venerdì, giugno 16, 2006
The smoking pipe (riflessioni):
Millenarismo
Le guerre a fondo etnico e religioso, purtroppo, sono più che mai di moda.
Personalmente ritengo che il repertorio di orrori del terrorismo integralista e le mattanze quotidiane in Iraq, nella Striscia di Gaza, in Colombia e in altri angoli d’inferno troppo poveri, remoti o accuratamente sbarrati all’occhio dei media siano solo i podromi, l'antipasto di un processo planetario di lungo periodo.
Siamo portati a collocarci in uno scenario stabile, ancorato a punti di riferimento immutabili. I cambiamenti succedutisi dalla fine del secondo conflitto mondiale a oggi nell’economia, nell’industria e nella tecnologia hanno comportato, infatti, un processo di adattamento e d’integrazione che per le nazioni occidentali è stato (sinora) relativamente indolore.
Tuttavia dimentichiamo che le nostre sicurezze e i valori di cui ci facciamo vanto - il benessere, la civiltà, la democrazia, il libero mercato - si fondano su un ordine costituito che vige da soli 50 anni, 160 se si conta anche il periodo coloniale, e sulla sistematica depredazione delle risorse planetarie eseguita a spese dei 2/3 della popolazione mondiale.
In termini storici, 50 o 160 anni rappresentano un battito di ciglia, uno svolazzo, una bolla di sapone. Ciò che penso è che si sia messo in moto un rivolgimento generale, un sisma epocale che porterà al superamento traumatico dello status quo uscito dalla Conferenza di Yalta, riveduto e corretto in corsa dopo la caduta del Muro di Berlino.
Gli esiti sono in gran parte inponderabili, ma è probabile che se ci sarà una redistribuzione del potere e delle risorse, ciò comporterà rinunce dolorosissime per un Occidente ridotto a uno stato di subalternità economica e culturale.
Il mio non è un esercizio di millenarismo. Scorgo allarmanti analogie tra la situazione attuale e quella dell’impero romano sotto i regni di Traiano, Adriano e Antonino Pio nonché nelle strategie adottate per contrastare l’entropia di sistema.
Negli ultimi anni, infatti, si sta assistendo al costosissimo tentativo di spostare in avanti e di consolidare il limes della fascia cuscinetto dei Paesi amici e alleati, bonificando e sterilizzando in tutti i modi le aree di crisi che possono influenzare gli approvvigionamenti energetici e di materie prime.
Depurato di tutte le sovrastrutture ideologiche e propagandistiche, il principio è il solito, vecchio “se non puoi vincere, sottomettere e controllare i tuoi nemici, fatteli amici”, non importa quali argomentazioni e quali strategie usi.
Solo che il tentativo di cooptare e assimilare la fascia mediorientale trapiantando il modello occidentale, oltre a puzzare di neocolonialismo, sta rischiando seriamente una devastante crisi di rigetto.
E’ probabile che anche nel prossimo futuro si insisterà in questa terapia d'urto, associandola all’uso massivo di tutte le leve economiche e finanziarie a disposizione.
Siamo fuori tempo massimo per cambiare rotta?
Esistono alternative percorribili?
Il punto di domanda resta aperto.
Personalmente ritengo che il repertorio di orrori del terrorismo integralista e le mattanze quotidiane in Iraq, nella Striscia di Gaza, in Colombia e in altri angoli d’inferno troppo poveri, remoti o accuratamente sbarrati all’occhio dei media siano solo i podromi, l'antipasto di un processo planetario di lungo periodo.
Siamo portati a collocarci in uno scenario stabile, ancorato a punti di riferimento immutabili. I cambiamenti succedutisi dalla fine del secondo conflitto mondiale a oggi nell’economia, nell’industria e nella tecnologia hanno comportato, infatti, un processo di adattamento e d’integrazione che per le nazioni occidentali è stato (sinora) relativamente indolore.
Tuttavia dimentichiamo che le nostre sicurezze e i valori di cui ci facciamo vanto - il benessere, la civiltà, la democrazia, il libero mercato - si fondano su un ordine costituito che vige da soli 50 anni, 160 se si conta anche il periodo coloniale, e sulla sistematica depredazione delle risorse planetarie eseguita a spese dei 2/3 della popolazione mondiale.
