giovedì, maggio 22, 2008

 

Fantasie e illusioni



Cos’è la fantasia? Ve lo siete mai chiesti?

fantasiaLa parola fantasia, che ha la sua radice nel greco φανταζο (mostro, faccio apparire), secondo la definizione del dizionario De Mauro sarebbe la “facoltà della mente umana di creare o rappresentare immagini, fatti e situazioni che traggono ispirazione dalla realtà, anche discostandosene liberamente, o di inventarne di irreali”.

Il termine fantasia evoca valutazioni contrastanti: alcuni la considerano un dono individuale, una capacità di astrazione strettamente imparentata al talento creativo e artistico, altri la deprecano come ozioso fantasticare, come evasione dal rigore della razionalità che denota una regressione allo stato infantile.
In ogni caso, la fantasia resta una dimensione elusiva e imprevedibile su cui non abbiamo un controllo totale.
Sono state sviluppate diverse tecniche per stimolare la fantasia e possiamo sempre “spegnerla” arrestando con un atto di volontà la corrente del divagare. Tuttavia non governiamo, se non in modo molto approssimativo, i processi di elaborazione della mente quando questa si distacca dal piano della realtà: è un po’ come imboccare un sentiero di cui ignoriamo le molteplici diramazioni e la destinazione.

Ma cos’è che ci spinge a un’attività di dubbia utilità come fabbricare immagini, sensazioni o situazioni che si discostano dalla realtà, sovrapponendosi ad essa anche solo per il tempo di un battito di ciglia?
Cos’è che rende così seducenti le alternative alla concretezza del reale?
Che senso hanno queste messe in scena (ricollegandosi al significato dell’etimo greco) che si avvicinano ai sogni senza condividerne, almeno in apparenza, la funzione neurobiologica?

Sono domande che - io penso - non possono avere una risposta univoca, come d'altronde non ne hanno le intuizioni, l’empatia o l’innamoramento.
Probabilmente si avvicina alla verità il sospetto che abbiamo bisogno di costruire favole, le nostre Mille e una notte in miniatura, per allargare le prospettive sul futuro rispetto ai dati nudi e crudi recepiti dai sensi.
In altre parole, i sogni a occhi aperti e le congetture cui talvolta ci abbandoniamo servirebbero per proiettare in un futuro prossimo e verosimile le risposte ai desideri e agli interrogativi più profondi.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio,
in questa terra che non vuole parlare.

(Alessandro Baricco - “Oceano Mare”)


Illusioni e incubi

Dall'immaginazione alla suggestione il passo è (relativamente) breve.
Credo sia esperienza comune a tutti i bambini "scoprire" immagini fantastiche non solo nelle nuvole di passaggio, ma anche nelle venature e negli intarsi del legno dei mobili, nel pavimento e nei decori delle carte da parati.
Da grandi, queste fantasie trovano da sempre sfogo individuando forme vagamente umane o di animali nelle rocce scolpite dalla forza degli elementi.
In alcuni casi, come nell'Orso di Palau (Sardegna) o nell'Elefante dell'Incavallicata che vedete nella foto a lato, la natura raggiunge effetti artistici e di verosimiglianza davvero sorprendenti.



Un discorso a parte merita un fenomeno che agli inizi degli anni '70 fece rumore in Spagna: "Las caras de Bélmez", dal nome del paesino andaluso di Bélmez de la Moraleda, nella provincia di Jaén.
Me ne sono ricordato oggi, per caso, visitando il blog a tema storico di Sabry.

Nel 1971, sul pavimento della cucina di una casa di Bélmez iniziarono ad affiorare macchie che, a dire della proprietaria, resistevano a qualsiasi tentativo di rimozione chimica e persino alla copertura con uno strato di cemento.
la casa delle facceQueste macchie progressivamente andarono a definire un volto umano vagamente somigliante alla reliquia del Sacro Volto acheropita conservata nella Cattedrale di Jaén.
La notizia fece presto il giro della regione e della Spagna, attirando frotte di turisti e pellegrini (fino a 10.000 nei fine settimana) con tanto di biglietteria all'ingresso e di vendita di foto prodotte in serie dal fotografo locale.
Il bello è che a fare compagnia alla prima faccia se ne aggiunsero altre, sempre abbozzate rozzamente ma non meno inquietanti, tanto più che si scoprì che l'abitazione sorgeva sopra un'area di sepoltura utilizzata dal medioevo al XVI secolo. Vennero effettuate analisi chimiche e spettrografiche, che però esclusero la presenza di incisioni o pigmenti di colore.

Tuttavia la notorietà della casa delle facce di Bélmez fu di breve durata. I giornali che avevano alimentato il caso, lo smontarono parlando apertamente di episodio truffaldino, puntando l'indice sugli affari d'oro che stavano facendo i proprietari della casa e, di riflesso, i loro conpaesani. Malgrado trenta anni nel dimenticatoio, in Spagna c'è ancora chi sostiene che quello di Bélmez sia stato il più grande fenomeno paranormale in Spagna.

Davanti a casi del genere - e sono tanti anche in Italia, tra cui anche quello recente di un osso di seppia con una presunta immagine di Gesù - non resta che affermare che ognuno è libero di credere in quel che vede o immagina di vedere, specie se corrisponde a quanto desidera vedere.

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Comments:
:) grazie per avermi ricordato. La fantasia è un parte essenziale dell'uomo, che non deve essere relegata solo all'infanzia. Molte volte la fantasia non si discosta dalla realtà, ma è solo un modo per esprimere emozioni e sentimenti.
 
Senza fantasia non si può neanche immaginare un mondo migliore,bellissimo post. Giulia
 
Noi siamo fantasia!
:-D
 
Sai che sono un pò preoccupato?
Mia figlia ha poca fantasia: io cerco di stimolarla in mille modi, ma vedo che ha una grande difficoltà.
Io ne ho, ma non so che succede...
Grazie per le tue visite.
Mi sei molto caro.
Daniele (Macca)
 
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