sabato, ottobre 28, 2006
Notturno intimo
È una notte dolcissima, che più che di fine ottobre pare di aprile o maggio. In una notte come questa tutto può essere ordinario, come il dormire volgendo le spalle alle stelle che ammiccano, oppure straordinario. Tutto sembra possibile, purché lo si voglia, e anche il sapore di un bacio potrebbe accompagnarti per la vita come un talismano.
Ho solo una zanzara famelica e molesta a tenermi compagnia stanotte, avrei mille motivi per essere malinconico e pensoso, le palpebre implorano di chiudersi nel sonno e invece sto scivolando nell’ultimo sabato d’ottobre con un’inconsueta leggerezza nel cuore.
Come quando ero bambino, la mia pena segreta l’ho confidata a una stella di passaggio. Amo questi momenti di veglia in assoluta intimità, amo la vita complicata e le gioie semplici, la vita semplice e le gioie complicate: amo la vita, malgrado tutto.
Minha luz apagou e não posso mais
esse mal perturbou a minha paz
e una dor de sofrer
desencontros viveu
logo vai comprender o pranto meu
Consumir tanta dor sem me atrair
como un sol sem calor vou me sentir
que provou sem querer
me parou como eu
logo vai comprender o pranto meu.
Não hà mais nada em meu viver
e não posso aceitar esta verdade
nem fugir de o que me faz a realidade
sol me resta de esperar e despedir...
Adeus, o mia dia anoiteceu e eu
vou ficar como esse o pranto meu.
È una canzone di Vinicius De Morales che riporto a memoria, con tutte le incertezze e gli strafalcioni di chi non parla né scrive in portoghese (se qualcuno cortesemente fosse in grado di fornirmi una stesura riveduta e corretta ne sarei grato). Tutto sommato il senso generale del testo è comprensibile.
La dedico a una persona speciale: una stella che per amore si è sforzata di essere sole e che ora tramonta all'orizzonte per conservare la sua vera luce. Presto sorgerà per risplendere altrove, ne sono sicuro.
Ho solo una zanzara famelica e molesta a tenermi compagnia stanotte, avrei mille motivi per essere malinconico e pensoso, le palpebre implorano di chiudersi nel sonno e invece sto scivolando nell’ultimo sabato d’ottobre con un’inconsueta leggerezza nel cuore.
Come quando ero bambino, la mia pena segreta l’ho confidata a una stella di passaggio. Amo questi momenti di veglia in assoluta intimità, amo la vita complicata e le gioie semplici, la vita semplice e le gioie complicate: amo la vita, malgrado tutto.
Minha luz apagou e não posso mais
esse mal perturbou a minha paz
e una dor de sofrer
desencontros viveu
logo vai comprender o pranto meu
Consumir tanta dor sem me atrair
como un sol sem calor vou me sentir
que provou sem querer
me parou como eu
logo vai comprender o pranto meu.
Não hà mais nada em meu viver
e não posso aceitar esta verdade
nem fugir de o que me faz a realidade
sol me resta de esperar e despedir...
Adeus, o mia dia anoiteceu e eu
vou ficar como esse o pranto meu.
È una canzone di Vinicius De Morales che riporto a memoria, con tutte le incertezze e gli strafalcioni di chi non parla né scrive in portoghese (se qualcuno cortesemente fosse in grado di fornirmi una stesura riveduta e corretta ne sarei grato). Tutto sommato il senso generale del testo è comprensibile.
La dedico a una persona speciale: una stella che per amore si è sforzata di essere sole e che ora tramonta all'orizzonte per conservare la sua vera luce. Presto sorgerà per risplendere altrove, ne sono sicuro.
sabato, ottobre 21, 2006
Neurocopy deliri
Anomaloman & PandaPirla: capitolo 2
Una domenica bestiale
L’alba rischiarava il cielo di una pigra domenica mattina quando il Nostro, stremato e indolenzito, faceva ingresso nell’appartamento desideroso di farsi una doccia e d’infilarsi al più presto tra le lenzuola.
Uscito rinfrancato dalla doccia, iniziò a frizionarsi con entusiasmo. Ben presto, però, dovette fermarsi perché l’asciugamano sembrava essersi trasformato in una folta moquette che depositava peluria a ciuffi, a mazzi interi sulla pelle umida, sugli occhi, sul naso e in bocca.
