domenica, novembre 25, 2012

 

La storia NON insegna


Parassitosi finanziaria

Non c’è peggior custode di colui che deve un favore al ladro.
Quello che sta succedendo è che il fenomeno dello Shadow Banking (SBS), il circuito di intermediazione finanziaria non bancaria che racchiude la crema (si fa per dire, of course) degli hedge fund e dei veicoli strutturati d’investimento, sta nuovamente gonfiandosi a dismisura negli USA, nell’Eurozona e nel Regno Unito.

Tanto per dare un’ordine di cifre, nel 2010 muoveva 46.000 miliardi di euro e ora ci avviamo a quota 67.000 miliardi di Euro.
La regolamentazione di questo sistema finanziario ombra ad alto rischio, con l’estensione dei controlli - già abbastanza all’acqua di rose - cui sono sottoposte le banche d’investimento convenzionali, era stata promessa all’indomani dello scoppio della bolla immobiliare negli USA, alla base dell’attuale interminabile crisi.
Però, giusto per tornare alla frase iniziale, le relative disposizioni attuative sono finite regolarmente nelle paludi di interminabili lavori parlamentari da cui, nella migliore delle ipotesi, usciranno “ammorbidite” al punto di essere pressoché inservibili.
Shadow
Nel frattempo, come un avido parassita, lo shadow baking sta già esercitando il suo potere distorsivo e distruttivo sull’economia reale.

Un esempio? Un hedge fund ha rilevato il controllo azionario di una società USA cui fanno capo diversi ospedali e case di cura con una situazione finanziaria e patrimoniale in attivo. La prima mossa dei nuovi proprietari qual è? Decidere un generoso dividendo straordinario per gli azionisti, ovvero per se medesimi, finanziato con l’emissione di obbligazioni garantite con il patrimonio immobiliare dell’azienda.

In altre parole, i simpaticoni hanno acquisito una società sana per mezzo di soldi in parte messi da loro, ma soprattutto rastrellati sul mercato finanziario parallelo, hanno rimpinguato il patrimonio personale facendosi un maxi regalo che ha indebitato l’azienda e quest’ultima, per rimborsare i creditori, dovrà tagliare spese e investimenti destinati alle strutture ospedaliere.

Tutto perfettamente entro i limiti della legge, tutto senza un filo di logica industriale o economica, perché a questa finanza non importa affatto l’economia reale.

Che un’azienda produca navi da crociera o allevi suini, che abbia 10, 100 o 10.000 dipendenti conta solo ai fini dell’investimento e dei margini di profitto che si possono ricavare entrando e uscendo dall’affare. Quel che succede dopo non è affar loro: ci sarà sempre qualcun altro a pagare per le macerie che seminano strada facendo.


Tango soffocato

TangoBondAltra situazione ai limite del paradossale è quella dell’Argentina che, secondo una sentenza emessa di recente dal giudice Thomas Griesa del Distretto di Manhattan, dovrebbe depositare entro dicembre 1,3 miliardi di Dollari per iniziare a ripagare quel 7% di creditori che, a suo tempo, aveva rifiutato la proposta di ristrutturazione del debito seguita al colossale default del 2002.

Chi ha dato il via alla causa e rivuole indietro tutti i soldi con i relativi interessi sono creditori molto particolari: li chiamano “fondi avvoltoio” perché comprano a prezzi stracciati stock di debito pubblico di nazioni sull’orlo del dissesto, quindi con tassi di interesse adeguati all’altissimo rischio di insolvenza.

La sentenza del giudice Griesa mette in guai serissimi l’Argentina e, di riflesso, inguaia anche l’economia mondiale già depressa e debilitata alla fine del quarto anno di crisi.
Se l’Argentina non ottempera, infatti, il giudice può ordinare il blocco dei trasferimenti ai creditori concordatari, rispedendo l’Argentina nel baratro del default da cui stava faticosamente uscendo. Se invece accetta la sentenza e paga, il Paese latinoamericano si troverà automaticamente contro quel 93% di sottoscrittori che, pur di portare a casa qualcosa, aveva accettato la decurtazione del loro credito al 30% del valore.



Indietro tutta

SlavesNel frattempo, nell’indifferenza dei media e dei partiti, è stata siglata davanti al governo l’intesa tra sindacati (CISL e UIL, contraria la CGIL) e Confindustria che introduce tutta una serie di innovazioni a favore della contrattazione di secondo livello (quella aziendale), con la possibilità di deroghe sia rispetto ai contratti nazionali di categoria sia alle norme di legge.

Nel nome della produttività sarà possibile fare un po’ di tutto: più soldi (forse) in busta paga per gli straordinari, ma anche la non esclusione a priori della sorveglianza video sul posto di lavoro e del demansionamento, cioè mettere il dipendente a fare un lavoro diverso da quello previsto per contratto e pagarlo di conseguenza, solitamente di meno.

La marcia indietro nei diritti dei lavoratori procede spedita, con la benedizione di tutti, o quasi.

Etichette: , ,


This page is powered by Blogger. Isn't yours?