sabato, novembre 02, 2013
La pubblicità russa
L'idea di partenza è carina, non il massimo dell'originalità s'intende, ma impattante quanto basta per catturare l'attenzione di chi transita in auto. Al centro del cartellone pubblicitario, infatti, campeggia una giovane coppia che fissa l'obiettivo mentre è stretta in un tenero abbraccio.
Che c'è di strano?
C'è che si tratta di una coppia non convenzionale, specie per il pubblico USA, formata da un soldato americano e da una musulmana con addosso gli indumenti che li identificano a colpo d'occhio: lui in mimetica e basco, lei avvolta nel tradizionale niqab.
La relazione d'amorosi sensi è ribadita dalla fede nuziale che spicca all'anulare di lei. Inoltre, la tagline in alto a sinistra esplicita ulteriormente il concetto: #betogether, ossia stare insieme, essere uniti.
Le premesse romantiche e idealiste di un amore che supera qualunque ostacolo di lingua, cultura e religione deragliano fragorosamente allorché l'attenzione si concentra sulla scritta in basso a destra, dove nome e natura del prodotto reclamizzato si svelano al pubblico. Si tratta, con tutta evidenza, di uno spray decongestionante specifico per chi russa.
Ed è su questa transizione emotiva e concettuale che si gioca l'efficacia della campagna, perché il cartellone sarà ormai sfilato alle spalle di chi è in macchina quando il pretestuoso collegamento tra visual e prodotto si "incastrerà" nella mente dell'osservatore. Niente di macchinoso o di raffinato: solo la promessa di un'intesa di coppia rafforzata dall'assenza di rumori molesti nell'intimità della camera da letto.
Tutto qui???
Sì, più o meno, perché negli USA questa campagna sta facendo discutere per un altro aspetto: la provocazione, calcolata ma abbondantemente all'acqua di rose, nei confronti degli strati più conservatori della società americana, che difatti sono scandalizzati dall'uso strumentale e, a loro dire, indecoroso dell'immagine delle forze armate.
Mah... tanto RUMORE per nulla.
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lunedì, luglio 18, 2011
Quattro passi virtuali
Virtual tour
La versione 6x di Google Earth integra a buon livello il servizio Street View. Grazie a questa combinazione ho trascorso qualche ora a fare un tour virtuale di Cagliari, della S.S. 125 “Orientale Sarda”, di Lanusei e del litorale di Arbatax accompagnato da un pizzico di malinconia per le cose che, inevitabilmente, sono cambiate negli anni, molta curiosità e da sprazzi di divertimento.
È stato comunque bello tornare a percorrere certe strade, rivedere certi panorami come se fossi lì, trovare al loro posto “vecchi amici” come le balze scoscese del monte Tricoli quasi che davvero mi aspettassero pazienti.
Anche per le prossime ferie, se tutto andrà bene, trascorrerò giusto qualche giorno in Sardegna e, tanto per cambiare, non ci sarà tempo di effettuare una visita “mordi e fuggi” a Lanusei; questo mio back to the roots sta diventando di anno in anno una sorta di promessa indefinita del tipo “l’anno prossimo a Gerusalemme”.
Shoppers
Se qualcuno ancora pensa che le shopper bag siano una banale comodità priva di identità e forza comunicativa, beh, non ha fatto i conti con la creatività visionaria, furba, provocatoria e persino eccessiva degli studi di design e dei virtuosi della cartotecnica.
Guardate questi esempi e ditemi se possono essere classificati come semplici e anonimi sacchetti per la spesa :o)
P.S: se questi esempi hanno stuzzicato la vostra curiosità, qui trovate una vetrina ben fornita delle idee più bizzarre, innovative e divertenti: enjoy! :-)
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lunedì, luglio 11, 2011
Short lesson
Uno spot "vecchio stile" per il quotidiano britannico The Guardian: una manciata di secondi per spiegare un concetto che dovrebbe essere ovvio, ma che viene tenuto chiuso in un cassetto e/o sacrificato senza tanti rimorsi a tutti i livelli della comunicazione.
La realtà della comunicazione vista da dentro ha ben poco a che vedere con la lezione dello spot di The Guardian.
Dopo un discreto numero di anni nel settore, devo ammettere che ci sono giorni in cui scopro di amare ancora alla follia il mio lavoro di nicchia e altri in cui vedo emergere situazioni che contengono lo stesso meccanismo perverso su cui Paolo Villaggio ha costruito la sua fortuna di autore e e attore comico: situazioni ridicole e amare, grottesche e degradanti.
E io? Ballo a tempo, come tutti in questo circo.
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domenica, gennaio 16, 2011
Mid-January Resume
La Calunnia del Sangue

Immediatamente additata come mandante morale della strage di Tucson, dove il ventiduenne Jared Lee Loughner ha aperto il fuoco contro un gruppo che ascoltava la deputata democratica Gabrielle Giffords ferendo gravemente quest'ultima, uccidendo 6 persone e ferendone altre 12, Sarah Palin è insorta con un comunicato in cui ha diffidato la stampa dal fabbricare contro di lei una “Calunnia del Sangue”.

Il riferimento, infatti, è a una diceria antisemita diffusa nel medioevo che imputava ai “perfidi giudei” la pratica del rapimento e dell’uccisione rituale di bambini cristiani al fine di bere o di impastare il loro sangue nel pane azzimo in occasione della Pasqua ebraica (un esempio alla voce San Simonino su Wikipedia).
Ironia della storia, i cristiani avevano ritorto contro gli ebrei un’accusa infamante circolata a Roma ai primordi del cristianesimo e riportata da alcuni autori classici, ovverosia che l’eucarestia fosse un rito barbaro e truculento che richiedeva il sacrificio di inermi fanciulli.
È evidente che la scelta di un termine così sofisticato, il cui significato poteva essere colto solo da chi è ferrato in storia medievale e dagli intellettuali ebrei, non è farina del sacco della Palin ed è tutto fuorché casuale.
C'è da pensare che lo spin doctor che lavora nello staff di Sarah Palin volesse mandare un messaggio trasversale ai giornalisti e alle lobby ebraiche affinché moderassero i commenti e le reazioni critiche nei confronti dell’ex governatrice dell’Alaska, rea di aver avallato sul suo sito la lista nera dei bersagli del movimento dei Tea Party nella quale Gabrielle Giffords - ebrea, liberale, sostenitrice della ricerca sulle cellule staminali - figurava ai primi posti.
In ogni caso la citazione colta, messa in bocca alla “supercafona” Sarah Palin, ha avuto il suono sgradevole di un avvertimento rozzo e inappropriato, esattamente come le recenti esternazioni dell’eurodeputato Borghezio sugli abruzzesi “peso morto”.
Noi umani
Trovo ammirevole questo video diffuso dalla NASA: spero condividiate.
Rabbia e ironia su Carta da Musica

Nel nostro Paese, dove tutti segretamente si sentono scrittori, cantanti, musicisti, pittori e scultori, chi ha qualcosa da esprimere è guardato con sufficienza e compatimento, quasi fosse un disadattato, un mitomane, un ciarlatano o un nullafacente in cerca di un mezzo per sbarcare il lunario a sbafo.
Questo vale per chi esce da Accademie e Conservatori e, a maggior ragione, per personalità eclettiche, fuori dei circuiti e dei salotti che contano, come Donatella D’Angelo e Valerio Pisano.
A quest’ultimo, autore di disegni a penna e creazioni cariche di sardonica ironia, appartiene la chimerica “Chitarra da pesca” dell’immagine.
Cattivo gusto o sapido umorismo?

