martedì, agosto 26, 2008
Caucazoo
“Vieni avanti, cretino!”
Se non fosse irriguardosa e ingenerosa, la battuta-tormentone che apriva gli sketch del duo Carlo Campanini-Walter Chiari nei panni dei Fratelli De Rege si adatterebbe al Presidente della Georgia Mikheil Nik'olozis dze Saakashvili dopo l’esito disastroso della campagna militare nell'Ossezia del Sud.
In verità non credo affatto che il populista Saakashvili sia un ingenuotto o una mammoletta, anzi lo reputo un leader autoritario, scafato e provvisto di una folta moquette sullo stomaco, allenato a giocare d’azzardo sui tavoli della geopolitica e a maneggiare bene le armi della propaganda.
Ma allora perché mai un tipetto tosto come Mikheil Nik'olozis ha imbarcato sé stesso e la Georgia in un’avventura suicida come il pestare una volta di troppo i calli della Federazione Russa?
Mi permetto di non prendere in considerazione quanto sussurrato da voci maligne, e cioè che l'offensiva scatenata dall'esercito georgiano sia un favore fatto a Emilio Fede per consentire al Direttore del TG4 di riprovare quel particolare doping da adrenalina che sarebbe “meglio di una scopata” (ipse dixit).
Forse si avvicina un pochino di più alla verità il desiderio del leader georgiano di regolare alla svelta i conti con i secessionisti osseti consigliati, assistiti e protetti da Mosca.
Basta sbirciare la cartina e si noterà come la piccola Ossezia del Sud sia un cuneo da cui è possibile spaccare in due la Georgia o arrivare a Tbilisi, ma soprattutto dal quale si può tenere comodamente sotto tiro il percorso della pipeline che porta il gas naturale e il petrolio del Caspio sino al Mar Nero e alla Turchia.
Non è un caso che mentre la marina militare russa sigillava il porto di Poti, l’artiglieria e l’aviazione di Mosca bersagliavano alcune aree tutto intorno all’oleodotto evitando scientificamente di centrarlo. Si è trattato di un sonoro avvertimento firmato Vladimir Vladimirovic Putin e recapitato ad Ankara e Washington DC: “Signori, non fate affidamento su quel vanesio chiacchierone dell’amico georgiano. Non si fanno i conti senza l’oste, e quell’oste sono io”.
Tuttavia ciò che probabilmente più ha pungolato Saakashvili a dare fuoco alle polveri sono stati seri problemi interni (economia, conflitto con le opposizioni, pressioni autonomistiche di altre minoranze etniche).
Come è successo svariate volte volte in passato, in simili frangenti i governanti disinvolti e populisti tendono a pescare dal mazzo un diversivo azzardato, ma anche capace di ricompattare l’opinione pubblica intorno alla bandiera e al “commander in chief”.
Per questo motivo è possibile che, sebbene ridimensionato dalle sberle ricevute da Mosca, Mikheil Nik'olozis dze Saakashvili ce la faccia a conservare la poltrona più importante di Tbilisi.
Io, mammeta e Bush
Dalla crisi agostana nel Caucaso escono suonati anche George W. Bush e la NATO, impotenti a fare di meglio per il corteggiatissimo e utile alleato georgiano del ringhiare a mezzo stampa.
“La reazione russa è sproporzionata e inappropriata” ha tuonato Washington: fine delle trasmissioni. Non sapremo mai se al Cremlino qualcuno abbia rispolverato per l’occasione un’antica perla di saggezza di Umberto Bossi, che un bel giorno liquidò come “una scoreggia nello spazio” l’effetto delle critiche di un suo ex consigliere.
A Leonid, con affetto
Anche se organizzare la scampagnata dell’esercito in Georgia è costato caro alle casse della Federazione Russa, Medvedev e Putin incassano un sonante successo militare, strategico e di immagine in un’area da sempre “calda” come il Caucaso.
Mosca ha dimostrato con la forza di saper proteggere i propri interessi e di essersi lasciata definitivamente alle spalle il marasma e il complesso di inferiorità dei tempi di Boris Eltsin, anche se la cosa era visibile da tempo con le operazioni militari condotte in Cecenia, Circassia, Ossezia del Nord e Kabardino-Balkaria.
La pressoché scontata annessione alla Federazione dell’Ossezia del Sud e dell’Abhkazia a spese della Georgia da un lato ratifica il ritorno di Mosca alla dottrina della sovranità limitata elaborata giusto 40 anni fa dal Compagno Segretario Leonid Il'ic Brezhnev per giustificare l’invasione della Cecoslovacchia, dall’altro rappresenta un gioco non privo di rischi.
La Federazione Russa, infatti, all’interno reprime con durezza i movimenti separatisti e i conflitti etnico-religiosi, ma si dimostra assai spregiudicata quando si tratta di indebolire o “spuntare le unghie” di ex alleati o vicini indocili.
Qualcuno dirà “È la politica, bellezza”. Vero, ma ciò che viene messo alla porta potrebbe anche rientrare dalla finestra, come dimostra quanto accadde qualche anno fa a Beslan, una tranquilla cittadina dell’Ossezia del Nord... .
Etichette: The Smoking Pipe
Comments:
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Aggiungici pure che la Georgio voleva far pare della NATO ed ecco qua che Putin ha raccolto la palla al balzo..
Come avrai notato, nonostante la mia spiccata predilezione per gli argomenti che riguardano l'Est Europa, mi sono trattenuto dal fare analisi. Un pò perchè le cose si sono svolte fulmineamente e un pò perchè la situazione (come sempre, quando si parla di Russia), è assai più complessa di quello che i vari TG ci fanno credere. E' di oggi l'annuncio dell'indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhazia e il possibile blocco verso l'Afghanistan. I costi si alzano, e di parecchio.
Ma sei hai un log su "Facebook" fammelo sapere: ti metto tra gli amici. Poi, quando capiti, capiti.
(Su Fede non dico nulla: mi fa pena).
Daniele (Macca)
Ma sei hai un log su "Facebook" fammelo sapere: ti metto tra gli amici. Poi, quando capiti, capiti.
(Su Fede non dico nulla: mi fa pena).
Daniele (Macca)
@Macca
- hai ragione: la situazione si sta aggrovigliando. In questa partita tutti i giocatori rilanciano e nessuno sembra disposto a fare un solo passo indietro.
Mosca ha infranto un tabù e rinnegato la "Dottrina Sinatra". Ora nel Baltico, in Ucraina e in Moldova i governi sono in fibrillazione chiedendosi chi sarà il prossimo a essere nel mirino.
Se poi ci aggiungi il fatto che nessun governo occidentale può permettersi il lusso di incassare altri ceffoni dalla Federazione Russa senza apparire pericolosamente debole anche su altri scacchieri...azz!
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- hai ragione: la situazione si sta aggrovigliando. In questa partita tutti i giocatori rilanciano e nessuno sembra disposto a fare un solo passo indietro.
Mosca ha infranto un tabù e rinnegato la "Dottrina Sinatra". Ora nel Baltico, in Ucraina e in Moldova i governi sono in fibrillazione chiedendosi chi sarà il prossimo a essere nel mirino.
Se poi ci aggiungi il fatto che nessun governo occidentale può permettersi il lusso di incassare altri ceffoni dalla Federazione Russa senza apparire pericolosamente debole anche su altri scacchieri...azz!
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