Che diavolo stava succedendo? Con un brivido di terrore si avvicinò allo specchio fissato sopra il lavabo. Per un istante infinito si rifiutò di ammettere che la terrea controfigura di Mastro Lindo che l’osservava ad occhi sgranati era la sua immagine riflessa. Calvo, era diventato completamente calvo come una palla da bowling! Con le mani corse a palpare febbrilmente le ascelle e il pube, ma anche lì era stata fatta piazza pulita del rigoglioso pelame.
Barcollò colto da vertigini, le ginocchia gli si piegarono, ma quando piombò sul pavimento non stramazzò lungo disteso: iniziò, invece, a rimbalzare come fosse di caocciù.
Carambolando senza controllo, fece in tempo a fracassare le poche suppellettili del bagno prima di superare lo stupore e recuperare il dominio sui movimenti.
Allucinante: lui che era negato per qualsiasi disciplina sportiva ora poteva spostarsi da un capo all’altro del monolocale con un solo agile balzo da canguro. Nell’eccitazione della scoperta, finì per calcolare male lo slancio andando a sbattere contro il soffitto. Ripiombato a terra, le gambe - divenute flessibili come gomma - si divaricarono in una subitanea, violentissima spaccata. Tra indicibili sofferenze scoprì che i testicoli erano sensibili agli urti esattamente come prima.
Piegato in due, mugolando maledizioni in tutte le lingue conosciute, si diresse a piccoli balzi verso il letto. Passando accanto al televisore, non fece caso che l’apparecchio s’era acceso di colpo sintonizzandosi automaticamente sulla pagina 777 di Televideo.
Born to be wild?!?
Per qualche ora dormì un sonno di ghisa. A un certo punto, cominciò a sognare di essere immerso nell’umida penombra di una foresta tropicale risuonante di rumori soffocati. Aprì gli occhi e si trovò a scambiare un’occhiata stupefatta con un piccione posato sul cuscino. I rumori della giungla si rivelarono essere la cacofonia provocata dal folle zoo che si era radunato nella sua stanza.
Con cautela, si sollevò sul letto per costatare che, tra insetti, rettili e volatili, era circondato dalla fauna metropolitana quasi al completo. Mancavano all’appello giusto le specie che non potevano strisciare sotto la porta o entrare dalla finestra spalancata. Però, a giudicare dal bailamme di latrati e miagolii che arrivava dalla strada sottostante, c’era poco da sperare in qualche defezione.
Saettò con gli occhi cercando una via di fuga alla sua destra. Nel giro di un istante si realizzò un caotico spostamento di massa che portò a un’ammucchiata selvaggia sul lato destro della camera. Il fenomeno si ripetè quando spostò lo sguardo a sinistra, e poi dritto davanti a sé.
Gli scappò di bocca un incauto “Ma andate a cagare!”. L’effetto purga fu immediato e devastante. Immerso nei fumi e nel fetore ripugnante di mille deiezioni appena scodellate, ebbe uno scatto di nervi e sbraitò un esasperato “Vaffa...”. Ancora una volta, gli ospiti eseguirono l’ordine alla lettera trasformando la stanza in una ribollente bolgia sodomita.
Non restava che provare l’approccio soft. “Andate ora, amici miei, tornate da dove siete venuti...ite, missa est” - mormorò, accompagnando le parole con un lieve cenno benedicente. Lentamente, la camera si svuotò.
Occorse un’ora abbondante per ripulire e rassettare il monolocale conciato peggio di uno stadio al termine di un mega raduno rock. Il Nostro sentiva di non poter reggere nuove rivelazioni e mutazioni. Di tanto in tanto si fermava, affascinato e inorridito, davanti allo specchio a rimirare il suo nuovo look, immaginando lo stupore e le risa di scherno dei colleghi l’indomani.
Coprendo la pelata con una bandana improvvisata, uscì di casa dirigendosi verso i navigli con il petto serrato dalla lugubre determinazione di farla finita, sennonché...
