mercoledì, gennaio 02, 2019
opposizione supposta
Sarebbe facile ribaltare sui giulivi Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista in versione Giacobini Chic in Val di Fassa le invettive accattone e moraliste a base di invidia sociale e qualunquismo con cui la propaganda populista ci ha scartavetrato l'uretra in un recente passato.
Le immagini sorridenti dei due leader M5S sono la rappresentazione riveduta e caricaturale di una certa Sinistra al Caviale e del "partito di lotta e di governo" d'un tempo: l’anti-casta fattasi comodamente Kasta a dispetto delle rassicurazioni di prammatica.
Tuttavia c’è qualcosa che preoccupa quasi più della metamorfosi - ampiamente prevedibile - della nebulosa movimentista pentastellata in un partito fatto e finito, con la sua oligarchia tanto mediocre, velleitaria e autoreferenziale quanto eterodiretta: è la perdurante assenza di una opposizione in grado di entrare in partita.
Il PD, cui spetterebbe l’onere e l’onore di fare da riferimento, resta incisivo quanto un giocatore spedito in tribuna a masticare amaro.
Dove sono le proposte concrete al Paese, le agende politiche chiare e differenzianti dell’area renziana e dei vari candidati alla segreteria PD?
Forse mi sono distratto, ma sembrerebbe che non sia il solo a sentirsi a disagio nel trovare brandelli condivisibili di opposizione solo nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica oppure, occasionalmente, nelle dichiarazioni di rappresentanti del Centro-Destra come Guido Crosetto e Mara Carfagna.
Etichette: comunicazione, M5S, Politica
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