Non è una campagna pubblicitaria recentissima, ma la ripropongo per aprire (se possibile) una piccola finestra di discussione sul buono/cattivo gusto in pubblicità.
Spesso, infatti, ci scandalizziamo - a ragione - degli exploit dei pubblicitari di casa nostra come quello dell’incorreggibile Oliviero Toscani per il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale (primo piano di peluria pubica femminile), senza avere la percezione di quanto siano frequenti e grevi nell’advertising internazionale gli ammiccamenti al bric à brac erotico maschile.
Questa campagna per BMW, ad esempio, potrebbe essere ribattezzata, in omaggio a un modo di dire prettamente maschile, “Basta che respiri... e abbia una carta di credito Platinum”.
L’ironia starebbe nel rovesciamento dei ruoli rispetto allo stereotipo dell’uomo rattuso (per cui ogni buco è pertuso), capace di copulare meccanicamente con qualsiasi rappresentante del sesso femminile a disposizione nascondendone all'occasione le fattezze non gradite con un cuscino.
Buona settimana
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sabato, dicembre 11, 2010
Andando a fondo Resume
Teniamo famiglia

Lo scollamento tra i giochi di palazzo e le esigenze del Paese reale non è mai stato tanto visibile, esposto in tutta la sua laida ripugnanza come in questi giorni di febbrile conta delle pecore e di spregiudicato mercato dei parlamentari.
Il disgusto per questo spettacolo grottesco e offensivo, la sensazione che non ci sia alcuna via d’uscita per questa nazione miseramente inceppata mettono addosso un senso di impotenza difficile da sopportare come cittadino, anche se per ora posso tranquillamente continuare a farmi gli affari miei, come milioni di altri italiani.
Non mi straccio ipocritamente le vesti per i volenterosi soccorritori “Last Minute” dell’esecutivo, benché meritino tutto il disprezzo possibile per le improbabili crisi di coscienza accampate a giustificazione: quella dei liberi saltatori della quaglia è una categoria rappresentata in parlamento quanto meno dall’avvento del primo governo Berlusconi.
Purtroppo raccogliamo frutti amari da un sistema originariamente concepito per portare in parlamento persone virtualmente affrancate da vincoli territoriali e di obbedienza di partito, in modo che potessero servire con onore e coscienza unicamente il bene superiore della nazione.
Ricordare il nobile slancio dei costituenti e vederne oggi gli esiti opposti fa male come un ceffone in pieno viso; fa toccare con mano la miseria ideale e umana di una classe politica che - nella maggioranza come nell’opposizione - rispecchia, ingigantiti ed esasperati, tutti i difetti e nessuno dei pregi della borghesia mercantile e professionale che le ha dato i natali.
Internet: Safari e la leggibilità
Safari, il web browser targato Apple, non è mai stato tra i miei “attrezzi” preferiti non tanto per questioni di gusto personale, quanto perché si dimostrava fragile, bisbetico e dispettoso verso i Mac “vintage” su cui lavoravo.

Sulla velocità, da sempre una prerogativa di questo browser, non ho nulla di nuovo da riferire.
Safari è una scheggia e regge bene alla distanza anche dopo una navigazione campale con una quantità spropositata di tab aperte.
Quel che più mi ha impressionato favorevolmente è un piccolo servizio aggiuntivo: la funzione Reader.
In breve, chiunque frequenti i siti dei quotidiani sa bene come ogni articolo scorra in una sorta di slalom tra immagini, banner pubblicitari e box vari.
Cliccando su Reader, la schermata cambia aspetto: la pagina originale viene “oscurata” e in primo piano appare il testo dell’articolo presentato su sfondo bianco come un qualsiasi documento prodotto da un wordprocessor, oltretutto a caratteri dimensionati per una leggibilità confortevole. Nell’immagine, potete vedere Reader all’opera su una pagina di Repubblica e, sotto, l'articolo nel suo aspetto originario.
Una banale minuzia? Sarà, ma per un lettore come me, che fa un uso intensivo delle informazioni, è un gesto di attenzione assai gradito.
Invenzioni
Quando non viene sacrificata sull’altare della necessità di giustificare a tutti i costi la presenza del testimonial bello & famoso imposto dal cliente, la creatività dei pubblicitari è capace di produrre invenzioni sorprendenti, surreali, che per una manciata di secondi riportano lo spettatore allo stadio di bimbo immerso nelle illustrazioni di un libro di fiabe o nella visione di un cartone animato.
Solo che, alla fine dello spot, l’adulto riprende il controllo, si gratta dubbioso la zucca e sbotta: “Boh, non so se ho capito... che gran ca##ata”.
Un esempio? Questo spot per Orangina realizzato dall’agenzia parigina Fred & Farid.
Buona settimana.
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domenica, novembre 28, 2010
A grey sunday Resume
Radio Mariachi

Tema del sanguigno monologo/anatema del religioso scolopio, la diabolicità di Fabio Fazio e Roberto Saviano, tacciati di viscerale anticlericarismo e di essere collaboratori del Cornuto per eccellenza nel diffondere la cultura della morte, dell’errore e delle tenebre.
Purtroppo, però, l’Associazione Radio Maria ha (legittimamente) avanzato diritti di copyright sui contenuti e il video non è più disponibile su YouTube.
Peccato, lo consideravo istruttivo come testimonianza del marasma politico/culturale corrente, dove si montano farneticanti casi politico-mediatici sulle pagliuzze e si accettano le travi senza battere ciglio, dove il rispetto per le esperienze e i punti di vista altrui, la sobrietà dei toni e il senso della misura vengono scartati in favore del plateale stracciarsi le vesti, del moralismo d’accatto, della denigrazione e dell’insulto a getto continuo.
Alberto Sordido
“...Io credo che un popolo civile, quale noi siamo, quando si trova davanti a queste situazioni, dovrebbe intervenire e menarli, perché questi capiscono solo di essere menati” - Emilio Fede, 24 novembre 2010, TG4 edizione delle ore 19.

