giovedì, novembre 16, 2006

 

Dove osano le lattughe


[*/ OFF-TOPIC/**/] In queste ultime settimane non ho avuto tempo di aggiornare il blog. Dubito che la cosa abbia seminato il panico in Rete, provocato congiunzioni astrali negative, alzato i tassi di intesse e depresso la libido. Non di meno mi è gradito ringraziare chi, per insondabili e insindacabili motivi, ha continuato a collegarsi a Errori di stUmpa. -->!]

Torniamo a cose meno serie, e più precisamente allo strano caso di una campagna pubblicitaria finita in odore di demì-flop che si ricicla come sito web.
Non so quanti di voi hanno conservato memoria degli spot TV per un'insalata mista in vaschetta che sono andati in programmazione tra la primavera e l'estate, con un richiamo nei mesi scorsi. Non vi viene in mente niente? Avete assunto quell'espressione vacua che un'amica coloritamente definisce "della mucca che guarda il treno"? Consolatevi, avete risparmiato un neurone e appartenete alla maggioranza dei telespettatori.
In sintesi, l'agenzia pubblicitaria aveva partorito la pensata di comprimere una sit-com nei tempi rigidamente contingentati degli spot, narrando (si fa per dire) le vicende di una famigliola-tipo che, al momento giusto, sfodera l'immancabile vaschetta d'insalata come soluzione a ogni problema.
L'idea di partenza era interessante e, sulla carta, congegnata per raggiungere il target dei prodotti. Però alla resa dei conti la campagna televisiva ha galleggiato nell'anonimato, non ha lasciato tracce apprezzabili, non ha funzionato.

Ancora tu?
Ma non dovevamo vederci più?

Proprio quando ormai pensavo di non dovermi più imbattere nell'ilare e sconclusionata famigliola di masticafoglie, ecco che una gola profonda mi passa la notizia - leggera e gustosa come un'impepata di cozze consumata all'alba - che l'agenzia pubblicitaria ha estratto dal cilindro l'ideona di un sequel degli spot sul web.
Lo confesso, ho un'irredimibile inclinazione al trash, per cui mi sono prontamente fiondato sul nuovo indirizzo. Dopo la visione ho ancora dubbi sulla ragion d'essere e sull'utilità di questo trasloco, che sembra quasi un esame di riparazione, tuttavia ho ricavato la conferma di un convincimento personale: per funzionare, le idee creative non possono prescindere dalla scelta del contenitore adatto. La cosa appare in tutta evidenza nel video "a luci rosa" realizzato per il sito, che potrà anche non piacere ma che è decisamente più aderente alla formula della sit-com rispetto agli spot incolori e insapori transitati per il piccolo schermo.
Questione di tempi, di formati, della possibilità di dare un minimo di spessore ai personaggi, di poter sviluppare storyboard che non somiglino troppo a futili pretesti.

Io ho detto la mia. Se vi va, date un'occhiata di persona cliccando qui e fatemi sapere la vostra opinione in merito.

Comments:
1 - A me il non leggere i tuoi post mi ha un po' depresso la libido: ho detto così tante volte "no, caro, questa sera ho il mal di testa" che avrei potuto incidere una piccola mp3 da far partire al momento opportuno...

2 - Se tu non avessi avuto una spiccata inclinazione al trash penso avresti scelto un altro avatar (wikipedia purtroppo non mi ha ancora svelato cosa significhi, esattamente, la parola irredimibile, ma confido che qualcuno dal treno prima o poi me lo suggerisca...)

3 - Devo confessare di non aver visto la pubblicità di cui tratti: purtroppo ho visto il suo sequel attaccato al tuo link.
Considerando che con quelle insalatine ci ho campato per un anno intero -per l'appunto in agenzia, quando la catena che mi legava al Mac non era abbastanza lunga da permettermi una pausa pranzo degna di tal nome- mi reputo parte del target cui è diretta. Per non parlare di minestroni e affini; non saprei nemmeno che cos'è una minestra, se questa gente non sapesse fare il proprio mestiere e non esistessero i surgelati.
Ora, al di la dell'idea creativa tutto sommato di dubbio gusto, tipo "vorrei fare il sempre giovane purtroppo non ci riesco" -non posso usare il termine evergreen per un'insalata, mi rifiuto- secondo me più che far ridere fa un po' piangere. Sono lontani i tempi dell'allegro mulino, e se vedo una famiglia in uno spot resto sempre un po' basita... Primo, perché la fascia da colpire da almeno sei o sette anni a questa parte è decisamente single. Secondo, perché da brava figlia di divorziati mi chiedo se è mai esistito realmente il concetto di famiglia.
Terzo e non ultimo, mi chiedo se la mamma fa anche un secondo lavoro, magari notturno, per coprire le spese...
Ecco, sarò fuori target, ma io vedo la sit com, sono cosciente che gli anni ottanta sono finiti e che della famiglia in blue jeans non ci sono restate nemmeno le pezze, e mi domando: ma con quella casa lì e con tre figli... Che fa papà, stampa i soldi di notte?
Era buona l'idea del figlio adottato, quello sì. Caruccio.
Sicuramente i personaggi hanno un minimo di spessore in internet: condensati in pochi secondi li immagino leggeri come l'uranio impoverito.
Qui non c'è un errore creativo, c'è una confusione sul target.
Qualche santo mi dice il target cui era diretto, e mi spiega invece quello che si deduce da questi spot? C'è un abisso in mezzo.
Ed è quello in cui è in caduta libera questa campagna...
 
