 09, 2009

 

Amore di mamma



evil mumIn genere gli idioti sono innocui, salvo metterli in condizioni di poter esprimere il loro potenziale dannoso.
Prendiamo il caso della signora di Long Island (New York) che ha postato nella sezione...ahem..."Incontri e Relazioni Personali" di Craiglist, controverso sito USA specializzato in inserzioni, il seguente annuncio: "Cerco affetto. Sono bionda, sono carina... ti sto aspettando", seguono nome e recapito telefonico.

Che c'è di strano? C'è che nominativo e numero telefonico portano a una bambina di soli 9 anni.
Con quella perfida inserzione-burla, infatti, la gentildonna ha voluto "vendicare" sua figlia, tornata a casa in lacrime dopo un bisticcio avvenuto a scuola.
"Sono sbigottita, non immaginavo che ci sarebbero state conseguenze" - ha cercato di giustificarsi la dolce mammina, che ora dovrà vedersela con un'azione legale.

Si fa presto a battere la grancassa e a dare aria ai denti accusando internet di essere un covo di insidie. Tante volte il vero pericolo è seduto davanti al monitor, con le dita sulla tastiera e il cervello rigorosamente disconnesso.

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sabato, luglio 04, 2009

 

Resume - the saturday edition 07.04.2009



PaleoPiddì

trama-tremaIl caos precongressuale dentro il Partito Democratico interessa a qualcuno?

Le schermaglie di questi ultimi giorni potrebbero essere scambiate per il segnale di un partito redivivo, forse tiepidamente di sinistra e forse riformista, forse non più solo arcipelago di fazioni bonsai tenute assieme da ambizione e rassegnazione, forse meno rattrappito e cervellotico, ma anche terribilmente incline ad affidarsi all'usato (più o meno) garantito.

Bersani, Franceschini e (forse) Marino sono persone mediamente simpatiche (per usare l'aggettivo "blasfemo" di Debora Serracchiani), ma è da tempo che aspettiamo dal PD una leadership che abbia una piattaforma politica chiara, credibile, affidabile, non dettata dall'imperativo di tamponare l'emergenza, su cui ci si possa confrontare e persino arrabbiare.
Per ora, almeno per ciò che posso vedere da osservatore disincantato, all'orizzonte ci sono solo candidature che fanno da foglia di fico ai "soliti noti".

PaleozoTico

Mario Giordano, direttore de Il Giornale, bolla come "bollita" un'opposizione che ha preferito pronunciare un irragionevole e pregiudiziale NO al sedicente "pacchetto sicurezza", rinnegando la lotta alla mafia e rifiutando di farsi carico dell'insicurezza delle periferie urbane.
In pratica, sostiene lo spassosissimo giornalista, l'opposizione ha scelto di buttare il bambino insieme all'acqua sporca, facendo così eco alle dichiarazioni dell'altrettanto spiritoso Ministro degli Interni, Bobo Maroni, che ha rinfacciato alla Sinistra di aver perso un'occasione per parlare al Paese reale e di aver voltato le spalle all'insegnamento di Giovanni Falcone (sic!).

Mi riprometto di leggere con attenzione il testo del pacchetto che la maggioranza ha messo in cassaforte a colpi di fiducia, dato che non ho motivo di fidarmi della propaganda smerciata come informazione a noi poveri peones.
A fiuto, però, è difficile non percepire l'olezzo della solita fuga demagogica in avanti (o meglio all'indietro) di questo governo "dell'immaginario e della paura", debole con i poteri forti, cinico e vessatorio verso le classi più deboli.

