domenica, settembre 28, 2014
Doctor Henry & Mr. Tudor
Cosa trasformò il giovane, prestante (1.85), gioviale e colto sovrano ammirato nei primi anni in un despota obeso (circa 180 kg), crudele e psicotico, afflitto da svariati disturbi di salute e quasi immobilizzato da ulcere e spasmi agli arti inferiori?
In merito sono state formulate parecchie ipotesi. Si va, infatti, dalla sifilide (oggi scartata) al diabete tipo 2 non trattato, dal mixedema da ipotiroidismo al danno neurologico a seguito di una brutta caduta da cavallo, dalla sindrome di Cushing fino a malattie genetiche rare come la porfiria o la sindrome di McLeod, combinate all’ossessione per l’erede maschio e sano che non arrivava.
Anche su quest'ultimo aspetto è circolata la teoria secondo cui gli aborti spontanei e le gravidanze portate a termine con nati morti o dalla esistenza effimera che costellarono la tempestosa vita matrimoniale di Enrico VIII erano dovuti al gruppo sanguigno raro (antigene Kell Positivo - KK) ereditato dalla nonna paterna.
Di sicuro Enrico VIII d'Inghilterra visse fino a 56 anni, età assai avanzata per l’epoca, dopo poco meno di 40 anni di regno nei quali il monarca non si era negato alcun eccesso, specie a tavola.
Di contro, tutti i referti medici stilati a posteriori sono destinati a restare nel campo delle ipotesi, almeno sino a quando non sarà autorizzato un prelievo di campioni per analizzare il DNA regale.
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domenica, maggio 02, 2010
Mayflower Mix 05.02.2010
Il morso della salamandra

Purtroppo, a quasi 20 anni dall’emanazione della legge che ha messo al bando tutti i prodotti contenenti amianto, l’economico eternit ondulato non è stato ancora sostituito sui tetti di molte abitazioni, un po’ per incuria un po’ perché il costo dell’intervento è considerato eccessivamente gravoso.
Va detto anche che in molti casi lo smaltimento dell’amianto è avvenuto “all’italiana”, ovverosia abbandonando l’eternit e i pannelli di amianto smantellati in discariche abusive a cielo aperto per risparmiare sui tempi di autorizzazione e sulle tariffe applicate al conferimento dei rifiuti classificati “speciali-pericolosi”.
In questi giorni 2 notizie hanno riportato d’attualità l’amianto: una positiva, una francamente rivoltante.
Cominciamo dalla buona nuova. Tre dirigenti dei cantieri navali di Palermo (Fincantieri) sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio plurimo e lesioni gravissime per la morte di 37 operai deceduti per mesotelioma pleurico e per la stessa patologia sviluppata da altri 26 operai.
Secondo il Tribunale di Palermo i dirigenti dell’azienda, che fa capo al Ministero dell’Economia attraverso la finanziaria Fintecna, sarebbero venuti meno all’obbligo di tutela dei lavoratori avendoli esposti al contatto continuativo con l’amianto senza informarli che si trattava di materiale pericoloso per la salute, cosa di cui i manager erano pienamente a conoscenza.

In sede di riformulazione, l’unica concessione ai rilievi della Presidenza della Repubblica è stata ammettere la possibilità di ricorrere al giudice ordinario: ç’est a dire che un eventuale risarcimento sarà liquidato - se tutto va bene - ai nipoti dei marinai falcidiati dall’asbestosi.
Aggiungiamo pure quest’altro mattone al "muro della vergogna" di questa invereconda Banana Republic, dove qualsiasi istanza di moralità, equità e giustizia deve cedere il passo alla pratica dello scambio di favori “a buon rendere”.
Vox clamantis in deserto

Il mercato è per sua natura sistemico. Esso non ha né compiti né doveri sociali, scambia merci e tende a ridurre tutto a merce.
Una sinistra che non tenti di abolirlo, come il comunismo nel 1917, o vigorosamente limitarlo, come Roosevelt o Keynes dopo la crisi del 1929 e i fascismi, cede ad esso ogni sua priorità e, di fatto, si dimette.
Rossana Rossanda (intervista pubblicata sull'Unità)
È tutta musica leggera
Per dirla alla Ivano Fossati, questa delicata Summer di Joe Hisaishi è “una canzone popolare che in una notte come questa ti lascia muto”
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sabato, febbraio 27, 2010
Suitcase & Co

