martedì, ottobre 15, 2024
Chi vuole rottamare l'ONU?
All’atto di fondare l’ONU all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale si sarebbe potuto e dovuto fare tesoro dei limiti e dei compromessi che avevano sancito il fallimento della Società delle Nazioni nel suo compito più delicato ed eminentemente politico: risolvere per via diplomatica i conflitti tra gli Stati membri e, come extrema ratio, intervenire sul campo per imporre il cessate il fuoco per motivi umanitari e avviare un processo di pacificazione.
Le scelte fatte allora dalle potenze egemoni ci hanno consegnato l’ONU che conosciamo: pletorica, decorativa, di fatto ininfluente dal punto di vista della deterrenza, condannandola a collezionare negli ultimi 40 anni disastrose debacle tra cui Beirut (1983), "Restore Hope" in Somalia (1992/1993) e, soprattutto, l’onta incancellabile di Srebrenica (1995).
Perciò trovo quasi grottesche le proteste delle cancellerie occidentali per la violazione del diritto internazionale compiuta da Israele attaccando le postazioni UNIFIL nel Sud del Libano e intimando al contingente multinazionale di levarsi dalle scatole.
Altrettanto grottesca è la malafede di certi supporter puri-e-duri di Israele che sembrano avere appena scoperto l’acqua calda, ossia che la presenza dei Caschi Blu non ha raggiunto l’obiettivo di disarmare le milizie paramilitari e assistere le forze armate libanesi nel riprendere il controllo del confine meridionale.
Mi domando dove fossero i difensori del diritto internazionale e del bon ton diplomatico quando il governo e l’ambasciatore di Israele screditavano l'ONU e bullizzavano verbalmente il Segretario Generale dell’Organizzazione, l’ex premier portoghese Antonio Guterres, “colpevole” di criticare il governo Netanyahu per il numero spaventoso di morti e feriti tra i civili e per l'incombente catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza, tanto da arrivare a dichiararlo persona non grata.
Da parte loro, i difensori senza se e senza ma della causa israeliana fingono di ignorare che l’efficacia dei Caschi Blu è sempre stata condizionata per numero, armamenti e regole d’ingaggio dall’imperativo di mantenersi equidistanti dalle parti in conflitto.
Inoltre, gli hardliner pro-Israele dimenticano volutamente che le distruzioni provocate dalle precedenti e fallimentari invasioni israeliane del Libano hanno contribuito al definitivo collasso economico e istituzionale del Paese dei Cedri da cui Hezbollah e Amal, il suo braccio politico, hanno guadagnato ulteriore potere potendo contare sul costante flusso finanziario e di armi dall’Iran.
In ultima analisi, nessuno intende assumersi le proprie responsabilità o corresponsabilità storiche. È più comodo invertire l’ordine tra cause ed effetti mentre i poveri cristi continuano a crepare o sono costretti a ingrossare le fila dei profughi.
Etichette: Hezbollah, Israele, Libano, ONU, The Smoking Pipe, UNIFIL
mercoledì, ottobre 09, 2024
Sinonimi di patriarcato
Nel giro di pochi giorni la cronaca ha portato all’attenzione due fatti tragici che hanno sinistre somiglianze.
A Gravina di Puglia (Bari) ha suscitato scalpore per la brutalità della dinamica la morte di una sessantenne, uccisa dal marito subito dopo un primo tentativo di bruciarla viva nell'auto simulando un incidente stradale.
Nel foggiano un imprenditore agricolo è indagato con l’ipotesi di omicidio volontario per la morte della moglie, rimasta carbonizzata nell’autovettura andata a fuoco dopo l’impatto a tarda sera contro un albero. La ricostruzione fornita dall’imprenditore, che era al volante, presenterebbe incongruenze tali da aver indotto gli inquirenti a disporre ulteriori accertamenti autoptici per verificare se il sinistro stradale non sia stato una messinscena.
Con le dovute cautele, considerato che si tratta di vicende in cui le indagini sono ancora in corso, sarebbe il caso di soffermarsi ancora una volta sulla diffusa incapacità maschile di sopportare la perdita di controllo su una relazione sentimentale o sul matrimonio.
Certi uomini sembrano poter convivere bene o male con un ménage logorato, insoddisfacente e conflittuale fintanto che non sia messo in discussione il loro potere di avere l’ultima parola, soprattutto purché non sia la donna a prendere l’iniziativa e decidere che non c’è più niente da salvare, che non vale la pena continuare.
Realizzare di aver perso ogni ascendente o potere contrattuale condizionante sarebbe la molla che fa scattare la volontà distruttiva nei confronti di compagne o mogli divenute un ingranaggio disfunzionale e destabilizzante nelle loro esisitenze.
Resta aperta la domanda su cosa abbia reso noi uomini così duri, inflessibili e allo stesso tempo fragili come ghisa. Se la parola patriarcato disturba, trovate un buon sinonimo.
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