giovedì, aprile 17, 2008

 

Cuore di tenebra


cuore di tenebra
La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi
non viene dalle stelle...
alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena
potete stare a galla.
E non è colpa mia se esistono carnefici
se esiste l'imbecillità
se le panchine sono piene di gente che sta male.

(Franco Battiato - Up patriots to arms)

Siamo arrivati a giovedì; tre giorni sono più che sufficienti perché qualsiasi commento sui risultati elettorali sia allo stesso tempo ponderato e incomparabilmente superfluo, dato che a questo punto è rimasto ben poco di nuovo o di originale da aggiungere al calderone.

Se mi chiedete come mi sento a tre giorni dalla nabka del centrosinistra, la risposta è: “maluccio, come uno che andava per i fatti suoi e si è visto rovesciare addosso un rimorchio di letame”. Invero, le probabilità che ciò avvenisse erano molto alte, non fosse altro perché nell’aria si avvertiva da tempo un fetore pestilenziale.
A dirla tutta, non condividevo l’ottimismo a trentadue denti sbandierato sino all’ultimo dal quartier generale del PD. Le ipotesi di una rimonta e, addirittura, di un clamoroso sorpasso sul filo di lana mi sembravano pie illusioni, proclami lanciati più che altro per “tenere alto il morale” dello smagato elettorato di sinistra, non diversamente da ciò che aveva inutilmente tentato di fare l’Ulivo che candidava Ciccio(bello) Rutelli nella tornata del 2001.
Le similitudini con la solenne tramvata di allora erano decisamente troppe per non pensare al peggio, tuttavia speravo in una sconfitta contenuta, ai punti, non che gli elettori consegnassero alla Ditta Silvio Berlusconi & Co. una nuova cambiale in bianco.

Dalle urne è uscita la fotografia verosimile di quello che è il Paese reale oggi: un’Italia smarrita, abbruttita, viscerale e rancorosa che si è rifugiata in massa nel miraggio del dirigismo aziendalista incarnato da Silvio Berlusconi e nel parasindacalismo territoriale della Lega Nord.

Da un lato appare più che mai chiara la portata dell’involuzione culturale avviata e agevolata da oltre un decennio di berlusconismo: individualismo, insicurezza, diffuso timore del futuro, intolleranza verso la complessità della società contemporanea, arroccamento a difesa dell’esistente e dell’interesse particolare (in primo luogo quello di conservare i propri soldi al riparo dal fisco), un provincialismo e un localismo che somigliano alla mentalità del ghetto.
Dall’altro, sommando la scomparsa dalla rappresentanza parlamentare della sinistra radicale, con la nullità (annunciata) del bonsai trozkista e il tonfo (rumoroso e cruento) della Sinistra Arcobaleno, l'evaporazione dei Socialisti di Boselli e il risultato del PD, che un po’ è avanzato e un po’ ha rinculato, si capisce quanto sia stato alto il pedaggio pagato per i due anni di precaria coabitazione al governo.

Sarà anche vero che il raccolto non sempre corrisponde a quanto si è seminato, ma è palese che una quota non marginale di elettori che fanno riferimento a sinistra e di veri e propri militanti non ha perdonato tutte le risposte non date, rimandate, contraddittorie o mal comunicate da una coalizione e da un esecutivo che mai e poi mai si sono dimostrati all’altezza di parlare con autorevolezza e semplicità agli italiani, tanto meno di agire secondo un programma non dico coerente, ma almeno comprensibile ai più.

Perciò non so se sorridere sardonicamente o sacramentare quando leggo dichiarazioni come “Non abbiamo capito gli umori profondi del paese" (Livia Turco), ”L’arcobaleno è stato percepito come il logo che copriva cose vecchie“ (Nichi Vendola), ”Ricominciamo daccapo, dai vecchi simboli, ricominciamo dalla falce e martello“ (Oliviero Diliberto) o delle dimissioni di Romano Prodi dalla presidenza del PD, messe nero su bianco a Pasqua e rese pubbliche solo ieri.

Ma tutto questo è il teatrino delle marionette che va in scena, l’avanspettacolo che io e voi siamo liberi di applaudire o fischiare dai blog, tanto non ci si fila nessuno.
Spento il computer, ognuno fa i conti con la vita che continua e con un futuro prossimo che sembra l’entrata del tunnel degli orrori.
Mi sembra già di vedere il pupazzone del Cavaliere che ammicca all’imbocco e sembra dire: ”Bentornati nel cuore di tenebra della MIA Italia“.

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Comments:
hai ragione, bel post... Qui ci consocliamo un po', ma nella vita reale è dura. nella mia casa sventolano le bandiere della lega e di Forza italia... Giulia
 
ciao grazie per essere passato da me...vieni quando vuoi da me a fare scorta di cuore di Sardegna...
interessante il tuo blog... tornerò a trovarti con piacere...
ciao un sorriso:-)
piccolaluise
 
@giulia
-posso immaginare quanta "soddisfazione" ti diano quelle macchie di colore sull'estetica di casa tua. Speriamo solo che il tempo si spicci a dimostrarsi galantuomo.

@piccolaluise
- non mancherò di ripassare dalle tue parti (blog), anche se fare il pieno di nostalgia non è esattamente un toccasana ;-)
Piuttosto, sto ancora facendo congetture sulla località marina dov'è il tuo giardino :-)
 
"L'orrore, l'orrore..."
Cito, eh?
:-)
Daniele (Macca)
 
Io prenderei Bertinotti con le sue cravatte di seta, le giacche in tweed e i golf di cachemire e lo sbatterei una settimana, la terza del mese, per la precisione, a casa degli operai del XXI secolo. Senza portafoglio né carte.
Altro che arcobaleno.
"Pozze di fango" la dovevano chiamare la sinistra! Forse avrebbero raccattato qualche voto in più.
Tu sei incazzato, ma io quasi più di te!
 
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