sabato, maggio 12, 2018
Quando in chiesa si pregava Sant'Aronne
Della chiesa citata nel titolo non resta che un po’ di pietrame delle fondamenta a malapena distinguibile nel sottobosco. Apparteneva a un piccolo villaggio medievale, Olevani (od Olàfani), situato in una remota vallata dell’Alta Ogliastra apprezzata dai trekker perché gli impervi sentieri montani conducono a Codula di Luna e a quel paradiso marino chiamato Cala Luna.
Dell’esistenza del villaggio, estintosi tra il XII e XIII secolo per ragioni imprecisate (siccità, carestia, malattie, contrasti con altre comunità) è rimasto appena qualche brandello di notizia tramandato nella memoria orale dei paesi confinanti (Urzulei). Si narra ad esempio che Giorgio, primo vescovo di Suelli canonizzato come santo, abbia sostato a Olevani nella sua avventurosa visita pastorale (XI secolo). Si tramanda anche il nome del santo patrono cui era dedicata la chiesa del villaggio: Santu Aronau.
Santa Romana Chiesa annovera Aronne tra i santi e beati del calendario (festa il 1 luglio), ma anticamente il suo culto in pubblico era una sorta di concessione speciale ristretta alle famiglie ebree che si erano convertite al cristianesimo.
Per deduzione, l’elevazione a santo patrono implicherebbe una consistente presenza israelita a Olevani.
Da dove venivano questi ebrei e perché avevano scelto di vivere in un luogo tanto defilato?
L’unica fonte storica che abbia una qualche attinenza riguarda i 5.000 ebrei di Roma che l’imperatore Tiberio avrebbe fatto deportare sulla costa orientale sarda a seguito di tumulti scoppiati nella capitale.
Gli storici romani tagliano corto sulla sorte di questi infelici, spediti a fare da “cuscinetto” tra le pacifiche popolazioni latinizzate della costa e i “barbari” (barbaricini) dell’interno: sarebbero morti di stenti e di malattia a causa dell’insalubrità dei luoghi.
Per amore di ipotesi, se si volesse credere a una discendenza ebraica tanto prolifica e tenace da perpetuarsi per un millennio, ciò significherebbe che i deportati non erano solo di sesso maschile o che la deportazione abbia coinvolto interi nuclei familiari, dato che l’appartenenza al popolo ebraico si trasmette solo per via matrilineare. Si dovrebbe ipotizzare, inoltre, che la conversione al cristianesimo, avvenuta in epoca imprecisata, non avesse cancellato la consapevolezza delle radici ebraiche.
La presenza di piccole, ma influenti comunità ebraiche nei poverissimi villaggi dell’Ogliastra almeno fino alla messa al bando imposta dai cristianissimi re di Spagna è sempre stata un argomento a metà tra la speculazione di antropologia culturale e la leggenda a causa della totale assenza di documentazione.
La scoperta del culto tributato a Sant’Aronau non sposta gli equilibri, ma d’altra parte il mistero e le domande insolute sono parte integrante del fascino del Medioevo.
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mercoledì, gennaio 11, 2017
Il passo falso del grillo
Mi sono posto una domanda oziosa: come dare una parvenza di senso alla scombinata liaison dangereuse tra il ruspante ed euroscettico MoVimento Cinque Stelle e i vertici del gruppo Liberal-democratico al Parlamento Europeo?
I protagonisti
Guy Verhofstadt - ex premier del Belgio, interessato ad aprire le porte dell’ALDE al M5S allo scopo di puntellare la posizione dei Liberal-Democratici come terzo gruppo dell’Europarlamento, ma soprattutto per prenotare per sé la prossima poltrona di prestigio lasciata vacante a Strasburgo o Bruxelles.
I vertici M5S - per cui concludere la trattativa con Verhofstadt e l'ALDE era un’occasione da cogliere perché:
• avrebbero svincolato gli euro-pentastellati dall’alleanza sempre più limitante e improduttiva con l’UKIP di Nigel Farage, poco coinvolto nei lavori dell’Europarlamento da quando ha fatto bingo con la Brexit;
• operando all’interno dell’ALDE, la pattuglia del M5S avrebbe potuto esercitare un’influenza maggiore sulle decisioni dell’Europarlamento;
• ultimo ma non ultimo, c’era una discreta possibilità di ritagliarsi la stessa autonomia decisionale goduta all’interno del gruppo parlamentare EFDD.
Gli ignari
Quasi tutti gli europarlamentari dei due gruppi più la base elettorale del M5S in Italia.
Il feuilleton
L’accordo, strombazzato in Italia come già concluso e solo da ratificare, è saltato miseramente.
Le resistenze, le proteste e le spaccature all’interno dell’ALDE che Verhofstadt aveva sottostimato si sono trasformate in una porta sbattuta in faccia ai Cinque Stelle.
Questi ultimi, non potendo fare altrimenti, hanno inscenato la manfrina del “non ci meritano”, “questa volta abbiamo fatto tremare i poteri forti e loro hanno reagito” ecc. ecc. La verità è che ora pagheranno pegno a Nigel Farage per rientrare nell’EFDD.
Il taxi
Tutto questo mediocre canovaccio mi ha ricordato una frase di Enrico Mattei: “Uso i partiti allo stesso modo in cui uso i taxi: salgo, pago la corsa e scendo.”
La trattativa è stata il taxi su cui sono saliti due estranei che intendevano raggiungere i rispettivi obiettivi.
Accordarsi era esclusivamente una questione di convenienza: ci sarebbe stato tempo e modo, in seguito, per appianare le siderali divergenze di vedute, per far digerire ai rispettivi parchi buoi l’idea che il rospo da baciare era un bellissimo principe sotto maleficio e, al momento opportuno, separarsi salvando la reputazione.
Sul più bello, però, il taxi ha forato: nemici come prima.
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mercoledì, novembre 30, 2016
Quotation
Io conosco la risposta. La risposta è che mai e poi mai devi fare affidamento su un’altra persona per la tua pace interiore.
Se lo fai resterai fregato anche se in buona fede: non oggi, forse, ma prima o poi.
Devi - che ne so - imparare a vivere con te stesso. Devi imparare a rassettare il letto da solo e a preparare la tavola per uno senza sentirti patetico. Devi essere forte, fiducioso e compiaciuto di te stesso e non dare la minima impressione di essere incapace di arrangiarti senza quella certa stramaledetta persona.
Devi fingere, di brutto.
Armistead Maupin, da More Tales of the City
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domenica, luglio 12, 2015
Noahxit
Il mattino del giorno fissato per il diluvio universale, Dio si affaccia sopra l’arca e la vede ultimata, con il portellone ermeticamente chiuso. Compiaciuto, inizia a radunare le nubi di tempesta quando, con la coda dell’occhio, scorge ai piedi di un’altura poco distante Noè, la sua famiglia e tutti gli animali.
Stupito e contrariato, Dio chiama a gran voce:
«Noè!! Noè!!»
«Dimmi, mio Signore»
«Che diav... ahem... cosa ci fate tu e tutti gli animali fuori dall’arca??? Non sai che sto per scatenare il diluvio?»
«Lo so bene, Signore»
«Osi forse disubbidire ai miei comandi?!?»
«No, mio Signore, ci mancherebbe altro»
«Quindi? Esigo una spiegazione, subito!!»
«Mio Signore, i tedeschi a cui avevo affidato l’appalto dell’arca, frau Merkel e herr Schäuble, hanno fatto un lavoro davvero eccellente. Lo vedi anche tu, Signore: bel design, tecnologia di prim’ordine, arca indistruttibile...»
«Vedo, vedo... poi cos’è successo?»
«Quei due si sono piazzati alla porta a controllare chi entrava. Hanno iniziato a urlare Nein! Nein! Voi non in regola, tu e tu bisogno troppa acqua, voi due sovrappeso, tu, tu e tu niente documenti..»
«E non hanno fatto entrare neanche te?!?»
«No, mio Signore. Hanno detto che siccome avevo speso tutti i miei averi per l’arca non ero più una persona solvibile e che l’arca era un progetto troppo serio per essere ancora affidato alla mia famiglia»