Sono di partenza.
Arrivederci alla seconda settimana di marzo, sperando di avere qualcosa di bello da raccontare.
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venerdì, febbraio 19, 2010
Coming around, again
Le belle notizie si fanno attendere e arrivano con il contagocce. Le notizie spiacevoli, in compenso, sono più dirette: te le ritrovi davanti all'improvviso come un muro piazzato di traverso subito dopo una curva.
Le parole in questi frangenti pesano infinitamente: sia quelle che si dicono sia quelle che, per qualsiasi motivo, hanno perso l’occasione di essere pronunciate.
Esattamente un anno dopo, ecco servito il remake di una situazione già vissuta, ma non per questo meno carica di tensione: la tua e quella della persona che vive sulla sua pelle questo secondo giro di roulette.
Cerchi di non sommare le due cose; cerchi dentro la fiducia per dire “ce la faremo... ce la farai, baby, non può piovere per sempre”.
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mercoledì, giugno 10, 2009
Altro giro

Si riparte (again).
È un anno movimentato, questo 2009, e quasi mai si tratta di viaggi di piacere.
Statemi bbuoni o scatenerò contro di voi l'ira funesta degli orsi del Kispios, dei canguri maori e dell'aquila di Vetz (vediamo se superate questo test di memoria).
Adiosu
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domenica, aprile 19, 2009
Sunday Resume 04.19.09
Compagno Silvan

E' bastato che l'astuto Savoldello privasse Lorena Bianchetti della protezione dell'anello magico forgiato dalla Ditta Sauron di Arcore perché la fede e il coraggio leonino della giornalista, iscritta all'Ordine per meriti episcopali, si liquefacessero all'istante.
La sventurata ha tentato un estremo atto di resistenza, dissociandosi dal micidiale affondo contro Berlusconi pronunciato da Savoldello e lanciandosi in una disperata professione di fede che richiede il totale controllo sulla lingua.
Ecco la documentazione filmata di quei drammatici momenti (se ne sconsiglia la visione ai deboli di stomaco)
Il giorno seguente, però, Lorena Bianchetti è stata intercettata all'aeroporto di Fiumicino mentre faceva il check in per un volo intercontinentale diretto a Città del Messico.
Raggiunta telefonicamente dall'ANSA, la Bianchetti ha rilasciato la seguente, laconica dichiarazione: "Chiedo scusa a tutti. Parto per il Chapas perché intendo mettermi al servizio del SubComandante Marcos e della causa internazionalista. Aldo Savoldello mi ha aperto gli occhi: ho capito che altrimenti la mia vita non avrebbe senso".
Compagno Aldo, o dovrei dire Mago Silvan, per piacere usa la tua prodigiosa bacchetta magica su Silvio e i suoi compagni di merende! Ah... ahem... ti sarei grato se, magari in un altro momento, volessi usare la tua bacchetta anche a favore del mio conto in banca. Sim Sala Bim! :-)
Fatt' and Furious

