lunedì, gennaio 15, 2007

 

Casa dolce casa


casa dolce casaSi dice che l'arredamento e la sua disposizione dicano molto della personalità del padrone di casa.
Guardando un po' immalinconito quel che resta della "zona giorno" dopo l'ultimissimo blitz, mi sono chiesto cosa mai abbiano potuto capire gli sporadici ospiti di casa copyman @ l'ex Stalingrado d'Italia. Poche e incerte tracce bastano a far intuire se in quel posto sono stato mediamente felice o infelice, se mi somigliasse almeno un po'?
Mah, non mi sono mai curato troppo di questi dettagli, anche perché gli appartamenti dove ho dimorato in questi anni appartenevano alla categoria "ammobiliati" (accezione vaga, che si traduce spesso in un'accozzaglia di mobili in disarmo ereditati da qualche defunta prozia del munifico locatore).
Certo che, da affittuario, di cosette interessanti ne ho viste e vissute diverse a Milano.

Il monolocale/garçonniere fresco di ristrutturazione in una lugubre casa di ringhiera in zona Corso Lodi, ad esempio.
Stavo per firmare il contratto di locazione, chiudendo gli occhi sull'atmosfera dello stabile (ti aspettavi un maniaco alla Psycho in agguato a ogni rampa di scale), sulla toilette cieca e sul mobilio un po' traballante, allorché ho incautamente curiosato negli scomparti a muro ricavati sopra il romantico (e tanto vantato) caminetto.
E' saltato fuori che, per recuperare centimentri preziosi, la canna fumaria era stata sbrigativamente rimpiazzata da una tubatura in pvc da scarico fognario... .

E che dire, allora, del grazioso simil-chalet tutto rivestito in legno perlinato (anche la facciata esterna), opportunamente celato nel cortile di un'altra casa di ringhiera?
Un'autentica chicca per animi romantici, magari un po' buia. Soltanto che per trovarla vivibile bisognava essere quarti di bue, tanto la temperatura scendeva repentinamente sottozero d'inverno, e non fare caso ai vestiti riposti nell'armadio che prendevano muffa (non odore di muffa, vere e proprie patacche stile gorgonzola).

La palma della sistemazione più "creativa" spetta, però, al sottotetto con vista sulla ferrovia, zona Sesto Marelli.
La sua toilette bonsai era a suo modo geniale, ma sconsigliabile a chi superasse taglia 52, pena l'incagliarsi nello spazio tra il muro e la sporgenza del lavabo.
Il micro-WC era la perla della collezione, visto che abbinava una tazza da asilo infantile, recuperata chissà dove, e una cassetta taglia XXL. Ogni tirata della catenella andava, perciò, eseguita stando in piedi e dosando accuratamente il colpo di polso se si voleva evitare che l'erompere delle cascate del Niagara creasse un maestoso vortice che debordava dalla tazza.

Sarà per questo che non sono mai finito sulle pagine patinate delle riviste di arredamento?? ;-)

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Comments:
E meno male che Milano non è Parigi.
Io affittai nella Ville lumière un graziosissimo studio, come chiamano lì vani dai 7 ai 30 mq, di 9 mq con doccia inside e cesso sul corridoio all'esterno. Per cui se ti scappava all'improvviso dovevi uscire di casa senza scordarti le chiavi e ricordandoti la carta igienica....un inferno.
Per non dire che quando tiravo fuori il divano letto non si apriva più la porta di casa e quindi non si poteva più andare al cesso....
 
Mmm, e una bella session su come consultare il secondamano o leggere gli annunci immobiliari?
;-)
 
li conosco certi monolocali fantasiosi, ne ho abitato per 5 anni uno in viale monza...
ti annuncio, a proposito di casa, che sta per partire l'operazione interior design open source. e magari sulle riviste ci finiamo davvero, ma in tanti!
 
@Annachiara
- ho provato anch'io, anche se per brevissimo tempo, la mistica della "ritirata" piazzata sul ballatoio. Possiamo ritenerci fortunati di non aver mai dovuto sperimentare il pitale sistemato sotto o dentro il comodino. :-)

@Pubblivora
- certe letture sono di rigore, così come le giornate passate a cerchiare annunci con la biro, sostenere conversazioni telefoniche surreali, visitare agenzie immobiliari e fare sopralluoghi tragicomici.

@Giuliana
- tengo d'occhio il tuo blog, of course.
 
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