«Come si permettono??? Ti ho scelto IO per questa missione!!»
«Ho cercato di spiegarglielo. Mi hanno risposto che questo non era affare loro e che si riservavano di riaprire le trattative per farmi entrare nell’arca a diluvio finito»
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domenica, gennaio 26, 2014
Aforisma
Ecco, ora conosci tutti i miei difetti.
Li hai analizzati con la freddezza del biologo
sezionati con la precisione del patologo
contabilizzati con la pignoleria del ragioniere
biasimati con il moralismo del predicatore.
Ora che li hai messi a nudo
puoi rivestirti e andartene,
grazie.
(Nina Gentili)
domenica, dicembre 01, 2013
Avanzi di stagione
La decadenza
Nei giorni scorsi, l'epilogo della procedura di decadenza da senatore della Repubblica nei confronti di Silvio Berlusconi ha fatto parlare alcuni di ritorno del Paese alla normalità. Pur avendo sempre visto il Cavaliere di Arcore come il fumo negli occhi e considerando più che corretta l'applicazione della Legge Severino, non mi sento di sposare interpretazioni tanto ottimistiche.
Immaginate il raccontino che segue, volutamente fuori dal tempo, recitato sul palcoscenico da un attore nei panni di un personaggio popolaresco.
Conoscevo una donna - gran bella donna anche se non più nel fiore degli anni - che da un giorno all’altro smise di uscire di casa se non per fare la spesa, di fretta, alla bottega più vicina.
Sapete, la poverina si vergognava assai perché aveva un problema: sulla natica destra le era spuntato un gran bubbone che le doleva giorno e notte, impedendole di star seduta, di dormire e rendendole penose persino le funzioni corporali.
Il bubbone diventava più grosso di giorno in giorno, insensibile alle pomate e alle medicazioni che la poverina provava ad applicare. Una volta tentò pure d’inciderlo per farlo sgonfiare, ma appena lo toccò con la punta dell’ago il dolore fu tale da farla stramazzare a terra priva di sensi.
Allora lei cercò di scendere a patti, ma il bubbone - che era d’indole maligna e provava gusto a comandare - prima pretese che la natica non fosse mai più toccata né lavata, poi che la donna restasse stesa sul letto a pancia in giù con le natiche scoperte affinché lui potesse sbrigare certi suoi affari con comodo e alla luce del giorno. Ogni nuova richiesta che le giungeva attraverso certe venuzze del sedere era giustificata ricordandole, a mo' di avvertimento, che dal benessere del bubbone dipendeva quello di lei.
Il maledetto aveva pure figliato una corona fitta di pustole che, rese spavalde dalla vicinanza e dal potere di cotanto padre, davano il tormento all’infelice quando il loro signore riposava o si sollazzava nel pus.
Passarono così vent’anni, finché un giorno la poveretta incespicò tornando dalla bottega e si ruppe malamente una gamba. Il dottore che la visitò venne a sapere della triste storia e, da uomo pratico e di scienza, non ebbe esitazioni: fatta addormentare la donna con l’etere, nettò la natica dalle croste e dallo sporco, disinfettò per bene e con il bisturi asportò la zona infetta, scavando finché la carne viva non apparve totalmente sana.
Trascorsero i lunghi giorni della convalescenza e quando lei fu nuovamente in grado di camminare, poté fare i suoi bisogni senza fastidi, come tutti i cristiani di questo mondo. Passando davanti allo specchio, finalmente sorrise soddisfatta e felice. Era la prima volta che le capitava di sorridere da quando era iniziato il suo tormento. Fu allora che con sgomento si accorse che i denti, trascurati a causa del bubbone, erano diventati guasti e tremolanti.
La morale della storia, amici miei, è che questa è la vera decadenza: una nazione che si è piegata all’immoralità fatta sistema non se ne libera facilmente e a poco prezzo.
Vecchi amici che tornano
Circa 2 settimana fa, proprio nel bel mezzo di un picco di lavoro, la batteria e il caricabatteria del mio Macbook hanno dato forfait. Speravo di tirare avanti almeno fino all’arrivo della tredicesima per acquistare i pezzi di ricambio: è andata diversamente.
Dato che l’IT aziendale aveva libero solo uno sfiatato notebook con Win XP reduce da troppi passaggi di mano, ho rimesso definitivamente in pista l’iMac usato a casa fino al 2009, con 14 anni di servizio sul gobbo ma ancora in ordine di battaglia.
Poco male per i video su Youtube in modalità “fermo-immagine” perché si sopravvive anche senza. I problemi più seccanti sono altrove. Ancora oggi finisco invischiato nella melassa (termine di mio conio) perché dimentico che tenere aperte in contemporanea 3 o 4 applicazioni manda in apnea la RAM, che chiama in suo soccorso il disco rigido.
Per non parlare di quando mi tocca aprire il pachidermico OpenOffice 3, che è di una lentezza esasperante sull’iMac, per “passare in lavanderia” i testi prodotti con le vecchie versioni di TextEdit, Mariner Write o Bean. Questi ultimi sarebbero perfetti, leggeri e scattanti come sono, non fosse per un difetto congenito di cui non riesco a venire a capo: quando passo i file ai colleghi, MS Word attiva automaticamente il dizionario INGLESE per il controllo ortografico, il ché vuol dire che sui loro schermi il 90% del testo appare segnato come errato o non riconosciuto.
Pian piano, però, sto riappropriandomi di abitudini dimenticate e richiamo dal passato vecchi compagni di strada. Gli ultimi arrivi in ordine di tempo sono Cog, uno smilzo lettore mp3 che fa le veci del massiccio iTunes, e Site Studio, che nella mia lontana stagione di web-designer amatoriale e creatore di contenuti mi ha dato più di una mano d’aiuto.
Ho messo in funzione la mia piccola macchina del tempo e, finché l’iMac regge, è un passatempo divertente tra un lavoro e l’altro.
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lunedì, settembre 30, 2013
Seelvio il Gozeriano
Se davvero è aderente allo svolgimento dei fatti, il resoconto della riunione pomeridiana dei deputati e senatori PDL convocata alla presenza di Silvio Berlusconi è roba da cineteca.
Il motivo non risiede tanto nella prevedibile smacchiatura a secco dei timidi distinguo espressi da qualche ministro dimissionato a sua insaputa e da pochi altri esponenti “diversamente berlusconiani” del PDL, quanto nella concezione minimalista della democrazia interna in uso allorché Silvio smette i panni del liberal forse esuberante e naif, ma fondamentalmente bonario e conciliante.
La scena ricorda, involontariamente, la materializzazione di Gozer il Gozeriano in Ghostbuster 2.
La riunione, infatti, si risolve in un breve monologo di Silvio Berlusconi, il quale ribadisce con enfasi le ragioni per cui viene ritirato l’appoggio al governo Letta per andare speditamente verso nuove elezioni.
Al termine del monologo, solo l’incauto Fabrizio Cicchitto prende la parola avanzando la richiesta di aprire un dibattito.
La risposta cala inesorabile:
“Sei tu un dio??” - chiedono all'unisono Schifani e Brunetta in versione Mastro di Chiavi e Guardia di Porta.
“N-no…” - balbetta Cicchitto
“Allora la richiesta è respinta e la riunione può considerarsi terminata”
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venerdì, febbraio 03, 2012
Lusitania
L'affondamento del LUSItania? 13 milioni di Euro, senza MasterCard
Il discredito sulla politica e il danno d'immagine per il PD? Non hanno prezzo.
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domenica, ottobre 03, 2010
Note a margine
Armi di distrazione di massa