Ero in auto con amici che mi riaccompagnavano gentilmente a Stalingrad City quando, all'altezza di Porta Venezia, entra in scena una Audi con targa francese. Osservando lo stile "avventuroso" del conducente, lasciamo sfilare l'Audi poco prima di un semaforo, che l'autovettura supera a razzo malgrado sia ormai rosso pieno.
Al semaforo successivo è il turno di una Lancia Ypsilon con a bordo quattro ragazzotti usciti belli pimpanti da qualche locale. I giovanotti in questione si divertono un mondo a fare casino schiamazzando, suonando il clacson e giocando con i fari per chiedere strada.
Noi stiamo dietro per i fatti nostri e continuiamo a osservare scambiandoci commenti sarcastici. Quando vediamo l'Audi e la Ypsilon imboccare Viale Monza ci guardiamo in faccia per un attimo pensando la stessa cosa: "Sta a vedere che...".
Detto fatto: l'Audi e la Lancia iniziano a sfidarsi in sorpassi e controsorpassi in stile Fast & Furious.
A un certo punto, al francesino alla guida dell'Audi salta la mosca al naso perché accelera, sorpassa e poi inchioda i freni di botto.
Con l'aiuto di San Cristoforo, il conducente della Ypsilon evita il tamponamento e dalle auto ferme scendono tutti e otto gli occupanti per un tempestoso "chiarimento".
Prima di proseguire, facciamo in tempo a vedere che già stanno volando i primi spintoni. Nel retrovisore vediamo anche in lontananza i lampeggianti blu di una vettura dei vigili urbani o delle forze dell'ordine che sta sopraggiungendo.
Non saprò mai quale sia stato l'epilogo della vicenda, ma se per caso ci fosse stata una macchina per misurare la concentrazione di stupidità nel sangue penso che sarebbero risultati valori da guinness dei primati.
Pesce d'aprile o uovo di pasqua?
L'incredibile caso di un distinto signore russo operato per una massa tumorale ai polmoni. In sala operatoria, il chirurgo apre e non crede ai suoi occhi: con le pinze, infatti, estrae una piantina di abete alta circa 5 cm.
Non ditemelo: lo so che ha tutta l'aria di un pesce d'aprile, ma forse è un altro trucco del Mago Silvan, in trasferta in Russia con il disegnatore Vauro per preparare il ritorno al potere dei comunisti.
Ecce video
Buona settimana a tutti
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venerdì, febbraio 13, 2009
Asincronia

Sarà per via di un po' di stanchezza, sarà lo stato di tensione nervosa indotto dall'attesa del responso ufficiale di mercoledì prossimo, sarà l'effetto di una congiunzione astrale jellata o di un nuovo articolo della Legge di Murphy, però che pesantezza, quanta fatica e quanta pazienza occorre quando due persone si ritrovano così vicine e così fuori sincronia.
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martedì, febbraio 03, 2009
Tra nuvole e stelle

Un grumo di cellule tumorali non più grande di 6 millimetri: qualcosa di così ingannevolmente minuscolo da essere quasi impalpabile, eppure così insidioso.
Quel mezzo centrimetro di materiale organico malato è stato asportato oggi, ma sebbene l'esito dell'intervento autorizzi un cauto ottimismo, la minaccia evocata non si è ancora dissolta totalmente.
Il grande cerchio della vita, però, propone coincidenze involontariamente crudeli.
Ho appena appreso che in tarda serata, a Milano, è spirato il padre di Barbara, la segretaria dell'agenzia.
Aveva solo 52 anni e un rapporto con la figlia recuperato da pochi anni, per cui c'è ben poco di consolatorio nel concludere che, a modo loro, le metastasi siano state pietose evitandogli un supplemento di calvario.
Da qualche ora qui piove a rovesci intermittenti. Il vento che spira da SW porta con se non solo nuvoloni carichi d'acqua, ma anche un po' di tepore africano, per cui persino nell'aria della notte aleggia un ché di primavera anticipata.
Sarà per questo che sento un sorriso interiore farsi strada, una sorta di fluida serenità d'animo che si espande silenziosamente, rendendo i miei pensieri più limpidi e leggeri.
Non so bene come, ma cercherò di fare scorta di quest'insolita sensazione.
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giovedì, dicembre 18, 2008
Bye bye love...

Errori di StUmpa chiude per ferie. Ancora una giornata lavorativa sul filo dell'isteria e poi sabato mattina presto prenderò l'ennesimo aereo.
L’augurio per tutti è di ritrovarci in un 2009 che porti cambiamenti positivi, perché di brutte notizie e di sorprese spiacevoli abbiamo fatto il pieno in questo annus horribilis.
Non sono stremato e stressato come in passato, tuttavia da qui a febbraio/marzo (almeno) dubito che avrò tempo di riposare e di dedicare molte attenzioni al blog.
Mi scuso in anticipo con i lettori vecchi e nuovi, però ci sono situazioni che meritano la priorità assoluta.
Hasta la proxima.
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giovedì, dicembre 04, 2008
broken bridges

Sono teso come una tela bianca sistemata sul cavalletto, in attesa.
Domani parto per qualche giorno, senza un briciolo di allegria. Forse proprio a causa dei pensieri cupi e dei presagi spinosi che mulinano nella mente non riesco a scacciare l’idea che sia la vigilia del ponte dei morti invece che dell’Immacolata.
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sabato, luglio 12, 2008
Sit tibi terra levis