Fede me lo ricordo come inviato che compariva in sahariana nei TG in bianco e nero: da allora di anni ne sono passati parecchi. Il nostro è divenuto un personaggio che, a dispetto dell’esperienza, è sempre meno giornalista e sempre più stereotipo imbarazzante, macchietta dell’italiano medio: egolatra, opportunista, servile, mezzano, campione di una morale double-face.
Si può dire che Emilio Fede abbia il discutibile merito di aver trasportato nel mondo dell’informazione-spettacolo le grandi interpretazioni cinematografiche di Alberto Sordi, solo che che il processo d’immedesimazione ha avuto un esito aberrante: l’Alberto Sordido.
LOL

Al centro, racchiusi in un’elaborata cornicetta, messaggi come “C’è un posto per tutti sotto il sole. Per un posto sottoterra chiamaci!” e “È proprio come nei migliori ristoranti. Dovete prenotare in anticipo”.
Se proprio volete togliervi lo sfizio, trovate un'immagine qui .
La seconda, a cui si riferisce l’eloquente immagine, è una trovata cartografica semplicissima, ma piuttosto buffa nella sua iperbole: un cartoncino per dichiarare al mondo tutto il proprio orgoglio di genitori cui è nato (inequivocabilmente) un maschietto.
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domenica, giugno 27, 2010
Haggis Resume 06.27.2010
Barroganza
Ne abbiamo sentite di scuse improbabili e di balle spaziali, ma il premio Faccia di Tolla per la spudoratezza va consegnato immantinente al neo-ministro (senza portafoglio) Aldo Brancher che, per sottrarsi alla convocazione in tribunale, si è avvalso al volo del Legittimo Impendimento accampando la scusa che è troppo occupato a organizzare un ministero inesistente, inventato di sana pianta.
Dinanzi a tanta impudenza ha perso la pazienza persino l’Inquilino del Quirinale, solitamente un mostro di self-control, cautela e diplomazia: il ché è tutto dire.
Berlusconi, Bertolaso, ora anche Brancher... la (B)arroganza ormai tracima senza più preoccuparsi di salvare la forma. Speriamo che dopo questo scivolone anche gli irriducibili devoti del verbo di Arcore inizino ad aprire gli occhi.
Ritorno al futuro
In quei tempi di miseria diffusa e di scarsità di moneta circolante, la coltivazione e la lavorazione (filatura) della canapa si facevano anche in casa per le esigenze della famiglia, come mi confermò mia suocera riferendosi a sua madre.
Dal dopoguerra in poi arrivarono in massa il cotone e le fibre sintetiche, ma soprattutto vennero estese alla cannabis sativa le norme penali che vietano la coltivazione della canapa indiana, con il risultato che la produzione nazionale di canapa venne azzerata.
Negli ultimi tempi, diverse aziende del settore bio (vedi qui e qui) si sono lanciate nella riscoperta della canapa italiana e dei suoi derivati; anche l’estensione delle coltivazioni ha dato segnali di risveglio.
Per ora, però, non si può parlare di ritorno al futuro: i vestiti e gli accessori in canapa (o misto-canapa) restano confinati in una nicchia di mercato, sono ancora uno sfizio per ecologisti puri-e-duri e radical-chic annoiati, ma un domani chissà... .
Made in India
Come si fa a “raccontare” in modo alternativo (molto alternativo) prodotti che sembrano inadatti a stuzzicare la fantasia del pubblico come una comune pasticca digestiva o un insetticida?
Chiedetelo ai pubblicitari indiani.
Il senso dello humour delle agenzie indiane è quanto meno particolare. Dei tabù legati al buono/cattivo gusto e al politically correct che limitano i creativi di casa nostra (o meglio, che cadono sotto la mannaia del cliente) in India sembrano infischiarsene allegramente; ne avranno sicuramente altri che da noi non esistono.
Esempi? Date un’occhiata allo spot qui sotto, realizzato dalla JWT di Mumbai.
Si sorride (forse), ma a denti stretti per la situazione surreale, sopra le righe e - soprattutto - per l’epilogo che più noir e cinico di così.. si muore.
Un secondo esempio è la campagna stampa realizzata nel 2006 dall’agenzia Ogilvy & Mather di Mumbai per Sargam-Digestives, marchio che propone pasticche che alleviano le difficoltà digestive.
L’immagine patinata di una bellezza al bagno che sott’acqua emette un’imbarazzante scia di bolle con tanto di “effetto jacuzzi” è ironica, ma di un cattivo gusto da campioni.
Buona settimana
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domenica, maggio 23, 2010
Sunday Potage 05.23.2010
Franco Cardini sullo scontro di civiltà
Lo storico Franco Cardini batte uno dei suoi tasti preferiti: lo scontro tra civiltà è una figura retorica creata per nascondere la contrapposizione tra centri di potere che aspirano all’egemonia politica, economica e culturale.
Si tratta di una visione interessante, anche se non nuova e ben lontana dall’essere inoppugnabile, che però rimette al centro del tappeto il nodo irrisolto dei rapporti di strumentalizzazione reciproca tra religione e potere.
Giusto stamattina leggevo su Repubblica il reportage di Vittorio Zucconi sulla revisione ferocemente neocon dei testi di storia per le scuole del Texas.
Mi è venuto spontaneo pensare che la sola cosa che differenzia il virulento dogmatismo degli arciconservatori USA da quello dei taliban afghani o delle milizie shebab in Somalia è la scelta delle armi da utilizzare in battaglia.
Good Luck
Buona fortuna a Emidio, Il Dissociato, fresco sposo e autore di un simpatico e pensoso blog/diario Geova non vuole che mi sposi (sottotitolo “e nemmeno la mia mamma”) che proprio con l'avvenuta celebrazione delle nozze con Vera ha terminato la sua breve corsa nella blogosfera.

