giovedì, agosto 25, 2016
"Cold Case" archeologico
Qualcuno forse ricorderà l’attore Morgan Freeman nei panni del moro Azeem nel film Robin Hood, principe dei ladri (1991), ambientato nell’Inghilterra del XII secolo.
La presenza di un musulmano di colore - uomo d’arme e di raffinata cultura - dava un tocco di esotico alla trama e faceva da contraltare all'irruenza di Robin di Locksley, rampollo della piccola nobiltà educato più all'uso delle armi che ad altri saperi.
Fuori dagli artifici scenici, però, imbattersi nelle spoglie di una persona nata e cresciuta nel Nordafrica sepolte in un cimitero medievale inglese è un po' come trovare un iPhone in una tomba etrusca. Ed è esattamente quanto è successo alcuni anni fa a Ipswich, antica cittadina portuale dell'Inghilterra sud-orientale, creando i presupposti per un particolarissimo "cold case" archeologico.
Andiamo per gradiDurante i lavori di scavo per la costruzione di un complesso residenziale vengono alla luce una quindicina di sepolture di epoca medievale.
Un’equipe di archeologi, storici e medici forensi viene chiamata a esaminare i resti esumati per valutare la scoperta e inquadrarla dal punto di vista storico.
La composizione interdisciplinare del team consente di chiarire subito alcuni punti.
Innanzitutto, data la collocazione del sito si risale al camposanto attiguo al convento dei Frati Minori Francescani di cui è attestata la presenza in loco dalla fine del Duecento, ma di cui da secoli non resta alcuna traccia se non nella toponomastica (Franciscan Road) e nelle antiche mappe della città.
Inoltre, il fatto che le salme fossero state deposte in tombe singole esclude automaticamente che si trattasse di sconosciuti, servi o persone indigenti, cui nel medioevo erano destinate le fosse comuni.
Nell’esaminare i resti, uno in particolare attira l’attenzione degli esperti. Si tratta dello scheletro completo di un uomo che presenta particolarità inusuali, a cominciare dal cranio che palesa tratti somatici marcati, ben diversi da quelli della popolazione anglosassone della Ipswich medievale e più vicini, invece, alle genti del Maghreb o dell'Africa sub-sahariana.
La scoperta scatena una ridda di domande:
- Com’era arrivato e cosa ci faceva un nordafricano tanto lontano dal suo paese d'origine?
- Di cosa era morto e come mai un probabile musulmano aveva ricevuto una sepoltura considerata invidiabile in un cimitero cristiano?
A questo punto scatta un'indagine che mette in campo un arsenale scientifico e tecnico degno di CSI.
La provenienza africana viene confermata dalla composizione chimica delle ossa e dei denti rilevata utilizzando l'analisi degli isotopi stabili.
Ciò che mangiamo abitualmente, infatti, deposita una "firma" riconoscibile sui denti e nello sviluppo delle ossa. Nel caso dello sconosciuto, emerge che la dieta nei suoi primi anni di vita era stata tipica di un ambiente nordafricano dell'epoca: un buon equilibrio di pesce, carne, frutta e verdure.
Ulteriori prove giungono dal DNA, che colloca i natali dello sconosciuto nella fascia nordafricana a ridosso del Mediterraneo orientale. Le informazioni genetiche, inoltre, suggeriscono che l'uomo non avesse la pelle scura, bensì un incarnato simile a quello di molti abitanti del Marocco: più che sufficiente, tuttavia, a spiccare tra i pallidi e al massimo rubizzi anglosassoni.
Lo studio dello scheletro descrive un uomo dalla mascella forte e dalla struttura muscolare ben sviluppata, a testimonianza di un'alimentazione adeguata e di una vita attiva, senza alcun segno di privazioni o di lesioni da stress riscontrabili negli schiavi. Oltretutto, il misterioso nordafricano aveva raggiunto un'età rispettabile, intorno ai 40/45 anni, in un'epoca in cui l'aspettativa di vita in Inghilterra era di soli 33 anni.
Prendendo l'impronta tridimensionale del cranio, viene ricostruito al computer e poi su un modello plastico il volto di quello che ormai viene familiarmente chiamato "l'uomo di Ipswich" (v.di immagine a fianco)
La datazione al Radiocarbonio fissa la morte in un arco temporale che va dal 1190 al 1300. Esaminando lo scheletro, gli studiosi riscontrano che negli ultimi mesi della sua vita l'uomo ha sofferto di un ascesso spinale: un'infezione batterica che, crescendo, ha compresso i nervi e il midollo spinale provocando dolori continui e lancinanti alla schiena e agli arti inferiori.
Progredendo, la patologia avrebbe prodotto effetti invalidanti, con la perdita del controllo su vescica e sfintere, la paralisi e, infine, la morte per setticemia.
Probabilmente l'infezione era partita in modo banale: un graffio, un'abrasione o persino un pelo incarnito nella parte bassa della schiena. Oggi un simile problema verrebbe risolto con una normale terapia farmacologica, ma nell'Inghilterra medievale non erano disponibili che medicamenti a base di erbe, impiastri e unguenti preparati principalmente dai monaci erboristi.
Ed è qui che entra in scena il convento dei Frati Minori. L'uomo, presumibilmente ricco e rispettato in città, ottiene di farsi curare e accudire in convento, trascorrendo nell'infermeria gli ultimi giorni del suo calvario.
La sepoltura nel cimitero del convento potrebbe essere interpretata come un ultimo segno di riguardo o come contropartita a una generosa donazione, ma lascia aperto un dubbio: è possibile che i Francescani abbiano chiuso un occhio sulla religione dell'uomo qualora fosse stato musulmano? Era forse un convertito? Era un cristiano d'oriente?
L'equipe è riuscita a far parlare le ossa, ma molte risposte sono destinate a restare inevase: chi era quell'uomo? che lavoro svolgeva?
Si può solo ipotizzare che fosse giunto in Inghilterra a seguito della crescita dei commerci con il Medio Oriente, l'Africa e l'Asia avvenuta in parallelo alle Crociate. Forse era un mediatore, un commerciante o un incaricato d'affari che aveva aperto un fondaco nel porto di Ipswich, allora importante scalo per gli scambi commerciali tra l'Inghilterra, la Francia, le Fiandre e l'area del Baltico. La muscolatura potente non depone a favore di un tranquillo borghese sedentario e indifeso, ma non ci è dato sapere alcunché della sua vita e di suoi eventuali trascorsi avventurosi.
Chissà, magari era il vero Azeem.
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