(continua)
martedì, ottobre 17, 2006
Neurocopy Deliri
Let me introduce you
Anomaloman & PandaPirla
Anomaloman & PandaPirla
Prologo: due strani personaggi in cerca di un copy
copyman: - “Era una notte buia e tempestosa...”
PandaPirla: - “Naaaaa!”
copyman: - “Mentre sul Forum di Assago calavano le prime ombre della sera...”
Anomaloman: - “E questo secondo te sarebbe un incipit? Che [beep!] di coprywater sei?!?”
copyman: - “Okay, vi va bene Questa è la storia di uno di noi, nato e cresciuto per caso in Via Gluck?”
Anomaloman: - “Adesso conto fino a tre, poi io e il mio socio ti mandiamo a [beep!] senza passare per il via...”
copyman: - “Aò, ma lo sapete che siete una bella coppia di scassa[beep!]? Non riuscite neanche a distinguere una burla da uno stronzo di rinnoceronte. Sapete che faccio? Vi presento ai quattro lettori di questo blog da scalcinati cialtroni quali siete!”
PandaPirla: - “Oooh, questo sì che si chiama parlare! Mi piace, sì sì... vai col racconto delle nostre mirabolanti avventure!”
Capitolo 1: genesi di un anomalo supereroe
La cappa d’afa non concedeva requie quella notte di fine luglio a Milano. In zona Navigli, perfino i fanatici della movida erano evaporati per eccesso di noia e di traspirazione dopo la ventiduesima bottiglia di birra e il quarantesimo gelato.
Dalle finestre spalancate piovevano di tanto in tanto i bestemmioni di chi - esasperato e insonne - malediceva i ventilatori farlocchi, le zanzare e la TV inchiodata sulla 300ma replica di Tutto il meglio di Gigi Marzullo.
In una notte piatta come quella, chi volete che facesse caso al tonfo causato da un corpo che precipitava nelle acque non esattamente limpide della Darsena?
Nessuno, salvo il malcapitato proprietario del corpo in questione.
Annaspando per tornare a galla, l'uomo finito in ammollo si maledisse per essersi messo in competizione per le grazie di una ragazza con un emulo del wrestler HHH (Triple H).
Aveva dato inizio alle ostilità offrendo alla fanciulla una rosa rossa strapagata a un ambulante cingalese di passaggio. Il rivale, che lo tampinava nascosto nell'ombra, aveva replicato acquistandone tre. Lui aveva rilanciato con la classica dozzina, ma l'altro aveva chiuso la contesa sradicando dal suolo il terrorizzato ambulante per andarlo a depositare, assieme a tutte le sue rose, ai piedi della ragazza.
Guardando il portone chiudersi alle spalle dei due, sconfitto e frustrato, aveva giocato la carta disperata delle dichiarazioni d'amore affidate a una raffica di sms.
Ci fu una reazione, peró non quella sperata. Dopo un po’, infatti, il portone del palazzo si riaprí di botto e il patito del wrestling avanzò verso di lui massiccio e visibilmente incazzato.
La collutazione fu brevissima. Il tempo di un amen e il suo corpo, sollevato di peso oltre il parapetto, planò scompostamente verso le acque sottostanti.
Dopo non pochi sforzi guadagnò la riva strisciando, tossendo e sputacchiando disgustosi frammenti d'alga. Inebetito e fradicio com'era, non si accorse che intorno a lui stavano accadendo alcuni fatti sconcertanti.
Come rispondendo a un misterioso richiamo, infatti, un gruppo di starnazzanti paperelle aveva attraversato in parata lo specchio d'acqua per andare radunarsi a pochi passi da lui, imitato da una folta rappresentanza di pantegane (ratti).
Barcollante e in stato di semi incoscienza, s'era messo in cammino seguito dalla bizzarra processione di palmipedi e topi di chiavica. Percorse in questo modo tutto il periplo che dalla Darsena, passando per il Carrobio, conduce in Piazza del Duomo.
L'inquietante corteo provocò un tamponamento tra un taxi e un camion dell'AMSA, ma di questo particolare venne a conoscenza solo più tardi, dopo esser stato prelevato a forza dall'equipaggio di una Volante per sospetto uso di stupefacenti e disturbo alla quiete pubblica.