Perché il tema centrale del blog non sono le complicazioni spicciole che trasformano l’organizzazione di ogni matrimonio in una corsa ad ostacoli, ma il resoconto della dolorosa frattura consumatasi tra Emidio e i parenti più stretti a causa della sua dissociazione dal credo e dalle regole dei Testimoni di Geova.
Il fatto che ci siano di mezzo i Testimoni di Geova piuttosto che Dianetics, una setta ultraortodossa ebraica o una qualsiasi delle associazioni, fraternità o comunità “a maglie strette” riconosciute dalla Chiesa Cattolica è secondario.
La risposta standard dell’organizzazione alla crisi interiore e alla ricerca di risposte del singolo, infatti, è riprovazione e ripudio; è il cordone sanitario che isola il reietto, facendogli capire che le capacità personali e le doti umane non hanno mai contato nulla e che il diritto a essere riconosciuti come individui può essere revocato o soppresso.
Oro Blu
Chi viene dal sud, come il sottoscritto, non ha dimenticato cosa significhi la parola razionamento idrico. Tuttavia il problema di ricevere l’acqua potabile solo per due ore al giorno non è nemmeno lontanamente paragonabile alla situazione di centinaia di migliaia di persone - donne, uomini e bambini - che quotidianamente affrontano la roulette russa: utilizzare l’acqua delle rare pozze più o meno pesantemente infette o crepare di sete.
Questo spot per una ONG israeliana ha il dono della sintesi: fino a quando il problema non tocca direttamente i potenti della terra, quel problema NON ESISTE.
Ricordando

Il ricordo di due eroi civili compie 18 anni: si può dire che è diventato maggiorenne.
Però finché la risposta dello Stato resterà contraddittoria, fatta di annunci roboanti e di favori indiretti (vedi alla voce Legge Bavaglio), varrà quanto diceva un capo mandamento mafioso: «Voi venite a parlarci di stato, di diritti e di onestà, e i nostri ragazzi vi stanno ad ascoltare. Ma una volta terminata la scuola, i ragazzi troveranno forse lo stato a dare risposte oppure sarà a noi che si dovranno rivolgere?»
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domenica, aprile 18, 2010
Sunday Reminder 04.18.2010
Stereotipi
Per chi se lo fosse perso, eccco un esauriente estratto dal documentario “Il Corpo delle Donne” di Lorella Zanardo (l’originale sul blog omonimo), oggi divenuto anche un libro edito da Feltrinelli.
Non ho molto da aggiungere, se non che delle donne ho un concetto un po’ meno rudimentale di due tette, due natiche e una patata che deambulano con appeso il cartellino "sessualmente disponibile".
Il brivido del kitsch
Negli ultimi giorni mi sono divertito a rievocare alcuni degli oggetti buffi e strampalati che trent'anni fa erano onnipresenti nei cataloghi di vendita per corrispondenza e nelle pagine pubblicitarie di alcune riviste popolari.


Possiamo noi esimerci dall’avere in cucina il simpatico ceppo per coltelli a forma di bambolina vudù, da infilzare con un sorriso sadico mentre pensiamo all’odiato ex boy/girlfriend?
Possiamo non stupire e rallegrare i nostri ospiti servendo loro bibite rinfrescate con insoliti cubetti di ghiaccio a forma di cervello?
Certo che no, ci mancherebbe altro!!
Ma anche no, Iago!

“Gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano;
potessero non sembrare nemmeno uomini
quelli che non sono come sembrano!“
(Iago, Dall’Otello di Shakespeare)
Che succederebbe se le parole del perfido Iago si dovessero avverare? Non oso pensare quale immagine infernale rifletterebbe lo specchio del bagno, per non parlare del folle bestiario che troverei per strada, in metropolitana, in ufficio, in TV...
Il Grande Bardo era un genio, ma su questo punto forse è meglio salvare le apparenze.
Adiosu, Nicola
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domenica, marzo 28, 2010
Sunday Resume 03.28.2010
Raiperunanotte
Venerdì sera, l’anonimo titolista dell’edizione serale delle news di La7 ha usato termini come adunata delle “vacche sacre” del giornalismo di sinistra per descrivere l’evento Raiperunanotte. Questa definizione astiosa, benché non totalmente campata per aria, non fa onore alla testata solitamente diretta con equilibrio e acume da Antonello Piroso.

Pur tra alti e bassi, l’esperimento di diffusione per vie alternative (digitale, satellitare, web streaming, network radiofonici) può dirsi pienamente riuscito in termini di spettacolarità, pathos e impatto mediatico, checché ne dicano quanti da venerdì hanno impropriamente usato il metro di paragone dell’Auditel.
Si è detto e scritto che Raiperunanotte ha messo in scena un processo sommario e senza contraddittorio a Silvio Berlusconi e alle manovre occulte orchestrate per mettere il bavaglio a tutti i programmi RAI sgraditi al Presidente del Consiglio.
In effetti, anche senza le abili catilinarie di Michele Santoro e degli altri ospiti, il clima sugli spalti del Paladozza era visibilmente elettrico, agguerrito e infervorato non meno di quello che si respirava tra i supporter che hanno sfilato alla manifestazione del PDL a Roma.
Tuttavia, cosa è più inaccettabile (per dirla alla Berlusconi): organizzare un evento per chiedere che sia effettivamente garantito ai cittadini il pluralismo e la completezza dell’informazione televisiva o lasciare che questa sia a senso unico, totalmente in balia delle veline di palazzo come è successo in queste settimane di black-out dei talk show di cronaca e attualità sulle reti RAI?
Oppure cos’è più importante per una democrazia adulta: minimizzare, omettere o girare intorno al reale significato di comportamenti che gettano discredito sulla Presidenza del Consiglio, sull’autonomia della Authority sulle Comunicazioni e sui vertici RAI in modo che il 70% della popolazione non capisca di cosa si parla, il tutto in nome di un presunto, peloso e unidirezionale rispetto verso una carica istituzionale, oppure affondare il bisturi su verità sgradevoli e potenzialmente destabilizzanti?
Ciò che rattrista, semmai, è che si debba ricorrere alle catartiche liturgie laiche officiate da validi giornalisti e personaggi dello spettacolo come Santoro, Gabanelli, Floris, Iacona o Grillo per sentire rappresentate, almeno in parte, le istanze di giustizia e democrazia di una parte non piccola della società.
I partiti tradizionali, infatti, sembrano ormai persi in una loro dimensione debole, autistica e autoreferenziale che va penosamente a rimorchio dello showbiz.
So long, Mr. Pirella

Il suo racconto dei cambiamenti avvenuti nel costume e nella società italiana dal Secondo Dopoguerra in poi, ripercorsi dalla prospettiva di un artigiano della parola le cui intuizioni e invenzioni appartengono di diritto alla storia migliore dell’advertising in questo Paese, la semplicità colloquiale con cui descriveva il day by day nella savana delle agenzie pubblicitarie o la genesi di un’idea vincente mi avevano conquistato, anche perché nel mio piccolo mi ci ritrovavo.
Non ho mai provato a prendere contatti con lui, anche perché lo reputavo fattibile quanto una chiamata in teleselezione con il Padreterno in persona: ora è troppo tardi.
So long, Mr. Pirella.
Auguri!
Non ci saranno aggiornamenti "pasquali" per Errori di Stumpa. Per questo vi anticipo i miei migliori auguri di serenità e relax :-)