L’attuale direttore di Libero è sì un intellettuale organico di punta, ma non è imprescindibile nella corazzata mediatica al servizio dell’attuale maggioranza, né mi risulta che contro di lui siano state orchestrate campagne di odio; semmai, lui e altri suoi pari possono essere ascritti tra i portatori sani di violenza verbale.
Con tutto il rispetto per Belpietro, viene spontaneo sospettare che episodi come questo e la statuetta tirata addosso a Silvio Berlusconi abbiano senso solo in un’ottica di distrazione di massa, di diversivo calato per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su presunte emergenze e allentare la pressione su problemi più pregnanti.
La nave dei sogni

Ho scelto questa immagine non solo perché la trovo oggettivamente bella, ma perché può essere letta come metafora delle nostre speranze, dei nostri sogni e progetti per il futuro: vascelli in miniatura affidati al mare.
Buona settimana
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domenica, luglio 18, 2010
Medleying 07.18.2010

Estoy en ti
porque el tiempo es finito.
Cierras los ojos;
verás acaso todo
lo que mi ausencia toca.
Sono in te
perché il tempo è finito.
Chiudi gli occhi;
forse vedrai tutto ciò
che la mia assenza sfiora.
Ricardo Virtanen
L’autore
Ricardo Virtanen, 46 anni, è nato e risiede a Madrid. Professore, traduttore, critico letterario, musicista e poeta, ha pubblicato due libri di poesie: “Notas pie de página” (2005) e “La sed provocadora” (2006).
Divergenze

Dal punto di vista razionale c’è una spiegazione perfettamente logica al fatto che non abbia la più pallida idea di chi siano le persone del mio paese d’origine che casualmente incrocio o intravedo nell’agorà virtuale di Faccialibro.
Via quei sorrisetti sotto i baffi, please, non è la vecchiaia che avanza a passo felpato.
Molto semplicemente, le mie già non numerose conoscenze lanuseine decrescono paurosamente già con i nati negli anni ’70, per diventare pressoché nulle con le generazioni sbocciate dal 1980 in poi.
Non di meno, da un punto di vista emotivo percepisco la sensazione di estraneità, di non appartenere a nessun luogo preciso, come una sottile, spiacevole inquietudine.
Warning: Bullshit!
La ripresa?!? Da un pezzo dicono che c’è, che è bellissima, ma anche timida e cagionevole di salute, per cui viene tenuta chiusa a chiave da un gelosissimo Giulio Tremonti che nega il permesso di vederla a chiunque, men che mai a Silvio Berlusconi, che insiste nel volerla portare a Villa Certosa per un fine settimana “Per farle cambiare aria, cribbio!”.

La verità è che l’economia continua a essere in stagnazione profonda, con le imprese che annaspano a corto di liquidità, un sistema creditizio che definirlo “braccino corto” è fargli un gran bel complimento e i consumi delle famiglie già compressi all’inverosimile.
L’apparente risalita dei mesi scorsi era solo l’ansa in una crisi economica “a W”. Ad accelerare la prossima discesa nel toboga ha provveduto il governo con una manovra correttiva perfida, perfetta per un paese che si candidi alla recessione e per aumentare le disparità tra l’oligarchia degli intoccabili e una platea sempre più ampia di nuovi poveri.
Spero di essere smentito dai fatti nei prossimi mesi, perché in caso contrario anche lo scenario che mi riguarda da vicino potrebbe subire un cambiamento drastico.
Italia settima potenza industriale? Radice settima di un ex paese industriale è più realistico.
Podcasting

Chiunque, anche avendo a disposizione risorse tecnologiche limitate (come nei paesi in via di sviluppo), poteva mettere in Rete contenuti audio e video autoprodotti.
Oggi di tutto questo non si parla più: i podcast esistono ancora, ma è come se fossero “invisibili”.
Chi ha ammazzato il Podcast?
Piccoli George Lucas crescono
Con un valido sostegno digitale e molta passione, anche una produzione “amatoriale” come questo cortometraggio ispirato alla saga di Star Wars diventa una visione accettabile, a patto di apprezzare il genere e di non chiamarsi George Lucas, ovvio. :)
Inclinazione al vizio :o)

