martedì, gennaio 16, 2007

 

A luci rosse



Index librorum prohibitorum

library"Se in uno spot si dicesse che leggere è una forma di masturbazione mentale, ci sarebbero molti più giovani lettori".

Non c'è che dire: questa provocazione è furbetta e generica quanto basta per sedurre l'immaginazione e sembrare fondata.
Però, a ben vedere, voler contrapporre l'appeal della lettura a quello malandrino della manovalanza autoerotica è un artificio retorico parecchio discutibile. Mettereste a confronto una camicia e un piatto di lasagne?

È tutto da dimostrare, poi, che la presunta allergia dei giovani verso giornali, riviste e libri sia questione di un errore di marketing editoriale, quasi che per instillare l'amore per la lettura bastasse gemellare la prima pagina del Corriere della Sera con quelle dei tabloid britannici oppure moltiplicare i calendari invece d'incaponirsi a offrire Le Garzantine.
A me, invece, pare sia necessaria una chiamata in correo per quei tanti miei coetanei e coetanee - stimati professionisti e genitori - che sostengono di essersi affrancati dal peso (sic!) di aprire un libro il giorno stesso in cui hanno conseguito la maturità o la laurea.
In questa loro ottica leggere non è considerato produttivo, è troppo impegnativo, è un comportamento asociale che affatica la vista... . Se questi sono i messaggi che passano da una generazione all'altra, allora è indubbio che la lettura resterà la forma di onanismo meno praticata dagli italiani.

Absit iniuria verbis

banner 1 Guardate questi banner autoprodotti. Probabilmente li avrete già notati visitando qualche blog, mescolati a counter e a mille altri gadget.
In piccolo, questi banner sono l'esempio di come in Rete sia possibile generare a basso costo contenuti che circolano all'infinito sfruttando un meccanismo di replicazione virale.
In genere per avere seguito & successo è sufficiente disporre di un'idea innovativa, intrigante e magari inverosimile, come ad esempio quella della campagna d'opinione per salvare la trentennale carriera del bimbo degli snack Kinder dall'onta di uno sfratto dal packaging.

banner2
Ma che dire di quest'altra iniziativa?
A prima vista, il banner non lascia spazio a equivoci. L'allusione all'assunzione di Vitamina C è lampante, esibita come uno sberleffo o un guanto di sfida.
Potremmo sbrigativamente liquidare il tutto come una goliardata al femminile o una provocazione di dubbio gusto. Tuttavia, dal punto di vista della comunicazione simbolica non va sottovalutata l'attrazione che esercita un'affermazione eccessiva, dissacrante rispetto alle convenzioni sociali. Non capita spesso di essere sfidati a farla grossa, a prendere pubblicamente posizioni estreme come fare outing per gioco su una pratica erotica che fuori dal contesto del web costerebbe non pochi grattacapi alla privacy.
Non a caso, il bannerillo piccante è stato accolto, copiato e sfoggiato con la dovuta ironia su diversi blog "rosa", ma anche in quelli di alcuni signori blogger.

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Comments:
l'aspirina non la PRENDO, mentre, invece, mi spiacerebbe se sfrattassero il baby-kinder!!!
riguardo alla spinosa questione della lettura secondo me chi non legge lo fa più che altro per mancanza di tempo/pigrizia. anche ad un romanzo hard credo si preferisca la fruizione dell'analogo DVD.
chiaramente tutto ciò non mi riguarda.
beh... è sempre meglio precisare, no?!!! ;-)
Vega
 
@Vega
- La campagna pro bimbo Kinder (the original) ha generato una vera e propria saga surreale, così come un'altro banner diffuso, quello dell'A.R.P.I.A., ha a supporto un sito un po' confusionario ma istruttivo qualora si dovessero lenire i bruciori causati da "cetrioli" piazzati a tradimento dal partner fedifrago :-).
Anche se era implicito, forse è d'uopo precisare che in questa sede i riferimenti personali sono...ehm...ESCLUSI ;-)
 
eh sì
 
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