mercoledì, gennaio 31, 2018

 

Il fiume Lete




Tra le amicizie solo virtuali e quelle reali c’è un abisso. Le prime pagano in mancanza di profondità il loro essere parziali, poco ingombranti e facili da recidere, prive di fatica e di autentica dedizione reciproca.

Però anche nel virtuale ti imbatti in persone speciali, per cui provi stima sincera. E quando il loro tempo è prossimo a esaurirsi ti metti in disparte in segno di rispetto verso la persona e l’intimità di chi ha autentici motivi per piangerla; torni a essere fatto di byte temporaneamente parcheggiati nella partizione di qualche server.
La vicinanza virtuale in questi casi si rivela più fragile ed eterea di questa nostra vita fatta della stessa materia dei sogni, come Shakespeare fa dire a Prospero.

Così, per quanto possa sembrare irrazionale, nelle ultime ore ho vissuto con afflizione, restando a distanza, la decorso terminale di un mio contatto “speciale”, non sapendo se sperare in un improbabile “segno di Giona” o che tutto si compia come un transito senza affanni all’altra sponda del fiume Lete.

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