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lunedì, giugno 07, 2010
Archeoleggende

Bisogna riconoscere al sor Giacobbo un gran fiuto nell’aver scovato il suo filone d'oro in quella nicchia ai margini estremi della storia e dell’archeologia dove qualsiasi teoria “alternativa” tinta di mistero e di paranormale è benvenuta, nonché smaglianti doti di intrattenitore nel proporre le sue minestrine scandendo magistralmente i tempi televisivi e il lancio delle “esche” per ingolosire e tenere alta la suspance nel pubblico a casa.
Quando passano i titoli di coda, il telespettatore medio si sente soddisfatto per aver preso parte all’illusoria caccia al tesoro, ma mai completamente appagato perché, nella migliore delle ipotesi, avrà sbirciato solo il fumo dell’arrosto più volte promesso in trasmissione.
Ma che fine fanno i tanti sedicenti misteri rimasti irrisolti?
Tornano a circolare dove la redazione di Giacobbo li ha scovati: nei circuiti di infotainment delle TV americane e britanniche, nella pubblicistica pseudo-storica e e sul web, in attesa che qualcuno li impacchetti nuovamente, riproponendoli con l’aggiunta della solita “sensazionale scoperta”.
Due esempi tra i tanti: i teschi di luce Maya e l’Arca di Noè sull’Ararat.

Il più famoso tra questi strani manufatti è quello detto di Mitchell-Hedges.
La storia propagandata a più riprese da Anne Mitchell-Hedges è che il teschio sia stato da lei ritrovato nel 1924 in un ripostiglio nascosto in una piramide nel sito Maya di Labaantùn (Belize). Il ritrovamento fortuito avrebbe suscitato gioia incontenibile negli indios presenti, che avrebbero riconosciuto nel teschio un importante strumento sacro dei tempi antichi.
Sempre secondo la fonte succitata, il teschio fu esaminato nei laboratori Hewlett Packard a Santa Clara (California), che avrebbero confermato che il cranio era stato ricavato da un unico blocco di quarzo ialino grande tre volte l’oggetto finale e lavorato senza l’ausilio di strumenti moderni.
I tecnici sarebbero rimasti impressionati dal fatto che il manufatto era stato scolpito con estrema precisione in senso contrario all’asse naturale del quarzo, senza segni di sfaldatura.
Giusto per aggiungere una coloritura “gotica” al mito nascente, Mitchell-Hedges scrisse che il teschio porta sfortuna e morte certa a chi lo irride, mentre protegge le persone che, più saggiamente, lo rispettano.
Le proprietà benefiche e spirituali dei teschi in questione vengono così spiegate in un'intervista da Joshua Shapiro, "custode" di alcuni teschi di cristallo: "Possiamo dire che i maya li considerano come oggetti sacri che vanno custoditi e tenuti segreti perché credono che siano vitali per l’umanità e che possano contribuire a creare un mondo più pacifico per il futuro. Il teschio di cristallo contiene grandi energie e saggezza per le genti maya, che devono essere preservate a ogni costo".
Dagli anni ’30 a oggi, però, i mezzi d’indagine sui manufatti hanno fatto parecchi passi in avanti.
Lo Smithsonian Institute ha potuto esaminare la mandibola del teschio di Mitchell-Hedges al microscopio elettronico, sotto luce ultravioletta e con la tomografia computerizzata, scoprendo così tracce inconfondibili dell’uso di moderni strumenti di taglio ad alta rotazione dotati di lama circolare in acciaio diamantato, ovviamente incompatibili con la tecnologia disponibile intorno all’ottavo secolo D.C, ossia ai tempi dei Maya.
Altrettanto ovvio che i cultori del mistero e dei rituali sciamanici new-age tacciano su questa scoperta sin troppo... ovvia.
Quanto ai resti della biblica Arca di Noè, ciclicamente tornano alla ribalta persone che sostengono di aver trovato o avvistato i resti dell’imbarcazione sui ghiacciai dell’Ararat, al confine tra Turchia e Armenia.
Tra questi ricercatori dell’Arca perduta si contano anche due italiani: Angelo Palego e Claudio Schranz (maggiori informazioni qui e qui).

L’ultimo team di esploratori che sostiene di aver trovato l’Arca di Noè ha dichiaro in conferenza stampa di essersi imbattuto a quota 4000 in un incavo dove, intrappolata tra ghiacci e roccia vulcanica, stava una “parete di legno”.
Sul pavimento di questa cavità sarebbero state visibili tracce di paglia e di cordame. Niente di nuovo rispetto a quanto riportato da decenni, nessuna prova tangibile riportata dall’Ararat: tuttavia la notizia è finita sulle pagine dell’autorevole magazine Time.
Non c’è dubbio:abbiamo bisogno del mistero, di un santo graal da cercare per continuare a sognare.
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sabato, luglio 04, 2009
Resume - the saturday edition 07.04.2009
PaleoPiddì

Le schermaglie di questi ultimi giorni potrebbero essere scambiate per il segnale di un partito redivivo, forse tiepidamente di sinistra e forse riformista, forse non più solo arcipelago di fazioni bonsai tenute assieme da ambizione e rassegnazione, forse meno rattrappito e cervellotico, ma anche terribilmente incline ad affidarsi all'usato (più o meno) garantito.
Bersani, Franceschini e (forse) Marino sono persone mediamente simpatiche (per usare l'aggettivo "blasfemo" di Debora Serracchiani), ma è da tempo che aspettiamo dal PD una leadership che abbia una piattaforma politica chiara, credibile, affidabile, non dettata dall'imperativo di tamponare l'emergenza, su cui ci si possa confrontare e persino arrabbiare.
Per ora, almeno per ciò che posso vedere da osservatore disincantato, all'orizzonte ci sono solo candidature che fanno da foglia di fico ai "soliti noti".
PaleozoTico