L'aver stabilito per legge che una mera condizione, qual è l'essere entrati da clandestini nel territorio nazionale, sia di per sé una fattispecie di reato nonché un'aggravante in caso di altri delitti, unita a tutto un coacervo di gravami, impedimenti e balzelli (chiamiamoli pure taglieggiamenti legalizzati) per svolgere qualsiasi pratica accessoria alla quotidianità, è un atto di protervia con cui si istituzionalizzano gli iloti, inferiori per nascita e razza, oltre a non avere che un debolissimo legame con la sicurezza e il contrasto dei racket che sfruttano i flussi migratori.
Inoltre, com'è stato fatto notare da qualche commentatore, questa parte del pacchetto sicurezza sancisce la disgiunzione dell'ordinamento giuridico da qualsiasi concetto di giustizia che non sia l'arbitrio medioevale e scarica sul Paese reale (magistrati, forze dell'ordine, presidi, impiegati ecc.) l'ingrato compito di applicare un dettato normativo che appare tanto critico sotto l'aspetto della moralità quanto ad altissimo tasso ideologico.



Maledetti vi amerò

Tornare indietro nel tempo senza ringiovanire neanche di un misero giorno è una gran bella fregatura, almeno per me che sono ormai a un passo dal mezzo secolo. Gli ultimi dati sull'andamento dell'economia dicono che la ricchezza generata dal Paese è in picchiata libera al punto che siamo tornati ai livelli del 1993.
Eppure non passa giorno che un esponente del governo non biasimi gli impiegati statali, perché non fanno il loro dovere patriottico di spendere e indebitarsi per rilanciare i consumi, e gli economisti "non allineati" perché con il loro pessimismo catastrofista alimentano una crisi che è solo "psicologica".

Ma chi è che briga per distorcere la realtà?
È disfattismo essere consapevoli che siamo una nazione che si sta impoverendo economicamente, industrialmente e intellettualmente?
È antipatriottico prendere atto che i provvedimenti messi in campo dall'esecutivo sono solo cosmesi sulle rughe di un paese in declino e un garbato scambio di favori con la casta che vive di rendita?
È sbagliato far notare che le risorse esistenti non vengono investite in ricerca, innovazione, energia, ambiente e cultura, che ci sono ormai 2 generazioni che vengono lasciate alla porta, mentre si premiano quanti stanno seduti a tavola a spolpare la carogna con il solo pensiero di morire a pancia piena?

Almeno fossimo tornati davvero al 1993: avremmo potuto richiamare in servizio Carlo Azelio Ciampi!


Vecchie glorie

Dopo Netscape, Borland e Geocities (che Yahoo dismetterà entro l'anno), anche CompuServe è arrivato al capolinea.
Un altro pezzo di storia del World Wide Web scompare dopo un mesto tramonto nell'anonimato.

Per le vecchie glorie il dimenticatoio è dietro l'angolo, come dimostra in Italia il caso della meteora Video On Line.



Visioni orientali



Sarà il caldo, sarà che è partito il conto alla rovescia per le agognate ferie, sarà l'attesa di poter riabbracciare il mare, ma trovo affascinante questo scatto della fotografa cinese Xie Mo.
L'originale e qualche nota biografica sull'autrice (in inglese) sono a disposizione a questo indirizzo.

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sabato, maggio 23, 2009

 

Weekend Resume 05.23.09



La sacralità dell'amore

El cantar de los cantares
Cuando te diste vuelta
tañí tu espalda
cuando estabas encima

fuiste música.

Ruth
Il cantico dei cantici
Quando ti sei girata
ho suonato la tua schiena
Quando mi stavi sopra
eri musica


El espiritu santo
No puedo dejar de recordar tus montes
no puedo dejar de tocar
en el recuerdo que dura sólo
un segundo en el recuerdo
que se queda en la memoria de mí
cuando duermo
desaparece la voluntad de saber
tus vivos rojos los ojos
de tu pecho el silencio curvo
la forma del sabor
de tu sonido:
pezones tímpanos pezones.
No puedo dejar de tocar la ausencia
de lamer el Espíritu
que dejaste.
La voz de tu jugo
moja.


