martedì, settembre 06, 2022
diffamazione online: quella sporca latrina
Sabato 3 settembre Cloudflare, azienda che si occupa di web hosting e sicurezza digitale, ha annunciato di aver interrotto la fornitura di servizi al forum Kiwi Farms.
Se questa notizia vi ha lasciato perplessi o indifferenti niente paura: probabilmente ancora non sapete cosa sia e come operi Kiwi Farms.
Permettetemi una premessa chiarificatrice. Di regola i fornitori di servizi tecnici sono rigorosamente agnostici nei confronti dei comportamenti e delle convinzioni dei clienti, astenendosi dal dare giudizi morali e dal surrogare le autorità competenti intervenendo con autonome iniziative censorie.
La presa di posizione di Cloudflare, perciò, rappresenta una extrema ratio giustificata da ragioni di gravità e urgenza, ovverosia la percezione che l’aggressività virtuale degli utenti di Kiwi Farms stesse per trasformarsi in una minaccia REALE alla vita di una persona.
Cos’è Kiwi Farms
Frequentando i social network vi sarete senz’altro fatti un’idea di cosa siano i troll e il cyberbullismo. Kiwi Farms combina il peggio di queste due categorie.
Creato nel 2013 da un ex administrator del controverso 8Chan, paradiso dei teorici delle cospirazioni, degli estremisti di Destra nonché una delle più malfamate discariche di internet, Kiwi Farms ospita e promuove campagne di molestie, persecuzione, calunnia, minacce e istigazione al suicidio.
Le vittime in genere sono scelte tra donne, rappresentanti di determinate minoranze quali esponenti LGBTQ o soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico che, a giudizio degli utenti di Kiwi Farms, sarebbero del tutto immeritevoli delle attenzioni ricevute in campo artistico o nel sociale.
Una volta concordato il bersaglio, i frequentatori di Kiwi Farms mettono all’opera la panoplia delle tattiche per molestare, screditare e angosciare la vittima, i suoi familiari, amici e collaboratori.
- DOXXING - raccolta con ogni mezzo e pubblicazione di informazioni sensibili quali indirizzo, numero di telefono, vecchie foto, mail, post e chat da cui possano emergere contraddizioni, bugie, contenuti imbarazzanti o “compromettenti”;
- STALKING - minacce e forme di pedinamento come la pubblicazione di foto dell’abitazione o di informazioni aggiornate su abitudini, frequentazioni, cambi di residenza o di riferimenti telefonici e internet;
- SWATTING - provocare l’intervento della polizia a casa della vittima tramite false segnalazioni di reato;
- ISOLATING - impedire alla vittima di reagire e di ricevere solidarietà sui social facendo sospendere i suoi account mediante segnalazioni in massa.
A questo punto dovrebbero essere evidenti due cose:
a) che le macchine del fango come Kiwi Farms non sono affatto innocue, bolle virtuali in cui sfogare le pulsioni più sordide;
b) che ci si muove su un crinale sdrucciolevole ogni qual volta si sfiora la libertà di espressione o si avanzano nuove proposte per regolamentare responsabilità e poteri dei provider sui contenuti generati dagli utenti.
A chi non piacerebbe una Rete decontaminata dagli sversamenti di liquami tossici? Anche ipotizzando che tale risultato sia raggiungibile, il punto è: quale prezzo siamo disposti a pagare?
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