In pratica, sostiene lo spassosissimo giornalista, l'opposizione ha scelto di buttare il bambino insieme all'acqua sporca, facendo così eco alle dichiarazioni dell'altrettanto spiritoso Ministro degli Interni, Bobo Maroni, che ha rinfacciato alla Sinistra di aver perso un'occasione per parlare al Paese reale e di aver voltato le spalle all'insegnamento di Giovanni Falcone (sic!).
Mi riprometto di leggere con attenzione il testo del pacchetto che la maggioranza ha messo in cassaforte a colpi di fiducia, dato che non ho motivo di fidarmi della propaganda smerciata come informazione a noi poveri peones.
A fiuto, però, è difficile non percepire l'olezzo della solita fuga demagogica in avanti (o meglio all'indietro) di questo governo "dell'immaginario e della paura", debole con i poteri forti, cinico e vessatorio verso le classi più deboli.
L'aver stabilito per legge che una mera condizione, qual è l'essere entrati da clandestini nel territorio nazionale, sia di per sé una fattispecie di reato nonché un'aggravante in caso di altri delitti, unita a tutto un coacervo di gravami, impedimenti e balzelli (chiamiamoli pure taglieggiamenti legalizzati) per svolgere qualsiasi pratica accessoria alla quotidianità, è un atto di protervia con cui si istituzionalizzano gli iloti, inferiori per nascita e razza, oltre a non avere che un debolissimo legame con la sicurezza e il contrasto dei racket che sfruttano i flussi migratori.
Inoltre, com'è stato fatto notare da qualche commentatore, questa parte del pacchetto sicurezza sancisce la disgiunzione dell'ordinamento giuridico da qualsiasi concetto di giustizia che non sia l'arbitrio medioevale e scarica sul Paese reale (magistrati, forze dell'ordine, presidi, impiegati ecc.) l'ingrato compito di applicare un dettato normativo che appare tanto critico sotto l'aspetto della moralità quanto ad altissimo tasso ideologico.
Maledetti vi amerò
Tornare indietro nel tempo senza ringiovanire neanche di un misero giorno è una gran bella fregatura, almeno per me che sono ormai a un passo dal mezzo secolo. Gli ultimi dati sull'andamento dell'economia dicono che la ricchezza generata dal Paese è in picchiata libera al punto che siamo tornati ai livelli del 1993.
Eppure non passa giorno che un esponente del governo non biasimi gli impiegati statali, perché non fanno il loro dovere patriottico di spendere e indebitarsi per rilanciare i consumi, e gli economisti "non allineati" perché con il loro pessimismo catastrofista alimentano una crisi che è solo "psicologica".

È disfattismo essere consapevoli che siamo una nazione che si sta impoverendo economicamente, industrialmente e intellettualmente?
È antipatriottico prendere atto che i provvedimenti messi in campo dall'esecutivo sono solo cosmesi sulle rughe di un paese in declino e un garbato scambio di favori con la casta che vive di rendita?
È sbagliato far notare che le risorse esistenti non vengono investite in ricerca, innovazione, energia, ambiente e cultura, che ci sono ormai 2 generazioni che vengono lasciate alla porta, mentre si premiano quanti stanno seduti a tavola a spolpare la carogna con il solo pensiero di morire a pancia piena?
Almeno fossimo tornati davvero al 1993: avremmo potuto richiamare in servizio Carlo Azelio Ciampi!
Vecchie glorie

Un altro pezzo di storia del World Wide Web scompare dopo un mesto tramonto nell'anonimato.
Per le vecchie glorie il dimenticatoio è dietro l'angolo, come dimostra in Italia il caso della meteora Video On Line.
Visioni orientali

Sarà il caldo, sarà che è partito il conto alla rovescia per le agognate ferie, sarà l'attesa di poter riabbracciare il mare, ma trovo affascinante questo scatto della fotografa cinese Xie Mo.
L'originale e qualche nota biografica sull'autrice (in inglese) sono a disposizione a questo indirizzo.
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domenica, giugno 28, 2009
Sunday Resume 06.28.09
(R)Umori da Puttanopoli
Siete patetici, allo sbando, all'ultima spiaggia. Non avete uno straccio di argomento politico e così, per disperazione, vi siete attaccati al gossip delle mignotte, state a cospirare con la complicità delle solite toghe rosse e della stampa estera.
Sanculotti, moralisti e laicisti da strapazzo, siete ridicoli quando esaltate quel poveraccio di Don Sciortino asserragliato nel bunker di Famiglia Cristiana come quei giapponesi che non sapevano che la guerra era finita.

Smettetela di sognare a occhi aperti, rottami della sinistra, siete dei perdenti e con le vostre bugie non ce la farete mai a rovesciare Silvio Berlusconi: noi siamo la maggioranza in questo Paese e non ve lo permetteremo.
Godetevi questi schizzi di merda perché sono gli ultimi che farete. Ride bene chi ride ultimo, e non illudetevi: dopo le vacanze saremo noi a ridere.
No, non sono uscito improvvisamente di senno né sono stato folgorato sulla Via del Plebiscito all'altezza di Palazzo Grazioli ;-). Quanto sopra è la sintesi degli umori correnti nell'elettorato di rigida osservanza pidiellina raccolti per strada e sul web.
Che dire?? Continuiamo così, siamo un popolo di guitti.
Stelle che si spengono
In un solo giorno sono scomparse due icone dello showbiz: Farrah Fawcett e Michael Jackson.
Personalmente provavo più rispetto per la sessantaduenne texana, ex ragazza-poster, Charlie's Angel e attrice, forse perché da un pezzo avevo accantonato l'immagine distorta e stereotipata di "bellona-vitaminizzata-ma-senza-cervello".
Resta agli annali l'ironica risposta data alla giornalista di TV Guide che nel '77 le domandava il segreto del successo mondiale delle Charlie's Angels: "Quando Charlie's Angels era arrivato al terzo posto tra le serie più seguite pensavo fosse grazie alla nostra bravura, ma quando si piazzò al primo posto capii che il suo successo era dovuto al fatto che nessuna di noi tre portava il reggiseno".

Per Michael Jackson, invece, il discorso è più complicato, così come era enigmatico e contraddittorio l'uomo dietro il personaggio pubblico.
Migliaia di persone piangono la morte prematura dell'idolo pop, del talento stellare, di un personaggio che incantava e che ha fatto ballare mezzo mondo.
Per quanto mi riguarda, però, penso che Michael Jackson sia morto alla fine degli anni '80, quando l'uomo e l'artista implosero lasciando in balia dei flutti e di se stesso una persona svuotata e tormentata che i media e molti suoi fan hanno guardato con crescente perplessità mista a imbarazzo.
Non credo alla genuinità del rimpianto e alle lacrime di coccodrillo di quanti in questi giorni sono intervenuti per commemorare il Re della Moonwalk, l'eterno Peter Pan, l'eccentrico camaleonte con i suoi eccessi, debolezze e micidiali gaffe in pubblico.
Riposi in pace.
Cattivi maestri
Qualche giorno fa ho letto in giro per vari blog e aggregatori un appello alla mobilitazione contro il cosiddetto Emandamento D'Alia in materia di repressione di attività di apologia di reato, istigazione a delinquere, incitamento di associazioni criminose e appello alla disobbedienza alle leggi compiuti a mezzo internet.