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mercoledì, febbraio 03, 2010
Try it again, Renzo
Per intuito o per ponderato calcolo d'imprenditore, Renzo Rosso si è sempre dimostrato a suo agio nel cavalcare la tigre dei media, alimentando la notorietà della sua griffe Diesel per mezzo di campagne pubblicitarie regolarmente sopra le righe, spiazzanti e - in apparenza - dissacratorie.
Un esempio dello "stile Diesel" è questa discutibile campagna di buzz marketing che probabilmente avrete visto, dato che mesi fa rimbalzava tra YouTube e Facebook.
“Parlatene bene o parlatene male, purché se ne parli” sembra l’obiettivo perseguito dal patron di Diesel anche con l'attuale campagna “Be Stupid”: a prima vista, un esplicito elogio della stupidità contrapposta a un’acutezza d’ingegno giudicata insipida, prevedibile, tanto arrogante quanto priva di autentico coraggio.
Ci sarebbe di che far tanto di cappello all’ennesima trovata se non si mettesse di traverso lo sgradevole sospetto di un eccesso di autocompiacimento e di furbizia, di essere, come si suol dire, coglionati da un abbagliante sfoggio di originalità, sagacia e anticonformismo.
Il giudizio sulla scelta delle frasi a effetto e sulla vena di umorismo grossier che traspare nella galleria di immagini disponibile sul sito Be Stupid è eminentemente soggettivo.
Non di meno, il paradossale omaggio ai tanti Forrest Gump, ai maldestri cronici che inciampano nei loro stessi limiti e a chi sfida quotidianamente il ridicolo suona insincero, lascia un senso di fastidio come dinanzi a un mattatore che esasperi i toni della recitazione per strappare a ogni costo l’applauso.
Sarà anche colpa del gonzo dentro di me che si ribella all’appello a simpatizzare, ma la "bellezza della stupidità" decantata da Diesel mi pare tutto tranne che un pensiero stupendo.
Try it again, Renzo.
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giovedì, novembre 12, 2009
Ba Ba Baciami Piccina
Lo spot che segue, realizzato dall’agenzia Del Campo Nazca Saatchi & Saatchi di Buenos Aires, è a suo modo un piccolo gioiello di bravura e di furbizia.
The Kiss, questo il titolo dello spot, è un delizioso meccanismo a orologeria che svela progressivamente una piccola trama romantica affidandosi esclusivamente a immagini e musica.
D’altra parte, il parlato non è necessario perché lo spettatore capisca cosa ci fa una giovane vestita da sposa nel bel mezzo di una piana desolata e perché mai corra a limonare con un ragazzo che, evidentemente, non è il promesso sposo (e non aggiungo altro per non guastarvi la visione).
Il plot è un classico nel filone che va da Romeo e Giulietta in poi, tuttavia gli autori dello spot sono dei simpatici mascalzoni che mescolano con abilità romanticismo e humour surreale, rendendo così fresca e godibile la narrazione-bonsai.
Il prodotto pubblicizzato, presenza incombente sulla scena, viene rivelato solo nei secondi finali; a quel punto, però, chi non sarebbe disposto a perdonarlo? :-)
(Un ringraziamento speciale a Ads of the World )
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sabato, ottobre 31, 2009
Meditation Mix 10.31.2009
Una citazione su cui meditare

"Coloro che rinuncerebbero a una libertà essenziale
in nome di una provvisoria sicurezza
non meritano né la libertà né la sicurezza"
Benjamin Franklin
Nauseabondo
Facendo zapping mentre cenavo, ho assistito al frammento di un talk show trasmesso su un'emittente locale.
In quel momento, un ospite a me non noto - con ogni probabilità un esponente dei partiti dell'attuale maggioranza - stava esprimendo con tono serio e pacato la seguente, ponderata considerazione: «(...) è preoccupante che in questo Paese ci sia un giudice cui è permesso di andare contro, di bypassare la volontà popolare...».

(Per la cronaca, Gentilini è noto per esternazioni quali «...i perdigiorno extracomunitari bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile»).
Ho spento.
Sappiamo bene che da un politico in carriera non ci si possono aspettare dichiarazioni pubbliche discordanti dalla linea ufficiale del partito di appartenenza. Non di meno, cavalcare il mito del popolo sovrano, sventolare la volontà popolare come fosse una delega in bianco o la fonte di un potere sovraordinato che non ammette contrappesi, limiti o censure è una pericolosa pagliacciata, è scherzare con il fuoco.
Anche i linciaggi, le cacce all'uomo, le lapidazioni, i roghi delle streghe, i campi di sterminio e l'apartheid sono manifestazioni storiche della volontà popolare.
Cyberdaddy e la TV

Il titolo della campagna recita "I bambini possono imparare molte cose su Internet", mentre il pay-off chiude con un volitivo e incoraggiante "Facciamo di Internet un posto sicuro".
Dagli anni '90 a oggi, i programmi per filtrare la navigazione si sono succeduti senza incontrare grande successo, vuoi perché la loro efficacia è proporzionale alla capacità degli adulti di adoperarli senza complicarsi la vita, vuoi perché i ragazzini trovano velocemente l'accrocchio per saltarli a piè pari.
Inoltre, se proprio vogliamo parlare di modelli diseducativi alla portata dei bambini, il web non è certo il posto più malfamato e malfrequentato: avete presenti i palinsesti televisivi italiani nella fascia del primo pomeriggio?
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domenica, ottobre 11, 2009
A long sunday resume 10.11.2009
Non ci capiremo mai

