lunedì, marzo 10, 2008

 

La perdita dell'innocenza


Ci sono momenti della recente storia italiana che sembrano riposare tranquilli negli archivi, tra copie ingiallite dei quotidiani, nastri con le registrazioni sbiadite dei telegiornali e faldoni giudiziari impolverati, salvo poi riemergere inaspettatamente per via di un nuovo fatto di cronaca.
Quasi sempre ci si accorge, a posteriori, che quegli avvenimenti hanno segnato una perdita collettiva dell'innocenza, ma anche un punto di svolta oppure una lezione che nessuno ha saputo o voluto cogliere.

La TanaGrazie a un post di BiancaC ho appreso la notizia della scomparsa di Tina Lagostena Bassi, avvocato di razza e "firma" inserita a pieno titolo nel gotha della professione forense in Italia.

Per alcuni, il nome di Tina Lagostena Bassi è associato solo alla conduzione di una trasmissione televisiva nazional-popolare su una rete Mediaset.
Invece, l'avvocato Tina Lagostena Bassi andrebbe ricordata per il ruolo che ricoprì patrocinando la parte civile nel processo contro Ghira, Izzo e Guido: i tre giovani della Roma bene artefici, nel 1975, del "Massacro del Circeo".
Sfidando l'aperto sarcasmo di un collegio difensivo composto da acclamati principi del foro, Tina Lagostena Bassi diede battaglia in aula smantellando pezzo a pezzo un castello di ricostruzioni addomesticate e di "attenuanti" basate sui peggiori luoghi comuni maschilisti elevati a pratica giuridica. Alla fine, uscì vittoriosa nell'impresa di imporre una ricostruzione dei fatti da cui emergeva inequivocabilmente l'accusa di stupro.

I tre bravi ragazzi, che secondo la difesa meritavano un rabbuffo per aver rimorchiato due ragazze di borgata "che ci stavano" e per aver perso la testa affogandone una nella vasca da bagno e prendendo l'altra a colpi di spranga sino a crederla morta, scoperchiarono la crisi di una borghesia agiata che si credeva sana, morigerata, immune da qualsiasi infezione.

Un altro fatto recente di cronaca ha riportato alla memoria una tragedia rimossa. La scoperta in un pozzo dei poveri resti dei fratellini scomparsi nel 2006 a Gravina di Puglia ha rituffato me e molti altri nell'atmosfera angosciosa di una sera di giugno del 1981, quando il piccolo Alfredo Rampi agonizzò nelle viscere di un pozzo artesiano a Vermicino, nelle campagne a sud di Roma.
La diretta televisiva non-stop a reti unificate, autorizzata dai vertici RAI non senza accese discussioni, incollò per ore davanti ai televisori milioni di italiani agghiacciati, commossi, frustrati dal caos e dall'improvvisazione nelle operazioni di soccorso, ma soprattutto devastati da quella voce senza volto che gemeva, piangeva e, a tratti, urlava tutta la sua paura di bambino invocando disperatamente la mamma.

Secondo alcuni critici a Vermicino c'è stato il battesimo della "TV del dolore". Personalmente credo sia stato un grande dramma collettivo seguito da un'elaborazione del lutto che ha rimosso ed esorcizzato il ricordo di una negligenza e di una mancanza di cure che si ripropongono ancora oggi sin troppo frequentemente.

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Comments:
@everybody
- forse è il commento che merito, non di meno queste occasionali incursioni di spambot sono una gran rottura di pElle.
 
Sono d’accordo con te sull’“elaborazione del lutto che ha rimosso ed esorcizzato il ricordo di una negligenza e di una mancanza di cure”.
Perché il punto sembra proprio quello: una mastodontica ricerca di catarsi collettiva che si muove goffa, sgraziata, impenitente: vede, sbraita, si accapiglia, commenta, si placa, saziata, fino all’accadimento venturo.
Marcello, sposto solo di un poco il tema e mi viene in mente Samuele Bersani: “Cattiva”, o ancora “Il mostro”. Conosci?!
 
ricordo benissimo la vicenda di vermicino, e ancora mi vengono le lacrime agli occhi quando ci penso. non so se queste cose possono costituire una lezione alla collettività (del resto la storia non insegna se non in pochi casi fortunati e per lo più fortuiti), ma di certo sono riti di iniziazione collettiva. a cosa, difficile dirlo
 
Mi spiace non sollevarti dal tuo periodo grigio, ma la notizia della scomparsa di "Libero83" (Alessandro) mi ha prostrato.
Daniele (Macca)
 
@Macca
-oh santi numi, sono senza parole...
 
Cavoli, forse la vicenda di Alfredino è la prima notizia a livello nazionale che si è radicata nei miei ricordi, avevo quasi 6 anni ma ricordo l'angoscia collettiva e le urla del bimbo dal pozzo, pertini che cercava di parlargli, i tentativi per tirarlo fuori... :(
 
Riordo questa vicenda con infinita tristzza, Giulia
 
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