@orsocapriola
sicuramente l'acquirente-tipo delle insalate di quarta gamma è single, risiede in città, più al nord che al centro o nel meridione, ha una cultura e un reddito medio-alti.
Difatti, la precedente campagna x quella specifica referenza era ambientata in un ufficio, con una gentile signorina che degustava la sua brava ciotola d'insalata davanti al computer dopo averla debitamente "shakerata" per mescolare gli ingredienti.
Tuttavia questa volta si è cercato di raggiungere il responsabile degli acquisti, ovverosia chi decide (quasi sempre la donna) cosa deve finire nel carrello della spesa per la famiglia, e di trovare un sistema perché negli spot si riconoscessero anche le altre fasce d'età rappresentate.
Come ho scritto, l'idea di partenza poteva essere interessante, magari non particolarmente innovativa ma neanche il trionfo del banale.
Quel che mi domando, da quasi profano, è come non sia sorto qualche ragionevole dubbio durante la fase di produzione e di test.
 
Perché il test è un lusso che molte agenzie, anche grandi non si vogliono o non si possono permettere. O perché la produzione preferisce dire "sì sì, è un buon lavoro" piuttosto che sputare nel piatto dove fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
 
@supercopy
- grazie per l'intervento, che mi da la possibilità di precisare una cosa: ho parlato di una campagna pubblicitaria che non mi ha convinto da teleutOnto e da piccolo artigiano della comunicazione, ma senza avere intenzione di mettere alla berlina la professionalità altrui. Semplicemente, per motivi attinenti la professione avevo sentito parlare di questi spot poco prima della loro messa in onda con largo uso di toni entusiastici; invece la ciambella è uscita senza buco. Cose che capitano.
Oltrettutto è sotto gli occhi di tutti come girino a piede libero per l'etere spot ben più modesti e molesti.
 
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
 
io me la ricordo benissimo quella serie di spot, tra l'altro l'ho vista anche di recente in TV. credo di essere stata una delle poche indotta all'acquisto della famigerata insalata, che, tra parentesi, non è nemmeno così male!
baciuzzi,
V.
:-)
 
Anche io ricordo gli spot dell'insalatina pronta (che non ho mai comprato... semmai ne compro una anonima e me la condisco da me).Mi è sembrata una di quelle sit-com sulla scia americana, con le risate preregistrate fuori campo. Mah, non il solito spot, però nemmeno stò granchè. Mi suscità un nonsochè di fastidioso...
 
@naera
- senza generalizzare, ai primi passaggi TV ho avuto una reazione molto simile alla tua. Chissà cosa sarebbe saltato fuori se come modello di sit-com avessero scelto Scrubs...;-)

@vega
- quelle insalate confezionate non sono poi "famigerate":-) Come scriveva OrsoCapriola nel primo commento, l'azienda che le produce sa fare bene il suo lavoro.
Anche se per scelta non sono un consumatore del fresco di IV Gamma, faccio tanto di cappello a chi nel giro di cinque o sei anni ha preso una piccolissima nicchia di mercato trasformandola in una macchina che muove un giro d'affari annuo di alcune centinaia di milioni di Euro.
 
my cojons!
V.
PS: I can't chat, sorry -
 
Hanno mandato in onda una pubblicità che sembra più fatta per conservare la visibilità del marchio, e mantenere una leadership, piuttosto che per strappare quote alla concorrenza. Qualcosa che dicesse ai consumatori: "Siamo noi, siamo qui, come sempre".
Nulla di aggressivo, ma qualcosa capace di comunicare continuità, e fiducia nella forza del marchio e nella qualità del prodotto. Qualcosa di analogo lo si vede in certe pubblicità sui quotidiani che hanno come oggetto la centrale del latte cittadina: toni pacati, messaggio semplice.
Anche l'assenza (almeno mi pare), di una realtà aziendale di pari peso, almeno nel nostro Paese, può indurre l'azienda a scegliere questo tipo di approccio.
Le cose sarebbero diverse se si dovesse misurare con un concorrente affamato di fette di mercato, quindi aggressivo, determinato a imporre il proprio marchio.
 
@Marco
- ciao, mi fa molto piacere incrociarti anche extra forum . :-)
Il tuo ragionamento su un approccio blando, soft voluto dal cliente effettivamente fila se si pensa che con quota del il 40% circa (dati mid-2005) e il resto polverizzato tra realtà più piccole, locali e brand dei distributori, l'azienda in questione può legittimamente considerarsi leader di mercato in Italia.
Inoltre, che mi consti, è l'unica marca del fresco confezionato a investire in advertising a copertura nazionale.
Resto dell'impressione che i ritorni in termini di memorabilità della marca e della gamma nonché quelli, più tangibili, di vendita siano rimasti al di sotto delle performance attese.
Bisognerebbe avere un una talpa ai piani alti del marketing per ricevere conferme o smentite alle nostre ipotesi.
 
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