Ne sono uscito confortato nella convinzione che esista una differenza sostanziale di visione e di approccio alla politica tra gli elettori dell’area (sinistrata) del centrosinistra e i supporter del centrodestra.
I primi sognano di essere liberati (probabilmente per grazia ricevuta) dalla più resistente e pervasiva incarnazione del Male Assoluto; vivono nell’allarme permanente che il blocco di potere cementato da Silvio Berlusconi, princeps a legibus solutus, abbatta gli ultimi paletti delle regole democratiche e s'industriano a fare controinformazione, indulgendo spesso e volentieri nel più goliardico dei dileggi autoconsolatori.
Tuttavia, ipercritici e masochisti per natura come sono, annaspano nell’autoanalisi e in un'elaborazione infinita del lutto che è incapace di produrre un'opposizione organizzata, tra l'altro senza che vengano mai risparmiate botte da orbi ad amici e potenziali alleati.
I secondi, invece, entrano nell’agone con l’aria truce di chi debba regolare i conti con chi ha appena vilipeso l’onorabilità della mamma e di tutte le ascendenti di sesso femminile.
Gli elettori del Centrodestra sono profondamente compresi nella missione salvifica di dare ordine, prosperità e felicità alla nazione, si sentono finalmente riscattati e premiati da un governo buono, ragion per cui sono indisponibili a mettere minimamente in discussione i loro dogmi, anche a costo di chiudere gli occhi e tapparsi naso e orecchie.
Persino quando si sforzano di dare un minimo di respiro e articolazione alle loro argomentazioni, reclamando a gran voce considerazione per la loro intelligenza e il diritto del Premier a essere lasciato lavorare, ricadono fatalmente in toni da curva calcistica e in patetiche lagnanze da cittadella assediata dagli infedeli.
Di questo passo, dubito che ci capiremo mai.
Esteri

Iniziamo dalla buona notizia: Turchia e Armenia normalizzano le relazioni diplomatiche e commerciali dopo un secolo di reciproca ostilità e 16 anni di frontiere ermeticamente chiuse.
Dietro questa svolta, ratificata in Svizzera, c’è prima di tutto la sollecita benedizione della Russia. Con questa mossa, infatti, Putin e Medvedev puntano a indebolire ulteriormente la posizione della “ribelle” Georgia nello scacchiere del Caucaso offrendo una sponda alla Turchia, che da tempo ambisce a contare di più nella regione.
Per la repubblica armena e per gli armeni della diaspora il passo della normalizzazione è un boccone amaro da ingoiare in nome della realpolitik. Per Erevan tornare a parlare con Ankara significa rompere un isolamento asfissiante; una scelta obbligata, drammatica e urgente al punto di mettere da parte la memoria della pulizia etnica attuata dai turchi tra il 1915 e il 1918.

Lo scrittore turco più famoso al mondo rischia di essere trascinato in tribunale e di pagare a carissimo prezzo una dichiarazione rilasciata nel 2005 a un giornale svizzero: "Noi turchi abbiamo ucciso trentamila curdi e un milione di armeni e nessuno, tranne me, osa parlarne in Turchia".
Tanto per non smentirsi, infatti, la Suprema Corte ha sancito che Pamuk è reo di “vilipendio della nazione e denigrazione della turchità”, disponendo che possa essere nuovamente processato per la frase incriminata di cui sopra e che - qualora sia condannato - qualunque cittadino turco che si ritenga offeso possa sporgere querela e chiedere risarcimento (con tanti saluti alla libertà di espressione n.d.r.).

Yahoo! ha smentito la notizia negando di aver avuto abboccamenti con i vertici della repubblica islamica, tuttavia non è la prima volta che Yahoo! - al pari di Google - resta invischiata in storie opache di "concessioni indecenti" a fronte di pressioni da parte di alcuni governi.
Orrori in postproduzione

La griffe Ralph Lauren è stata pizzicata in flagrante dagli occhi acuti del web con un'immagine pubblicitaria per la linea Blue Line a dir poco grottesca.
A colpi (maldestri) di Photoshop, la postproduzione ha strizzato senza pietà il figurino della modella Filippa Hamilton, che nella realtà porta una rispettabile taglia 44, riducendola a uno scheletro privo di proporzioni.
La notizia delle scuse ufficiali della griffe è riportata oggi sui giornali italiani. Ciò che negli articoli si omette di raccontare, però, è che prima della resa i legali di Ralph Lauren hanno tentato la carta della censura e dell'oscuramento preventivo, sollecitando la rimozione dell’immagine (e delle annesse critiche) per presunta “violazione di materiale protetto da copyright”.
Imbarazzante.
Giusto per ricordare

In effetti, è uno scatto che smuove qualcosa di profondo e di difficile da gestire, specie se si è genitori, ma serve a ricordarci la differenza che intercorre tra la guerra vista nel salotto di casa, confusa tra spot pubblicitari e informazioni edulcorate, e la realtà.
La bambina, fotografata dall'equipe medica nella primissima fase delle lunghe cure cui è stata sottoposta nell’ospedale della base USA di Bagram, in Afghanistan, può dirsi fortunata. La casa dove viveva con i genitori e i fratellini, infatti, è stata centrata per errore da una granata illuminante al fosforo bianco, trasformandosi all'istante in una bara fiammeggiante.
Lei è stata salvata, ma con ustioni gravi sul 60% del corpo.
Oggi la bambina, che se non erro ha compiuto otto anni, è tornata a una vita quasi normale, pur portando evidenti nelle carni i segni dello strazio; quello strazio che non vogliamo vedere, preferendo l'illusione che la guerra sia un eroico campeggio di onorabili boy-scout.
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domenica, luglio 19, 2009
Sunday Resume 07.19.2009
Il futuro è già passato

- 122.000 i residenti nelle regioni meridionali trasferitisi al Centro-Nord, di cui circa l'80% ha meno di 45 anni;
- 60.000 i rientrati nel Meridione;
- 173.000 gli occupati al Nord che fanno i pendolari del fine settimana, avendo mantenuto la residenza nelle regioni di origine (+15,3% vs. 2007)
Bastano questi tre dati relativi al 2008 raccolti dallo Svimez per fotografare lo svuotamento dello Stivale a sud di Roma, che si sta staccando dal resto del Paese come una suola logora.
La fuga dei giovani in cerca di un'occupazione, anche precaria purché remunerata con una busta paga appena non avvilente, non è certo una novità: c'è sempre stata sotto forma di stillicidio.
Ora però fanno le valigie in massa le intelligenze più promettenti, i laureati (38% di chi si è trasferito altrove nel 2007), e non si può dare loro torto se è vero - come è vero - che la previdenza sociale (trattamenti pensionistici e sussidi di disoccupazione) ha sostituito i redditi da lavoro come motore dell'economia di intere aree.
L'ho scritto tempo fa e con la stessa amarezza lo ripeto: oggi in regioni come Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna scegliere di non partire, cercare di farsi una vita nel paese dove si è nati e cresciuti vuol dire fare voto di ottimismo oppure essersi arresi alla rassegnazione. Come è stato fatto notare, il Meridione immobile e macilento cambia la pelle con la cartapecora.
Le Beatitudini aggiornate secondo il Piano Casa

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La pubblicità in genere è un argomento che non richiede complesse elucubrazioni, almeno se la si guarda dalla prospettiva di chi sta davanti allo schermo o alla radio.
Gli spot, infatti, sono costruiti per essere consumati e metabolizzati velocemente, per destare attenzione, interesse e desiderio nel giro di una manciata di secondi; sarà la loro massiccia reiterazione nel tempo a fissare i messaggi nella memoria.
Ragion per cui quasi sempre uno spot piace o non piace, diverte o indispettisce "a pelle", senza particolari ragionamenti, senza che ci si debba impelagare in sottili distinguo tra contenitore e contenuto.

