martedì, maggio 01, 2007

 

Un'altra Genova



Genova non è città a misura di turista. Genova vista dal terminal traghetti ti colpisce come un pugno nell’occhio con gli imbarazzanti condomini annidati a strapiombo sulle rupi, il Matitone, la sopraelevata, i palazzi che sembrano innaturalmente addossati l’uno sull’altro per sfruttare ogni centimetro di spazio e ogni grammo d’aria.
Dal mare, Genova è ancora La Superba e non t’invita affatto a visitarla, a conoscerla. Sembra anzi una città scostante ed elusiva, impermeabile e indifferente al giudizio di chi è solo in transito. Niente di più facile, perciò, di ricambiare tanta alterigia coltivando altrettanta sprezzante indifferenza.

Avrei potuto tranquillamente continuare a liquidare Genova come null'altro che un luogo di passaggio bruttino, sciatto e privo d'interesse. Invece anni fa ho deciso di modificare questa prospettiva superficiale, schiacciata sul mare, e di andare ad annusarla da vicino questa città strana, aperta al mare ma restia a concedersi, a fidarsi. Da bravo "turista per caso" ho consumato un po’ la suola delle scarpe. Però, a mio parere, percorrere a piedi una città è il modo migliore per arrivare a percepire qualcosa della sua anima, e questo è vero soprattutto per Genova.

I secoli d’oro della città sono lontani e, come mi disse con pungente ironia un cliente genovese, “della Superba è rimasta solo la superbia”. Tuttavia, quando ti fermi a osservare un agglomerato di case chiuso intorno a una minuscola chiesetta medievale, ti coglie il sospetto che l’edificio di culto sia l’unica cosa edificata per rappresentare all’esterno il prestigio e la potenza della nobile famiglia che abitava quel vicinato.
C'è una Genova pubblica e una Genova privata da sempre, da prima che Rubens dipingesse per le chiese e per le case dei ricchi committenti genovesi, da prima delle Rolls Royce e delle Bentley che escono dalle rimesse talmente di rado da diventare una leggenda metropolitana. C'è, soprattutto, un’indole tetragona a manifestare patrimoni, agi e influenza che pare essersi conservata nello spirito della città moderna, almeno a giudicare dall'architettura severa, ma anche anomima, che accomuna i palazzi d’inizio secolo e le palazzine più recenti.

Addentrandomi nel dedalo di strade che risalgono dal porto antico, mi ha sempre colpito la straordinaria somiglianza con certi scorci dei quartieri di Marina e di Castello a Cagliari. Identico l'odore di umidità stagnante e di calce corrosa che proviene dai palazzi oggi fatiscenti, identica la penombra perenne che sembra proteggere traffici d'ogni sorta: quasi un marchio di fabbrica che la storia ha impresso sugli antichi borghi affacciati sul Mediterraneo.

Zena dall'altoMa è risalendo verso la città alta, come ho fatto ieri pomeriggio, che si coglie una Genova che non t’aspetti. La mia meta è stata il Santuario della Madonnetta, un posto che desideravo visitare da tempo per cercare di comprendere cosa lo rendesse così unico e speciale nei racconti di un’amica.

Per raggiungere La Madonnetta ho dovuto affrontare una ripida ascesa che vent’anni fa avrei fatto in scioltezza, non con l’aria stravolta di chi da un momento all’altro immolerà un polmone. Dev’essere per questo che un motociclista cui ho chiesto indicazioni si è spinto a offrirmi uno strappo... grunt!! :((
Non di meno, è valsa la pena di affrontare la pioggerella fine e il fiatone per arrivare in un luogo che ho trovato avvolto in un’atmosfera sospesa, quasi fuori dal tempo, lontanissimo dai rumori e dall’agitazione, così vicino ai boschetti sovrastanti da percepirne i sentori familiari.
Osservati dalla Madonnetta, il porto e le sue gru in basso avevano le dimensioni di bellissimi giocattoli posati sul mare e posso solo immaginare quale spettacolo sia la vista del Tirreno nelle giornate terse.
Mi sarei volentieri trattenuto a meditare sino al crepuscolo se non avessi avuto appuntamento con un treno in partenza, destinazione Milano.

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Comments:
Da savonese, quindi storico "nemico" di Genova, concordo in pieno con quello che hai scritto di questa città.
Genova dimostra come una città non sia solo mattoni, cemento, pietra ed asfalto; ma anche anima, e certe anime sfuggono, si ritraggono, chissà dove e chissà perché...
 
@Marco
- Da qualche parte in ufficio dovrei aver conservato un vecchio numero di Vita Notarile contenente un'interessante trascrizione del cartolario di un notaio savonese del medioevo. Insieme a diversi spaccati di vita quotidiana della Savona medievale, si dà conto anche dei rapporti per niente idilliaci tra savonesi e genovesi.:-)
 
A Genova non interesse piacere. Sinceramente, ai genovesi "non gliene può fregar di meno". I signori genovesi si facevano costruire palazzi dove le ricchezze venivano tenacemente nascoste all'interno, perché non si dovevano mai e poi mai ostentare.
Genova è altera, selvatica, introversa. Se però ti sforzi di andare oltre le apparenze e riesci a raggiungere il suo cuore, scopri una generosità illimitata. Come tutte le cose veramente belle, bisogna guadagnarsela!!!

Lieta di aver letto questo post. Grazie!
Simona
 
@Simona
- francamente ero dubbioso sulle reazioni di un/una genovese, specie per via delle provocazioni contenute all'inizio del post. Sono d'accordo con te: le cose troppo facili da conquistare spesso sono inconsistenti e non danno autentica soddisfazione.
 
della Superba è rimasta solo la superbia mi ha colpito molto questa frase...io a genova non ci son mai stata...che bel post per scoprirla!!!
 
@La Coniglia
- come puoi ben immaginare, Genova ha avuto e ha un significato particolare per noi "sardi della diaspora". E' la porta del mare: quella che detestiamo quando arriviamo dall'isola, ma anche quella che ci fa sentire più leggeri e vicini a casa quando torniamo.
Ora che volare non ha più costi proibitivi, Genova è la tappa intermedia delle ferie "importanti", perché senza l'auto la mobilità da noi è un martirio, senza contare tutto quello che solitamente ci portiamo nel bagagliaio ogni volta che ripartiamo.
Inoltre, c'è da dire che Genova non la puoi conoscere per caso: devi volerlo. Dal porto all'autostrada e viceversa, infatti, vedi ben poco di bello e di rappresentativo. In pratica la città resta a distanza, sullo sfondo, un panorama che guardi dal ponte del traghetto.
In fondo non è niente che non accada anche ai turisti che sbarcano a Porto Torres, a Olbia o all'aeroporto di Elmas.
Ricordo un ragazzo ciociaro che viaggiava con me alla volta della base dell'aeronautica militare di Elmas. Guardando dal finestrino lo stagno di Santa Gilla lo scambiò per il mare e disse, deluso: "E questo sarebbe il mare della Sardegna??" ;-)
 
Grazie per essere passato anche da noi...COPYMAN? Carino il nickname...anche il Blog is very NICE! :-D
 
@angie
- Grazie per i complimenti, anche se adesso ho un bidone che sembra un semaforo! :-)
 
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