domenica, novembre 22, 2009
Sunday Mix 11.22.2009
Torri del vento
Naufraghi
Naufraghi sugli scogli,
ognuno narra
a sé solo – la storia
di una dolce casa
perduta,
sé solo ascolta
parlare forte
sul deserto pianto
del mare.
Triste orto abbandonato l’anima
Si cinge di selvaggi siepi
di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi.
Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938)
Qui
Sentimi pulsare
fino a quanto il fiato ferma il tuo pensiero
prima che si infranga
E lasciami filtrare lento e indisturbato
fammi riposare lascia che io rimanga qui
Toglimi lo sguardo
toglimi il respiro
togli i tuoi pensieri
da una bocca che non può parlare
Senza più ferire
senza più sparare
senza più tagliare
senza fare male
Ma lasciami qui
Qui
Lasciami qui
Perché qui
Qui c’è un tetto di stelle
E un oceano di pelle
E un deserto di voci
E un tepore di baci
Perché qui
Qui non passa più niente
Qui non passa la gente
Qui non passa che il tempo
E si scioglie in un momento
Perché qui
È passato l’amore a un passo da me
Tienimi sul cuore fino a quando passa
questa mia paura
questo mio terrore
Di guardarti dritto in fondo agli occhi
e di scoprire ciò che pensi veramente tu di me
E lasciami qui
Qui
Tu lasciami qui
Perché qui
Qui c’è un tetto di stelle
E un oceano di pelle
E un deserto di voci
E un tepore di baci
Perché qui
Qui non passa più niente
Qui non passa la gente
Qui non passa che il tempo
E si scioglie in un momento
Perché qui
È passato l’amore a un passo da me
I Nomadi
D'alema: baffino a mezz’asta
Povero il nostro Lider Massimo, ancora una volta irriso e oltraggiato dalla sorte matrigna quando gli era parsa così vicina la tanto agognata consacrazione a statista di levatura europea.
Evidentemente, lo sbandierato sostegno del governo italiano o porta una sfiga tremenda in ambito comunitario oppure vale come il 2 a briscola se sono bastati l'anatema della Polonia (è un ex comunista!!) e l’esigenza di non umiliare un premier - Gordon Brown - con l’acqua alla gola per far saltare la candidatura di Massimo D'alema, rimpiazzato in corsa da una baronessa britannica con zero esperienze in materia di politica estera.
E’ destino che la volpe più astuta e saccente del pollaio resti un perdente di successo?
Acqua passata?
Non sono per principio un paladino della gestione pubblica, per l’ovvio motivo che storicamente servizio pubblico equivale a mucca da mungere tra i partiti, in barba a qualsiasi criterio di efficienza ed economicità.
Tuttavia la privatizzazione a tappe forzate delle reti di distribuzione dell’acqua potabile ottenuta a colpi di Fiducia dal governo, che scinde la proprietà delle strutture - che resta pubblica - dalla gestione, che passerà a consorzi o imprese private, è una porcata fatta sulla pelle degli utenti.
Si scrive in preambolo che così si armonizza la normativa nazionale a quella comunitaria, che si aprono i servizi pubblici di rilevanza economica ai principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale: balle.
Si costringono gli enti locali a passare la mano o a diventare minoranza dei consigli di amministrazione dei consorzi e delle public utility ad azionariato misto (quota massima 30%), assegnando il controllo a chi? È ovvio, ai soggetti privati che hanno le risorse finanziarie e l’interesse a mettere le mani sull’acqua: il cartello delle multinazionali del settore, per inciso una cosa sola con i soliti noti che fanno soldi a palate con il business dell’acqua imbottigliata.
Il meccanismo è semplicissimo. Il soggetto privato assume la gestione della ex municipalizzata o consortile, data in affidamento per un numero congruo di anni, e ha un interesse prioritario da soddisfare: rendere fruttuoso l’investimento manovrando la leva tariffaria.
E gli investimenti sull’efficienza e l'ammodernamento della rete di distribuzione, storico tallone d’achille del sistema idrico nazionale? Troppo costosi, questo è sicuro, e se proprio si rendesse inevitabile intervenire, si andrà a battere cassa dai proprietari degli impianti, cioè stato, regioni e comuni.
Un bene essenziale è stato arbitrariamente ridotto al rango di merce per fare un favore a pochi, a spese nostre.
Etichette: diritti, poesia, Politica, The Smoking Pipe
Comments:
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ma possibile che la sardegna per tutte le minchiate statali sia sempre in prima linea? pensa all'acqua, pensa al digitale...
la poesia bellissima...
E il povero baffetto si riciclerà in qualcos'altro...che tedevo dì...se è vero come dicono che i politici cadono sempre in piedi...
la poesia bellissima...
E il povero baffetto si riciclerà in qualcos'altro...che tedevo dì...se è vero come dicono che i politici cadono sempre in piedi...
@La Coniglia - proprio ieri notte mi sono ritrovato a ridere senza ritegno leggendo un tuo post che avevo "saltato" (quello sulla pelatura delle patate) :D
Ultimamente in Sardegna ci stiamo specializzando nel passo del gambero in ogni settore, purtroppo.
Ultimamente in Sardegna ci stiamo specializzando nel passo del gambero in ogni settore, purtroppo.
In mezzo a tutte le simpatiche notizie che riguardano il nostro Paese, gradisco molto la poesia che hai pubblicato e la canzone dei Nomadi, che non conoscevo, sono uno dei gruppi migliori che abbiamo e riescono sempre ad emozionarmi, sempre Nomadi!
P.S. la definizione di perdente di successo è meritata, considerata pure la sua stratosferica presunzione.
P.S. la definizione di perdente di successo è meritata, considerata pure la sua stratosferica presunzione.
@Annachiara - sfortunatamente (per l'Italia) il tuo giudizio non fa una grinza
@Giraffa - le persone che, come lui, sembrano perennemente infastidite dalla mediocrità del creato, finiscono spesso col darsi la zappa ai piedi
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@Giraffa - le persone che, come lui, sembrano perennemente infastidite dalla mediocrità del creato, finiscono spesso col darsi la zappa ai piedi
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