domenica, novembre 03, 2013

 

Apple e gli appunti di uno scriba


AppleDesktopQuando si tratta di muovere appunti a mamma Apple chi, come me, è utente di lungo corso della Mela Morsicata si sente invariabilmente stretto negli scomodi panni della zia acida. criticona e incontentabile cui non va mai bene niente. In effetti, se solo si ripensa agli anni bui in cui a Infinite Loop regnava il marasma, oggi si naviga nell'abbondanza in termini di qualità e quantità.

E allora perché storcere il naso e fare il verso alla principessa sul pisello?
Perché, da semplice utente, ho l'impressione che qualcosa non funzioni come deve nel nuovo corso intrapreso da Apple dal lancio di Lion (Mac OSX 10.7) in poi, specialmente nello sviluppo delle applicazioni fornite a corredo del sistema operativo. Negli ultimi 2 o 3 anni, questi programmi che rendono i Mac immediatamente operativi appena tolti dall'imballo hanno avuto aggiornamenti che hanno aggiunto da una parte e tolto dall'altra, e non sempre il bilancio appare positivo.

Faccio l'esempio di TextEdit, lo snello editore di testo che, a dispetto di un aspetto “povero”, fornisce tutto il necessario per la scrittura insieme a raffinate funzionalità di controllo tipografico disponibili anche su wordprocessor costosi e blasonati, ma a patto di sguinzagliare tra i menù un cane da tartufo.
TextEdit Apple 1 e 2Con Lion, Apple aveva dato una corposa sistemata alla grafica fin troppo spartana e minimalista dell'applicazione, rendendone l'uso ancora più semplice e intuitivo.
Con il successivo Mountain Lion, però, la revisione è andata a "semplificare" una delle funzionalità più comode, peraltro standard su molti altri text editor: la possibilità di regolare la visualizzazione del testo, ingrandendola o rimpicciolendola in percentuale.
Ora le possibilità sono rimaste 2: testo a grandezza standard (100%), minuscolo su un monitor ad alta risoluzione, oppure ingrandito con un fattore vicino a 300x che rende complicato visualizzare le righe di testo da un capo all’altro anche allargando al massimo la finestra di lavoro su uno schermo da 20,5 pollici.
Si direbbe che gli sviluppatori abbiano pensato unicamente a un uso non professionale su display piccoli e a risoluzione inferiore o in modalità a schermo pieno. D’altronde TextEdit è sempre stato un umile comprimario da chorus line, mai una “prima scelta”, e sia Apple sia altri sviluppatori offrono vagonate di alternative ben più attraenti - gratuite o a pagamento - senza andare a scomodare il mammasantissima Microsoft Word.

Ed è proprio tra i candidati a essere un’alternativa a Word che Apple ha “toppato” nuovamente. Mi riferisco a Pages, un’applicazione che per anni Apple ha venduto - a prezzo non modico - nel pacchetto iWork.
Pages 2009 e oggi
Pages è nato come originale ibrido tra un wordprocessor e un programma di impaginazione. Questa impostazione consente una maggiore libertà creativa nella manipolazione di testo, colori e immagini rispetto al rudimentale supporto offerto dai wordprocessor, ma senza la complessità e il livello minuto di dettaglio di programmi professionali come Adobe Indesign.
L’ultimissima versione di Pages, acquistabile su Apple Store o fornita insieme a sistema operativo Mavericks (Mac OSX 10.9) è sicuramente più attraente dal punto di vista del layout, nonché molto più simile - nei pregi come nei difetti - a un normale wordprocessor.
Purtroppo, comode scorciatoie e diverse funzionalità creative sono state sacrificate alla “pulizia” e alla "semplificazione" dell’applicazione, mentre vecchi difetti sono rimasti nascosti sotto lo zerbino.
Pages, ad esempio, ha sempre avuto tra i suoi talloni di Achille l'imperfetta esportazione dei documenti in formato MS Word: un difetto che Apple non si è mai curata di risolvere né nello specifico né con un supporto di sistema ben fatto.
Nelle vecchie versioni di Pages, i file convertiti in Word celavano errori di codice che si manifestavano solo al momento della stampa, sballando i parametri trasmessi alla stampante.
Il nuovo Pages supporta come formato di esportazione Word di default il docx di Microsoft. A parte i difetti specifici di questo formato, nelle prove che ho effettuato a casa i file così prodotti hanno mandato sistematicamente in crash le applicazioni basate su OpenOffice e non sono stati aperti da nessun altro programma di testo. Per chi, come il sottoscritto, deve condividere documenti con colleghi e clienti che usano Word sui loro PC non è esattamente un buon biglietto da visita.

Parlando in generale, la mia impressione è che la strategia di “convergenza parallela” tra Mac OS e iOS (il sistema operativo Apple per iPhone e iPad), pur offrendo benefici e spunti innovativi, vada ricalibrata. La semplificazione, la snellezza, il less is more che sui dispositivi palmari sono virtù capitali, trapiantati su un notebook o su un desktop rischiano di diventare un difetto perché diverse sono le esigenze da soddisfare.
È vero che con un iPad si può lavorare, anche a buon livello, e che con la “nuvola” - o iCloud che dir si voglia - si deve essere in grado di accedere ovunque ai propri file, però chi usa un portatile o un computer desktop per lavoro ha bisogno, prima di tutto, di contare su funzionalità magari meno eleganti da vedere, ma complete.

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