giovedì, novembre 06, 2025
Mamdani e Al Smith: lezioni americane
Molti post sui social celebrano l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York.
Quello del 34nne appartenente a una minoranza, musulmano ed esponente della sinistra socialista del partito democratico è un successo eclatante e niente affatto scontato, specie se si pensa che all’atto della sua nomination molti opinionisti scossero la testa ritenendo che i Dem, tuttora inebetiti dalla sconfitta alle presidenziali, avessero compiuto una scelta suicida.
Tuttavia questo post non è dedicato alla vittoria di Mamdani, bensì a un altro politico Dem di New York, Al Smith, a cui è toccato in sorte il dubbio onore di essere ricordato quasi esclusivamente per la batosta alle elezioni presidenziali del 1928, una delle peggiori mai patite dal partito democratico.
Che c’entra un looser con Mamdani?
Albert “Al” Smith aveva diverse cose in comune con il nuovo primo cittadino della Grande Mela: era orgogliosamente newyorchese, nipote di immigrati (italiani e irlandesi), appartenente a una minoranza religiosa in quanto cattolico, su posizioni liberali e attento al sociale. A differenza di Mamdani, Smith pagò a caro prezzo ciò che lo distingueva.
Per due volte governatore dello Stato di New York, nel 1928 Al Smith sfidò alle presidenziali il candidato repubblicano Edgar Hoover, ministro del commercio uscente sotto la presidenza di Calvin Coolidge.
La sua campagna elettorale, però, andò a schiantarsi contro tre “grandi P”: Pregiudizio, Proibizionismo e Prosperità.
• Pregiudizio
Contro Al Smith si scatenò una virulenta campagna stampa che pescava nella radicata avversione dei protestanti - specie luterani e battisti - nei confronti dei cattolici e del papato. Diversi giornali locali scrissero che, se eletto, Smith avrebbe anteposto l’obbedienza al Papa alla fedeltà alla costituzione e agli interessi degli Stati Uniti. Si insinuò che il candidato Dem intendesse limitare la libertà di leggere la Bibbia e si arrivò a presentare petizioni per chiedere che ai “papisti” fosse applicata l’interdizione ai pubblici uffici sul modello dei Test Act del Regno Unito.
• Proibizionismo
I legami di Smith con l'élite industriale, politica e finanziaria di New York e la sua pragmatica contrarietà alla legge che aveva messo al bando la fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcolici finirono per esasperare la diffidenza e lo spirito di rivalsa dell’America rurale verso la concentrazione di potere e l'amoralità delle grandi città.
• Prosperità
La campagna elettorale di Smith, infine, non fu capace di colmare lo svantaggio dovuto al fatto che buona parte dell'opinione pubblica attribuiva agli ultimi due presidenti repubblicani il merito di un boom economico che, a un anno dal crack di Wall Street, sembrava ancora inarrestabile.
Lezioni americane
Il responso delle urne fu devastante per i Dem: Hoover vinse a valanga anche in stati tradizionalmente feudo democratico, mentre Smith uscì sconfitto persino a New York, sia pure con uno scarto di circa un migliaio di voti.
A distanza di poco meno di un secolo tante cose sono cambiate negli States, ma altre continuano a esistere e a condizionare l’esito delle elezioni, specie nell’attuale panorama polarizzato, dominato da un personaggio manipolatore e divisivo come Donald J. Trump. Per quanto agli antipodi, la vittoria di Zohran Mamdani e la cocente sconfitta di Al Smith contengono un piccolo ammonimento: meglio non ostinarsi a guardare a quanto accade negli USA attraverso le lenti della vecchia Europa.
Etichette: Dem, Mamdani, Smith, USA