Era un articolo scritto in modo alquanto vago, frutto di una visione del Web come enclave senza legge né regole e brodo di cultura della sovversione, che dava ai controllori la possibilità e il potere di decidere quando un'opinione critica espressa su un blog, su un forum o su Facebook diventava istigazione alla disobbedienza alle leggi, pertanto passibile di oscuramento o di filtro alla stregua di un sito contenente materiale pedo-pornografico o di un casinò on-line non autorizzato.
Il senatore siciliano dava voce a un allarme strumentale, l'ennesimo, sui pericoli della Rete e sulla necessità di imporre vincoli, restrizioni e ingerenze in nome di una sedicente sicurezza. Una posizione arcaica e strumentale, che denota una conoscenza di terza o quarta mano di Internet da parte della classe politica, ma soprattutto un ottimo cavallo di troia per imporre al web italiano giri di vite e bavagli "alla cinese".
Tuttavia l'emendamento D'Alia, approvato al Senato, è stato affossato nel successivo passaggio alla Camera dei Deputati, sparendo così dal testo del Pacchetto Sicurezza rimandato al Senato per l'approvazione.
Prendete nota per non continuare lo spam involontario via mail, sui blog e su Facebook
Chapeau!
Sfidare la pioggia con...humour
Buona settimana!
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venerdì, gennaio 23, 2009
Canterville

Ricordi cosa voglia dire trascinarsi un giorno dopo l’altro nella speranza che qualcosa sia cambiato, di avere recuperato il controllo sulle emozioni, di non inciampare ed essere risucchiato in quel circolo vizioso di pensieri storpi, ulcerati e avvelenati che ti tormenteranno finché non sarai talmente stremato da trovare tregua nel sonno, sempre che ti sia concesso il lusso di dormire.
Proprio perché non hai dimenticato, provi rispetto per la sofferenza e il tormento altrui. Vorresti coprire con un velo di discrezione quell’anima messa a nudo che distilla dolore e fiele nelle pagine del suo blog, trovare parole di comprensione che non siano polverose e inutili ancor prima di essere pronunciate.
Però questo è un ruolo che spetta ai suoi amici più intimi, quelli in carne e ossa che sono sempre presenti nell'ora del bisogno, che stanno ad ascoltare, che possono abbracciare e asciugare lacrime, non a un pallido fantasma di passaggio nel web.
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martedì, novembre 04, 2008
Sogni loschi e maldestri
Non mi capita spesso di ricordare ciò che sogno. Questo trionfo onirico fa eccezione, ed è stato sopra la media per lunghezza, articolazione e ricchezza di dettagli inverosimili.
Se qualcuno ne cava un'interpretazione vagamente logica, avrà la mia personale gratitudine.
Da qualche tempo lavoro con/per Mr.X. A suo modo, lui è un dannato genio della comunicazione, ma è anche un insopportabile, lunatico, borioso S.O.B, un mammasantissima autoritario, dotato di ottime entrature e di tanto pelo sullo stomaco.
Nel suo atelier, piccolo ma ben quotato, mi occupo prevalentemente di progetti per la clientela Food e Retail: sotto questo profilo, il boss è qualcuno da cui posso imparare un sacco di cose.
Stamattina, però, in ufficio tira aria di tempesta. Vedo uno dei collaboratori di lungo corso entrare rabbuiato nella stanza del boss e subito dopo, dalla porta chiusa, filtrano urla disumane e improperi a getto continuo.
Ho chiesto anch’io udienza: il mio turno viene dopo il malcapitato che ha appena ricevuto un cazziatone da levare la pelle. So che dovrei accampare una scusa qualsiasi per evitare lo scontro frontale in un frangente così poco opportuno.
Invece, squaderno asciuttamente le mie ragioni: “Se crede che riuscirò a mettere insieme le informazioni che non mi ha passato, creare dal nulla una brochure di vendita e inviare l'esecutivo entro la scadenza impossibile che ha concordato con il cliente, ha sbagliato indirizzo”.

Riesco a racimolare un filo di voce per ribattere dignitosamente: “Se è questo che vuole, per me non è un problema accontentarla. Sappia, però, che esigo i soldi che mi spettano fino all’ultimo centesimo. Questo è tutto”.
Esco tramortito dal sancta sanctorum. La consapevolezza di essere diventato di colpo un disoccupato pieno di problemi concreti e urgentissimi m'investe come una doccia gelata mentre raccatto le mie quattro carabattole dalla scrivania e infilo la porta.
La scena cambia di colpo: sono a un ricevimento.
Mi sento a disagio: so di non avere alcun titolo per essere in quel luogo, che mi sono imbucato senza riflettere, rischiando di essere svergognato all’accredito se il mio ex-boss avrà già inviato qualcuno al mio posto. A tavola si conversa indifferentemente in italiano e in inglese. L’atmosfera è chic, ma quanto meno i commensali sembrano affabili.
Con mia grande sorpresa, di fronte a me trovo seduta C., il mio primo amore che non vedo dai tempi del ginnasio: evidentemente nel frattempo si è accasata molto bene.
Si finisce per parlare degli argomenti di cui fino a qualche ora prima mi occupavo per lavoro e un mio intervento in materia ha l’effetto di impressionare favorevolmente un’anziana signora che, a fine pranzo, mi prende in disparte. Va a finire che quest’ultima mi lascia un indirizzo assicurandomi che troverò qualcuno disposto a farmi un’offerta di lavoro più che adeguata.
Non credo ancora a un simile colpo di [beep!]. D’altra parte, però, non ho nulla da perdere a fare un tentativo.

