martedì, luglio 09, 2024

 

Raccontare archeostorie


Il bello di seguire le news di paleoantropologia è che quando penso a di aver capito qualcosa poi scopro quasi sempre di aver preso una cantonata. D’altra parte nuove scoperte rivelano informazioni che arricchiscono il puzzle aggiungendo tessere mancanti, ma apportano anche nuovi spazi vuoti da colmare e interrogativi da risolvere.
Questo lungo post è un "recap" personale sulle ultime notizie fatto unicamente per il piacere di scrivere di un argomento che mi appassiona e diverte.

Fuori dall’Africa a più riprese
homo sapiens

Oggi sappiamo che l’Homo Sapiens, comparso in Africa Orientale intorno a 300.000 anni fa, ha tentato varie volte di espandersi fuori dall’Africa prima dell’evento migratorio principale che sarebbe avvenuto intorno a 60.000 anni fa.
Tra 210.000 e 100.000 anni fa, infatti, piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori Sapiens avrebbero raggiunto l'attuale Israele e risalito la costa del Mediterraneo Orientale fino al Peloponneso, entrando in contatto e incrociandosi con i Neandertal.
Per qualche ragione, tuttavia, questi precoci tentativi di insediamento fallirono, nel senso che il patrimonio genetico di queste avanguardie Sapiens a un certo punto si è estinto, lasciando unicamente tracce in alcuni siti e nel DNA dei Neandertal.

Tutti insieme sull’altopiano?

Un recente studio scientifico, basato su un complesso lavoro di screening sul DNA antico e moderno di varie popolazioni e su dati paleobotanici, sostiene che ci sarebbero stati un momento e un luogo in cui gli antenati diretti di tutta la popolazione mondiale (eccettuati gli africani) si ritrovarono insieme prima di sciamare verso Europa, Asia, Estremo Oriente, Oceania e le Americhe.

Secondo questa teoria, dopo essere uscito dall’Africa un gruppo di circa 5.000 individui composto dai nostri progenitori si sarebbe fermato più o meno per 10/15.000 anni nell’altopiano iranico, una vasta area oggi in larga misura semi-arida che, oltre all’attuale Iran, comprende parte dell’Azerbaigian fino alle sponde del Caspio, il Belucistan (Pakistan) e il nord del subcontinente indiano. Durante questo periodo stanziale gli avi Sapiens si moltiplicarono e mescolarono con i Neandertal.

Sulle ragioni di questa sosta prolungata si possono fare solo congetture. Forse l’area permetteva il sostentamento del gruppo ed era sia scarsamente popolata dai Neandertal sia lontana dagli insediamenti dei Denisova. Questo avrebbe dato ai nuovi arrivati il tempo di attrezzarsi per competere per le risorse o per trovare accomodamenti pacifici con le due specie "cugine", avvantaggiate in partenza dalla maggiore forza fisica e dalla perfetta conoscenza dei luoghi.

Rimessisi in marcia in tempi e direzioni diverse a partire da 45.000 anni fa, i Sapiens di questo particolare gruppo sarebbero andati gradualmente differenziandosi fino ad arrivare alle attuali popolazioni non africane.
Come è noto, quanti si inoltrarono nell’Asia e nel Sud-Est Asiatico si incrociarono con i Denisova, probabilmente in Indocina (Laos).
Inoltre, non va dimenticato che nel nostro corredo genetico esistono frammenti che testimoniano una remota "fraternizzazione" con una non identificata specie di ominini dalle caratteristiche arcaiche (i genetisti parlano in proposito di introgressione superarcaica). I possibili candidati, solo in Africa, vanno dalle australopitecine all'Homo Erectus, dall'Homo Rhodesiensis all'Homo Naledi: tutte specie di cui abbiamo reperti fossili ma non il DNA.

Le pitture rupestri in Borneo e a Sulawesi
mappa isola di Sulawesi

Tutto a posto? Non proprio. Se si accetta la tesi del lungo stanziamento sull’altopiano iranico diventa improbabile che i nostri progenitori siano gli stessi Sapiens che in Australia hanno lasciato tracce risalenti a circa 60.000 anni fa o gli autori delle pitture rupestri più antiche al mondo, scoperte in alcune grotte del Borneo e sull’isola indonesiana di Sulawesi, che nuovi e più accurati sistemi di misurazione del decadimento dell’Uranio hanno datato rispettivamente a 40.000 e 51.000 anni fa.

L’ipotesi più semplice è che si tratti di “altri Sapiens” partiti in anticipo o che non effettuarono soste intermedie prima di raggiungere e superare la cosiddetta Linea di Wallace, ossia i bracci di mare che separano le masse continentali dell'estremo oriente asiatico dalle isole di Filippine, Indonesia, Borneo e dall’Australia e che anche durante i picchi glaciali non sono mai arretrati fino a consentire il guado a piedi.
In poche parole, sarebbero stati dei Sapiens dotati delle nostre stesse doti di ingegnosità, adattabilità e talento artistico, ma non nostri diretti progenitori. Quando questi ultimi sopraggiunsero, infatti, in qualche modo ebbero il sopravvento, sovrascrivendo e cancellando l’eredità genetica di chi li aveva preceduti.

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