venerdì, febbraio 16, 2007

 

Frammenti d'Italia



Il suonatore ambulante d’organetto

barrel organUn giorno all’altro mi deciderò a tornare nel parco apposta per vedere se c’è ancora l’anziano suonatore di organetto di barberia. Forse lo farò, o forse no, perché ci resterei male non trovandolo più.
Lui era là nei fine settimana, quando il tempo era buono e il parco si riempiva di famiglie, di mamme e nonne che portavano a spasso torme di bambini.
Quello era il suo pubblico: per loro teneva chissà da quanti anni il suo show, immutabile come il suo lucido organetto di barberia, la vistosa giacca di velluto amaranto e la paglietta in testa, il piccolo esercito di scimmiette di pezza che un'assistente faceva muovere a tempo manovrando sottilissimi fili.
Cantava un repertorio di canzonette popolari forse 50 o 60 anni prima con quella sua voce grave ma allegra, su cui l’età, il vino e la vita in strada avevano depositato appena un velo di gloriosa ruggine.

Una domenica mattina mi trovavo al parco con una collega e così la portai ad assistere allo spettacolo, convinto che quell’esibizione così particolare, rara e lontana dai cliché attuali sarebbe stata una piacevole scoperta.
A un certo punto non la vidi più accanto a me, bensì seduta su una panchina poco distante con le mani sul viso.
Pensai a un malessere, però accostandomi mi accorsi che stava piangendo a dirotto, lei solitamente così solare, impetuosa e caciarona. Mai avrei immaginato che ciò che a me ispirava tenerezza, al suo cuore di ragazza avrebbe trasmesso solo una tristezza incontenibile.

I pianeti della fortuna

planetQuello che vedete - probabilmente per la prima e ultima volta in vita vostra - è un Pianeta della Fortuna, un altro reperto di un'Italia che non c'è più.
Un tempo, bigliettini come questo, accuratamente ripiegati sino a essere minuscoli, si pescavano dal cappello dei mendicanti in cambio di un'offerta. In qualche caso, come nell'episodio raccontato da Giovannino Guareschi in Mondo Piccolo, era un pappagallino ammaestrato a pescare col becco il vostro Pianeta della Fortuna.
I biglietti contenevano il pronostico dell'astrologo, regolarmente pieno di belle parole e di incoraggiamenti, 3 numeri da giocare al Lotto e una colonna per la schedina del Totocalcio.

Penso di essere uno degli ultimi ad avere incrociato casualmente un mendicante che ancora offriva i Pianeti della Fortuna. Ricordo distintamente quel signore malmesso e in là con gli anni che stava col cappello in mano senza dire nulla ai passanti che lo sfioravano andando di fretta, ma che sapeva ringraziare con un sorriso caldo e con parole gentili che non s’usano più.
Oggi i Pianeti della Fortuna appaiono buffi, banali, anacronistici. Infatti, appartengono a un’altra Italia, un’Italia che puzzava di fame e con le pezze al sedere.
Un'Italia povera, remota e diversa dalla povera Italia di adesso.

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Comments:
Interessante retrospettiva.
Mi sembra una interpretazione in chiave nostalgica di ricordi lucidi ed emozionanti.
Mi piacerebbe incrociare quel "suonatore ambulante d'organetto": la sua figura mi ricorda tanto l'uomo dei gelati che sentivo passare col suo carretto suonante sotto casa della nonna...
 
Dalle mie parti (Liguria), nelle case di campagna, ricordo che arrivava il gelataio ambulante, nei caldi giorni di luglio e agosto.
Anche il merciaio con un furgone grigio capitava a scadenze fisse...
 
@ parolamia @marco

- A parte la citazione scontata de I Giardini di Marzo di Lucio Battisti, la figura del gelataio ambulante è una costante specie al centro-nord, dove ancora se ne incontra qualcuno in attività. Pacù, un argentino con cui ho scambiato diverse mail, ricordava invece la figura semi-mitica del Lechero, l'ambulante che vendeva latte mescendolo dai bidoni sistemati sul suo carretto.
Il suonatore d'organetto, il gelataio, il banditore comunale, el lechero e altri sono figure che appartengono a un passato che ci ha solo sfiorato e oggi appaiono vage e irreali come un dinosauro che va a spasso per Via Montenapoleone o a Trinità dei Monti.
 
Tu lo sai che ti adoro vero...e che non potrei più fare a meno di leggere un tuo commento ai miei post?
Sei anche tu una persona davvero rara...di gran cuore e lo dice anche il cartiglio...per cui...anche se attraverso la rete ti arrivi il mio affetto!

Tua

Gra
 
@lemoni
- tutti questi complimenti mi costringeranno a usare la frusta per arginare il visibilio di quel pallone gonfiato del mio ego, però ti ringrazio e ricambio di cuore la stima :-)
 
Ma tu, centocinquanta anni hai?
Alle volte tiri fuori riferimenti temporali talmente lontani che sembrano usciti da de amicis....;-)
 
@Annachiara

- effettivamente, a volte mi sento parecchio più vecchio e fuori del tempo di quanto già non sia per questioni anagrafiche. La cosa che mi ha convinto a raccontare quei fatterelli è proprio la particolare sensazione straniante di incrociare un passato che credevo estinto, che conoscevo dai racconti di mio padre e dai libri
 
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