Lo spirito santo
Non posso smettere di ricordare i tuoi monti
non posso smettere di toccare
nel ricordo che dura soltanto
un secondo nel ricordo
che si ferma nella memoria di me stesso
quando dormo
scompare la volontà di sapere
dei tuoi occhi incandescenti
del silenzio arcuato del tuo seno
della forma del sapore
del tuo suono:
capezzoli timpani capezzoli.
Non posso smettere di toccare l'assenza
di leccare lo Spirito
che hai lasciato.
La voce del tuo succo
bagna.

Rafael Courtoisie - La Biblia Humeda
(La Bibbia Umida - edizione italiana a cura di Alessio Brandolini
2009 - LietoColle )

Caccia grossa

Tempi duri per i grandi dell'informatica. A metà maggio, la Commissione Antitrust dell'Unione Europea ha comminato una sanzione monstre da 1,06 miliardi di Euro alla Intel, contestando al numero 1 mondiale nei microprocessori il ricorso a pratiche commerciali scorrette volte a danneggiare la concorrenza (abuso di posizione dominante).
Dall'altra parte dell'oceano, il tribunale texano che fa da foro competente per le cause sulla violazione di brevetti ha emesso nel giro di 2 mesi una serie di sentenze che hanno condannato Apple e Microsoft al pagamento di risarcimenti multimilionari.
Il verdetto contro Apple ha quantificato il risarcimento per violazione intenzionale di brevetto in circa 18 milioni di dollari. Molto peggio è andata a Microsoft, uscita sconfitta in due cause separate e condannata a pagare complessivamente 588 milioni di dollari ai detentori dei brevetti violati.

Due considerazioni:
- se l'Italia fosse un paese normale e l'Autorità garante per la concorrenza fosse messa in condizioni di svolgere sul serio il suo compito vedremmo volare gli stracci in molti settori, visto che i cartelli tra aziende e le manovre sottobanco sono la norma. Non parliamo poi della mancanza di una normativa decente sul conflitto di interessi.

- In secondo luogo, non è tutto oro quel che luccica. Negli ultimi anni, le cause per violazione di brevetto nel settore informatico sono aumentate in modo esponenziale. Spesso chi avanza rivendicazioni è un'azienda piccola e semi-sconosciuta ed è arduo stabilire se il brevetto vantato sia effettivamente valido o meramente strumentale.
Più che una lotta tra Davide e Golia, si ha l'impressione che negli USA si sia aperta una stagione di caccia grossa, con firme legali specializzate nel passare al setaccio i registri dei brevetti depositati, trovare connessioni con tecnologie simili in uso e farsi dare mandato per intentare cause milionarie.

Un altro anello mancante?

ida protoapeDopo il presunto antenato della foca, un altro ritrovamento ha messo a rumore la paleontologia. Al termine di studi portati avanti in segreto, è stata svelata al mondo Ida, fossile di una proscimmia vissuta 47 milioni di anni fa che - a parere di alcuni studiosi - rappresenterebbe l'anello mancante nella separazione tra gli antenati dei lemuri e quelli degli ominidi cui la nostra specie appartiene insieme a gorilla, orango e scimpanzé.

Le particolarità di Ida, scoperta a Messel ( Germania), non sono poche, a cominciare dal suo stato di conservazione.
Nella quasi totalità dei casi, i paleontologi si trovano a ricostruire le caratteristiche di un animale o di un ominide partendo da pochissimi reperti. In questo caso, invece, c'è un fossile completo per oltre il 90%, che ha conservato sia l'impronta della pelliccia sia i resti del suo ultimo pasto: uno "snack" a base di vegetali.

A quanto pare, Ida era un esemplare giovanissimo, dato che stava cambiando la dentizione. Dai segni di una frattura guarita si pensa che fosse caduta da un albero quando era ancora cucciolo.
Sulle cause del decesso, l'ipotesi più accreditata è che Ida sia morta mentre si abbeverava sulla riva di un lago vulcanico, uccisa all'istante dalle esalazioni di una grande bolla di gas risalita in superficie. Il cadavere, precipitato sul fondale, sarebbe stato conservato quasi integralmente dagli strati di limo.