Al commissariato, l'assonnato piantone descrisse come fosse stato sorpreso a imitare San Francesco d'Assisi ai piedi dell’ex monumento equestre raffigurante Vittorio Emanuele II. Già perché, secondo quanto asserivano alcuni testimoni di dubbia fede, Il re sabaudo e il suo destriero avevano abbandonato precipitosamente il piedistallo per dirigersi al galoppo verso il vicino Castello Sforzesco in cerca d’asilo.
Ma ben altri misteri aspettavano il Nostro al rientro nello squallido monolocale che aveva eletto a sua abitazione...
(continua)
mercoledì, ottobre 11, 2006
The Smoking Pipe
Miscellanea
Sono una pecora nera
Eminenti teologi hanno recentemente derubricato l’esistenza del Limbo dagli argomenti di fede.
Personalmente trovo scandaloso il fatto che solo oggi si sia arrivati ad ammettere - con molta prudenza - che non proprio tutte le speculazioni teologali entrate nel corpus della tradizione cattolica godono di autentico, inoppugnabile supporto veterotestamentario o evangelico.
Ovviamente non ho alcun titolo per stabilire in quali casi, nei secoli, sia mancata anche l’illuminazione speciale dello Spirito, che notoriamente soffia dove, quando e su chi vuole. Tuttavia nel mio piccolo di pecora nera conservo testardamente perplessità su alcuni reverendi dogmi di Santa Romana Chiesa.
Il Corno dell’Inferno
Per restare in argomento, penso che rimangano pochi dubbi sul fatto che l’inferno sia di questa terra. Ultime riprove in ordine di tempo sono l’assassinio su commissione della scomoda giornalista russa Anna Politkòvskaya, la folle corsa all’arma atomica da parte del truce regime nordcoreano e la fornace spaventosa che si sta spalancando nel martoriato Corno d’Africa.
In particolare, quella che si sta giocando a cavallo tra Etiopia, Eritrea e Somalia è tuttaltro che la solita, incomprensibile ed endemica scaramuccia tra signorotti della guerra da cui abbiamo imparato a tenerci prudentemente alla larga dai tempi torbidi e violenti della missione Restore Hope ai primi degli anni ’90.
Ci sono, infatti, tutti i presupposti per una guerra in grande stile tra l’Etiopia, potenza regionale informalmente spalleggiata dai governi occidentali, e le sedicenti Coorti Islamiche, una sorta di talebani in salsa somala doviziosamente foraggiati e armati sino ai denti dai regimi teocratici e dalle munificenti pseudo-istituzioni benefiche dell’Islam fondamentalista.
Possiamo pure distogliere lo sguardo o fare zapping in TV ritenendo che siano esclusivamente fattacci loro, ma tanto per cambiare la storia, l’equilibrio geopolitico e il futuro saranno scritti con il sangue dell’ennesima, atroce mattanza.
Non so cosa pensiate voi in proposito, ma se è vero quello che qualcuno sostiene, e cioé che l'uomo sia un impasto di divino e di diabolico, mi viene da pensare che le percentuali siano rispettivamente 5% e 90%.
Il restante 5%? Beh, quello è - IMHO - il patrimonio di stupidità, arroganza, cattiveria, invidia e avidità che l'homo sapiens deve unicamente a se stesso.
martedì, ottobre 03, 2006
Scaramanticamente scorretto
avvertenza: nel dubbio, toccate ferro
Cara, credimi, non ti voglio angustiare.
Lo so, giri bendata, e ciò t’attarda
però sto qui col cappello in mano
in attesa d’udire il tuo lieto passo
da così tanto tempo
che i piedi son due pizze sfatte
le giunture più non fletto
e per pudore ometto
d’altri attributi
il pendulo torpore
ove pria v’era sollazzo
e viril turgore.
Cara, non hai colpa
se la tua vista è acuta
qual talpa canuta.
Leggiadra in vesti di raso
tu dispensi doni rigorosamente a caso.
Però, chissà per quale sfizio
l’abbonamento vitalizio
a monna sf*ga dalle unghie storte
m’hai dato in sorte.
Cara Fortuna,
col cuor di speranza acceso
in tanti t’attendiamo
e accanto t’invochiamo.
Alla coral prece, orsù, rispondi:
si può sapere dove caXXo sei finita??