Mi trovo nel pieno di un party all'aperto che somiglia a un set cinematografico di Bollywood.
Una folla variopinta, infatti, si aggira e si agita all'intermo di un vasto parco al suono della disco music Made in India.
Qualcuno alle mie spalle mi domanda quanto intendo chiedere come compenso. Ragiono a bassa voce e sto per fare una richiesta economica che mi pare ragionevole. Due indiani di fronte a me, però, scuotono il capo e si sbracciano vistosamente per farmi capire che la cifra che ho appena mormorato è ridicola e che posso, anzi devo chiedere molto di più.
Mi giro e vedo i grandi capi che aspettano una risposta seduti a bordo di una Mercedes. Sparo, perciò, una cifra da capogiro (per i miei standard). I grandi capi non battono ciglio, anzi quello al volante allunga il braccio e mi stringe brevemente la mano.
Non credo ai miei occhi: è andata!!
Potrei mischiarmi ai figuranti che danzano poco distante per quanto mi sento al settimo cielo. Non mi domando neanche come mai al posto dei calzoni indosso un bizzarro e vistoso pareo arancione.
Un'elegante giovane signora che avevo notato al ricevimento mi ha adocchiato e ora si avvicina con evidentissime intenzioni di socializzare. Per farla breve, sembra che la giornata già trasformatasi da disastro epocale in evento glorioso prenda un'ulteriore, imprevedibile piega... ahem... piccante.
La tizia non mi molla un attimo, mi riempie di complimenti e si dimostra un’autentica piovra.
Intuisco che la mia interlocutrice ha avuto un ruolo importante nel farmi trovare già srotolato il tappeto rosso, per cui sarebbe un errore madornale mettermela contro ancor prima di iniziare. Mi torna in mente che nell’Antico Testamento si narra di un tale di nome Giuseppe che, per aver rifiutato le attenzioni della moglie dell’egizio Putifarre, era stato sbattuto in galera con l'allegra prospettiva di essere giustiziato.
Finiamo in uno dei locali dell’azienda e la situazione si fa tanto bollente quanto confusa e imbarazzante. Nella stanza, infatti, c’è un continuo viavai senza alcuna discrezione, malgrado i “lavori in corso”.
Una dei tanti passanti si ferma a reclamare come suo il pareo che ho ancora precariamente addosso. Non so proprio come farò a tornare a casa inosservato, visto che sotto il pareo non porto neanche gli slip, tuttavia consegno ugualmente l’indumento senza tante discussioni.
Sorvolando su altri dettagli tra il delirante e il boccaccesco, viene il momento di uscire. Trattandosi di una situazione onirica, non esiste che si passi per una comunissima porta.
Eccomi, perciò, impegnato a calarmi da un terrazzino con le chiappe e il batacchio al vento.
Ho deciso: per oggi ne ho abbastanza di emozioni forti, per cui tutto ciò che voglio è sganciarmi dall’occasionale compagna d’avventure e raggiungere casa per rifiatare.
Lei e una sua sodale prendono a sinistra, io punto a destra filandomela all’ombra magra delle siepi che crescono ai bordi del viale. Avanzo fingendo disinvoltura mentre allaccio le maniche della camicia ai fianchi per ottenere una specie di goffo kilt sui generis.
Quando penso che il peggio sia passato, ecco che ritrovo lei davanti al portone di casa. Non chiedetemi come e perché, ma mi ha preceduto prendendo uno strano natante: lo vedo ormeggiato in porto che pare una balena spiaggiata. Questo dettaglio inverosimile mi fa capire che mi trovo a Cagliari e non a Milano.

Qualcuno mi sta scuotendo gentilmente, ma con fermezza.
«M., M., svegliati! È tardissimo!... Si può sapere cosa stavi sognando?»
«Uh?... Cosa? Che?? Porco mondo, ma è tardissimo!!!»
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giovedì, maggio 22, 2008
Fantasie e illusioni
Cos’è la fantasia? Ve lo siete mai chiesti?

Il termine fantasia evoca valutazioni contrastanti: alcuni la considerano un dono individuale, una capacità di astrazione strettamente imparentata al talento creativo e artistico, altri la deprecano come ozioso fantasticare, come evasione dal rigore della razionalità che denota una regressione allo stato infantile.
In ogni caso, la fantasia resta una dimensione elusiva e imprevedibile su cui non abbiamo un controllo totale.
Sono state sviluppate diverse tecniche per stimolare la fantasia e possiamo sempre “spegnerla” arrestando con un atto di volontà la corrente del divagare. Tuttavia non governiamo, se non in modo molto approssimativo, i processi di elaborazione della mente quando questa si distacca dal piano della realtà: è un po’ come imboccare un sentiero di cui ignoriamo le molteplici diramazioni e la destinazione.
Ma cos’è che ci spinge a un’attività di dubbia utilità come fabbricare immagini, sensazioni o situazioni che si discostano dalla realtà, sovrapponendosi ad essa anche solo per il tempo di un battito di ciglia?
Cos’è che rende così seducenti le alternative alla concretezza del reale?
Che senso hanno queste messe in scena (ricollegandosi al significato dell’etimo greco) che si avvicinano ai sogni senza condividerne, almeno in apparenza, la funzione neurobiologica?
Sono domande che - io penso - non possono avere una risposta univoca, come d'altronde non ne hanno le intuizioni, l’empatia o l’innamoramento.
Probabilmente si avvicina alla verità il sospetto che abbiamo bisogno di costruire favole, le nostre Mille e una notte in miniatura, per allargare le prospettive sul futuro rispetto ai dati nudi e crudi recepiti dai sensi.
In altre parole, i sogni a occhi aperti e le congetture cui talvolta ci abbandoniamo servirebbero per proiettare in un futuro prossimo e verosimile le risposte ai desideri e agli interrogativi più profondi.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio,
in questa terra che non vuole parlare.
(Alessandro Baricco - “Oceano Mare”)
Illusioni e incubi

Credo sia esperienza comune a tutti i bambini "scoprire" immagini fantastiche non solo nelle nuvole di passaggio, ma anche nelle venature e negli intarsi del legno dei mobili, nel pavimento e nei decori delle carte da parati.
Da grandi, queste fantasie trovano da sempre sfogo individuando forme vagamente umane o di animali nelle rocce scolpite dalla forza degli elementi.
In alcuni casi, come nell'Orso di Palau (Sardegna) o nell'Elefante dell'Incavallicata che vedete nella foto a lato, la natura raggiunge effetti artistici e di verosimiglianza davvero sorprendenti.
Un discorso a parte merita un fenomeno che agli inizi degli anni '70 fece rumore in Spagna: "Las caras de Bélmez", dal nome del paesino andaluso di Bélmez de la Moraleda, nella provincia di Jaén.
Me ne sono ricordato oggi, per caso, visitando il blog a tema storico di Sabry.
Nel 1971, sul pavimento della cucina di una casa di Bélmez iniziarono ad affiorare macchie che, a dire della proprietaria, resistevano a qualsiasi tentativo di rimozione chimica e persino alla copertura con uno strato di cemento.