In termini storici, 50 o 160 anni rappresentano un battito di ciglia, uno svolazzo, una bolla di sapone. Ciò che penso è che si sia messo in moto un rivolgimento generale, un sisma epocale che porterà al superamento traumatico dello status quo uscito dalla Conferenza di Yalta, riveduto e corretto in corsa dopo la caduta del Muro di Berlino.
Gli esiti sono in gran parte inponderabili, ma è probabile che se ci sarà una redistribuzione del potere e delle risorse, ciò comporterà rinunce dolorosissime per un Occidente ridotto a uno stato di subalternità economica e culturale.
Il mio non è un esercizio di millenarismo. Scorgo allarmanti analogie tra la situazione attuale e quella dell’impero romano sotto i regni di Traiano, Adriano e Antonino Pio nonché nelle strategie adottate per contrastare l’entropia di sistema.
Negli ultimi anni, infatti, si sta assistendo al costosissimo tentativo di spostare in avanti e di consolidare il limes della fascia cuscinetto dei Paesi amici e alleati, bonificando e sterilizzando in tutti i modi le aree di crisi che possono influenzare gli approvvigionamenti energetici e di materie prime.
Depurato di tutte le sovrastrutture ideologiche e propagandistiche, il principio è il solito, vecchio “se non puoi vincere, sottomettere e controllare i tuoi nemici, fatteli amici”, non importa quali argomentazioni e quali strategie usi.
Solo che il tentativo di cooptare e assimilare la fascia mediorientale trapiantando il modello occidentale, oltre a puzzare di neocolonialismo, sta rischiando seriamente una devastante crisi di rigetto.
E’ probabile che anche nel prossimo futuro si insisterà in questa terapia d'urto, associandola all’uso massivo di tutte le leve economiche e finanziarie a disposizione.
Siamo fuori tempo massimo per cambiare rotta?
Esistono alternative percorribili?
Il punto di domanda resta aperto.
Comments:
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A questo post puoi attribuire le tag "leggerezza, facezie"... ;-)
Qualcuno ha detto che un mondo diverso è possibile.
O forse anche quella era solo una tendenza commerciale, più che reale ideologia.
Non penso che la mia generazione cambierà qualcosa, troppo legata ai consumi; forse nemmeno quella dei miei figli.
Ma ho fiducia nella capacità rivoluzionaria dell'uomo: ho fiducia che in questa direzione non si possa andare avanti ancora a lungo, e che prima o poi arriverà una reazione. Ho fiducia che da qualche parte un giorno qualcuno trovi un modo -violento, sanguinario, totalizzante al punto da portare, come sempre, all'altro estremo- per riportare in qualche modo in pari la situazione.
Alla faccia dei pacifisti e di, come me, non è capace di percorrere una strada differente da quella proposta dal mercato.
Esistono strade alternative percorribili?
Ora no. Ma arriveranno.
Qualcuno ha detto che un mondo diverso è possibile.
O forse anche quella era solo una tendenza commerciale, più che reale ideologia.
Non penso che la mia generazione cambierà qualcosa, troppo legata ai consumi; forse nemmeno quella dei miei figli.
Ma ho fiducia nella capacità rivoluzionaria dell'uomo: ho fiducia che in questa direzione non si possa andare avanti ancora a lungo, e che prima o poi arriverà una reazione. Ho fiducia che da qualche parte un giorno qualcuno trovi un modo -violento, sanguinario, totalizzante al punto da portare, come sempre, all'altro estremo- per riportare in qualche modo in pari la situazione.
Alla faccia dei pacifisti e di, come me, non è capace di percorrere una strada differente da quella proposta dal mercato.
Esistono strade alternative percorribili?
Ora no. Ma arriveranno.
Grazie x esserti accollata il supplizio di leggere e commentare la "mappazza" pensosa.
In passato simili exploit erano accolti dagli utenti dei forum che frequentavo con la stessa gioia che può avere un cane che veda la cuccia infestata da un comitato di pulci. :)
In passato simili exploit erano accolti dagli utenti dei forum che frequentavo con la stessa gioia che può avere un cane che veda la cuccia infestata da un comitato di pulci. :)
ninest123 16.01
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