Macca, con un suo post, invita a una riflessione non estemporanea sul caso di Eluana Englaro, da 16 anni in coma irreversibile a seguito di un incidente stradale in cui riportò un gravissimo trauma cranico e la frattura delle seconda vertebra cervicale.
Dal gennaio 1992, Eluana Englaro non è senziente e, per quanto è dato sapere, non soffre dato che la sua reazione agli stimoli diretti o ambientali è solo un pallido riflesso vegetativo.
Eluana è assistita da personale medico e paramedico che ogni giorno provvede a lavarla con spugnature, ad alimentarla e idratarla attraverso una sonda naso-gastrica, a indurre lo svuotamento dell'intestino e a girarla a cadenza regolare affinché non si formino piaghe da decubito.
Non si può fare altro per lei: la scienza medica esclude la possibilità di un ripristino delle funzioni celebrari.
Da oltre 10 anni il padre di Eluana, che ne ha assunto la tutela, si batte affinché una sentenza gli riconosca la possibilità di far sospendere il trattamento che tiene in vita l'organismo di sua figlia. Beppe Englaro afferma che Eluana, qualche tempo prima dell'incidente, avrebbe espresso la sua contrarietà a sopravvivere in condizioni di totale incoscienza.
Però di questa asserita volontà non esistono prove documentali, come rilevava una prima sentenza della Corte d'Appello di Milano nella motivazione con cui rigettava l'istanza ex art. 32, comma secondo, della Costituzione: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
In questi giorni, tuttavia, una nuova pronuncia della Corte d'Appello ha ribaltato il verdetto, prendendo atto della straordinaria durata della vita vegetativa e delle convinzioni espresse in materia da Eluana quando era nel pieno possesso delle sue facoltà di intendere e di volere.
A mio modo di vedere, mai come in questo caso la visione intransigente della vita come qualcosa di sacro e intangibile dovrebbe essere temperata dalla pietà, fare un passo indietro e non impedire ulteriormente alla natura di fare il suo corso.
Eluana non soffre, ma la sua identità individuale, la sua essenza o in qualsiasi altro modo si voglia chiamare l'esistenza consapevole, è stata strappata via 16 anni fa. La vita biologica è sopravvissuta, ma solo grazie a un trattamento medico che non fa altro che sospendere l'altrimenti inevitabile sopravvenire della morte.
Difendere la sacralità della vita in queste condizioni sconfina nell'accanimento terapeutico, in un atto di arroganza intellettuale con cui l'uomo rifiuta di accettare la sua condizione mortale.
Infine, per quanto sia un gesto devastante, lasciare che il corpo di Eluana si spenga e sia riconsegnato alla terra è un gesto di rispetto verso la memoria della sfortunata ragazza. Chi l'ha amata in vita e ha sofferto in questi interminabili 16 anni di agonia potrà finalmente elaborare il lutto.
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giovedì, luglio 10, 2008
Autogufation

La metamorfosi notturna mi ha trasformato in un'immonda replica del mio avatar, e di questo non sono particolarmente compiaciuto.
Confinato tra le mura domestiche, mi affido all'intercessione di San OKI, arcangelo degli antidolorifici e degli antinfiammatori, perché stasera non mi faccia trovare la solita muraglia umana nell'ambulatorio del medico.
È il caso di dire che con il post di ieri sono stato profetico al punto di gufarmela.
That's all, folks.
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mercoledì, luglio 09, 2008
La panchina dei baci sfiorati