La notizia fece presto il giro della regione e della Spagna, attirando frotte di turisti e pellegrini (fino a 10.000 nei fine settimana) con tanto di biglietteria all'ingresso e di vendita di foto prodotte in serie dal fotografo locale.
Il bello è che a fare compagnia alla prima faccia se ne aggiunsero altre, sempre abbozzate rozzamente ma non meno inquietanti, tanto più che si scoprì che l'abitazione sorgeva sopra un'area di sepoltura utilizzata dal medioevo al XVI secolo. Vennero effettuate analisi chimiche e spettrografiche, che però esclusero la presenza di incisioni o pigmenti di colore.
Tuttavia la notorietà della casa delle facce di Bélmez fu di breve durata. I giornali che avevano alimentato il caso, lo smontarono parlando apertamente di episodio truffaldino, puntando l'indice sugli affari d'oro che stavano facendo i proprietari della casa e, di riflesso, i loro conpaesani. Malgrado trenta anni nel dimenticatoio, in Spagna c'è ancora chi sostiene che quello di Bélmez sia stato il più grande fenomeno paranormale in Spagna.
Davanti a casi del genere - e sono tanti anche in Italia, tra cui anche quello recente di un osso di seppia con una presunta immagine di Gesù - non resta che affermare che ognuno è libero di credere in quel che vede o immagina di vedere, specie se corrisponde a quanto desidera vedere.
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martedì, novembre 20, 2007
The mirror

C'è una vecchiaia che avanza,
che incalza chi non è mai cresciuto.
È il tuffo al cuore nello specchiarsi
scoprendosi pausa tra due silenzi,
errore a margine su partitura incompiuta,
noia e velleità
tra fiori appassiti in vetrina.
Dal grammofono,
l'orchestra stecca
sull'ultima dissonanza.
I non più, i non posso
aprono sulla tela lisa
squarci di verità sopite,
depositano polvere
sull'ombrello dell'ultimo sorriso.
Anche il mare sussurra bugie
per lasciare che gli uomini ridicoli
continuino a sognare.
Etichette: dell'amore e di altre storie, fantasie, poesia
lunedì, luglio 30, 2007
Un saluto tra nuvole e lenzuola

E' iniziata l'ultima settimana di lavoro prima dello stop estivo e, se "il buongiorno si vede dal mattino", questa sarà la prima di una serie di settimane da urlo: per l'esattezza quello di chi è sottoposto a perquisizione dove non batte il sole.
Che fare in proposito? Indossare un allegro costume fantasia con elastico a prova di scasso, apertura a combinazione temporizzata e rinforzi "strategici" in acciaio al cromo-molibdeno?
Per carità, di "antifurto con le palle" ce n'è già uno in giro e poi, sbadato come sono, è garantito che lo indosserei al contrario, giusto per provare in spiaggia la coibentazione effetto Sfornatutto De Longhi.
Tutto sommato è giusto che paghi il fio per non aver ancora imparato a stare al mondo.
Archeodreaming
Accontoniamo il...ahem... bruciante capitolo autoreferenziale. Se avete degnato di uno sguardo la "Cartolina da Milano", avrete notato che manca qualcosa di inconfondibile e caratteristico nel panorama di Piazza Duomo.
Grunt, alzi la mano chi tra voi ha mormorato "Compro una vocale".
Non arrovellatevi ché fa caldo: il grande assente nella cartolina è il Duomo.
Ora, però, provate a immaginare che al posto dell'imponente architettura in gotico fiorito sormontata dalla Madunina riappaiano le due preesistenti basiliche affiancate (Vetus e Major) così come le potevano ammirare i milanesi prima che passasse Diego Abatantuono nei panni di Attila, o forse Attila nei panni di Diego Abatantuono. Va bene, va bene... pronti con il coretto? A come atrocità, doppia T come terremoto e traggedia, I come ir' di Dio, L come lago di sangue e A come adesso vengo e ti sfascio le corna!
Divagazioni a parte, quel che vi propongo per salutarvi è un passatempo da fare a letto in quelle notti torride in cui Morfeo tarda ad arrivare e la sola idea di contare pecore raddoppia la già copiosa traspirazione.
Immaginate di poter viaggiare indietro nel tempo senza interferire minimamente con il flusso degli eventi, invisibili e immateriali ma armati di videocamera, reflex e blocco per gli schizzi, di visitare da turisti la vostra o un'altra città in un anno e in un giorno dell'antichità, del medioevo o del rinascimento.
Non vi sfruculia la prospettiva di vivere qualche ora a contatto diretto con il passato, mescolarvi alla gente del tempo, entrare in palazzi, abitazioni, templi o chiese di cui oggi restano poche tracce disperse tra il sottosuolo e i musei oppure profondamente modificati nel corso dei secoli?
Badate, il gioco vi dà una sola possibilità a notte di decidere la località, la data a ritroso nel tempo e le tappe del tour.
Maggiori informazioni avete sulla storia e sui monumenti della città di destinazione più alte saranno le probabilità che cadiate addormentati quando ancora state almanaccando sull'anno giusto, cosa visitare e cosa fotografare/filmare.
Detto questo, stacco la spina ai post sino alla settimana dopo ferragosto. A tutti voi

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giovedì, marzo 15, 2007
Innocenti evasioni
Ci sono molti modi di evadere dalle costrizioni di una realtà insoddisfacente. Alcuni, come è noto, sono trappole ben più insidiose della gabbia da cui si vorrebbe fuggire.
Letteratura e cinema, dal canto loro, hanno inventato un'alternativa tanto impossibile quanto suggestiva: entrare nella dimensione di un dipinto o di un film.

Guardate questa foto scattata da Le Ann Brown in un punto della costa orientale della Tasmania che ricorda tanto le dune di Piscinas, in Sardegna (l'originale di grandi dimensioni lo trovate pubblicato a questo indirizzo).
Vi basterà un minimo d'immaginazione per "entrare" nel paesaggio.
Per un momento, estraniatevi dalla realtà e dai rumori che vi circondano.
È primo pomeriggio: la temperatura è gradevole anche se il sole appare e scompare dietro un cappello di nuvole imbronciate che arrivano dalle montagne.
Il viaggio è stato lungo, ma ne valeva la pena.
Sotto la suola delle scarpe ora c'è la soffice friabilità d'una sabbia bianca e finissima; una leggera brezza carica di salsedine vi soffia sul viso e sulle braccia.
Viene voglia di chinarsi per carezzare la punta dei piccoli steli verdi che crescono sulla duna prima di incamminarsi per raggiungere la spiaggia sottostante, arrotolare l'orlo dei jeans, sfilarsi le scarpe e "assaggiare" il mare.
Davanti alla bellezza di un grande spazio aperto come questo ci si sente felici di essere vivi, di respirare, di esultare... e non ci si sente soli, mai.