martedì, novembre 13, 2007

 

Nel baratro, scalciando



Avevo 11 anni, andavo matto per il basket e seguivo spesso la squadra del mio paese (campionato regionale Promozione) quando giocava in casa, in un campetto all'aperto ricavato nel piazzale dell'Istituto Salesiano.
Ricordo quella domenica gelida e uggiosa di gennaio, io in piedi dietro il tabellone dei "nostri" e la squadra sotto di una dozzina di punti. Dopo l'ennesimo errore sotto canestro trasformato dal team ospite in un contropiede vincente, mi scappa un incitamento al pivot: "Forza ragazzi, datevi da fare, spaccateli in due!" o qualche colorita sciocchezza del genere.

Lui, Marco, un ragazzone alto e grosso come un corazziere, si volta per un attimo verso di me prima di rimettere in gioco. Ha il fiato grosso, il volto contratto per lo sforzo e le botte volate sottocanestro, ma m'incenerisce lo stesso con un'occhiata terrificante.
Qualche anno dopo, appese le scarpette al chiodo, Marco Giua morirà all'improvviso per un ictus, ma questo non conta ai fini del ragionamento: quel che conta è la lezione di sport e di educazione che mi ha dato in una frazione di secondo.

ultrasPer questo provo ribrezzo e non riesco a a trovare giustificazioni per la bestialità e la laida presunzione di quelle frange di "tifoseria organizzata" che tengono in ostaggio uno sport degradando ogni domenica a occasione di guerriglia urbana.

Lascio ad altri il compito di analizzare dottamente le radici della violenza, il profilo psicologico degli ultras, le possibili terapie per curare un calcio italiano incancrenito, tanto una riflessione intelligente o una panzana a ruota libera in più finiscono per essere ininfluenti nell'assordante sciocchezzaio quotidiano dei media.

Forse non si dovrebbe fare il gioco di un branco di iene imponendo le porte chiuse in tutti gli stadi d'Italia, ma di questo passo il calcio è come un mulo imbizzarrito, pericoloso per sé e per gli altri.
Fosse per me, lo lascerei prendere a calci il suo futuro, da solo.

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Comments:
concordo appieno....
 
Sono d'accordo con te. Io anche sno stata innamorata del basket e ricordo l'episodio che raconti. Ha fatto bene ad incenerirti con lo sguardo... Lo sport è tutt'latra cosa: io ho giocato in nazionale, ma mai ho demonizzato gli avversari con cui spesso eravamo molto amici. Lo sport è un'altra cosa dallo spettacolo indegno che dobbiamo vedere tutte le domeniche o quasi. Giulia
 
Anch'io amo il basket, più del calcio. Non porterò mia figlia al Plazzetto, perchè la violenza non è solo fisica.
Sottoscrivo.
Per me che si chiuda tutto e si fottano i soloni.
 
sansone e tutti i filistei devono bruciare all'inferno
E domenica prossima fermiamo pure gli squallidi campionati di serie B e C. Fermiamoli. Per sempre però.
 
Io concordo con Gigi Riva: smettiamo per sempre :'(
 
non posso che sottoscrivere. non se ne può proprio più, è un insulto
 
Smettiamo, sì.
Però sarà impossibile.
Sappiamo tutti che ci sono troppi interessi, su questa cosa.
E' il denaro che comanda, non la ragione.
 
io non riesco a farmi una ragione del potere delle tifoserie.. non ce la faccio prorpio...
 
Forse se la gente avesse anche altro per cui appassionarsi, cose più importanti ma altrettanto "comunitarie" e di appartenenza...
 
La cosa che non capisco è se le società hanno la possibilità di controllare in qualche modo le tifoserie violente della propria squadra
 
@everybody
- nei vostri commenti leggo le stesse perplessità, la stessa stanchezza e lo stesso disincanto che vivo anch'io. Facile, troppo facile immaginare che il sistema che regge il pallone italiano scricchiolerà, ma non andrà in frantumi né ci sarà un vero rinnovamento.
In fondo è la stessa cosa che accade con la classe politica: barcolla, arretra, abbozza e poi, passata la buriana, torna a essere pervasiva come una neoplasia.
 
Credo che posso solo dire le stesse perplessità di tutti voi ...magari cercando parole diverse,lasciando invariato il senso....Gli interessi economici sono tropi xchè si possa pensare di fare 1 sovversione della situazione...xò,semplicemente e nel mio piccolo,credo che ,in ogni caso,il nostro esempio quotidiano possa fare qlcosa.
Davide contro Golia?forse ma le parole e basta ,senza fatti(anche piccoli,semplici,ma coerenti), rimangono dei palloncini in cielo....possono anche emozionare ma trovano il tempo che trovano...un abbraccio!
 
...io ero nazionale di sincro e capisco il sacrificio che c'è in ogni allenamento..conosco anche abbastanza da vicini il calcio uno x' mio figlio grande è calciatore e secondo x' ho un'amico che gioca in serie A...ma loro con quel mondo di pazzi furiosi x cui ogni scusa è buona x attaccar briga tanto x risolvere le loro vite grigie..è un'indecenza non si può perdere la vita x' si è un tifoso è assurdo lo sport dovrebbe educare alla vita ma mi sembra che qui i fondamenti sportivi si siano andati a farsi benedire...
 
@Desaparecida
- grazie per essere "reaparecida". Ognuno di noi, per quanto disilluso, deve fare la sua parte. Bene hanno fatto, ad esempio, coloro che hanno fischiato e applaudito per scherno la solita minoranza di imbecilli che sul campo dell'AJ Milano di basket avevo innalzato cori contro le forze dell'ordine.

@Scrittricexcaso
- non ho dati a supporto, ma sono convinto che chi vive o ha praticato uno sport di squadra, a qualsiasi livello agonistico, non si lasci imbrancare facilmente nelle frange violente.
Come scriveva anche Giulia, l'autentico sportivo prova rispetto per l'avversario perché impara che la tensione agonistica e la competizione fisica, per quanto accerrime, si risolvono sul terreno di gioco.
Altro è volere a tutti i costi prevalere, far sentire il proprio peso nello spettacolo del calcio , del basket o di qualsiasi altro sport.
C'è, invece, chi è convinto che la propria passione sportiva abbia in mano il successo o l'insuccesso di una squadra, di avere il potere di costruire il mito o stroncare la carriera di giocatori, allenatori e dirigenti.
Purtroppo, oggi questa visione distorta è in parte realtà.
 
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