Prendiamo questo spot che è stato in programmazione fino a venerdì scorso su un circuito radiofonico nazionale.
Il soggetto dello spot realizzato dall'agenzia Horace Kidman è un'opzione filosofica, una visione della vita e delle sue prospettive ultime capace di suscitare aspre controversie ovunque: quella di chi si definisce ateo o agnostico.
Se avete usato il link, forse converrete con me che dal punto di vista strettamente tecnico lo spot radio per l'Unione Atei Agnostici Razionalisti (UAAR) funziona, è incisivo anche grazie alla bravura dello speaker nel dosare tono, cambi di passo, pause ed enfasi.
Ben altra cosa è andare nel merito del messaggio, dove entrano in gioco fattori culturali e di educazione, ma soprattutto la capacità personale di tollerare l'esposizione di opinioni radicalmente in contrasto con il Credo professato.
La secolarizzazione e la caduta dei blocchi ideologici avranno anche annacquato il bando e l'ostilità latente verso i "senza Dio", però dubito che l'opinione pubblica di questo Paese sia pronta ad accettare che atei e agnostici divengano soggettivi attivi della comunicazione, che facciano proselitismo al di fuori di ambiti marginali.
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- «Cos'è la vita senza un po' di... Arrogance?»
- «Già, e che sarà mai??»
- «Hey Gringo, la macchina vavabuma!»
- «???»
- «Chi fa le offerte come Opel? Nessuno Nessuno!»
- «Di', ma sei fuori??»
- «Ouì, je suis Catherine Deneuve...»
- «Ahahah! E io sono Ciccio di Nonna Papera!»
Chiedi chi erano i Beatles, cantavano gli Stadio, e un ventenne ti saprà sciorinare la discografia completa dei Fab-Four, bootleg inclusi.
Prova, invece, a esprimerti usando i tormentoni degli spot anni '80 e ci sono buone probabilità che il tuo giovane interlocutore ti scruti perplesso, indeciso se contattare la redazione di Voyager per segnalare un caso di possessione diabolica oppure concludere che il tuo ultimo neurone sano ha alzato bandiera bianca.
Sta a vedere che la vera frattura generazionale si consuma non nel look, nelle letture, nella musica o nei film, ma nella incomunicabilità che separa chi è cresciuto a pane e Carosello, che negli spot di un tempo riabbraccia un po' del suo io bambino, e chi, più prosaicamente, nella pubblicità vede solo... pubblicità.
Ogni generazione, divenuta adulta o adulterata, si guarda alle spalle e finisce per convincersi di aver vissuto anni formidabili, magici, creativi, assolutamente indimenticabili; è pronta a riabilitare con una lacrimuccia di commozione anche il ciarpame più ignobile.
Meglio, mille volte meglio, mettere in circolo gli anticorpi dell'ironia con una dose degli atroci, sgangherati, irriverenti Skiantos.
Buona settimana!
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sabato, aprile 04, 2009
Mow the Lawn

Qualche anno fa, più o meno in questo stesso periodo, sono stato coinvolto nel lancio in Italia di un particolare accessorio per la cura della bellezza femminile. Fin qui niente di strano: nella mia professione essere eclettici (e un po' paraculi) è la norma.
Però è il caso di dire che l'accessorio di bellezza in questione è stato una bella gatta da pelare, trattandosi di un rifinitore studiato per lavorare di fino nel... ahem... triangolo sotto i bermuda, tant'è che Giuly, la collega specializzata in Fashion & Glamour che seguiva l'ufficio stampa del cliente, l'aveva ribattezzato con un nome in codice che era tutto un programma: "il Tosapatata".

Avevo davanti agli occhi, infatti, il provocatorio visual di una campagna per la griffe Gucci (Groupe PPR) dell'epoca Tom Ford.
Invece ho dovuto sudare le proverbiali sette camicie per produrre un testo che era un capolavoro di allusioni e acrobazie semantiche, visto che mi si chiedeva di descrivere il prodotto in modo spigliato e accattivante, ma che per le policies del cliente erano tabù tutti i termini espliciti, i doppi sensi e persino buttarla sull'ironia.
Oltretutto lavoravo incattivito dall'avere costantemente in testa il bieco tormentone di Gianluca Grignani, quel "Ti raserò l'aiuola" che mi risultava gradito quanto il Vindaloo a chi soffre di emorroidi.
A distanza di anni, ecco che m'imbatto nello spot britannico per Wilkinson e rido, sia pure a denti stretti, alle trovate dei creativi inglesi che si sono potuti sbizzarrire sullo stesso tema, a cominciare da un titolo che più esplicito non si può: "Rasare l'aiuola/la siepe".
GRUNT!

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domenica, marzo 29, 2009
The Sunday Resume 3/29
Epitaffio al testamento biologico

"Qui si capisce quanto fragile sia la vostra concezione della libertà e della dignità dell'uomo, della sua volontà libera di tornare naturalmente, per chi ci crede, creatura di Dio nelle braccia del Padre e, per chi non crede, di finire dignitosamente com'è naturale che accada, sperando di aver lasciato segni, affetti, esempi nel mondo."
Anna Finocchiaro, Capogruppo PD al Senato
I 4 Umori

C'è poco da dire e molto da riflettere nella restaurazione a tappe forzate varata dalla nuova giunta regionale sarda.
Torna a calare la benda sugli occhi dei quattro mori: una scelta di immagine costosa, motivata con una discutibile fedeltà alla tradizione. Visti gli altri atti in cantiere, forse la ragione vera è che la giunta non vuole che i quattro mori siano testimoni oculari della grande svendita dell'isola che è alle porte.
"Quod non fecerunt barbari..."
Piccolo-spazio-pubblicità