Pur avendo un aspetto simile agli attuali lemuri del Madacascar, Ida presenta alcune caratteristiche morfologiche distintive degli ominidi. Con tutta probabilità, però, Ida non è una nostra antichissima nonna, bensì qualcosa di simile a una venerabile prozia.

Oi dialogoi

Ah, l'inimitabile cantilena dei casteddai (cagliaritani)! ;-)

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domenica, maggio 10, 2009

 

Sunday Resume 05.11.09



Merce scadente





"Maroni ha poco da esultare. È la dimostrazione di un metodo crudele di affrontare l'immigrazione e di trattare le persone come fossero merce scadente da respingere al mittente"
Roberto Zaccaria








merce scadente... merce scadente... merce scadente... merce scadente...

Hyenae

"A quello gli tira ancora, beato lui!"
"Lui non si muove senza la sua scorta: gli agenti speciali Cialis e Viagra"
"Quante storie per un po' di galanteria"
"Quelli di sinistra non trombano mai e rosicano"
"Quella lì è una sciaquetta invecchiata che ha perso la testa"
"Non ha saputo stare dietro al marito"
"Doveva stare al suo posto e lavare i panni sporchi in casa"

ienaNon c'è niente da fare: in questo Paese non c'è modo di tenersi a distanza di sicurezza dal nuovo Re Sole neppure tenendo spento il televisore e saltando a pie' pari le cronache nazionali dei quotidiani.

Il premier è virtualmente ubiquo e verbalmente incontinente: in un modo o nell'altro deborda dai media consenzienti e invade surrettiziamente la nostra vita; riesce sempre a stare sulla bocca di qualcuno (senza doppi sensi, siamo inglesi!) che è fastidiosamente vicino alle nostre orecchie.
Le frasi e le battute riportate sopra, infatti, sono state colte dal sottoscritto qua e la in metropolitana e sul filobus, ed erano tutte accompagnate da sorrisetti compiaciuti e ammirati (per Silvio) ed espressioni di stizza (per Veronica Lario).

Non pretendo che quelle persone siano rappresentative del pensiero del bacino elettorale moderato/conservatore da cui PDL e Lega Nord pescano a piene mani, però rispecchiano l'acquiescenza alla linea dettata dai fogliacci e dai TG di stretta osservanza al Capo subito dopo le ferali esternazioni di Veronica Lario.
Quando penso alle iene che stanno sedute alle scrivanie delle redazioni provo un'indicibile nausea e temo che Veronica Lario dovrà assaggiare a lungo il morso dei loro denti e la loro trivialità, come prima di lei chiunque si sia messo di traverso sulla strada del miglior piazzista del mondo, come lo definiva Indro Montanelli.

Think soft

laptop pillowNon se ne può più di pirla mandati a Montecitorio o a Strasburgo che non perdono occasione per sparare ca##ate sesquipedali, di candidati dal sorriso clonato che ti guardano dai cartelloni, di promozioni e piani tariffari fasulli, di colpi di spugna su fatti gravissimi nascosti in emendamenti dai titoli falsamente innocui. Non si può essere indignati 24 ore al giorno in un paese dove non s'indigna più nessuno a parte quanti seguono Anno Zero e Report.

