lunedì, aprile 02, 2018

 

L'inferno, con le migliori intenzioni



“Se si vuole combattere efficacemente il nomadismo
è necessario dissolvere i legami tra le persone nomadi.
È necessario, anche se può sembrare crudele,
distruggere i nuclei familiari: non c'è alternativa”.
Così, nella civile e democratica Svizzera, scriveva il Dr. Alfred Siegfried (nella foto sotto), dal 1926 al 1958 “regista” di una grande operazione di igiene sociale ed eugenista contro gli Jenische, i gitani svizzeri, finalizzata a convertirli forzatamente in popolazione sedentaria, integrata e “utile”.

Il metodo utilizzato fino al 1972 dall’opera assistenziale “Les enfants de la grande route” partiva dal dogma che il nomadismo andasse sradicato definitivamente in quanto produttore di marginalità, parassitismo sociale e delinquenza.
Per questo nobile fine, la macchina dell’Operazione agiva sottraendo i bambini zingari alle loro famiglie per collocarli in orfanotrofi, famiglie affidatarie e, nei casi più “difficili”, ospedali psichiatrici. I clan nomadi venivano seguiti e messi nel mirino nei loro spostamenti grazie alla collaborazione delle autorità cantonali, specialmente nei Grigioni, Canton Ticino, San Gallo e Svitto.

Allo scopo di sradicare la perniciosa ereditarietà del nomadismo, i metodi educativi consigliati e applicati sconfinavano spesso in vessazioni e umiliazioni sia fisiche che psicologiche. Anche dal punto di vista dell’istruzione, era raccomandato di fare i conti con le limitate capacità di apprendimento dei nomadi, instradandoli verso lavori di bassa manovalanza. Sulle ragazze, inoltre, poteva essere praticata la sterilizzazione a fine eugenetico.

Lo scandalo del programma di sedentarizzazione coatta degli zingari scoppiò solo nel 1972, provocando la chiusura di Les enfants de la grande route e, successivamente, le pubbliche scuse da parte della massima autorità della Confederazione Elvetica.

Dagli archivi è emerso che poco meno di 600 bambini gitani sono stati sottratti ai genitori e “rieducati”. Alcuni, faticosamente, hanno riallacciato rapporti con le loro famiglie naturali; altri hanno preferito restare nell’ombra e non consultare la documentazione per non scoperchiare un capitolo oltremodo doloroso e umiliante del loro passato.
Perché rievocare tutto questo? Non per scorno della Svizzera, ma perché mai come in questi casi l’inferno si nasconde sotto il manto di intenzioni in apparenza nobili e sociali.

Per un’ulteriore trattazione approfondita, il link da seguire è questo

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