sabato, ottobre 22, 2011

 

AreAzione





Quando uscì il 33 Giri “Crac!” degli Area avevo 13 anni. Come tutti gli adolescenti di questo mondo, stavo abbandonando il conformismo acritico dell’infanzia e confusamente (molto confusamente) cercavo di mettere insieme un abbozzo di personalità autonoma.
Dal punto di vista musicale e dell’ideologia dichiarata, gli Area si collocavano agli antipodi dei riferimenti culturali di genitori e fratelli maggiori: era scontato, perciò, che ne facessi la bandiera delle mie velleità di smarcarmi dalla routine di una famiglia tutta casa e chiesa.

Per quanto possa suonare il massimo dell’incoerenza, di lì a poco sarei entrato nell’orbita di Comunione e Liberazione. A suo modo, anche quella era una scelta di rottura rispetto a un contesto cattolico che sentivo sempre più stretto e asfittico, ripiegato nella ripetizione abitudinaria della tradizione, privo di risposte e di significato.

Ma torniamo agli Area e alla loro musica.
L’Elefante Bianco mostra gli anni che ha sotto il profilo di un testo “ribellista” che pure adoravo. “Guarda avanti, non ci pensare, la storia viaggia insieme a te” e “spezza poi tutto con radicalità” erano benzina per le fantasie di un adolescente impacciato e solo apparentemente tranquillo.
Riascoltando oggi, però, la mia attenzione si concentra sull'aspetto prettamente musicale. Provo un pizzico di rimpianto per una stagione lontana in cui si osava ancora battere i sentieri della creatività e della sperimentazione musicale con esiti controversi, ma sempre stimolanti e spesso eccellenti.
La miscela di jazz, progressive, elettronica ed ethno music che anima il pezzo è assolutamente originale, così come la vocalità inconfondibile di quel benedetto folle di Demetrio Stratos.
Il drumming di Giulio Capiozzo e il basso e di Ares Tavolazzi creano un tappeto ritmico impressionante per precisione ed efficacia lavorando su tempi dispari di matrice balcanica, mentre le tastiere ricamano un fraseggio ossessivo "dandosi la voce" in una sorta di danza circolare.

Giù il cappello, e poco male se qualcuno storcerà il naso.

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Comments:
... E non parliamo di Demetrio Stratos...! Un Dio! :-)
In effetti, gli adolescenti degli Anni 70 devono aver vissuto una stagione musicalmente irripetibile, fatta di fantasia al potere, in parte rovinata (ma non del tutto) dalla strumentalizzazione politica.
i miei, di 13 anni, sono stati scanditi dai Depeche Mode, dai Cure e dalla new wave in genere.
Considerata la techno di oggi, poteva anche andarmi peggio... :-)
 
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