Tiriamo per un attimo il fiato con una segnalazione ai limiti del frivolo.
Un unico nome - Laptop Pillow - per due curiose idee regalo perfette per i maniaci dei computer portatili e per i "workalholic", quelli che non staccano gli occhi dai monitor sinché non crollano addormentati, schiantandosi con la faccia sulla tastiera. :D

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martedì, febbraio 24, 2009

 

Ed essi si ribellarono


tecnologia ribelle
Sono obsoleto e conservatore, non me ne vanto e pur tuttavia lo sono, almeno quando arriva il momento di rimpiazzare qualche oggetto o apparecchiatura con cui ho instaurato una lunga e pacifica convivenza.
Così, prima di arrendermi all'inevitabilità di una sostituzione, le studio tutte per procrastinare, rabberciare, accomodare, spremere ancora qualcosina. Per me si tratta di una questione affettiva e di principio più che un'idiosincrasia conclamata ad aprire il portafoglio.
Però nel fine settimana mi sono ritrovato a fare i conti con la resa della batteria del cellulare, giustamente indisponibile a farsi ricaricare ancora dopo 6 anni di servizio, il crack senza preavviso del disco rigido dell'iBook, un guasto di origine sconosciuta alla fotocamera digitale e il disfarsi della ghiera dell'orologio, ridotta peggio che se risalisse all'epoca in cui Berta filava.
La tecnologia s'imbizzarrisce e mi si rivolta contro. Ci manca solo che la lavatrice e il frigorifero si mettano a marciare per casa cantando "Allons enfant de la Patrie"!

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domenica, novembre 23, 2008

 

Sunday Resume 11.23



Bitter fruits

Il fine settimana mi ha portato in dono frutti asprigni: l'appendice piuttosto banale, confusa e malmostosa che ha archiviato definitivamente la storia di un'amicizia tra le più belle, straordinarie e intense che abbia mai vissuto e la persistente sensazione di essere un relitto di me stesso, un "vuoto a perdere" da troppo tempo abbandonato in balia delle correnti.

A volte, però, sembra davvero che si possa formulare una domanda e che la vita risponda. Nel mio caso, una risposta è arrivata stamattina leggendo il blog di Stefania (Fronesis) sotto forma di questo post.


Le forbici sui social network?

facebook logoSi annunciano tempi duri per gli utenti italiani dei social network (Facebook, Twitter, MySpace ecc.).
In ritardo rispetto ad altri Paesi, aziende, scuole e pubblica amministrazione stanno iniziando a prendere provvedimenti bloccando l'accesso a questi network, considerati una distrazione inopportuna e costosa.
Il filtro non è invalicabile, tant'è che ogni giorno su internet spuntano come funghi nuovi servizi di web proxy, e anche se sembra un esempio del chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, non è una soluzione del tutto priva di buonsenso: voi che ne pensate?


Son tutte belle le mamme del mondo...

Lory DrewIn questi giorni negli USA è in corso il processo contro Lori Drew, una donna del Missouri accusata di aver indotto al suicidio la tredicenne Megan Meier, che abitava nel vicinato, utilizzando una forma di cyberbullismo in concorso con la figlia e un'amica di quest'ultima.
In pratica, dopo un banale bisticcio tra la futura vittima e sua figlia, la signora Drew avrebbe architettato una perfida vendetta: ha creato una falsa identità su MySpace spacciandosi per un sedicenne appena arrivato in una cittadina poco distante e ha preso contatto con Megan.

La crudele burattinaia avrebbe portato avanti il gioco facendo sì che tra la povera Megan e il falso adolescente sbocciasse una tenera storia virtuale e poi, di colpo, ha cambiato tono iniziando a inviare messaggi insultanti e derisori sino all'ultimo e fatale "il mondo sarebbe un posto migliore se tu sparissi per sempre".
Poche ore dopo, Megan Meier è stata trovata impiccata nel sottotetto di casa.

E che dire di quella madre del West Virginia (USA) che con una sigaretta accesa ha "tatuato" sul collo della figlia, di appena 6 anni, la parola WIMP (timido, imbranato) perché stufa di vederla tornare a casa in lacrime a causa delle vessazioni e degli scherzi cui era sottoposta da parte dei compagni di scuola?