E se questa è una canzone
con cui davvero si puo' parlare
in questa sera ferita
da non lasciarsi andare
in questa notte da soli
che non ci si puo' vedere
e non ci si puo' contare
ma solo ricordare...
Le Notti di Maggio
Ultimamente mi sento miseramente imballato come un motore che stia perdendo colpi. Non è un bel vivere: tutto gira a rilento, la concentrazione va e viene e c’è un senso d’inquietudine costante, snervante, come quella di chi presagisca l’arrivo di cattive notizie da un momento all’altro.
Dovrei prendermi una bella pausa dato che da ottobre/novembre a oggi non ho tirato il fiato, ma è un lusso che non posso ancora concedermi, anche perché se mi fermo a considerare cos’è rimasto nella rete dopo essermi svirgolato la schiena a salparla c’è solo da tirare gran bestemmioni da carrettiere.
In questa fase devo assolutamente trovare dentro di me la calma e le risorse per reagire ai cambiamenti in atto. Per usare una metafora tennistica, quando si sceglie di scendere in campo contro Roger Federer serve a poco stare a commiserarsi e basare la propria tattica unicamente nello schivare le pallettate.
La tentazione di aggrapparsi a qualcuno, alle amicizie vicine e lontane, è balenata anche di recente. Però, oggi come oggi sarei il primo a non volermi tra i piedi, a non sopportarmi.
E poi ci sono situazioni in cui conosci troppo bene le schermaglie dell’Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? per non capire che quella che sembra una chance supplementare per un’amicizia andata perduta è solo un attimo di debolezza destinato a volatilizzarsi senza lasciare tracce.
Tanto vale stringere i denti e, alla peggio, usare la fantasia per immaginarmi beatamente spaparanzato sulla panchina della foto. E chissenefrega se quel posto ha un nome melenso come pochi: è chiamato “La passeggiata dei baci sfiorati”.
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mercoledì, maggio 28, 2008
Nelle pelle altrui

Su La Magia della Scrittura ultimamente si scrive spesso di linguaggio della salute e dell’importanza della comunicazione in campo medico.
L’argomento può sembrare astratto e poco attraente finché non iniziamo a riflettere sui tanti casi spiccioli in cui ci siamo trovati in difficoltà nel comprendere qualcosa d’importante o di essenziale che riguardava la salute nostra o dei nostri familiari.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle volte che abbiamo maledetto la pessima grafia del medico di famiglia tentando di decifrare le prescrizioni stenografate su una ricetta a quando siamo usciti interdetti e confusi dal consulto di uno specialista che ha liquidato sbrigativamente le nostre preoccupazioni quasi fossero bagatelle indegne della sua attenzione e del suo prezioso tempo.
Talvolta i problemi di comunicazione in campo medico si presentano con l’aspetto banale e dimesso dei foglietti informativi contenuti nelle confezioni dei farmaci, non a caso chiamati comunemente “bugiardini”, ma in altre occasioni si affacciano nei momenti più drammatici dell’esistenza di un individuo e dei suoi cari, com’è avvenuto giusto 10 anni fa con l’esplodere del “caso Di Bella”, la controversa terapia antitumorale proposta dal Dott. Luigi Di Bella.
Difficile spiegare a chi non c’è passato cosa significhi veder balenare una tenue speranza di salvezza e - sebbene si resti scettici - desiderare di afferrarla per poi doversi arrendere all’evidenza che è una chimera irraggiungibile, che non ci sarà né modo né tempo per tentare.
Cittadino, degente, essere umano
C’è un’altra esperienza - più comune ma non per questo meno sconvolgente e dolorosa - che mette a nudo la complessità del rapporto tra medici e pazienti, le invisibili barriere culturali, linguistiche e di sensibilità che possono separare chi detiene la conoscenza e chi ha estremo bisogno di capire e di essere rassicurato: il ricovero in ospedale.

