sabato, ottobre 23, 2010

 

BZ 308: l'aereo che non doveva volare



Una storia sfortunata e poco conosciuta che merita di essere sottratta all'oblio è quella del Breda-Zappata 308: l’aeroplano che non doveva volare.

Questa storia è ambientata nell’Italia devastata e stremata all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, e più precisamente nella grande area industriale al confine tra Sesto San Giovanni e Milano occupata dal complesso industriale e siderurgico della Ernesto Breda.
Di tutte le industrie pesanti italiane, la Breda è tra quelle uscite peggio dalla guerra sia a causa dei danni provocati dai bombardamenti alleati, sia perché l’azienda non può più fare affidamento sulle grandi commesse pubbliche per finanziare la ricostruzione, riconversione e riorganizzazione delle produzioni.

In particolare la Sezione V - quella dedicata all’aeronautica - è ridotta a un cumulo di macerie e rottami di aerei militari mai completati. Mancano le materie prime, impianti e tecnologie sono indietro di almeno 10 anni e non c’è in tutta Italia una fabbrica che sia in grado di produrre motori per aviazione.
Tuttavia, dirigenti e lavoratori della Breda Aeronautica scelgono di giocare la carta più rischiosa per il rilancio: non solo si rimboccano le maniche per ricostruire capannoni e linee di montaggio, ma richiamano a Sesto San Giovanni uno dei migliori progettisti italiani, l’ingegner Filippo Zappata.

A costo di grandi sacrifici viene completato e messo in produzione il progetto, rimasto accantonato durante la guerra, per un grande e moderno quadrimotore interamente metallico capace di trasportare fino a 80 passeggeri sul medio e lungo raggio: il BZ 308.

A fine 1945 il BZ 308 è completo per due terzi, ma iniziano i problemi. La disponibilità all’acquisto espressa dall’aeronautica italiana viene congelata dal blocco imposto dalla Commissione Alleata di Controllo che supervisiona ogni progetto industriale italiano.
La realizzazione del nuovo aeroplano è osteggiata soprattutto da parte americana, che nel BZ 308 vede un temibile concorrente per i modelli prodotti dalle industrie USA.
Da quel momento, l'avanzamento dell’aeromobile subisce ritardi, sabotaggi e difficoltà di ogni genere: i pezzi semilavorati ordinati arrivano in fabbrica a singhiozzo, ma soprattutto occorrono quasi 3 anni perché si sblocchi la fornitura dei motori inglesi Bristol Centaurus.
In aggiunta, anche il clima nelle fabbriche di Sesto San Giovanni è tuttaltro che tranquillo.

Il prototipo del BZ 308 fa il suo primo volo il 27 agosto 1948, ma l’aereo non arriverà mai alla produzione in serie nonostante le ordinazioni pervenute da numerosi Paesi.
I tre anni di ritardo hanno scavato una voragine nelle già asfittiche casse della Sezione Aeronautica, pertanto per la produzione occorrerebbe un investimento da parte dello Stato, ma da Roma arriva solo un assordante silenzio.
Anche se in via non ufficiale, l’Italia sceglie di rinunciare a un progetto industriale valido in cambio della sicurezza di ricevere gli aiuti americani di cui ha estremo bisogno per la ricostruzione.

La Breda Aeronautica viene chiusa nel 1951, mentre l’unico esemplare di BZ 308 è ceduto all’Aeronautica Militare che lo utilizza sulla rotta Roma-Mogadiscio (in quel periodo la Somalia è affidata all’amministrazione fiduciaria italiana su mandato dell'ONU).



Il sipario sull’aereo che non doveva volare cala definitivamente all’aeroporto di Mogadiscio nel 1954. In fase di atterraggio, lo sfortunatissimo BZ 308 va a schiantarsi su un rullo compressore dimenticato in pista.
Amen.

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Comments:
Che piacere leggere l'articolo. Ho conosciuto bene l'Ing. Zappata, scomparso ultracentenario. Era il nonno di un mio carissimo amico, al quale farò leggere il post. Quanto al contenuto, mi rattrista vedere come le scelte verso l'assistenzialismo siano così radicate anche nel passato.

Oscar
 
@Oscar - Piacere mio. Il progetto dell'Ing. Zappata per la Breda era straordinariamente avanzato per l'epoca, oltre che di rara eleganza dal punto di vista estetico.
D'altra parte, Zappata non era nuovo a progetti di assoluto rilievo come quelli per i Cantieri Aeronautici e Navali Triestini (CANT) e si colloca a fianco di Mario Castoldi al top della progettazione aeronautica italiana nel periodo che va dagli anni '30 al dopoguerra.
Fosse entrato in produzione, il BZ 308 aveva i numeri per dare filo da torcere al Douglas DC 6 e al Lockheed Constellation (cui somigliava per la fusoliera snella e filante e per la deriva di coda).
Purtroppo, come ho scritto, la Ernesto Breda era un gigante siderurgico e metalmeccanico capace di produrre di tutto - locomotive, trattori, autocarri, motociclette, aerei - ma con i piedi d'argilla, e nell'Italia del 1945 non esistevano né le condizioni finanziarie né, soprattutto, le condizioni politiche per sostenere un progetto tanto ambizioso.
 
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