I'm lovin'it

Tina picDopo il pieno di brutture, ecco una notiziola pepata che sembra fatta apposta per far sorridere, anche se ci sarebbe di che preoccuparsi.
Una signora americana in vena di affettuosità invia alcune sue foto - tra cui alcune senza veli - dal suo cellulare a quello del maritino. Purtroppo, il coniuge è sbadato e dimentica il telefonino in un McDonald's.
Accortosi del fatto, il marito chiama prontamente il fast food per avvertire e viene rassicurato: il cellulare è stato recuperato ed è tenuto in custodia.
Fine della storia? Niente affatto, perché "misteriosamente" le foto discinte iniziano a circolare in rete e sul telefonino della malcapitata signora piovono SMS pieni di oscenità, proposte indecenti e apprezzamenti scurrili.
Ora i coniugi hanno citato in giudizio la catena McDonald's chiedendo un risarcimento di 3 milioni di dollari per danni morali.

Buona settimana a tutti.

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domenica, luglio 13, 2008

 

Un sorriso sotto i baffi


E la chiamano estate, questa estate... Ieri sera, di ritorno da una pizzata in ottima compagnia, ho fatto appena in tempo a tuffarmi in un bar prima che tra Piazzale Loreto e Viale Monza si scatenasse una furibonda grandinata.
I chicchi erano della dimensione giusta per un sontuoso long drink on the rocks; non li vedevo altrettanto bene come shampoo antiforfora: formula troppo aggressiva :-)

Bueno, in un'ordinaria domenica di pulizie domestiche ci sta bene una pausa di buonumore. Ho selezionato per voi alcune delle buffe immagini feline che mi arrivano sul Mac da I can has Cheezburger tramite un piccolo Widget.
Sarà pure la solita inutility americana, ma non mi vergogno di sorridere sotto i baffi... da gatto. :D

cheezburger 1

cheezburger 2

cheezburger 3

cheezburger 4

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martedì, giugno 17, 2008

 

Web Sailing



Oggi parlare di web browser è interessante su per giù quanto discutere di unghie incarnite o di furuncoli sui glutei. Perdonatemi, perciò, se confesso di avere un debole per questo genere di applicazioni.
La cosa che mi affascina maggiormente è il fatto che oggi ci sono tanti eccellenti browser in competizione tra loro, ognuno sviluppato e perfezionato con un lavoro non indifferente dietro le quinte, e tutti o quasi disponibili con la formula della licenza d'uso gratuita (quel papiro scritto in legalese che compare durante l'installazione e che quasi mai viene letto prima di fare click su "accetto").
A prima vista, dunque, sembrerebbe che lo sviluppo di un web browser sia un'impresa in perdita, da cui non ci ricava direttamente neanche di che pagare la bolletta della luce: strano, no?

Give 'em a try

"Toglietemi tutto, ma non Explorer!"
"Guai a chi tocca Safari!"
A scatola chiusa compro solo Arrigoni - recitava uno spot dell'epoca di Carosello. Oggi succede più o meno la stessa cosa per i programmi informatici. Intendiamoci, non c'è niente di male a utilizzare esclusivamente ciò che si è abituati a trovare nel computer una volta installato il sistema operativo. Internet Explorer per i PC e Safari per i Mac sono lo standard in casa loro e non si può affermare che siano delle oneste fetecchie, tuttaltro (ahem...meglio precisare che uno dei due si è riabilitato, o mi si allunga il naso).

Tuttavia c'è tutto da guadagnare a guardarsi intorno e a sperimentare qualche alternativa, se si ha lo spazio, il tempo e la possibilità di farlo.
Browser diffusi come Firefox e Opera, ma anche il giovane e promettente Flock (solo per restare tra i programmi disponibili per PC, Mac e Linux) offrono prestazioni, affidabilità e funzionalità tali da far cambiare opinione anche al più abitudinario dei naviganti.