Il gesto di spogliarsi degli abiti per indossare pigiami, camicie da notte e vestaglie è il simbolo visibile del passaggio dalla condizione di cittadino allo status di degente: una sottile e momentanea mortificazione e una parziale perdita di identità che sono un tributo accettabile alla speranza di essere restituiti quanto prima al mondo integri e in salute.
D’altra parte, la struttura ospedaliera è una comunità che ha regole inderogabili codificate per garantire prima di tutto il suo buon funzionamento. Il degente non può far altro che adattarsi assumendo un atteggiamento di subordinazione e di paziente remissività poiché la vita, la salute e il benessere futuri sono nelle mani di altri e dipendono da eventi su cui non ha controllo.
Non è un caso che visitare gli infermi e i carcerati siano annoverate tra le Opere di Misericordia: la degenza in ospedale, infatti, crea un bisogno relazionale di gran lunga superiore all’usuale.
Il “tempo morto”, l’inattività, l’essere confinati in un letto spesso nell’impossibilità di provvedere personalmente alle più elementari esigenze fisiologiche creano una dipendenza fortissima dai contatti umani rassicuranti e la necessità, altrettanto impellente, di ottenere risposte dal personale medico e paramedico.
E qui entrano in scena la sensibilità e la preparazione, non solo tecnica, di chi deve deve prendere decisioni che influiscono direttamente sulla salute del paziente.
Da una parte, il medico curante non può e non deve lasciarsi coinvolgere dal carico di ansia e di sofferenza che ha dinanzi e di cui è spettatore attivo. Dall’altra ci si può chiedere se l’applicazione formale del consenso informato sia da sola sufficiente a sollevare lo staff medico dalla responsabilità morale e professionale di fornire informazioni e delucidazioni comprensibili al ricoverato.
Senza voler fare ingiuste e ingiustificate generalizzazioni, l’impressione è che la necessità di spalmare il tempo a disposizione tra molti pazienti, unite alla convinzione che le prestazioni intese come erogazione puntuale delle terapie rappresentino una risposta assistenziale auto-evidente, portino i medici ospedalieri a non esporsi e a non uscire dalla neutralità scientifica del “medicalese” quando non lo ritengano inevitabile o strettamente indispensabile.
Forse si è indotti a trascurare che le capacità diagnostiche e la perizia professionale non hanno nulla a che vedere con un’effettiva conoscenza della sofferenza fisica e psicologica che c'è dall'altra parte del fonendoscopio. L’abilità e l’esperienza, infatti, non dovrebbero far dimenticare che attività di routine come, ad esempio, le endovene, le cateterizzazioni, i prelievi o il posizionamento di sondini creano tensione, dolore e angoscia che andrebbero stemperati con il dialogo, le attenzioni e comportamenti tali da minimizzare il disagio.
In definitiva, in un’attività delicata come quella medica non si dovrebbe sottovalutare un’elementare verità: la cosa più difficile è mettersi nella pelle degli altri.
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venerdì, marzo 07, 2008
Gimme some good news, please

Sul lavoro sono state settimane di autentico calvario, peggio di trovarsi intrappolati in galleria, e adesso devo vedermela con il fisico, i nervi e i neuroni che minacciacciano lo sciopero generale.
L'unica nota positiva è che dopo anni di inutili raccomandazioni, invocazioni, strepiti e pugni battuti sul tavolo, da metà mese dovrei poter contare nuovamente sull'aiuto di un junior copy.
Uso il condizionale perché non ho ancora scelto il candidato al martirio tra gli aspiranti che si sono presentati per un colloquio e perché temo che il prescelto se la darà a gambe dopo un "assaggino" di ciò che lo aspetta (il carico di lavoro e, peggio ancora, la convivenza con il sottoscritto).
Se sulla mia disastrata scrivania "piovono pietre", non è che fuori le cose vadano tanto meglio, anzi. Trovatemi un solo fatto di attualità, politica o costume che giustifichi un sorriso che non somigli a un rictus.
Siamo messi male, talmente in astinenza da buone notizie che persino una bufala spaziale come l'annuncio che la RAI ha cancellato Porta a Porta dal palinsesto oppure che il Popolo delle Libertà otterrà alle elezioni tanti voti quanti sono gli abitanti della Repubblica di San Marino ci indurrebbe a ballare la macarena sopra i tavoli.
Chiudo con un'informazione di servizio: a titolo sperimentale ho inserito una piccola radio all'interno del blog. Mi auguro che la musica trasmessa, che propone "random" brani presenti nella mia libreria di iTunes, sia sopportabile.
Etichette: copywriting, musica, salute, vita da blogger
martedì, ottobre 09, 2007
Dalla parte della salute,
senza "se" e senza "ma"

Poche ma sentite parole: Sporealvento ha lanciato a suo tempo un'iniziativa che mi sento di sottoscrivere e di sottoporre alla vostra attenzione. Il banner che vedete sopra è esplicito, così come lo è il post di Sporealvento che v'invito a leggere usando il link.
Grazie per l'attenzione.
Etichette: dell'amore e di altre storie, Donne, salute, The Smoking Pipe