Dove si situa la linea di confine che separa l'originalità della "big idea" dalla trovata opinabile, il messaggio efficace da quello fiacco o ambiguo, la provocazione intelligente da quella fine a se stessa?
Senza dubbio il visual della campagna "Eat More" (agenzia Diamond Ogilvy, Seoul) è di quelli che catturano l'attenzione, però lascia anche parecchio perplessi.
Non c'è un significato univoco in quel palloncino gonfio e protruso al posto dell'addome, né c'è un collegamento forte e immediato con il prodotto e i suoi benefit.
Tutto lascia credere che i creativi coreani non abbiano tenuto in considerazione che l'immagine poteva richiamare alla mente non il piacere di ristorarsi con una bevanda multivitaminica, bensì un'esperienza tanto comune quanto spiacevole come il gonfiore intestinale.
Vasco Rossi commenterebbe: "con tutte quelle, tutte quelle bollicine"
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martedì, ottobre 21, 2008
Discopathy

Gli ultimi casi lampanti di contagio sono la campagna Vodafone, attualmente in programmazione, e quella recente per Conserve Italia e la bevanda Yoga AQ: entrambe, infatti, sono andate a pescare nella Disco Music anni ‘70.
• Vodafone è andata a riesumare “More More More” (1976), brano che fece conoscere agli italiani l’americana Andrea True.
A dirla tutta, per le fortune del disco in Italia furono determinanti più i trascorsi di Andrea True che gli arrangiamenti orecchiabili, il ritmo ballabile o le doti canore.
Astutamente, infatti, l’ufficio stampa della casa discografica aveva fatto filtrare per tempo la notizia pruriginosa - peraltro vera - che Andrea True aveva alle spalle una carriera di attrice di successo nei film a luci rosse.
• Per il lancio di Yoga AQ, invece, è tornato miracolosamente a maramaldeggiare il marziale Carl Douglas, autore di un unico successo mondiale, quel “Kung Fu Fighting” ripreso anche nella colonna sonora del film Disney Kung-Fu Panda.
Cosa ci aspetta prossimamente?
Saranno rispolverati e “sdoganati” altri eroi, eroine e comparse della Disco Music che fu?
Tornerà in auge la Disco made in München che sfornò Donna Summer, i Boney M e le Silver Convention?
Riscopriremo forse il baffuto italo-francese Cerrone?
Che oscura fine avranno mai fatto:
- Tony Camillo Bazooka (Disco dynomite)
- The Incredible Bongo Band (Bongo Rock)
- Roberta Kelly (Zodiacs)
- Thema Houston (Don't leave me this way)
- Carol Douglas (Doctor's orders)
- Ritchie Family (The best disco in town, Life is music)
- Dan-I (Monkey chop)
- Patrick Hernandez (Born to be alive)
- Michael Zager Band (Let's all chant)
- Mather Father Sister & Brother (TSOP)
- Trammps (Disco Inferno)
- Gibson Brothers (Come to America, Cuba)
- Anita Ward (Ring my bell)
- l’indiana Asha Putli (The devil is loose)
- le spagnole Baccara, nonne putative delle Las Ketchup (Yes, sir, I can boogie)?
Non ditemelo: sono interrogativi che da anni vi tolgono il sonno :-)
Non credete, però, che sia meglio citare con un pizzico d'ironia questa gente che da un pezzo ha attaccato il microfono al chiodo piuttosto che imbattersi nei programmi televisivi condotti dal "necroforo" Carlo Conti, dove impazzano gli imbarazzanti e sfiatati spettri della canzone italiana dell'epoca?
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domenica, ottobre 05, 2008
Sunday Resume 10/5
il triangolo no,
non l'avevo considerato

Questo pomeriggio mia figlia, in combutta con sua madre, mi ha mollato via telefono la patata bollente di due problemi di geometria basati sul triangolo chiedendomi di aiutarla a capire quali derivate dal teorema di Pitagora andassero applicate e come.
A circa 35 anni di distanza dall’ultimo coitus interruptus con l’ipotenusa non sapevo se ridere o dare in escandescenze per questo fuori programma.
Non ho fatto né l’una né l’altra cosa: mi sono messo, invece, a sbuffare e sudare sui due problemi affidandomi a Wikipedia per raccapezzarmi.
Sono arrivato a sera con le rotelle che cigolavano producendo un suono straziante, ma anche con un barlume di soluzione.
Lo “scherzetto” mi è costato una bustina di Oki e la consapevolezza di avere autentiche voragini su cose elementari. Detesto fare la figura dell’incompetente e ora ricordo perché a scuola non amassi la geometria.
A me gli occhi?!?

Il ricordo della popolarità di questa campagna deve essersi depositato nella memoria dei pubblicitari, almeno a giudicare dal body language sfoggiato dalle modelle selezionate dall'agenzia MatosGrey di Sao Paulo per la linea Pantene, anche se il "dosaggio" degli ingredienti del messaggio lascia più di qualche dubbio.
Infatti, i capelli, che in linea di principio dovrebbero essere protagonisti assoluti della nuova campagna brasiliana per Pantene, rischiano seriamente di essere messi in ombra dall'esuberanza dei due "respingenti antigravità" generosamente esibiti sotto il precario riparo di un top.
In definitiva, l'effetto clone - probabilmente involontario - privato dell'originario guizzo d'ironia appare banale e grossolano.
Gli anni passano, i cliché restano.
Augurando

"Single per scelta altrui" ha chiuso i battenti, ma una volta tanto non c'è motivo di essere amareggiati sebbene Apple e la sua socia Angie avessero fatto di quel blog un posticino assai gradevole, frizzante e ben frequentato.
Semplicemente, "Single per scelta altrui" non aveva più ragione di esistere perché oggi nuovi impegni e svolte positive assorbono totalmente sia Apple che Angie.
Auguri di cuore a entrambe.
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domenica, settembre 21, 2008
Sunday Resume 9/21
Distorsione della realtà

La trovate qui
Social Networking 1.0

Dottore, mi dica, è grave?
Par condicio

Per par condicio stavolta è il turno di due natiche maschili che campeggiano, trionfanti in tutta la loro scultorea e disambigua essenzialità, su una doppia pagina.
Si tratta della curiosa campagna pubblicitaria per il marchio Styx: “l’intimo per l’uomo che ha un carattere speciale”.
L’azienda ceca si vanta di aver sviluppato un design grazie al quale l’indumento intimo non finirà mai per infilarsi nel solco tra le natiche, producendo quel fastidioso effetto noto come “filo interdentale”.
Nella piegatura della doppia pagina è sistemato un cartoncino estraibile delle dimensioni di un biglietto da visita che recita: “Questa è l’unica volta che mettiamo qualcosa nel vostro sedere”. :D
(Si ringrazia Get a Candy dell'ottimo Lorenzo Brusadelli per i preziosi spunti)
Per qualche giorno sarò off-line: se passate da queste parti, mi raccomando, aerate il locale e bagnate i fiori.
Buona settimana :-)
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