sabato, maggio 10, 2008
Presenze immaginarie
Questa settimana sono rimasto solo soletto a casa a lavorare, anche nottetempo, visto che il resto della famiglia era temporaneamente in trasferta.
A parte i soliti rumori del traffico che venivano dalla finestra aperta e i gatti che, con tonfi e miagolii, segnalavano i loro giochi in cucina, non mi sono mai sentito solo.
Ci sono stati dei momenti, infatti, in cui la sensazione di essere osservato si è fatta talmente forte da farmi formicolare la nuca e costringermi a distogliere di scatto lo sguardo dal Mac.
Siccome ho passato da un bel pezzo l’età in cui ci s'inventa l’amichetto invisibile, prendo questo genere di "esperienze" con leggerezza e filosofia. Se spiriti e angeli custodi esistono realmente, tutto quel che chiedo è che mi usino la cortesia di annunciarsi per tempo e in modo molto, ma molto “soft”.
Verso le due del mattino di giovedì sono stato in parte accontentato.
Casualità o suggestione creata da un filo di ricordi evocato dalla musica che in quel momento passava su iTunes (Over & Over dei Fleetwood Mac), fatto sta che dal divano alle mie spalle è arrivato, inatteso, il suono lieve e soffocato di qualcuno che si accomoda.
Voltandomi ero pronto a fulminare i gatti con un urlaccio, scordando che avevo chiuso la porta della stanza proprio per non avere le due piccole pesti tra i piedi.
La penombra della stanza, rischiarata solo dal monitor e da una minuscola lampada da tavolo, creava ombre ingannevoli sulla seduta del divano, che però appariva vuota a parte i cuscini e un libro.
La tentazione di saltare dalla sedia era forte, ma ho deciso di far finta di nulla. Solo che l’impressione di avere due occhi attenti piantati addosso non mi dava tregua, senza contare che di tanto in tanto il maledetto divano si rifaceva vivo con rumorini e occasionali scricchiolii.
Datemi pure del mentecatto, ma ho iniziato a chiedermi chi o cosa fosse l'ospite venuto a farmi compagnia.
Un’oretta dopo, ultimato bene o male il lavoro, ho iniziato a chiudere le applicazioni aperte con l'intenzione di spegnere il computer e di buttarmi a letto. Proprio in quel momento ho percepito come uno spostamento d’aria a un fianco e il lieve tepore che normalmente è prodotto dal campo termico di un corpo che sta a pochi centimetri di distanza dal tuo.
Senza voltarmi, ma con il cuore che batteva all’impazzata, ho pronunciato sottovoce il nome di una persona cara scomparsa tanti anni fa; quella a cui pensavo mentre ascoltavo Over & Over.
E’ durato poco più di un istante, ma ho avvertito come la pressione leggerissima di un dito scorrere sulla mia testa fino all’attaccatura dei capelli sulla nuca. Immediatamente dopo è subentrata la sensazione che la stanza si fosse vuotata di colpo, di essere davvero solo.
Con la punta dell'indice, piano, ho rimosso una lacrima scesa sullo zigomo, ho tirato un bel respiro profondo e, dandomi ad alta voce dell’idiota, ho spento il Mac.
Over & Over
Potresti avere bisogno di me
e sapresti in che modo
Non sprecare il nostro tempo
Tutto quel che devi fare
è pronunciare il mio nome
e io sarò da te comunque
Ancora e ancora
Ancora e ancora
Non respingermi lontano
non lasciarmi in disparte
Cosa posso fare
per tenerti vicino?
Ancora e ancora
Ancora e ancora
(Christine McVie - Fleetwood Mac. CD Tusk)
Comments:
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Capita...sono sensazioni che ritornano forti in momenti importanti della nostra vita.
Magari questo era il suo modo di festeggiare con te!
Magari questo era il suo modo di festeggiare con te!
io ci credo, a queste cose. mi fanno un po' paura, a dir la verità. però quando succedono sono preziose.
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