Ecco una brevissima panoramica aggiornata:


Firefox 3

firefox 3
Chissà se oggi il neonato Firefox 3 ha battuto veramente il record di download. E’ ancora troppo presto per pronunciarsi, ma a parte il giudizio soggettivo sul grigio Leopard sfoggiato dalla versione Mac, questa terza incarnazione della Volpe di Fuoco mi ha impressionato per velocità e reattività: un'autentica saetta rispetto a Firefox 2.
Il team di volontari della Mozilla Foundation ha fatto un gran bel lavoro.


Opera 9.50

Opera 9.50
Nel suo nuovo look tutto sfumature di grigio, Opera 9.50 appare un po’ incupito, ma resta molto veloce e, nel complesso, un signor browser che cura la sicurezza durante la navigazione.

Flock 1.2.1

Flock 1.2.1
Se non avete mai sentito parlare di Flock, è tempo di fare la sua conoscenza. Questo cuginetto di Firefox offre una serie di funzioni integrate molto comode per chi carica, condivide o sfoglia immagini su Flickr (o altri servizi simili) e per chi vive intensamente il social networking.

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mercoledì, marzo 26, 2008

 

Skypewalkers??



Che io sia soggetto di dubbia moralità e dalle frequentazioni discutibili è ... fuori discussione.
Tuttavia, le mie turpi gesta impallidiscono al cospetto della mente malata e visionaria dei miei giovani compari SkypeWalkers: autori, registi e protagonisti di questo delirante filmato, girato praticamente sotto il mio naso.

Io m’ero preparato la mia brava calzamaglia grigio-topo in Movil, la pancera d’ordinanza del Dottor Gibaud e il mantello in finto-lamè da Anomaloman, ma un SuperEroso come me può sperare al massimo in un sequel e in una particina da controfigura di Chewbacca. GRUNT!!

Whatelse? Ah sì... accattatevillo :-)

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venerdì, febbraio 29, 2008

 

So long, Netscape




Da mezzanotte, ufficialmente, finisce l’avventura di Netscape Navigator. Lo sviluppo di quello che un tempo lontano fu il browser più diffuso nel World Wide Web viene dismesso da AOL, proprietaria del marchio dal 1998.
Scompare, senza troppi clamori e rimpianti, un pezzo di storia della Rete. D'altronde da quando aveva passato il testimone a Mozilla e alle sue incarnazioni open source (Firefox, SeaMonkey, Camino e Flock, Thunderbird per la posta elettronica, NVU e Kompozer per il web editing), Netscape agonizzava nell'indifferenza generale, ridotto a meno dell’1% del mercato dei browser.
Non di meno, è ironico notare come ancora oggi il suo arcirivale e storico killer, Internet Explorer, si “firmi” spesso e volentieri Netscape 4 quando va a zonzo per la Rete.

Spizzichi di storia
Erano decisamente altri tempi quando la creatura del giovane Mark Andreessen - oggi appagato multimilionario trentottenne - regnava incontrastata sul web con una diffusione che superava il 90%.
Nomi come Mosaic o Spyglass oggi suscitano al massimo un’occhiata interrogativa. Nessuno o quasi sospetta che dal primordiale browser NCSA Mosaic e dal suo “figliastro” Spyglass si sono evoluti, rispettivamente, Netscape Navigator e Internet Explorer.

Suona altrettanto remota la guerra dei browser che, a metà degli anni ‘90, vide Microsoft uscire vittoriosa. Utilizzando ogni mezzo, infatti, la casa di Redmond riuscì a imporre al mercato il suo Internet Explorer.

Ma al di là delle discutibili tattiche usate da Microsoft, Netscape Navigator subì il tracollo anche per colpe sue.
Navigator 4x, infatti, rimase sul mercato per anni malgrado fosse un browser nato con un motore grafico datato.
Mentre Explorer, dopo essersi coperto di ridicolo con tre versioni indecenti, si evolveva velocemente diventando un browser relativamente "serio", Navigator restava inchiodato al palo dei suoi limiti.

