domenica, febbraio 25, 2024

 

Il comunista che scappò con la cassa



Sono incappato casualmente in un episodio oscuro e in apparenza “minore” del Dopoguerra di cui non ero a conoscenza.
Il 25 luglio 1954 l’ex partigiano cremonese Giulio Seniga, braccio destro dell’allora n.2 del PCI e responsabile dell’organizzazione Pietro Secchia, scompare da Roma portandosi dietro un pacco di documenti riservati e una parte consistente dei fondi occulti del partito, secondo ricostruzioni giornalistiche posteriori circa 420.000 Dollari.

Nella sede centrale del PCI a Roma scatta l’allarme. Si cerca in ogni modo di rintracciare Seniga che, in virtù del suo ruolo di vice di Secchia, ha piena conoscenza della struttura paramilitare pronta a guidare l’insurrezione operaia o a intervenire in caso di golpe sostenuto dagli USA, della mappa dei rifugi destinati ai vertici del partito in caso di emergenza e gestisce la cassa dei fondi segreti in larga misura provenienti da Mosca depositati in vari nascondigli.

Il perché di questo coup de théâtre non è stato del tutto chiarito. Si può ipotizzare che Seniga, disgustato dalla burocratizzazione e dall'opportunismo di dirigenti e funzionari del PCI, intendesse costringere Secchia e l’ala più internazionalista del partito a sfidare apertamente Palmiro Togliatti mettendo a nudo ipocrisia e contraddizioni della linea politica del segretario, ufficialmente ligia all’ortodossia stalinista ma di fatto revisionista perché diretta a fare del PCI un partito con il più ampio consenso elettorale possibile così da arrivare al potere per via parlamentare.

Rifugiatosi a Milano in casa del giornalista sportivo Gianni Brera, Seniga avrebbe preso contatti con il questore Federico Umberto D'Amato, controverso dirigente dell’ufficio politico della Polizia di Stato e futuro capo dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni.
I documenti scottanti sottratti da Seniga, tuttavia, non vennero sfruttati dalla DC e dal governo Scelba, forse per timore che lo scandalo degenerasse e che, per ritorsione, fosse rivelata l’esistenza dei fondi neri anglo-americani e della struttura clandestina Stay Behind (Gladio), ma soprattutto perché il PCI scelse di tacere e di non sporgere denuncia contro Seniga.

In ogni caso, l’iniziativa di Seniga segnò la rovina politica di Pietro Secchia e dei dirigenti schierati al suo fianco contro il Migliore. Secchia, infatti, fu estromesso dagli incarichi nella segreteria nazionale del PCI e spedito a dirigere la segreteria regionale in Lombardia.
Anche “il comunista che scappò con la cassa” conobbe l’oblio pur continuando a fare politica attiva nel PSI, pubblicare articoli e saggi e fondare una casa editrice.

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