mercoledì, febbraio 14, 2007

 

io DICO che...



Martelli:”Lei ritiene che la causa dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina sia lodevole?
Il giornalista, sia pure con lievissimo imbarazzo, annuisce.
Martelli:“Eppure l'OLP è una delle organizzazioni politiche più corrotte al mondo...”.

Ho estrapolato questo passaggio dell’intervista televisiva all’ex delfino di Bettino Craxi, ex onorevole ed ex europarlamentare socialista Claudio Martelli, andata in onda domenica sera su La7, perché mi ha fatto pensare a un aspetto che resta sullo sfondo nell’ondata di polemiche sul progetto di legge sui DICO e sull’entrata a gamba tesa del Cardinale Ruini: il ricatto morale.

Per ricatto morale intendo quello scudo d’intoccabilità che impone di sospendere o attenuare prudenzialmente il giudizio su atteggiamenti, dichiarazioni e azioni di associazioni, categorie, lobbies o governi in virtù di meriti pregressi o dei valori che, in teoria, incarnano. La ritorsione per chi opina o critica pubblicamente è l’applicazione di censure o marchi moralmente infamanti.
C'è un perverso sillogismo nel meccanismo per cui se la tutela di Y è considerata un obiettivo socialmente/eticamente apprezzabile e l’associazione X se ne fa in qualche misura garante, le decisioni dell’associazione X e le dichiarazioni dei suoi rappresentanti non possono essere messe in discussione giacché farlo equivale a negare Y.
A scanso di equivoci, sottolineo che trovo detestabili i ricatti morali da qualsiasi parte provengano e indipendentemente dalla nobiltà dei fini perseguiti.

Laicità e laicismo

Non sono mai stato un mangiapreti, anzi riconosco l’autorità morale della Chiesa Cattolica e il suo diritto a tutelare pubblicamente i principi evangelici, mobilitando a tale scopo le coscienze di quanti si professano cattolici.
Tuttavia, così come trovo grotteschi e pericolosi i conati di laicismo che pretendono la messa al bando dei simboli cristiani e delle manifestazioni popolari dello spirito religioso in nome di un'irrealistica neutralità assoluta dello Stato, ritengo inaccettabili per qualsiasi Stato laico le ultime prese di posizione sui DICO di Benedetto XVI e del Cardinale Ruini.
Anche solo ventilare una messa sotto tutela dei rappresentanti del massimo potere legislativo della Repubblica suona come una forma d’ingerenza che fa a botte con il dettato costituzionale: “Stato e Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

Entrando nel merito, non contesto che un valore di origine religiosa come il matrimonio monogamico fra eterosessuali possa rientrare tra i fondamenti condivisi dello Stato, però non vedo dove sia il vulnus irreparabile alla famiglia in una normativa che estende alcuni dei diritti e delle garanzie assicurati ai coniugi a quanti sono approdati a una stabile convivenza fuori del matrimonio convenzionale, a prescindere dall’orientamento sessuale della coppia.
Penso che la famiglia tradizionale sopravviverà ai DICO come valore e come scelta ponderata, così com’è sopravvissuta al referendum sul divorzio, e che non abbia a temere un ingiusto declassamento.

Per chiudere smozzicando un sorriso sardonico, mi è tornato alla memoria uno dei cavalli di battaglia della propaganda elettorale del 1948. È noto che Stalin un giorno ebbe a dire sprezzante: “Di quante divisioni dispone il Papa?”.
La propaganda a favore della Democrazia Cristiana colse la palla al balzo per agitare lo spauracchio dei terribili cosacchi che abbeveravano i cavalli nella fontana di piazza San Pietro.
Ebbene, immaginate che uno di questi giorni il Presidente della CEI indica una conferenza stampa per pronunciare il seguente ammonimento: “Se la legge sui DICO non sarà fermata, chiederò a Sua Santità il permesso di fare dell’aula di Montecitorio un bivacco di Guardie Svizzere”. :-∫

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Comments:
ho seguito anch'io quell'intervista, e ho trovato il passaggio che citi in apertura davvero degno di nota.
sono d'accordo su tutto, questo ricatto morale è fuori da ogni logica di società civile
 
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