La parabola discendente imboccata da Navigator continuò malgrado l’acquisto di Netscape da parte di AOL per una cifra superiore a 4 miliardi di dollari.
Netscape 6, innnovativo, ma anche acerbo, pesante e pieno di bachi, fu un fiasco. Le successive versioni 7x e 8x non erano che adattamenti di Mozilla “marchiati” Netscape. Quanto a Netscape 9, gemello povero di Firefox 2, sarà ricordato in futuro solo perché è stato l’ultimo, anonimo capitolo di una storia gloriosa.

Vaja con Dios
Per gli utenti Mac, Netscape Navigator è stato per anni l’unica alternativa al racchiotto e instabile Explorer per Mac (dismesso da Microsoft nel 2003). Non che lo si amasse con tutti i limiti che aveva, tuttavia prima dell’arrivo di Firefox, di Safari e degli altri browser più recenti, il vecchio Netscape era considerato quasi “uno di famiglia”.
Ecco perché, probabilmente, non c’è bisogno che vi dica il nome del programma che ho scaricato sul Mac qualche giorno fa...

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martedì, luglio 24, 2007

 

Tra serio e faceto



Vide Omar quant’è bello

mullahGli hanno dato la caccia per mesi la CIA, i Marines e le forze irachene, ma lui - il truce, inafferrabile e ubiquo Omar el Baghdadi - riusciva ugualmente a guidare la sua pericolosissima organizzazione “Islamic State of Iraq” e a diffondere via web i suoi messaggi di sommossa e di terrore restando uccel di bosco.

Poi il colpo di scena: si scopre che la primula rossa del fondamentalismo armato in Iraq e la sua sigla affiliata ad Al Qaeda in realtà non sono mai esistiti.
Un attore si è prestato a dare volto e voce al nuovo feroce Saladino e, per rendere ancora più credibile la cosa, il vero leader della rete terrorista irachena, l'egiziano Ayyub al Masri, ha inscenato un finto giuramento di fedeltà a Omar al Baghdadi, messa in scena filmata che è stata puntualmente diffusa via internet e ripresa dai media.
E poi qualcuno mi venga ancora a dire che i fondamentalisti islamici sono una massa di cenciosi che vivono avvolti nell'oscurità del medioevo e non capiscono un tubo di marketing non convenzionale, comunicazione e guerra psicologica.
(immagine catturata dal video Dove sta ‘o mullah )

Private Investigation

logo Google EarthGrazie all’amico Niguli, ho trovato in rete questa parabola raccontata ai tempi del web, godibilissima anche se venata di humour nero, anzi nerissimo.
Masticare l’inglese non è strettamente necessario per capire di cosa tratta il video.
Come dire, la tecnologia (in questo caso il servizio Google Earth) può anche essere amichevole, ma se finisce nella mani sbagliate può essere devastante.

Il SarchiaiPhone

iPhoneQualche giorno fa, io e una carissima persona abbiamo intavolato una chiacchierata sulle nuove tecnologie.
Fatalmente, il discorso è caduto sull’iPhone, il nuovissimo cellulare firmato Apple che è divenuto un fenomeno globale ancora prima di arrivare fisicamente nelle mani dei consumatori U.S.A. (in Europa forse farà capolino verso Natale).
Per ora di questo nuovo oggetto del desiderio conosciamo le foto pubblicate dai giornali e poco d'altro. In compenso, però, sulle sue caratteristiche e sulle sue prestazioni circolano incredibili panzane, come sta a dimostrare questo breve dialogo.

- «Ho sentito che con l’iphon ci si può fare il caffè, radersi la barba, guardare la televisione, ascoltare musica e telefonare, oltre ad asciugarsi i capelli...»
- «Eccome no! Guarda che Apple ha studiato pure un accessorio venduto a parte che si collega all'iPhone tramite un cavetto USB: si chiama iBrator...»
ibrator- «E a cosa serve? Aspetta...non mi dire che...»
- «E’ quello che stai pensando... solo che non è mai esistito, zucchina!!»
:-)

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